Titolo: The walls forever hold me in
Fandom: Banana Fish
Personaggi: Lee Yut-Lung/Sergei "Blanca" Varishikov
Genere: erotico, angst
Avvertimenti: underage, age difference, one-shot, missing moment, biting
Parole: 2424
Note: Prima fic che posto da Aprile dell'anno scorso! Daje, sono contenta, e bless sto anime per avermi dato così tanti hint su sta ship sbagliatissima fra tutto il badwrong XD e fra l'altro ho in mente un'altra idea pure. Questa si tratta di una robina per il p0rnfest #12, il prompt è: Blanca/Lee Yue-Lung, "Smettila di essere così delicato quando mi scopi. E' un ordine."
Chiaramente dopo gli idilli di Free! dovevo per forza attaccarmi alla ship dal fandom deprimente. Poi vabbè, sarà il mio umore da circa un anno, che ci posso fare. Comunque bon, il disclaimer è il solito: sta cosa è scritta per divertimento, non approverei mai di una relazione del genere irl, non possiedo Banana Fish o i suoi personaggi, bla bla bla. Solite cose.
"Ti ho detto che non serve essere così delicato quando mi scopi, hai capito?" Yut-Lung sibila, tutto irrigidito.
Sergei ne ha vista tanta, di rabbia simile a questa, ci si è quasi completamente abituato. Somiglia tanto a quella di Ash. Ma questa è anche rabbia dal retrogusto diverso. È rabbia tanto forte e pervasiva che sfugge alla presa di una definizione, rabbia che diventa l’interezza di un io. L’ha vista soprattutto nel fango, nella mancanza di qualsiasi cosa. Nella convinzione che la vita fa schifo, che non migliorerà mai, che non ci sono possibilità di vederla cambiare, che non c'è una risalita nell'andamento della parabola e che continuerà sempre soltanto a scendere. L’ha vista nel campo di battaglia, negli angoli delle strade accucciata sotto delle coperte puzzolenti, o in chi beveva da solo nei pub suburbani, stringendo il bicchiere fra le dita con forza, senza accorgersi di quanto alcol avesse in corpo.
Ma non è strano nemmeno vederla nel giovane Lee Yut-Lung. Certo, è un ragazzino. Teoricamente, la sua vita è appena appena cominciata, ha così tante strade aperte davanti a sé. Potrebbe fare qualsiasi cosa, i mezzi non gli mancano. Se solo volesse, Sergei lo porterebbe a Marie-Galante, a mostrargli la spiaggia e il paese, a fargli sentire il caldo buono, aria pulita nei polmoni e sabbia granulosa fra le dita.
Ma sembra che Yut-Lung non voglia strade, o aria buona, o forse nemmeno un futuro. A volte, quando cammina in tondo a piedi nudi, facendo rimbombare ogni passo coi talloni di proposito, guardando solo a terra con in mano un calice di vino bianco, sembra che non voglia nulla all’infuori di tutto quello che l’ha reso una vittima per tutta la vita.
E in fondo si può anche capire - non è giusto. Un bambino non avrebbe dovuto vedere sua madre venire violentata con forza, fino a sanguinare, urlando come un animale, e poi uccisa - il tutto davanti agli occhi del bambino. Non è giusto. Altri bambini continuano a vivere con le loro madri, altri bambini non vivono con la mafia ai propri piedi e con pistole continuamente puntate alla testa. E non è giusto che lui e Ash siano così simili - anzi, quasi identici - ma Ash possa avere un pizzico di quello che Yut-Lung non ha mai avuto. No, dovrebbero essere uguali. Non è giusto, lo fa incazzare, perché Ash può guardare ad un altro e non avere il freddo nei polmoni, mentre il freddo è tutto ciò che Yut-Lung abbia mai conosciuto.
Ci ha provato e a volte ci prova ancora, Sergei, a dargliene un po’ di gentilezza. Certo, la prima volta che Yut-Lung gli ha chiesto di uccidere, l’ha fatto a cavalcioni su di lui, giocando le sue carte più vecchie e sbiadite, ed è stato difficile, rimanere seduto lì, con un ragazzino che si dondolava sul suo cazzo mentre gli ordinava con un sorriso squarciante di fare un lavoro preciso ma delicato. Non per il lavoro - uccidere ha smesso di turbarlo decenni fa - ma per la freddezza negli occhi di questo ragazzo, appena sedicenne, appollaiato su di lui completamente a suo agio. O così sembra, comunque. Non è difficile immaginare che, se potesse, Yut-Lung si staccherebbe dal proprio corpo completamente, per non dover avere a che fare con mani e lingue e oggetti infilati a forza dentro di lui. Non è difficile per niente.
