[ORIGINALE] M/F; Dark; SAFE; 877W [1/2]nenredhelFebruary 17 2012, 14:03:25 UTC
Il salone brillava delle mille candele, accese per l’occasione, sui preziosi lampadari dorati che pendevano pigramente dai soffitti bianchissimi, ingombri di stucchi che parevano nuvole di panna montata, ricoperte di polvere di stelle da chissà quale artista il cui nome e ricordo sarebbe scomparso nell’ombra dei secoli. La luce tremula delle candele, disposte ad illuminare ogni angolo, ogni mobile, ogni singolo ricamo degli sfarzosi abiti di corte, sembrava cavare sospiri di vita dalle superfici più immobili, e dipingeva ombre di luce rossastra sui volti accaldati di dame imbellettate e sorridenti, nascoste solo in parte sotto maschere, ricamate tanto quanto i loro abiti.
La giovane Jeanne Antoinette volteggiava nel salone, abbagliata ed incantata al tempo stesso dallo sfarzo luminoso della corte, che fino ad allora aveva solo sentito raccontare della madre. Il primo ballo, la prima vera serata in società: era così giovane da essere poco più che una bambina, ma lo splendido abito di raso azzurro, ricamato d’argento e d’oro, le stringeva la vita ed il petto abbastanza da farla somigliare ad una donna, e quell’uomo affascinante dai lunghi boccoli biondi, le cui braccia la stringevano ora, guidandola con fare sicuro attraverso i passi di una danza che conosceva molto bene, sembrava non volerla più lasciare, sembrava essere venuto per danzare solo con lei.
Era strana la maschera che portava quel giovane uomo: non nascondeva solamente i suoi occhi, come la maggior parte della maschere che si vedevano a corte quella sera, né tutto il volto, come raramente si scorgeva qui e là, ma copriva il suo viso quasi completamente, lasciando vedere solo un penetrante occhio di un azzurro tanto intenso da apparire viola nella luce incerta delle candele, era brillante e perfetto come quello d’una bambola. Neppure i ricami, che coprivano la superficie perfettamente liscia e candida della sua maschera, erano usuali: discreti, quasi sussurrati, non c’erano ori o pizzi, ma delicate linee blu si arricciavano seguendo le naturali linee del volto, sottolineandole o distorcendole come un vecchio trucco d’illusionismo.
Jeanne non poteva smettere di guardarlo, né riusciva a impedirsi di cercare continuamente lo sguardo di quel suo strano occhio violaceo, o di continuare a volteggiare insieme a lui, nonostante il suo fiato fosse ormai affannato al limite della decenza.
La musica si interruppe di nuovo, e come se il suo cavaliere avesse letto sul suo viso, celato da una molto ordinaria mascherina a mezzo volto, la stanchezza, l’incertezza, forse perfino il desiderio segreto di restare sola con lui, non si fermò neppure un secondo, ma tenendo la sua mano delicatamente, come le sue dita fossero fatte d’ali di farfalla, la condusse verso una delle grandi finestre del salone, aperte sulla brezza incerta di un’estiva notte parigina.
Nessuno occupava l’ampio balcone, che invitava a gettare lo sguardo sugli interminabili giardini all’italiana, e il suo nobile cavaliere si fermò presso la preziosa balaustra di marmo, poggiando una mano sulla sua superficie fredda, mentre l’altra sfiorava leggera il suo fianco. Jeanne si sentiva avvampare, e nella penombra, proiettata dalla luce che filtrava dalla finestra, quasi una porta d’accesso al mondo della notte, l’unica cosa che desiderava era scoprire il volto del suo cavaliere, affondare nel suo sguardo viola. La giovane nobildonna sollevò una delle sue piccole mani, rese ancor più lattee dal belletto che serve sapienti avevano steso sul suo corpo acerbo, ed accarezzò piano la superficie liscia della maschera di fronte a sé.
“Siete sicura di voler svelare cosa si cela sotto l’apparenza di questa maschera?” domandò la voce profonda del suo cavaliere, e sebbene la ragazza fosse pronta a mormorare un sì emozionato, seppure tremante di timore che qualcuno la vedesse lì, improvvisamente sentì i propri muscoli irrigidirsi, come quelli di un cerbiatto sorpreso dal cacciatore fuori dal suo rifugio.
Jeanne si morse il labbro inferiore, arrossato dal trucco, fissando lo sguardo implecabile ed intento dell’unico occhio violetto che riusciva a scorgere. Era ancora affascinante, magnetico ed irresistibile, ma perché ora aveva l’impressione di essere come una preda con già un zampa nella tagliola? Era come il richiamo irresistibilmente affascinante delle sirene d’Ulisse. Lentamente, come si stesse guardando dall’esterno, si sentì annuire piano.
“Siete una giovane affascinante, coraggiosa ed intelligente… sono sicuro che farete molta strada” mormorò piano la voce profonda e suadente del suo misterioso cavaliere, poi una delle sue mani delicate e femminee, dalle lunghe dita affusolate, salì a togliere dal volto la strana maschera che lo aveva celato.
I suoi occhi erano chiusi, e mentre egli chinava il volto per avvicinarlo a lei, Jeanne sentì il cuore batterle all’impazzata, diviso fra l’ansia di un bacio che non avrebbe dovuto dare né ricevere, e la paura subdola ed insistente che continuava a stringerle crudelmente il cuore. Le labbra del cavaliere si poggiarono leggere sulla pelle morbida della sua guancia, e quindi poco più in basso, sulla linea sottile del suo collo, e Jeanne si sentì rabbrividire, fino a tremare fra le sue braccia.
