[RPF Amuse] Miura Haruma - Kaku Kento ; Slash ; Gen ; SAFE ; 1016simph8July 2 2013, 09:45:18 UTC
Sober
Quello era uno i quel momenti in cui Kento avrebbe desiderato ardentemente essere ubriaco marcio. Avrebbe voluto prendersi una di quelle sbronze colossali, liberarsi di tutti i dubbi e le paranoie che lo affliggevano negli ultimi mesi e poi andare a letto con la consapevolezza che il giorno non si sarebbe ricordato nulla. Osservò la sua birra semivuota. Aveva voglia di ubriacarsi, ma allo stesso tempo non aveva voglia di bere. Era reduce da soli due giorni da una serata con Haruma, in cui entrambi avevano dato il peggio di sé, costringendo Takeru a riportarli a casa e a vegliarli come una mamma amorevole. Anche in quel caso, Kento non ricordava nulla. Haruma, a differenza sua, aveva una memoria straordinaria e ricordava sempre, in ogni occasione, ogni parola che gli veniva detta o che diceva, quindi di certo l’amico non avrebbe potuto affogare i propri - inesistenti - problemi nell’alcol. L’idea di passare un po’ di tempo con il suo migliore amico gli piaceva. Magari potevano fare un giro in macchina, magari potevano andare a casa di qualcun altro a fare festa. Sospirò, guardandosi intorno. La casa sembrava stringersi intorno a sé, soffocarlo fra le pareti e davvero, non riuscì a rimanere là dentro nemmeno per un’altra manciata di secondi. Afferrò telefono, chiavi e borsello, uscendo immediatamente da casa, sbattendosi la porta alle spalle, scendendo rapidamente le scale prima di entrare in macchina. Di solito avrebbe pensato a qualche tranello per farsi invitare da Haruma, nonostante fosse perfettamente consapevole che il più piccolo poteva scoprirlo quasi sempre. Ma ad Haruma quel gioco che sembrava essere solo loro, quel rituale di finto odio che Kento adorava sputargli addosso, piaceva più di quanto potesse ammettere. E quando l’amico glielo aveva confessato, Kento aveva trattenuto a stento un sorriso di gioia prima di sentire l’irrefrenabile bisogno di tirargli addosso qualcosa perché l’altro era tornato di nuovo a blaterare idiozie sull’amicizia eterna, sul filo rosso del destino e su quanto dovevano dimostrarsi di più l’affetto che provavano l’uno per l’altro. Iniziò a guidare, infilando l’auricolare all’orecchio, avviandosi immediatamente da lui. Sentì il telefono squillare a vuoto per qualche secondo prima di sentire la voce assonnata dell’amico rispondergli. Avrebbe voluto sentirsi in colpa per averlo chiamato dopo mezzanotte sapendo che il giorno dopo avrebbe dovuto lavorare, ma proprio non ce la faceva più a tenersi tutto dentro. « Haruma? Stavi dormendo? » chiese apprensivo. “Uhm. No. Stavo guardando la televisione e il programma è un po’ noioso.” « Takeru è a casa? Posso passare? » Kento lo udì sbadigliare, ma ancora decise di non pensarci. “No, è andato a Saitama perché questa settimana non aveva impegni, tornerà fra un paio di giorni credo. Lo sai che non riesce mai a staccarsi dai suoi gatti.” ridacchiò con quel suo solito tono spensierato che un po’ riuscì a tranquillizzarlo. « Ok. Allora arrivo fra poco. » attaccò, sentendosi un po’ meglio.
Quando entrò in casa di Haruma e Takeru tutto gli parve incredibilmente familiare e si soffermò per qualche secondo a pensare a quante ore avesse effettivamente trascorso in quella casa. Tantissime, per i motivi più diversi. Infilò le ciabatte per gli ospiti, seguendo Haruma in salotto. Lo vide scomparire in cucina poi comparire di nuovo con due bottiglie di birra. Lo ringraziò con un cenno della testa. « Effettivamente fa un po’ schifo come programma. » confermò Kento indicando la televisione muta con il collo della bottiglia. Haruma rise ancora, un po’ più sveglio di poco prima. « Dimmi tutto Kenpi. C’è qualcosa che ti turba? » « Uhm? » mugolò il diretto interessato sulla difensiva osservandolo di traverso « Perché dovrei avere qualcosa? » L’altro si sistemò meglio sulla poltrona, bevendo un lungo sorso di birra, arricciando le labbro. « Perché l’ultima volta che sei venuto qua all’improvviso nel cuore della notte è stato per dirmi che ti eri portato a letto un uomo. Quindi penso che anche questa volta c’entri Takuya. » Kento si drizzò sula schiena, alzando parte del labbro, schioccando le labbra. Non c’era proprio niente da fare. Dietro quella sua faccia innocente da perfetto idiota, Haruma sembrava essere fin troppo sveglio.
