Leave a comment

[Merlin] Arthur/Merlin, R, Future!fic, 1093w - 2/2 hikaruryu October 11 2011, 21:27:49 UTC
Questi sospirò di sollievo, come se fosse stato appena spogliato del proprio ruolo, mentre Merlin cominciava a sciogliere i lacci delle sue vesti e cianciava di cose senza importanza. Gliene fu segretamente grato; se c’era qualcosa che riusciva a rilassarlo dopo una giornata pesante erano proprio le sue stupide chiacchiere.
Dopo aver elevato Merlin di rango, aveva provato a trovarsi un altro valletto personale, ma la verità era che, quand’era così stanco, non sopportava la presenza di estranei attorno, figurarsi di avere le loro mani addosso. Per un po’ aveva cercato di fare da solo, ma… be’, lui non era molto bravo in queste faccende e, al quinto servitore licenziato, l’amico aveva compreso la situazione ed era tornato a svolgere quella parte dei suoi vecchi doveri senza dire una parola.
Di cosa stava parlando ora? Della fuga di Lady Isotte con lo stalliere, o delle orrende verruche di Lord Lot? Arthur non lo stava nemmeno ascoltando, tutto ciò di cui aveva bisogno era il suono della sua voce.
«Alza le braccia» gli ordinò Merlin, interrompendo un attimo l’aggiornamento sui pettegolezzi per aiutarlo ad infilare la camicia da notte. Però il Re, anziché eseguire il suo comando, ignorò quell’indumento e gli posò una mano sulla nuca, conducendolo alle proprie labbra.
«Arthur…» mormorò il Mago su di esse.
«Shhh… Resta» soffiò lui, attirandoselo addosso, mentre si stendeva sul letto.
C’era stato un tempo in cui Arthur aveva davvero amato Gwenevere, il suo coraggio, la sua gentilezza, la sua saggezza, ma soprattutto la sua onestà. Il giorno in cui l’aveva portata all’altare aveva pensato che sarebbe stata l’unica, la regina del presente e del futuro. Ora, quando guardava i suoi occhi scuri, vedeva la colpa, il timore di essere scoperta e ripudiata, la menzogna.
Il volto di Merlin poteva invecchiare e ringiovanire, aggravarsi di rughe o tornare liscio come quello del ragazzino che era entrato a suo servizio di malavoglia, ma comunque si presentasse al suo cospetto, nel suo sguardo blu Arthur vedeva sempre le medesime cose: rispetto, sincerità, sfrontatezza, tenacia. E dolore; il peso di tutti gli sbagli che avevano compiuto insieme - sempre insieme.
Lentamente, lo schiacciò sul letto con il proprio peso, e ora c’era apprensione in quegli occhi blu, confusione, ma mai - mai, mai, mai - repulsione, mentre Arthur lo portava sotto di sé. E a lui non importava più nulla dei possibili scandali o di essere sposato, aveva desiderato quel momento fin da quando era solo un ragazzo e ora non riusciva più a sopprimersi; non voleva sopprimersi.
«Arthur…» sussurrò Merlin, incorniciando il suo viso tra le mani, frenandolo, cercando il suo sguardo ed impedendogli di nuovo di fuggire verso il suo collo - quel collo lungo, bianco, illegalmente attraente per essere quello di un uomo.
«Vuoi andartene?» gli domandò il Re, la mani troppo ruvide sui suoi fianchi ossuti, un ginocchio tra le sue gambe.
«Mai» dichiarò lo Stregone, e ad Arthur tanto bastava.
La pelle pallida di Merlin si arrossava troppo facilmente, sotto i suoi denti, istigandolo a mordere ancora, ancora ed ancora. E se conosceva qualche trucco magico per facilitare le cose, non lo usò; c’erano lacrime trattenute nei suoi occhi, quando Arthur lo prese. Eppure Merlin non si tirò indietro, mai, al contrario gli venne incontro, spinta dopo spinta, mentre dalla sue labbra rotolava fuori un gemito dopo l’altro, un pentagramma di sì, sì, sì, sì, SI’, che il Re non avrebbe più dimenticato. Se la sarebbe portata in battaglia, quella canzone, nella tomba e sul cuore.

Reply


Leave a comment

Up