Quando il suo cavaliere tornò a sollevare il capo, sorrideva, e sebbene fosse strano vedere due sottili, affilate punte bianchissime fare capolino dalle sue labbra esangui, fu il giallo felino, e gelido di fame predatoria, dell’occhio che finora le era stato celato, a rapire il suo sguardo e tutta la sua attenzione, iniettandole nel cuore un panico che gorgogliò immediatamente in un grido, soffocato all’istante nel bacio funereo del Vampiro.
La giovane Jeanne Antoinette volteggiava nel salone, abbagliata ed incantata al tempo stesso dallo sfarzo luminoso della corte, che fino ad allora aveva solo sentito raccontare della madre. Il primo ballo, la prima vera serata in società: era così giovane da essere poco più che una bambina, ma lo splendido abito di raso azzurro, ricamato d’argento e d’oro, le stringeva la vita ed il petto abbastanza da farla somigliare ad una donna, e quell’uomo affascinante dai lunghi boccoli biondi, le cui braccia la stringevano ora, guidandola con fare sicuro attraverso i passi di una danza che conosceva molto bene, sembrava non volerla più lasciare, sembrava essere venuto per danzare solo con lei.
Era strana la maschera che portava quel giovane uomo: non nascondeva solamente i suoi occhi, come la maggior parte della maschere che si vedevano a corte quella sera, né tutto il volto, come raramente si scorgeva qui e là, ma copriva il suo viso quasi completamente, lasciando vedere solo un penetrante occhio di un azzurro tanto intenso da apparire viola nella luce incerta delle candele, era brillante e perfetto come quello d’una bambola. Neppure i ricami, che coprivano la superficie perfettamente liscia e candida della sua maschera, erano usuali: discreti, quasi sussurrati, non c’erano ori o pizzi, ma delicate linee blu si arricciavano seguendo le naturali linee del volto, sottolineandole o distorcendole come un vecchio trucco d’illusionismo.
Jeanne non poteva smettere di guardarlo, né riusciva a impedirsi di cercare continuamente lo sguardo di quel suo strano occhio violaceo, o di continuare a volteggiare insieme a lui, nonostante il suo fiato fosse ormai affannato al limite della decenza.
La musica si interruppe di nuovo, e come se il suo cavaliere avesse letto sul suo viso, celato da una molto ordinaria mascherina a mezzo volto, la stanchezza, l’incertezza, forse perfino il desiderio segreto di restare sola con lui, non si fermò neppure un secondo, ma tenendo la sua mano delicatamente, come le sue dita fossero fatte d’ali di farfalla, la condusse verso una delle grandi finestre del salone, aperte sulla brezza incerta di un’estiva notte parigina.
Nessuno occupava l’ampio balcone, che invitava a gettare lo sguardo sugli interminabili giardini all’italiana, e il suo nobile cavaliere si fermò presso la preziosa balaustra di marmo, poggiando una mano sulla sua superficie fredda, mentre l’altra sfiorava leggera il suo fianco. Jeanne si sentiva avvampare, e nella penombra, proiettata dalla luce che filtrava dalla finestra, quasi una porta d’accesso al mondo della notte, l’unica cosa che desiderava era scoprire il volto del suo cavaliere, affondare nel suo sguardo viola. La giovane nobildonna sollevò una delle sue piccole mani, rese ancor più lattee dal belletto che serve sapienti avevano steso sul suo corpo acerbo, ed accarezzò piano la superficie liscia della maschera di fronte a sé.
“Siete sicura di voler svelare cosa si cela sotto l’apparenza di questa maschera?” domandò la voce profonda del suo cavaliere, e sebbene la ragazza fosse pronta a mormorare un sì emozionato, seppure tremante di timore che qualcuno la vedesse lì, improvvisamente sentì i propri muscoli irrigidirsi, come quelli di un cerbiatto sorpreso dal cacciatore fuori dal suo rifugio.
Reply
“Siete una giovane affascinante, coraggiosa ed intelligente… sono sicuro che farete molta strada” mormorò piano la voce profonda e suadente del suo misterioso cavaliere, poi una delle sue mani delicate e femminee, dalle lunghe dita affusolate, salì a togliere dal volto la strana maschera che lo aveva celato.
I suoi occhi erano chiusi, e mentre egli chinava il volto per avvicinarlo a lei, Jeanne sentì il cuore batterle all’impazzata, diviso fra l’ansia di un bacio che non avrebbe dovuto dare né ricevere, e la paura subdola ed insistente che continuava a stringerle crudelmente il cuore. Le labbra del cavaliere si poggiarono leggere sulla pelle morbida della sua guancia, e quindi poco più in basso, sulla linea sottile del suo collo, e Jeanne si sentì rabbrividire, fino a tremare fra le sue braccia.
Quando il suo cavaliere tornò a sollevare il capo, sorrideva, e sebbene fosse strano vedere due sottili, affilate punte bianchissime fare capolino dalle sue labbra esangui, fu il giallo felino, e gelido di fame predatoria, dell’occhio che finora le era stato celato, a rapire il suo sguardo e tutta la sua attenzione, iniettandole nel cuore un panico che gorgogliò immediatamente in un grido, soffocato all’istante nel bacio funereo del Vampiro.
Reply
Leave a comment