“Sarà il mio rituale a risvegliarla,” dice Ailin, srotolando la pergamena e preparandosi ad enunciare l’incantesimo.
“No,” interviene Clun, spingendo la Macchina del Tempo Selettiva verso il centro della sala del trono, “Sarà la mia invenzione.”
“Nella maniera più assoluta, mi rifiuto di crederlo,” aggrotta le sopracciglia Mickal, svolgendo l’artefatto composto da tutte le parti che lui e Metacomet sono andati raccogliendo per le Lande ed adagiandolo sulla coperta che fino a poco prima lo avvolgeva, sul pavimento, “Sarà il nostro totem a salvarla.”
“Mi permetto di dissentire,” commenta Vibidius con un certo qual altezzoso fastidio, facendo dondolare fra le dita la boccetta colma della pozione da lui distillata, “Sarà senza dubbio il mio elisir a riportarla fra noi,” e così dicendo stende il braccio, consegnando la boccetta direttamente a Celes.
Che la guarda con occhi più freddi del cielo d’inverno per qualche istante prima di stapparla con un rapido gesto e vuotarla in un sol sorso, sotto gli occhi esterrefatti di tutti i presenti.
“No!” esclama Vibidius alzando la voce, ed è la prima volta che glielo sentono fare, “No, no, no! Era- Era la sua unica speranza!”
“Ti sbagli,” risponde Celes. Una goccia di pozione scivola giù lungo il suo mento dall’angolo delle sue labbra, e lui la scaccia con un gesto di una sensualità ruvida che zittisce il suo atterrito uditorio. “Vi sbagliate, tutti quanti. Pensavo che uno di voi avrebbe potuto salvarla, ma mi sbagliavo. Adesso, però, ho visto. E so di cosa ho bisogno.” Si ferma per un istante, voltandosi a guardarsi alle spalle. “Langley, Shannen,” chiama, “Aiutatemi.”
I due annuiscono e gli si avvicinano. Si muovono con sicurezza, ed è chiaro nei loro gesti che sanno esattamente ciò che devono fare, che addirittura l’hanno saputo con largo anticipo. I quattro rappresentanti delle Lande, rapidamente seguiti da Metacomet, Abilene, Cyprian, Lacros e Lænton, si fanno subito indietro, lasciandoli liberi di muoversi.
Langley spinge la Macchina del Tempo di Clun di fronte al trono di Celes e la attiva. Il suo rombo un po’ incostante, come una serie di colpi di tosse molto profondi, riempie la stanza.
Shannen afferra la coperta sulla quale giace l’artefatto di Mickal e la usa per trascinarlo vicino alla Macchina del Tempo. Dalla quale all’improvviso esplode un getto di energia che, riflettendosi contro l’artefatto, potenziato dalla sua magia, investe Celes in pieno.
“No!” quasi strilla Clun, ficcandosi le mani nei capelli, “Celes, allontanati! L’energia della Macchina-“
“Non mi farà niente,” lo interrompe lui, gli occhi che brillano della luce di mille stelle, “La pozione di Vibidius mi protegge.” Poi le sue labbra si schiudono in un sorriso addirittura sereno mentre, il corpo che brilla di luce propria, stringe fra le mani la pergamena di Ailin e si prepara a dar voce all’incantesimo. “Come vi dicevo, pensavo che uno di voi avrebbe potuto salvarla, ma mi sbagliavo. Non era uno, erano tutti. Servivate tutti. I vostri sforzi congiunti hanno portato a me gli strumenti. E adesso, a salvarla sarò io. Grazie a voi.”
Celes solleva al cielo gli occhi infuocati. Lo vede benissimo, oltre la volta di cristallo della cupola maggiore del Palazzo d’Estate. La luce rossastra del tramonto sembra pronta a far piovere loro addosso il sangue della vita stessa dell’universo mentre Celes recita l’incantesimo con voce talmente potente da far tremare le guglie del palazzo reale. Al di sotto della volta, il suo piccolo pubblico improvvisato, tremante d’ansia e incertezza, fissa quello stesso cielo con occhi carichi di timore e rispetto, osservandolo quasi cambiare forma, raccogliersi tutto attorno a un vortice color magenta e poi allungarsi in una forma conica dal vertice aguzzo, che frantuma il soffitto di cristallo, trasformandolo in una pioggia acuminata dalla quale tutti cercano di proteggersi portando le braccia a mo’ di scudo sopra la testa.
Il vortice, però, non si ferma. Si schianta con un frastuono assordante contro il pavimento, sfondando le lastre di marmo, a pochi metri da Celes. Che non batte ciglio, e continua a recitare l’incantesimo, mentre ancora il vortice cambia forma di fronte a lui, assumendo contorni vagamente umani. Riccioli rossi lunghi più di un metro. Forme procaci, avvolte in serici veli che la magia può solo ricreare come fumo impalpabile. Un ghigno spalancato, quasi una spaccatura, sulle labbra piene e rosse come un cuore pulsante.
Una voce che romba in una risata malefica.
“La bella Celestia, luce degli occhi della Piccolissima Manila,” dice la voce, dopo aver smesso di ridere, “Alla fine, sei riuscita a stanarmi.”