Eppure, quando Sergei ci prova, a dargli un po’ di sollievo arruffandogli i capelli o con un sorriso, Yut-Lung pare sputare ancora più rabbia di prima. Ha insistito per notti intere, infilandosi a letto con lui, ma sfuggendo ad ogni tocco che non fosse strettamente necessario. E Sergei ha continuato a provarci. Forse ancora si stupisce, di quanto Yut-Lung sembri rifiutare qualsiasi cosa che non sia veleno. È un controsenso con un battito cardiaco, ed è bellissimo, e senza sapere bene quando Sergei si è trovato a lasciarlo fare. Quasi volentieri. Ha smesso di cercare di allontanarlo, l’ha toccato da sotto le lenzuola, ha sentito il suo corpo gracile tendersi, la sua pelle liscia e morbida scorrere sotto polpastrelli che sa essere molto più ruvidi. Yut-Lung, ogni volta, ha rifiutato le cose normali - i baci, le carezze - ma lui non è un ragazzo normale. Ha sempre preso il cazzo di Sergei in mano, pompando con impazienza, se l’è sempre spinto dentro ringhiando, sibilando, eppure ogni tanto si lasciava toccare, lasciava che le dita di Sergei gli passassero fra i capelli piano, lasciava che gli dicesse qualche parola prima di venire, per poi scappare subito, senza cerimonie o sguardi in più.
E ora che sta per andarsene, tutto sembra com’è di solito. Lo sa, il colonnello, che domani prenderà le sue cose e andrà via, e Ash è in pericolo serio, e ci sono civili innocenti di mezzo, e Yut-Lung sembra avere finalmente cominciato ad accettare che Ash non sarà mai il suo specchio e rivale, ma sembra anche aver deciso che il muro che ha creato attorno a sé non potrà fare altro che diventare sempre più alto e impenetrabile. Non conosce altro che quel muro e una luce irraggiungibile che viene solo dall’alto, una luce che diventa sempre più fioca. Non lo avvolgerà mai.
E quindi ci prova di nuovo. Lo conosce, quel muro, e sa quanto migliori le cose siano quando lo si distrugge.
Stringe il braccio attorno alla vita di Yut-Lung, poggiando la mano sulla sua guancia. E Yut-Lung si irrigidisce, con gli occhi che diventano sottili e taglienti.
“Blanca.”
Sergei non risponde, prende i suoi polsi e li trattiene sopra la testa di Yut-Lung, sul cuscino, con una presa decisa ma anche delicata.
“Blanca.” Yut-Lung ringhia, adesso, ma non piano per avvertire. Ringhia con una furia che già monta velocemente, e potrebbe trovarsi a gridare come è successo altre volte.
Ancora, Sergei sembra non sentirlo, ma poi lo guarda e parla, con la sua solita voce calma.
“Cosa c’è?”
“Smettila. È un ordine. ”
Tecnicamente Sergei non è più al suo comando, ma Yut-Lung ha già capito. Certo che ha capito. Ha passato mesi, forse, a combattere con tutte le sue forze per impedirglielo, per fargli smettere di trattarlo come fosse fatto di porcellana. Poteva anche mettere fine a questa serie di strani incontri notturni dei quali non hanno mai parlato, e dei quali non parleranno mai, ma forse è stata la possibilità di scegliere a trattenerlo in tutto questo - scegliere da chi farsi usare. Rimane comunque un atto disgustoso, ma poterlo scegliere da sé, poterlo controllare, forse è questo che l’ha attirato sotto le coperte, al caldo, con Sergei. E poi è sempre una bella sensazione, alla fine. Una delle poche che gli sono concesse.
Ma adesso si dibatte, come una bestiolina presa in una trappola.
“Levati.”
Sergei si ferma un attimo, lo guarda nel pallore di una luna appena appena accennata.
“Perché non vuoi farmi provare?”
Un po’ lo capisce, ma comunque rimane lo sconcerto.
