Ci siamo, ragazzi! La Notte Bianca Referendaria parte adesso, e si concluderà fra una trentina di ore, alle 15.00 precise di lunedì. E... ricordate che vi abbiamo promesso qualcosa di particolare dedicato al voto? Ebbene, se andrete a votare (se? Andate a votare!) e riuscirete a scansionare la vostra tessera elettorale/farle una foto/screencapparla
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Stupido ottuso Grifondoro arrogante con la fortuna di avere una maledetta Firebolt. Claudio non è un ragazzo per natura invidioso, figuriamoci poi se si abbasserebbe mai ad essere invidioso di Marco Borriello, la piaga umana, ma, Merlino, come giocatore di Quidditch proprio non può non farsi prudere le mani e praticamente sbrodolare d’amore ogni volta che pensa alle forme perfette di una Firebolt, ai sottilissimi rami della più pregiata saggina d’Inghilterra, attentamente calibrati per la migliore prestazione in volo che si possa immaginare, e poi alla sensibilità impensabile degli incantesimi di controllo, per cui è come se la guidassi col pensiero, e prima ancora di rendersene conto Claudio è a terra, a un mezzo metro di distanza di sicurezza da Marco, che sogghigna, e impiega meno di un attimo a buttarglisi addosso e schienarlo sul prato, ridendo e tempestandogli i fianchi di solletico.
«Accidenti a te, Marco, levati di dosso!» urla Claudio, cercando di spingerlo via, ma Marco è più grosso di lui e non riesce a spostarlo di molto, perciò finiscono a rotolarsi addosso e prendersi a calci finché non rimangono entrambi senza fiato, e magari Claudio ha pure buttato una risata qua e là, quando non era troppo impegnato a ficcare i gomiti tra le costole di Marco, ma non è che abbia intenzione di indugiare su questo momento di debolezza.
«Sei veramente uno stronzo, Marchisio,» ridacchia Marco, sdraiato con le braccia e le gambe divaricate sull’erba e gli occhi chiusi, perché il cielo è luminoso da morire. «Fai tutto il prezioso, ma lo so che alla fine mi adori.»
«Ma stai zitto,» brontola Claudio, coprendosi la faccia con un braccio e scostandosi un po’, perché le dita di Marco gli sfioravano lievissimamente un fianco. «Piuttosto mi faccio affatturare a ripetizione finché campo.»
Marco scoppia a ridere di nuovo, è come se avesse questa riserva infinita di allegria proprio in mezzo al petto, sempre pronta ad esplodere, ed è un mistero com’è che riesca a conviverci, davvero; resiste ancora un minuto, poi si getta di nuovo su Claudio, piazzando le ginocchia ai due lati del suo corpo. Sogghigna, lo bacia, infilandogli la lingua tra le labbra a cercare la sua, e Claudio sospira direttamente nella sua bocca, tirandogli i capelli per premerselo addosso.
Il suo problema è che Marco Borriello, maledetto lui, oltre che essere una spina nel fianco e un Grifondoro, è, per qualche motivo imperscrutabile, convinto di potergli saltare addosso ogni volta che vuole. E a Claudio magari non dispiace, una volta su cento, ma tutte le altre novantanove, per la barba di Merlino, sarebbe meglio andare a prendere un tè col professor Rüf.
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