Dopo questa sparata lo fissò, come aspettandosi una sua reazione. Stronzo. Se l’era presa eccome per essere stato legato, allora. Rin sentì l’impulso di buttarlo di sotto, apposta per vedere come se la sarebbe cavata, ma invece chiese «ah sì?» e poi gli afferrò le gambe, attirandolo a sé. Lo tirò giù dal trampolino, lo fece girare e poi lo fece appoggiare coi gomiti, con il culo per aria. Lo penetrò in un colpo, come per pugnalarlo, tanto a quel punto non incontrava più nessuna resistenza (quando si trattava di aprire la strada per gli altri, il lavoro di Makoto doveva ammettere che era encomiabile). «Allora vediamolo, quanto fiato hai» disse quasi ringhiando, appena prima di stringergli il collo con una mano. Makoto gridò «Rin!» e cerco di fermarlo, ma Rin gli diede una gomitata. «Piantala» gridò anche lui «non te lo ammazzo mica!» Subito si sentì che ad Haruka mancava l’aria, a un certo punto gli sembrò quasi che stesse iniziando a scalciare. Rin gli lasciò il collo e ridendo disse: «Va bene, non ti ho dato il tempo di prepararti» lo tirò su, finché lui non ebbe la schiena quasi appiccicata al suo petto, e con una gamba separò il più possibile le sue «ora sei pronto?» Haruka si inumidì alle labbra. Si rivolse a Makoto, «va tutto bene», e poi annuì. Questa volta, Rin lo strinse più forte. Iniziò subito a scoparlo, e lui emetteva come dei singhiozzi. All’inizio lo lasciava andare spesso. Voleva che lui sapesse che in fondo si poteva fidare. Poi cominciò a stringerlo più a lungo e le cose si fecero più divertenti. Era vero, Haruka teneva bene. A volte doveva basarsi solo sulle contrazioni dei suoi addominali, sui quali teneva la mano aperta, per assicurarsi che non fosse svenuto. Ma il momento in cui iniziava a scattare tra le sue braccia, a dibattersi, arrivava sempre, e quello era il momento di insistere ancora un po’, di fargli temere che questa volta lui se ne sarebbe fregato, o che se ne fosse dimenticato, prima di lasciarlo. Allora lui respirava con grandi boccate, a volte agevolmente, altre con fatica, e in quei casi poteva anche fare un rumore inquietante, come di un risucchio. Il più delle volte, però, tossiva. Ma non diceva mai «basta», quando gli faceva capire che stava per tornare a stringere. Continuò così per un po’, dandogli colpi secchi, profondi, a un ritmo scandito e sistematico. Sentiva che le sue ginocchia tremavano, perché a volte per reggersi doveva appoggiarsi a lui. Era una bella sensazione. Gli faceva quasi venire voglia di essere gentile, peccato che a quel punto lui sarebbe tornato fastidioso. A un certo punto si decise a passarlo a Makoto, letteralmente, visto che Haruka era in ginocchio sul trampolino e non poteva reggersi bene da solo, senza contare il rischio che cadesse in avanti e si spaccasse la faccia. Sarebbe stato un peccato, vista la sua faccia.
