Notte Bianca 3 - PROMPT POST
Ci siamo, ragazzi! La Notte Bianca Referendaria parte adesso, e si concluderà fra una trentina di ore, alle 15.00 precise di lunedì. E... ricordate che vi abbiamo promesso qualcosa di particolare dedicato al voto? Ebbene, se andrete a votare (se? Andate a votare!) e riuscirete a scansionare la vostra tessera elettorale/farle una foto/screencapparla
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Tending to bruise easily
Da giorni continuano a camminare, tenendosi lontani dai villaggi e dalle città più grandi, dove qualcuno potrebbe notarli. Scelgono le strade che sono segnate sulla mappa ingiallita di Anders soltanto con una sbrigativa linea di inchiostro, e che solitamente solo i prole oscura o mostri occasionali osano attraversare. Trovano qualche abominio fra i sentieri di montagna, e molte ombre. Nient’altro.
La sera, quando riescono a trovare un posto abbastanza tranquillo dove accamparsi, lei si preoccupa di lavare via il sangue e lo sporco dai loro vestiti. Anders fissa il vuoto, e solo a volte osa sedersi vicino a lei. Più per abitudine, pensa lei, che per amore.
Ci sono momenti in cui vede ancora qualcosa del vecchio Anders. Lui tenta qualche battuta, mentre scavalcano i cadaveri delle loro ultime vittime, oppure parla della loro vita a Kirkwall. Sono attimi sempre più rari. A volte Hawke rammenta a malapena il viso del mago che ha conosciuto nella piccola, sudicia clinica nella città oscura, dell’uomo di cui si è innamorata. Ora è Justice che regna su di lui. Anche se i suoi occhi e la sua pelle non scintillano di quella luce abbagliante che lo contraddistingue, lei sa che lo spirito di quella che ormai è vendetta - non più giustizia - sta divorando Anders, pezzo dopo pezzo. Lo sanno entrambi, ma non ne parlano.
Durante il loro viaggio, vedono sempre più corpi umani abbandonati ai lati della strada. Lei si copre il naso con il mantello, perché l’odore di putrefazione è insopportabile, mentre Anders lancia uno sguardo cupo alle mosche che ronzano attorno ai cadaveri. Nessuno di loro porta un’armatura.
Un giorno, incontrano un piccolo gruppo di templari. Probabilmente non stanno cercando loro, ma sono semplicemente di pattuglia. Prima che riesca a dire ad Anders che possono ancora fingere di essere semplici viaggiatori oppure fare finta di nulla, la furia di Justice si scatena in tutta la sua collera.
Dopo, ha bisogno di sedersi. Si pulisce le guance dagli schizzi di sangue fresco e spera che Anders non veda che sta piangendo. Lo fa per tutto ciò che se ne sta andando e non tornerà. Perché non riesce più a ricordarsi cosa esisteva prima di tutta quella distruzione.
Anders, dopo qualche minuto, la raggiunge e le tende la mano.
«È meglio andare, amore mio» le dice, atono. «La strada per il Ferelden è ancora lunga».
Lo segue. Non ne ricorda nemmeno il motivo.
400 parole spaccate. Un giorno riuscirò ad allargare il discorso e fare qualcosa di decente sulla fuga post-disastro. Ma per il momento...
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