Tanto perché non vi sia possibile riposare cinque minuti senza challenge, eccovene una di brevissima durata con cui partecipare mentre scansate i pesci d'aprile delle community e dei siti dell'universo creato (no, noi non siamo così) (ed è inutile che ci rinfacciate il Trota!Challenge dell'anno scorso, vi ripetiamo che noi non siamo così). Solo per
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Questa la otterrete postando in risposta a questo commento una fic a prompt "scherzo", e che sia lunga esattamente 80 parole.
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"Okay."
"Non ti amo."
"Va bene."
"Non mi stai prendendo sul serio..."
"Certo che sì, amore."
"Be', ovviamente non ci vedremo, tra due settimane."
Rimane in silenzio adesso, come a riflettere su quell'ultima frase. Perché sì, è sicuro che non dica sul serio, ormai sono tre anni che deve sopportare questa tiritera, ogni primo d'Aprile, c'ha fatto l'abitudine. Ma non può ignorare quel piccolo brivido all'altezza del cuore. Così suo malgrado cede.
"No?"
"Certo che sì, idiota! Era tutto uno scherzo!"
Alle volte vorrebbe ucciderlo.
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No seriamente, non ce la fa.
"... non è possibile." balbetta, avvicinandosi a quell'uomo. Eppure è identico.
Sherlock ghigna, un filo di barba incolta, gli occhi stanchi e incavati nel viso. "Spero ti sia piaciuto, lo scherzo."
John vede nero. Gli molla un pugno tra gli occhi, stringendo i denti.
"Spero ti sia piaciuto il mio, stronzo."
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Ma che quello stupido cuoco approfittasse delle ore in cui dormiva per disegnargli sul viso dei ghirigori simili al suo stupido sopracciglio non una, non due, e nemmeno tre volte, non poteva proprio sopportarlo.
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«Ho mangiato cose più strane,» risponde Low Key.
«Tipo?»
«Boh, tipo la lontra.»
«La lontra? Perché hai mangiato la lontra?»
«È una storia lunga,» con Low Key sono sempre storie lunghe. Come quella sul perché suo figlio è finito in catene, o su come l'altro è sparito sul fondo dell'oceano, o su cosa è successo alle sue labbra. «Diciamo che è stato uno scherzo che mi è costato decisamente caro».
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«Romania! Bastardo, dove sei...?!» gridò agli alberi della foresta.
Era certa che a rovesciarle quella fetida acqua di pozzo addosso fosse stato lui: in quel bosco bazzicavano sempre e solo loro due.
«Appena ti prendo, giuro che ti faccio pagare caro questo scherzo di pessimo gusto!!» minacciò, gli occhi che lampeggiavano d'ira.
Se le fosse capitato davanti in quel momento, l’avrebbe strangolato con soddisfazione.
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Fa qualche passo e si posiziona davanti al camino.
"Saresti fiero di Angelina, è davvero la moglie perfetta per me. Oggi mi ha fatto credere per l'intera giornata che avessi una coda di maiale attaccata al sedere, come il cugino Babbano di Harry, ricordi? Invece l'ha incantata in modo che la vedessi solo io."
Tira un profondo sospiro.
"Buon compleanno, Fred."
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Moran stava beatamente fumando una sigarettina in pace, giusto per bruciare il tempo fra un omicidio ed un giochetto sessuale.
«Seeeeb, credo di essere incinto.»
Moran si voltò, liquidando l'affermazione con un grugnito.
«Seeeeb, sai che mi sono fatto piantare un'utero per dare vita all'Anticristo, vero?»
Moran alzò gli occhi al cielo, tornando a fissare il cielo plumbeo di Londra.
Avvertì le braccia sottili del cosiddetto genio del crimine attorno alla vita, poi udì la sua voce sghignazzare come quella di un bambino.
«Scherzavo.»
«Non mi dire.»
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Takaki sorrise malizioso, scrollando le spalle.
“Andiamo Chii, vieni fuori. Sono certo che non stai così male” ribatté, il tono carico d'aspettativa.
Quando il più piccolo uscì con indosso il costume da gatto, il suo sorriso si allargò.
"Ti stai divertendo, suppongo" bofonchiò Chinen.
Yuya gli si avvicinò, mettendogli le mani sui fianchi.
"Chi ha detto che si trattava di uno scherzo?"
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«Non sono un impostore, John.»
Certo, come se il muro potesse rispondergli. O brontolare qualcosa su quanto sia rompipalle. O qualsiasi altra cosa.
Lo innervosisce talmente tanto.
«Scherzavo!» esclama, innervosito. «Sono un falso e ho inventato Moriarty. Sei stato un idiota a non accorgertene prima e a credermi tutte queste volte!»
E, come al solito, quell'idiota non risponde.
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“Sì, bel tentativo, Petey”, ride, ma è una risata nervosa e per niente convinta.
“Guardami, ti pare che stia scherzando?”
Il ragazzo sta per rispondere quando suonano alla porta. Elizabeth, appena scesa, apre.
“Ciao, Jones.”
“Signora Burke. Capo, Caffrey”, saluta.
Neal lo guarda, impallidito.
“Perché volevi vedermi, Capo?”
“PETER!”
L’uomo sorride, gongolante, nonostante il “Me la pagherai”.
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"Hai finito?" sbottò infine.
"Scusa, Chii, ma avresti dovuto vedere la tua faccia" continuò, levandosi la camicia sporca di finto sangue, abbracciandolo da dietro.
Yuri sgomitò per liberarsi: "Non si scherza su queste cose!" lo rimproverò.
Yuya lo strinse, baciandogli una guancia: "Scusami."
"Non farlo più, mi sono spaventato sul serio!"
"Promesso!"
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Kei lo aveva accolto a casa con i capelli legati in una coda di cavallo, la camicetta e la gonna e gli scaldamuscoli, iniziando a chiamarlo "Yabucchi-sensei".
Yabu non pensava gli sarebbe piaciuto, ma si rese velocemente conto che avrebbe dovuto scherzare con Kei un po' più spesso.
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