Makoto era titubante, ovviamente, l’idea di strangolare il suo amore adorato non lo faceva impazzire. Fu proprio Haruka e fare il primo passo per convincerlo, appoggiandosi fiducioso a lui e sfregandosi contro il suo corpo, mentre girava il collo e gli offriva le labbra perché lo baciasse. Rin sbuffò: «Piantala di fare il principe azzurro del cazzo, o me lo tengo io.» Gli sembrò che Haruka sbattesse gli occhi, a quelle parole. Makoto invece non se lo fece ripetere e si massaggiò un paio di volte il cazzo proprio contro il suo sedere, prima di penetrarlo. Haruka fece un gemito inconfondibile, prima di rimangiarselo. Poi Makoto appoggiò la mano aperta sul suo collo e lentamente cominciò a stringere. Rin doveva ammettere che se non altro era un bello spettacolo, Haruka legato, tremante, stretto contro un corpo grosso quasi il doppio del suo. Non abbastanza per farglielo sopportare troppo a lungo, però. Si mise in mezzo, letteralmente. Dimenticò di sostenere Haruka e dovette farlo Makoto all’ultimo secondo, appena prima che cadesse. A Rin però era passa la voglia di essere gentile. Lo prese per i capelli e lo costrinse a scendere dal trampolino, poi a inginocchiarsi sul pavimento. Glielo ficcò in bocca, e quando lui iniziò a muovere la testa per assecondarlo gli tappò il naso. Questa volta sì che Haruka sobbalzò. Si tirò indietro di colpo, fin quasi a cadere all’indietro. Rin sorrise, decisamente soddisfatto. «Questo è più difficile, vero?» gli chiese, e questa volta gli offrì il suo cazzo tenendolo con una mano «Coraggio, fammi vedere quanto sei bravo.» Haruka aggrottò la fronte, fece persino una specie di «tsk» e lo riprese in bocca. Ci volle meno di un secondo perché Makoto si unisse. Passò le dita tra i suoi capelli mentre Haruka si occupava di Rin, e quando lui accennò di voler cambiare lo guidò tirandoglieli piano, giusto in caso non riuscisse a vedere quella maledettissima pertica che aveva per cazzo. Cristo, Rin voleva tagliarglielo con un’accetta. Però era eccitante vedere Haruka che cercava di tendersi per prenderlo in bocca dall’alto, e che poi era costretto a fare un «mmmh» contrariato perché lui letteralmente lo imboccasse. Rin pensò che se proprio dovevano farlo incazzare, almeno potevano farlo anche divertire, e ancora una volta gli tappò il naso. Haruka spalancò gli occhi - onestamente e palesemente nel panico. Rin scoppiò a ridere. Makoto (che l’aveva detto, non era così scemo) non lo incoraggiò, ma nemmeno lo fermò. Almeno finché Haruka non divenne di una gradazione di viola. A quel punto fu lui stesso a tirarsi indietro, e iniziò a respirare roco, con l’urgenza di chi, almeno per un attimo, ha temuto di morire. Poi, quando si fu ripreso, lo prese in bocca a Rin senza che lui dovesse dirgli niente. «Beh, che vuol dire, che questo è più facile?» chiese lui, fingendosi (ma neanche tanto) offeso.
«Vuoi davvero che ti dica di sì?» rispose lui. Rin gli tappò il naso per farlo tacere. Una cosa che Makoto imparò a fare da solo, quando fu di nuovo il suo turno. Lo torturarono così finché non fu evidente ad entrambi che non potevano durare ancora. Haruka iniziò a passare da uno all’altro più velocemente, legando i loro peni insieme con fili trasparenti di saliva, e quando loro iniziarono a masturbarsi contro la sua bocca o la sua faccia lui semplicemente continuò a leccarli. Vennero a pochi secondi di distanza uno dall’altro, sporcandogli il viso, le spalle, i capelli, riempiendogli la bocca. Cosa nota per non piacergli, perché infatti li guardò con fare assassino, mentre spingeva fuori lo sperma con la lingua e lo faceva involontariamente colare sul mento e sul pavimento. Rin aveva tutta l’intenzione di stramazzare al suolo e ripetere “cazzo, sì, cazzo” per tutta la prossima ora, ma tanto per cambiare Makoto si dimostrò più generoso e si inginocchiò subito per masturbare Haruka. Il quale ebbe una delle sue reazioni in assoluto più eclatanti, disse: «Mako-chan! Mako-chan!». Non lo chiamava Mako-chan dalle elementari. Rin fu colto dalla gelosia più furiosa, così tolse la mano a Makoto e iniziò lui a masturbare Haruka, con molta più forza. A lui non dispiacque, era così disperato ed eccitato che gli sarebbe andata bene in qualsiasi modo, pur di venire. Makoto si mise dietro di lui, tenendolo saldamente, e iniziò a penetrarlo con le dita. Haruka non si trattenne più, iniziò a gemere e poi, finalmente, a urlare. Anche a sbavare, avrebbe giurato, visto che si appoggiò alla sua spalla, ma beh, con quella che era successo su quella faccia era difficile identificare la provenienza del tutto. In fine Makoto li colse di sorpresa entrambi, quando attutì di colpo quei suoni meravigliosi tappandogli il naso e la bocca con l’altra mano. Haruka si agitò, si sciolse in lunghi e pietosi lamenti che somigliavano a suppliche, e infine venne in lunghi getti sul petto e sugli addominali di Rin. Subito dopo si spense, si lasciò cadere tra le braccia di Makoto, ansimando, cercando di riprendersi da quell’orgasmo così violento da essere inaspettato. Merda. Doveva ammettere che Makoto aveva avuto una buona idea. Decise che sta volta stava a lui essere magnanimo, e gli slegò i polsi. La prima cosa che Haruka disse, a quel punto, fu: «E’ vero che ho più fiato di te, ma tu hai altre doti che io non ho. Non volevo sminuirti.»
Rin quasi dovette sforzarsi di ricordare di che cosa stesse parlando. «Ma ci stai ancora pensando?» gli chiese ridendo, e poi si rispose da solo: certo che ci stava pensando, per Haruka essere chiaro su quelle che credeva fossero o non fossero le sue doti di nuotatore era più rilevante del fatto che se lo fossero scopato a sangue per ore. Rimase avvolto nelle braccia di Makoto, che teneva con le sue, ma si sistemò meglio contro la sua spalla. Era quasi carino, pensò Rin, e questo era un pro. Poi Haruka bisbigliò, con estrema serietà: «Comunque, io vi uccido.» Quel carattere, invece, era un contro che Rin poteva anche sopportare.
Caska ti prego non smettere mai di scrivere 3some su di loro. Vuoi un Makoto? Posso procurartelo. Li vuoi tutti e 3? Mandiamo una mail alla KyoAni, in qualche modo li convinceremo. TUTTO PER TANTE SCONCEZZE \O\ (btw non ce la faccio, sono belli, sono zozzi. Non ho altro da dire.)
Stronzo. Se l’era presa eccome per essere stato legato, allora.
Rin sentì l’impulso di buttarlo di sotto, apposta per vedere come se la sarebbe cavata, ma invece chiese «ah sì?» e poi gli afferrò le gambe, attirandolo a sé. Lo tirò giù dal trampolino, lo fece girare e poi lo fece appoggiare coi gomiti, con il culo per aria. Lo penetrò in un colpo, come per pugnalarlo, tanto a quel punto non incontrava più nessuna resistenza (quando si trattava di aprire la strada per gli altri, il lavoro di Makoto doveva ammettere che era encomiabile).
«Allora vediamolo, quanto fiato hai» disse quasi ringhiando, appena prima di stringergli il collo con una mano.
Makoto gridò «Rin!» e cerco di fermarlo, ma Rin gli diede una gomitata.
«Piantala» gridò anche lui «non te lo ammazzo mica!»
Subito si sentì che ad Haruka mancava l’aria, a un certo punto gli sembrò quasi che stesse iniziando a scalciare. Rin gli lasciò il collo e ridendo disse: «Va bene, non ti ho dato il tempo di prepararti» lo tirò su, finché lui non ebbe la schiena quasi appiccicata al suo petto, e con una gamba separò il più possibile le sue «ora sei pronto?»
Haruka si inumidì alle labbra. Si rivolse a Makoto, «va tutto bene», e poi annuì.