Re: [RPF Amuse] Miura Haruma - Kaku Kento ; Slash ; Gen ; SAFE ; 1016simph8July 2 2013, 09:46:35 UTC
« Sbaglio? » continuò il più piccolo, gongolando per essere riuscito ad indovinare parte dei suoi pensieri. « Ovviamente sì. E poi cos’è tutta questa confidenza? Kenpi? Mica sono tuo fratello. » « Però sei il mio migliore amico, non ti pare giusto darti un soprannome? » « Hai deciso da solo che sarei stato il tuo migliore amico. Così come hai deciso da solo tutte le altre cose. » borbottò Kento, bevendo ancora. Il più piccolo ridacchiò di nuovo, ignorandolo e Kento sbuffò. Si sistemò sul divano, guardandosi intorno con fare un po’ confuso. « Oggi ho litigato con Takuya. Lui mi ha detto che è stanco di stare con me solo per sesso, che vuole qualcosa di più, che io non faccio altro che umiliarlo di fronte a tutti gli altri... » si morse il labbro, sospirando « Io però glielo avevo detto che sarebbe finita male, che non ero fatto per queste cose… che…. Io non sono come te o Soichi! » esplose alla fine sbattendo la birra sul tavolino. Haruma, per nulla toccato dalla sua sfuriata, continuò a bere la sua birra. « Kenpi, se tu lo ami e vuoi renderlo felice riuscirai ogni tanto a dirglielo in faccia. » sospirò, finendo la birra « Se non lo ami allora falla finita qua, senza creare altri problemi. » « Sì, certo che mi piace, ma… » si passò le mani fra i capelli, frustato « Perché con te è tutto più semplice? » « Perché non mi ami! » rise Haruma e Kento si sentì un po’ meglio. A volte, avere un amico come lui, anche se non voluto, irritante, sdolcinato, seccante e perennemente felice era la cosa migliore che potesse capitargli. Avrebbe parlato a Takuya, dicendogli tutto quello che gli passava per la testa e finalmente anche lui sarebbe stato in grado di vivere con la persona che amava. Sarebbe riuscito ad amarlo, a renderlo felice così come si meritava perché aveva sofferto troppo a causa sua e della sua idiozia. Takuya si meritava solo tanta felice e, anche se con un po’ di paura, Kento sentiva di poter essere per lui, la persona giusta.
Quello era uno i quel momenti in cui Kento avrebbe desiderato ardentemente essere ubriaco marcio. Avrebbe voluto prendersi una di quelle sbronze colossali, liberarsi di tutti i dubbi e le paranoie che lo affliggevano negli ultimi mesi e poi andare a letto con la consapevolezza che il giorno non si sarebbe ricordato nulla.
Osservò la sua birra semivuota. Aveva voglia di ubriacarsi, ma allo stesso tempo non aveva voglia di bere. Era reduce da soli due giorni da una serata con Haruma, in cui entrambi avevano dato il peggio di sé, costringendo Takeru a riportarli a casa e a vegliarli come una mamma amorevole.
Anche in quel caso, Kento non ricordava nulla. Haruma, a differenza sua, aveva una memoria straordinaria e ricordava sempre, in ogni occasione, ogni parola che gli veniva detta o che diceva, quindi di certo l’amico non avrebbe potuto affogare i propri - inesistenti - problemi nell’alcol.
L’idea di passare un po’ di tempo con il suo migliore amico gli piaceva. Magari potevano fare un giro in macchina, magari potevano andare a casa di qualcun altro a fare festa.
Sospirò, guardandosi intorno.
La casa sembrava stringersi intorno a sé, soffocarlo fra le pareti e davvero, non riuscì a rimanere là dentro nemmeno per un’altra manciata di secondi.
Afferrò telefono, chiavi e borsello, uscendo immediatamente da casa, sbattendosi la porta alle spalle, scendendo rapidamente le scale prima di entrare in macchina. Di solito avrebbe pensato a qualche tranello per farsi invitare da Haruma, nonostante fosse perfettamente consapevole che il più piccolo poteva scoprirlo quasi sempre.
Ma ad Haruma quel gioco che sembrava essere solo loro, quel rituale di finto odio che Kento adorava sputargli addosso, piaceva più di quanto potesse ammettere. E quando l’amico glielo aveva confessato, Kento aveva trattenuto a stento un sorriso di gioia prima di sentire l’irrefrenabile bisogno di tirargli addosso qualcosa perché l’altro era tornato di nuovo a blaterare idiozie sull’amicizia eterna, sul filo rosso del destino e su quanto dovevano dimostrarsi di più l’affetto che provavano l’uno per l’altro.