“Il mio nome è Celes,” romba anche la voce del nuovo Veggente, forte della magia di tutte le Lande, “E sono un maschio.”
La voce ride ancora, ma la risata si interrompe repentinamente in un suono strozzato. “Come osi,” ansima la voce in una sinfonia di versi di soffocamento, “Come- Smettila subito!”
“No!” Celes urla, e la terra trema. Dalle sue dita si sprigionano lampi, dai suoi occhi lingue di fuoco. Tutto il suo corpo brucia di magia, ed è lo spettacolo più straordinario che si sia mai visto sotto il cielo. “Tu hai rubato la magia di mia madre. Hai spezzato il suo cristallo, l’hai spenta, e io non ti perdonerò mai.”
“Non puoi uccidermi, patetica nullità,” gracchia la voce, sempre più debole, “Non sono nemmeno davvero qui!”
“Non lo sei,” ammette Celes, la sua voce di nuovo gelata, “Ma puoi scommettere che, dovunque tu sia, io ti troverò. E nel frattempo, restituisci a mia madre quello che le hai tolto, stronza di merda.”
La figura cambia forma per la terza volta, da donna torna vortice, e poi si solleva da terra come un’onda. Si lancia lungo i corridoi del Palazzo d’Estate, e Celes la insegue, e gli altri inseguono lui. Attraversano tutto il palazzo, fermandosi solo di fronte alla porta spalancata della stanza all’interno della quale Manila giace nel suo letto coperto di veli, ormai spaventosamente simile a una tomba.
Dalla soglia della porta, il gruppo osserva il vortice avvicinarsi al suo corpo esanime. Lo osservano avvolgersi intorno alla sua figura pallida e sottile, lo osservano inglobarla e poi lasciarsi assorbire.
Per un istante, Manila splende come un piccolo sole. Poi, quella luce scompare dentro di lei.
Vesper, immobile di fianco al letto, deglutisce a fatica, e allunga una mano tremante a sfiorarle una guancia.
“È… è tiepida,” dice.
“Per tutti gli dei,” geme Lacros, lanciandosi in avanti e cadendo in ginocchio accanto al letto. Stringe una mano di Manila fra le proprie, sulle labbra un sottile “Mia Piccolissima,” che si perde dell’esclamazione sorpresa dei presenti. Poi, col volto inondato di lacrime, si volta verso Celes, incapace di sopprimere un sorriso. “È tiepida per davvero,” dice, “È- Celes, ce l’hai fatta.”
Le labbra di Celes si schiudono in un sorriso esausto, mentre il ragazzo si accascia sulle ginocchia, le gambe tremanti incapaci di sorreggerlo oltre. Ci pensano Shannen e Langley, già al suo fianco, pronti a sollevarlo da terra. “Madre…” lo sentono mormorare debolmente.
Proprio un istante prima che, finalmente, Manila riapra gli occhi.
Suonino le trombe, si dia inizio alle danze, si portino in trionfo i vincitori: la settima edizione del COW-T, signore care e signori illustrissimi, si è appena conclusa! E l'ha fatto in trionfo: in un tripudio di parole e fic veramente strabiliante, si sono raggiunte vette che difficilmente ricordiamo essere state raggiunte in passato. Complimenti enormi, quindi, ai vincitori di questa edizione, il #teamQID, che vince la vittoria... ma non salva Manila, perché la morale di questa storia è che, non importa quanto forte possa essere il condottiero che guida l'esercito, sono gli sforzi congiunti di tutti i soldati a determinare le sorti della guerra.
E' per questo motivo che Manila è salva grazie allo sforzo di tutti: tutte le squadre si sono impegnate in maniera ammirevole fin dal primo giorno, avete tutti rovesciati sui nostri counter più bellezza di quanta non avremmo mai potuto auspicare di ricevere. Anche fallire una singola missione, perfino la più apparentemente irrilevante, avrebbe potuto determinare la sconfitta dei buoni e la morte di Manila... ma siete riusciti a salvarla, tutti insieme. E di questo l'amministrazione vi è particolarmente grata: non sappiamo come saremmo riusciti a superare la morte di Manila, nessuno di noi lo voleva veramente!
In compenso, adesso abbiamo un nuovo nemico: chi sarà mai la figura misteriosa dai lunghi ricci biondi che Celes ha scovato nascosta nelle profondità delle Lande, e che è stata causa di tutti questi disastri? Be', lo scopriremo - forse? - nella prossima edizione del COW-T :)
Nel mentre, i vincitori si godano la vittoria, e gli sconfitti sappiano che, se tutto è finito bene, è anche merito loro, per cui parte di quella vittoria spetta loro di diritto.
Dall'amministrazione grazie ancora per la vostra entusiasta partecipazione: ogni anno ci riempite il cuore e l'anima di bellezza, senza di voi saremmo niente <3 E non temete: i vostri ricchi premi (le straordinarie patacche di cui andiamo delirando da mesi) vi saranno consegnati non appena il nuovo sito di Lande di Fandom vedrà finalmente la luce, a breve, si spera.
Grazie ancora a tutti, e arrivederci all'anno prossimo! :D