Questa volta, Rin lo strinse più forte. Iniziò subito a scoparlo, e lui emetteva come dei singhiozzi. All’inizio lo lasciava andare spesso. Voleva che lui sapesse che in fondo si poteva fidare. Poi cominciò a stringerlo più a lungo e le cose si fecero più divertenti. Era vero, Haruka teneva bene. A volte doveva basarsi solo sulle contrazioni dei suoi addominali, sui quali teneva la mano aperta, per assicurarsi che non fosse svenuto. Ma il momento in cui iniziava a scattare tra le sue braccia, a dibattersi, arrivava sempre, e quello era il momento di insistere ancora un po’, di fargli temere che questa volta lui se ne sarebbe fregato, o che se ne fosse dimenticato, prima di lasciarlo. Allora lui respirava con grandi boccate, a volte agevolmente, altre con fatica, e in quei casi poteva anche fare un rumore inquietante, come di un risucchio. Il più delle volte, però, tossiva.
Ma non diceva mai «basta», quando gli faceva capire che stava per tornare a stringere.
Continuò così per un po’, dandogli colpi secchi, profondi, a un ritmo scandito e sistematico. Sentiva che le sue ginocchia tremavano, perché a volte per reggersi doveva appoggiarsi a lui. Era una bella sensazione. Gli faceva quasi venire voglia di essere gentile, peccato che a quel punto lui sarebbe tornato fastidioso.
A un certo punto si decise a passarlo a Makoto, letteralmente, visto che Haruka era in ginocchio sul trampolino e non poteva reggersi bene da solo, senza contare il rischio che cadesse in avanti e si spaccasse la faccia. Sarebbe stato un peccato, vista la sua faccia.
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Rin sbuffò: «Piantala di fare il principe azzurro del cazzo, o me lo tengo io.»
Gli sembrò che Haruka sbattesse gli occhi, a quelle parole. Makoto invece non se lo fece ripetere e si massaggiò un paio di volte il cazzo proprio contro il suo sedere, prima di penetrarlo. Haruka fece un gemito inconfondibile, prima di rimangiarselo. Poi Makoto appoggiò la mano aperta sul suo collo e lentamente cominciò a stringere.
Rin doveva ammettere che se non altro era un bello spettacolo, Haruka legato, tremante, stretto contro un corpo grosso quasi il doppio del suo. Non abbastanza per farglielo sopportare troppo a lungo, però.
Si mise in mezzo, letteralmente. Dimenticò di sostenere Haruka e dovette farlo Makoto all’ultimo secondo, appena prima che cadesse. A Rin però era passa la voglia di essere gentile. Lo prese per i capelli e lo costrinse a scendere dal trampolino, poi a inginocchiarsi sul pavimento. Glielo ficcò in bocca, e quando lui iniziò a muovere la testa per assecondarlo gli tappò il naso.
Questa volta sì che Haruka sobbalzò. Si tirò indietro di colpo, fin quasi a cadere all’indietro. Rin sorrise, decisamente soddisfatto.
«Questo è più difficile, vero?» gli chiese, e questa volta gli offrì il suo cazzo tenendolo con una mano «Coraggio, fammi vedere quanto sei bravo.»
Haruka aggrottò la fronte, fece persino una specie di «tsk» e lo riprese in bocca.
Ci volle meno di un secondo perché Makoto si unisse. Passò le dita tra i suoi capelli mentre Haruka si occupava di Rin, e quando lui accennò di voler cambiare lo guidò tirandoglieli piano, giusto in caso non riuscisse a vedere quella maledettissima pertica che aveva per cazzo. Cristo, Rin voleva tagliarglielo con un’accetta. Però era eccitante vedere Haruka che cercava di tendersi per prenderlo in bocca dall’alto, e che poi era costretto a fare un «mmmh» contrariato perché lui letteralmente lo imboccasse. Rin pensò che se proprio dovevano farlo incazzare, almeno potevano farlo anche divertire, e ancora una volta gli tappò il naso.
