"Simo, ti prego, non iniziare con le tue solite frasette sdolcinate, ne ho le palle piene," sbuffa Lorenzo, rubando dal pacchetto di Felice una manciata di orsetti gommosi. Simone lo guarda male, girandosi poi verso l'altro Simone semplicemente per posargli una mano sullo stomaco (ancora) nudo. Sente il calore del compagno e lo accarezza piano, tornando poi a guardare Lorenzo e Felice accoccolati poco più in là. Non voleva fare un altro discorso dei suoi, anche lui stesso ne ha le palle piene, è stanco di dover ripetere le stesse cose quando ormai è palese che lo sanno benissimo quanto sia stato bene, nell'ultimo anno con loro, quanto sia cambiato, maturato, diventato migliore; voleva solo dire che sembra che i muri della camera ad Interello stiano diventando sempre più soffocanti, ed è una sensazione che odia, perchè quel complesso è stato casa, per un anno intero, e non riesce a sopportare l'idea di dover andare via e che ogni cosa voglia ricordarglielo. Felice si sporge ad arruffargli i capelli, "È tempo di andare, Simo." Sì, lo so, grazie mille, pensa, distogliendo subito lo sguardo, lo so ma i cambiamenti mi fanno paura e non so se sarò in grado di affrontare tutto senza il vostro aiuto. L'altro Simone lo prende alla sprovvista tra le braccia, lasciandogli una scia di baci su tutto il viso.
"Non sarai solo, noi ci saremo," asserisce Lorenzo, portandosi una mano al cuore e sollevando l'altra, quasi a fare un giuramento. Felice gli dà uno scappellotto, prima di avvicinarsi a Simone per abbracciarlo. È lui il primo ad andare via, a lasciare Interello per raggiungere Livorno. "Sarò a casa, non c'è da preoccuparsi," ride, un po' imbarazzato - imbarazzato, sì, proprio lui, sempre spavaldo - da tutte quelle dimostrazioni d'affetto. "Certo, come se questo ti tenesse lontano dai disastri," anche l'altro Simone si avvicina, chinando la testa da un lato e guardandolo dritto negli occhi. "E poi, come il tuo fidanzatino ci tiene a ricordarci almeno ogni cinque minuti, scrivendolo su Facebook, o mandandoci messaggi o urlandolo in giro, non ci separeremo mai," aggiunge Lorenzo con un sorriso, cercando sempre di non mostrarsi triste, di non intristire gli altri. Anche se sente un bel dolore, da quache parte nel petto. Simone, quello che parte per primo, quello che va ad affrontare una nuova realtà per primo, allarga le braccia e l'attimo dopo li sta stringendo forte, tutti e tre insieme. "Mi mancherete," mormora semplicemente. I ragazzi sanno quanto gli costi lasciarsi andare, quanto sia difficile, per lui, mostrarsi un minimo più vulnerabile, ma non dicono niente, limitandosi a ricambiare l'abbraccio. Si sono già detti tutto, comunque.
Simone lo guarda male, girandosi poi verso l'altro Simone semplicemente per posargli una mano sullo stomaco (ancora) nudo. Sente il calore del compagno e lo accarezza piano, tornando poi a guardare Lorenzo e Felice accoccolati poco più in là. Non voleva fare un altro discorso dei suoi, anche lui stesso ne ha le palle piene, è stanco di dover ripetere le stesse cose quando ormai è palese che lo sanno benissimo quanto sia stato bene, nell'ultimo anno con loro, quanto sia cambiato, maturato, diventato migliore; voleva solo dire che sembra che i muri della camera ad Interello stiano diventando sempre più soffocanti, ed è una sensazione che odia, perchè quel complesso è stato casa, per un anno intero, e non riesce a sopportare l'idea di dover andare via e che ogni cosa voglia ricordarglielo.
Felice si sporge ad arruffargli i capelli, "È tempo di andare, Simo."
Sì, lo so, grazie mille, pensa, distogliendo subito lo sguardo, lo so ma i cambiamenti mi fanno paura e non so se sarò in grado di affrontare tutto senza il vostro aiuto.
L'altro Simone lo prende alla sprovvista tra le braccia, lasciandogli una scia di baci su tutto il viso.
"Non sarai solo, noi ci saremo," asserisce Lorenzo, portandosi una mano al cuore e sollevando l'altra, quasi a fare un giuramento. Felice gli dà uno scappellotto, prima di avvicinarsi a Simone per abbracciarlo. È lui il primo ad andare via, a lasciare Interello per raggiungere Livorno.
"Sarò a casa, non c'è da preoccuparsi," ride, un po' imbarazzato - imbarazzato, sì, proprio lui, sempre spavaldo - da tutte quelle dimostrazioni d'affetto.
"Certo, come se questo ti tenesse lontano dai disastri," anche l'altro Simone si avvicina, chinando la testa da un lato e guardandolo dritto negli occhi.
"E poi, come il tuo fidanzatino ci tiene a ricordarci almeno ogni cinque minuti, scrivendolo su Facebook, o mandandoci messaggi o urlandolo in giro, non ci separeremo mai," aggiunge Lorenzo con un sorriso, cercando sempre di non mostrarsi triste, di non intristire gli altri. Anche se sente un bel dolore, da quache parte nel petto.
Simone, quello che parte per primo, quello che va ad affrontare una nuova realtà per primo, allarga le braccia e l'attimo dopo li sta stringendo forte, tutti e tre insieme.
"Mi mancherete," mormora semplicemente. I ragazzi sanno quanto gli costi lasciarsi andare, quanto sia difficile, per lui, mostrarsi un minimo più vulnerabile, ma non dicono niente, limitandosi a ricambiare l'abbraccio.
Si sono già detti tutto, comunque.
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