Lo sguardo che Yut-Lung gli rivolge potrebbe anche essere una risposta completa, con virgole e punto conclusivo.
“Non voglio.”
Non gli è stata concessa da troppo tempo, la gentilezza. Non la conosce più, e poi si tratta di una sostanza pericolosa. Ha visto cos’ha fatto ad Ash, la gentilezza. Potrebbe ucciderlo, avvolgersi attorno a lui e renderlo molle, debole. Da quando è morta la mamma nessuno l’ha più toccato con dolcezza come faceva lei. E mamma è morta. Quel tocco non esiste più, e Yut-Lung ne è stato assolutamente consapevole fin dal giorno dopo, è stato il mondo a sbattergli questo fatto in faccia. La dolcezza non può più esserci, almeno non per lui. La rabbia si blocca in gola, tutti i muscoli del ventre si tendono mentre stringe i denti.
“Sei un assassino e non ti sto neanche più pagando. Non devi fare finta che ti freghi qualcosa di me. Piantala con questa cosa, scopami e basta.”
Sergei lo capisce, lo capisce fin troppo bene, ricorda perfettamente tutte le notti in cui la pensava allo stesso modo. tutte le notti in cui si ripeteva le stesse cose continuamente - però poi è arrivata Natasha, l’ha preso fra le mani e l’ha stretto a sé, e finalmente Sergei l’ha visto. Ha visto un grande buco aprirsi nel suo muro. Un buco dal quale poteva vedere qualcosa di più dei mattoni nella penombra - qualcosa di bello, forse di effimero, ma luminoso.
Ovviamente, non potrebbe fare la stessa cosa per Yut-Lung, il ragazzino si rifiuta. Ma Sergei ci prova lo stesso. Con la mano libera fa scorrere le dita lungo la sua guancia e il collo, piano, senza dire nulla. Ascolta ogni respiro, e per il momento quelli di Yut-Lung sembrano rallentare solo un po’, anche se i suoi pugni si stringono e tenta di liberarsi, senza risultato. Sergei è così grande e pesante, potrebbe benissimo schiacciarlo e farla finita così, forse.
Invece continua a toccarlo, appena; passa le punte delle dita su e giù per il collo, col proprio respiro che rimane stabile e calmo, poi accarezza la spalla ammorbidita dall’abito di seta per la notte, impaziente poi strofina la mano piano su e giù per il braccio, come a volerlo scaldare, rivelando la pelle un centimetro alla volta. Yut-Lung rabbrividisce, stringendo i pugni più forte, ma poi chiude gli occhi assumendo un’aria rassegnata. È un’espressione che finalmente ferma Sergei, costringendolo a parlare di nuovo.
“Lo odi così tanto?”
Yut-Lung stringe le labbra, prima di guardarlo di nuovo.
“Perché vuoi obbligarmi con questa cosa? Pensi che improvvisamente sentirò la forza dell’amore o qualche altra cazzata per sfigati?”
Lo dice con la voce più morbida e derisoria del suo repertorio, ancora con gli occhi chiusi.
A Sergei un po’ mancherà, questo giovane principe avvelenato.
“È il mio modo di salutarti. Voglio fare le cose a modo mio, per una volta. E visto che non mi stai più pagando, non devo più obbedirti.”
Yut-Lung rimane in silenzio per qualche secondo, nonostante la voglia di urlare che monta fra i suoi polmoni, e finalmente sospira.
“Va bene, fai come ti pare. Ci sono abituato, comunque. Basta che poi te ne vai.”
Sergei stringe le labbra sorpreso, esitando per qualche secondo prima di lasciare andare i polsi sottili del ragazzo che, ora, rimane immobile con gli occhi socchiusi che guardano altrove.
Blanca esita e si solleva, passandosi le dita fra i capelli.
“Okay.”
Perché ci sta provando, comunque? Non sono affari suoi. Il loro rapporto lavorativo si è concluso. Sergei non gli deve nulla, e Yut-Lung non deve nulla a lui.
Fa per scendere dal letto (potrà anche dormire sul divano, che in fondo è quasi più comodo del letto), ma inaspettatamente le dita sottili di Yut-Lung si stringono attorno al suo braccio. Se volesse, potrebbe liberarsi quasi senza alcuna difficoltà, ma si ferma e lo guarda, mentre il ragazzo comincia ad attirarlo a sé di nuovo.