Haruka spalancò gli occhi - onestamente e palesemente nel panico.
Rin scoppiò a ridere. Makoto (che l’aveva detto, non era così scemo) non lo incoraggiò, ma nemmeno lo fermò. Almeno finché Haruka non divenne di una gradazione di viola. A quel punto fu lui stesso a tirarsi indietro, e iniziò a respirare roco, con l’urgenza di chi, almeno per un attimo, ha temuto di morire. Poi, quando si fu ripreso, lo prese in bocca a Rin senza che lui dovesse dirgli niente.
«Beh, che vuol dire, che questo è più facile?» chiese lui, fingendosi (ma neanche tanto) offeso.
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Lo torturarono così finché non fu evidente ad entrambi che non potevano durare ancora. Haruka iniziò a passare da uno all’altro più velocemente, legando i loro peni insieme con fili trasparenti di saliva, e quando loro iniziarono a masturbarsi contro la sua bocca o la sua faccia lui semplicemente continuò a leccarli.
Vennero a pochi secondi di distanza uno dall’altro, sporcandogli il viso, le spalle, i capelli, riempiendogli la bocca. Cosa nota per non piacergli, perché infatti li guardò con fare assassino, mentre spingeva fuori lo sperma con la lingua e lo faceva involontariamente colare sul mento e sul pavimento.
Rin aveva tutta l’intenzione di stramazzare al suolo e ripetere “cazzo, sì, cazzo” per tutta la prossima ora, ma tanto per cambiare Makoto si dimostrò più generoso e si inginocchiò subito per masturbare Haruka. Il quale ebbe una delle sue reazioni in assoluto più eclatanti, disse: «Mako-chan! Mako-chan!».
Non lo chiamava Mako-chan dalle elementari.
Rin fu colto dalla gelosia più furiosa, così tolse la mano a Makoto e iniziò lui a masturbare Haruka, con molta più forza. A lui non dispiacque, era così disperato ed eccitato che gli sarebbe andata bene in qualsiasi modo, pur di venire. Makoto si mise dietro di lui, tenendolo saldamente, e iniziò a penetrarlo con le dita. Haruka non si trattenne più, iniziò a gemere e poi, finalmente, a urlare. Anche a sbavare, avrebbe giurato, visto che si appoggiò alla sua spalla, ma beh, con quella che era successo su quella faccia era difficile identificare la provenienza del tutto. In fine Makoto li colse di sorpresa entrambi, quando attutì di colpo quei suoni meravigliosi tappandogli il naso e la bocca con l’altra mano.
Haruka si agitò, si sciolse in lunghi e pietosi lamenti che somigliavano a suppliche, e infine venne in lunghi getti sul petto e sugli addominali di Rin.
Subito dopo si spense, si lasciò cadere tra le braccia di Makoto, ansimando, cercando di riprendersi da quell’orgasmo così violento da essere inaspettato. Merda. Doveva ammettere che Makoto aveva avuto una buona idea.
Decise che sta volta stava a lui essere magnanimo, e gli slegò i polsi. La prima cosa che Haruka disse, a quel punto, fu: «E’ vero che ho più fiato di te, ma tu hai altre doti che io non ho. Non volevo sminuirti.»
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«Ma ci stai ancora pensando?» gli chiese ridendo, e poi si rispose da solo: certo che ci stava pensando, per Haruka essere chiaro su quelle che credeva fossero o non fossero le sue doti di nuotatore era più rilevante del fatto che se lo fossero scopato a sangue per ore.
Rimase avvolto nelle braccia di Makoto, che teneva con le sue, ma si sistemò meglio contro la sua spalla.
Era quasi carino, pensò Rin, e questo era un pro.
Poi Haruka bisbigliò, con estrema serietà: «Comunque, io vi uccido.»
Quel carattere, invece, era un contro che Rin poteva anche sopportare.
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(btw non ce la faccio, sono belli, sono zozzi. Non ho altro da dire.)
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