Titolo: Home
Fandom: Free!
Personaggi: Rin/Haruka
Genere: erotico
Avvertimenti: pwp
Parole: 465
Note: per la M2 della settimana 7 del COW-T, ovviamente con prompt "oceano" XD
C'è un oceano burrascoso attorno alle sue pupille, profondo e freddo quando il suo cuore tace; burrascoso, bollente quando urla senza dire una parola. L'oceano di Haruka ha lo stesso fascino delle profondità marine, e forse è da lì che viene, forse è lì in fondo che vuole tornare.
Rin ci ha guardato dentro più volte di quante vorrebbe ammettere, perché se lo facesse dovrebbe anche accettare di dire ad alta voce che dopo la prima volta non ne è mai più uscito.
In fondo tutto quello che ha fatto, da quando è stato battuto da quel ragazzino alle elementari, fino ad oggi mentre se ne stava dritto in piedi sul piccolo trampolino a capo della corsia, è stato solo rincorrere quegli occhi per farsi guardare, per chiedere di potercisi tuffare ancora, per poterlo esplorare e forse un giorno capire.
Ci ha provato per anni, Rin. Ha provato a decifrare i suoi silenzi, gli sguardi, l'ha anche tirato con la forza per la propria strada, ma Haruka è proprio come l'oceano - impossibile da controllare, da navigare, a volte è anche impossibile sopravvivere con esso. È una trappola, ma una che Rin ha stuzzicato ancora e ancora, forse cercando di vedere quanto alte le sue onde potessero diventare. È una sfida costante, quando entrambi stanno uno accanto all'altro, e poi si tuffano e nuotano diventando motore e volontà di andare più forte, più veloce.
E adesso Rin lo guarda ancora negli occhi, stringendogli le mani, baciandogli le labbra, ma con gli occhi fissa ancora le profondità del blu sotto di lui, appena velato di piacere, mentre si spinge dentro di lui, mentre si muovono insieme come se fossero scossi da tsunami concentrici, respirando forte l'uno sulla bocca dell'altro.
Rin è stato innamorato fin dall'inizio, si è promesso mille volte che prima o poi avrebbe afferrato quel mistero e l'avrebbe risolto. Si è detto per anni che l'avrebbe decifrato, che l'avrebbe posseduto. Eppure continua a scampargli, continua a non poterlo stringere fra le dita. Haruka è come l'acqua, scivola fra le dita, ma ora sono le dita di Rin a scivolare sulla sua pelle, ora, a toccare i suoi fianchi mentre continua a spingersi in lui, tendendosi, baciandogli il collo e poi la guancia e le palpebre, affondando in lui finché non ha più nulla da dare.
Gli occhi di Haruka si chiudono quando si inarca e viene fra i loro corpi, arpionando il lenzuolo con le dita, e quel momento pare il culmine di una tempesta sul mare, prima che torni la quiete.
Rin lo guarda ancora, guarda le sue guance rosee per lo sforzo e forse l'emozione, e quando Haruka torna a fissare gli occhi nei suoi finalmente se ne rende conto - dentro i suoi occhi non c'è mai stato nient'altro che Rin.
Titolo: Some nights
Fandom: Free!
Personaggi: Nagisa, Haruka
Genere: angst
Avvertimenti: AU, in inglese
Parole: 552
Note: torno al verse di
questa fic della settimana 5, di nuovo col prompt "oceano" come sopra.
Once he would never have said something like this, especially when he arrived here, but after all the desert is a bit like an Ocean. Haruka would know: the Ocean is where he used to live, the Ocean is all he'd known before a few years ago. Sometimes that place, that Palace, even reminds him of home. The dunes sometimes look like tall waves frozen in a moment that lasts hours, and at night when the sky is almost too dark to see, the sand will almost have the same color of that clear water he was torn from.
There is no reason to compare the two, they would probably say. But whenever he comes out here, at nigth, sometimes he can still hear it, the quiet splash of the waves against the beaches of his island. Sometimes he can still smell it, the scent of salt in the air. Sometimes the only reason for soldiering through the day is being here at night, just like now, thinking of the Ocean they stole him from.
The sky is clear tonight, and the cold blows from the west, but Haruka sits by a small wall, the execution spot, looking down at the enormous space between his feet and the ground. He used to think maybe his last moments should be all about diving in that boiling hot ocean. Maybe dying in the desert would not feel so different from drowning in his sea back at home.
But lately something changed. Something new was brought here, and he's sitting right next to him. Nagisa's soft face got hard after a few months serving the Sultan, but whenever they sit here, looking towards the places they lost, his expression seems to go back in time. To the first days Nagisa was here, trying to make as many friends as he could. Haruka thought there was something suspicious in how chipper the boy sounded, but the first time they met here he finally understood.
They are not that different, the two of them. They are both surviving in the deep hopes of finding something worth not diving in the sand for. For Haruka, the boy's friendship seems to be enough, now. Maybe Nagisa survives for nights like these, when there is a chance of being understood.
And then a sandstorm begins, quiet at first and violent next. Haruka covers his face with a thin scarf but Nagisa won't - he gazes to the horizon through the sand trying to whip his face, with his eyes narrow as he inhales.
"Home," he says softly, and Haruka can see the longing and sickness written all over his face. "Smells like home."
He used to reach out, to draw his arm forward with his fingers trying to touch that far away line, but he does not even do that now. He just calls home, over and over. He did not give up, maybe he never will, he comes here so many nights despite the cold air and just looks, tells Haruka stories of his village and listens to the tales of the ocean and islands Haruka used to live among.
Some nights, sitting there in the dark with someone who'll listen is enough. Some nights, speaking and being understood is enough.
Some nights, that's all that keeps them alive.