“Aspetta. Lasciami essere egoista ancora una volta,” chiede pianissimo, e Sergei potrebbe anche fare finta di non averlo sentito; invece si stende di nuovo, accanto a lui. E Yut-Lung immediatamente striscia al suo fianco, prima di metterglisi a cavalcioni. I suoi occhi evitano con cura quelli di Sergei, ma lascia che le sue mani gli stringano i fianchi mentre inizia a muoversi, piano, chiudendo gli occhi per staccarsi da tutto il resto - ascoltando solo il suo corpo.
Sergei deglutisce: di solito Yut-Lung rimaneva sdraiato lì, sotto di lui, passivo, con lo sguardo fisso verso il soffitto. Adesso sospira, ondeggiando su di lui, e Sergei può avvertire bene il proprio corpo che reagisce, sente, si scalda. Dai fianchi le sue mani passano ad accarezzargli le cosce, per poi risalire sotto l’abito, avvertendo il calore che si intensifica, e geme fra i denti quando col bacino Yut-Lung prende a strofinarglisi contro, più veloce, quasi rabbioso; si appoggia alle spalle di Sergei e finalmente lo guarda, ansimando di già.
“Yue-Lung-sama...”
Yut-Lung sembra già non sentirlo, per qualche secondo continua a strusciarglisi addosso mentre lentamente gli si sdraia sopra, e Sergei con cautela lo avvolge fra le braccia ottenendo solo un grugnito di irritazione, ma Yut-Lung non si ferma.
Sentendo l’eccitazione montare, Sergei lo stringe con più forza, muovendo il bacino per rincorrere Yut-Lung, e poi sente un dolore acuto al collo e apre gli occhi, accorgendosi dei denti del ragazzo affondati nella sua pelle. E stringono, stringono forte, finché non sente la pelle rompersi e il dolore diventare molto più acuto, ma non si muove e non lo ferma. Non fa poi così male.
E Yut-Lung non sembra intenzionato a mollare la presa, neanche quando sente il sapore del sangue che gli invade la bocca; anzi, il ritmo del suo corpo aumenta, l’orgasmo incede verso il suo centro e la sua voce vibra quando rilascia un ringhio tremolante.
Quando finalmente si sente venire, tutti i suoi muscoli si tendono, la sua schiena disegna un arco... poi finalmente rilassa la mandibola e il dolore, per Blanca, si attenua.
“L’ho fatto perché piace a me, non farti idee stupide,” Yut-Lung chiarifica con la voce appesantita dagli ansiti, e Sergei lo guarda con un sospiro.
“Certo, boss,” risponde con pazienza. Solo il cielo sa quanta ne ha portata con questo ragazzino.
“Beh? Tu non vuoi venire?” Yut-Lung chiede, indicando l’erezione visibilissima da sotto il pigiama di Sergei.
“Non importa.”
“Cazzate.”
Blanca sospira, e poi ridacchia.
“Di solito non te ne frega niente che io venga o no, cos’è cambiato?”
Yut-Lung arrossisce, mettendosi seduto e prendendo un fazzoletto per pulirsi il bacino e fra le gambe.
“Niente, è una cortesia. Se vuoi andare a fare da solo vai in bagno, allora.”
Per un momento c’era stato un contatto, Sergei ne è sicuro. Per un momento, è riuscito a passare attraverso il muro che Yut-Lung ha innalzato, ed ora è rimasto fuori di nuovo. Chissà che starà accadendo, lì dentro. Chissà se Yue-Lung-sama l’ha sentito.
Certo, non sono affari suoi, il loro contratto è concluso. Ma quando esce dalla porta, nella notte, è un po’ difficile per Sergei pensare di stare abbandonando questo ragazzo a se stesso, circondato solo dal suo limite protettivo, molto probabilmente destinato soltanto alla rovina. Ma spera di averlo convinto davvero, quando gli ha detto che troverà compagnia sincera, qualcuno ad aiutarlo a buttare giù quella barriera, finalmente.
Guarda in alto, verso la finestra dove la luce è ancora accesa, e vede il viso di Yut-Lung che lo guarda dall’alto. Sergei fa un cenno con la mano, prima di stringersi nel cappotto ed entrare nella sua macchina.
Sarà improbabile, ma preferisce pensare che andrà così.