Iniziò a guidare, infilando l’auricolare all’orecchio, avviandosi immediatamente da lui. Sentì il telefono squillare a vuoto per qualche secondo prima di sentire la voce assonnata dell’amico rispondergli.
Avrebbe voluto sentirsi in colpa per averlo chiamato dopo mezzanotte sapendo che il giorno dopo avrebbe dovuto lavorare, ma proprio non ce la faceva più a tenersi tutto dentro.
« Haruma? Stavi dormendo? » chiese apprensivo.
“Uhm. No. Stavo guardando la televisione e il programma è un po’ noioso.”
« Takeru è a casa? Posso passare? »
Kento lo udì sbadigliare, ma ancora decise di non pensarci.
“No, è andato a Saitama perché questa settimana non aveva impegni, tornerà fra un paio di giorni credo. Lo sai che non riesce mai a staccarsi dai suoi gatti.” ridacchiò con quel suo solito tono spensierato che un po’ riuscì a tranquillizzarlo.
« Ok. Allora arrivo fra poco. » attaccò, sentendosi un po’ meglio.
Quando entrò in casa di Haruma e Takeru tutto gli parve incredibilmente familiare e si soffermò per qualche secondo a pensare a quante ore avesse effettivamente trascorso in quella casa. Tantissime, per i motivi più diversi.
Infilò le ciabatte per gli ospiti, seguendo Haruma in salotto. Lo vide scomparire in cucina poi comparire di nuovo con due bottiglie di birra.
Lo ringraziò con un cenno della testa.
« Effettivamente fa un po’ schifo come programma. » confermò Kento indicando la televisione muta con il collo della bottiglia.
Haruma rise ancora, un po’ più sveglio di poco prima.
« Dimmi tutto Kenpi. C’è qualcosa che ti turba? »
« Uhm? » mugolò il diretto interessato sulla difensiva osservandolo di traverso « Perché dovrei avere qualcosa? »
L’altro si sistemò meglio sulla poltrona, bevendo un lungo sorso di birra, arricciando le labbro.
« Perché l’ultima volta che sei venuto qua all’improvviso nel cuore della notte è stato per dirmi che ti eri portato a letto un uomo. Quindi penso che anche questa volta c’entri Takuya. »
Kento si drizzò sula schiena, alzando parte del labbro, schioccando le labbra. Non c’era proprio niente da fare. Dietro quella sua faccia innocente da perfetto idiota, Haruma sembrava essere fin troppo sveglio.
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« Ovviamente sì. E poi cos’è tutta questa confidenza? Kenpi? Mica sono tuo fratello. »
« Però sei il mio migliore amico, non ti pare giusto darti un soprannome? »
« Hai deciso da solo che sarei stato il tuo migliore amico. Così come hai deciso da solo tutte le altre cose. » borbottò Kento, bevendo ancora.
Il più piccolo ridacchiò di nuovo, ignorandolo e Kento sbuffò. Si sistemò sul divano, guardandosi intorno con fare un po’ confuso.
« Oggi ho litigato con Takuya. Lui mi ha detto che è stanco di stare con me solo per sesso, che vuole qualcosa di più, che io non faccio altro che umiliarlo di fronte a tutti gli altri... » si morse il labbro, sospirando « Io però glielo avevo detto che sarebbe finita male, che non ero fatto per queste cose… che…. Io non sono come te o Soichi! » esplose alla fine sbattendo la birra sul tavolino.
Haruma, per nulla toccato dalla sua sfuriata, continuò a bere la sua birra.
« Kenpi, se tu lo ami e vuoi renderlo felice riuscirai ogni tanto a dirglielo in faccia. » sospirò, finendo la birra « Se non lo ami allora falla finita qua, senza creare altri problemi. »
« Sì, certo che mi piace, ma… » si passò le mani fra i capelli, frustato « Perché con te è tutto più semplice? »
« Perché non mi ami! » rise Haruma e Kento si sentì un po’ meglio.
A volte, avere un amico come lui, anche se non voluto, irritante, sdolcinato, seccante e perennemente felice era la cosa migliore che potesse capitargli.
Avrebbe parlato a Takuya, dicendogli tutto quello che gli passava per la testa e finalmente anche lui sarebbe stato in grado di vivere con la persona che amava.
Sarebbe riuscito ad amarlo, a renderlo felice così come si meritava perché aveva sofferto troppo a causa sua e della sua idiozia. Takuya si meritava solo tanta felice e, anche se con un po’ di paura, Kento sentiva di poter essere per lui, la persona giusta.
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