» Everything for some attentions
« Ferma, mi stai facendo male! » urlò Jiraya quando Tsunade posò il cotone imbevuto di disinfettante sul suo braccio. La giovane storse il naso e rivolse gli occhi al cielo, esasperata.
« Ma guardati, grande e grosso come sei fai ancora tante storie per un taglietto. Sei proprio un bambino» lo rimproverò. « Non ti vergogni? ».
«Per niente» rispose candido.
In effetti cominciava a sentirsi parecchio ridicolo, seduto come un moccioso sul lettino dell’infermeria mentre lei lo guardava con compassione.
« Non è che potresti usare il chakra? Rapido e indolore » le chiese, affondando le unghie nel sottile materasso.
Tsunade corrugò le sopracciglia, allungando una mano per prendere il tubetto della crema cauterizzante.
Per quel giorno non erano state previste missioni, quindi si era solertemente offerta volontaria per il turno in ambulatorio; il delicato tepore estivo sembrava aver contagiato perfino i nemici, che non attaccavano da settimane. La situazione ai confini era particolarmente calma, tenuta sotto controllo da poche squadre di ninja.
Tranquilla, è così che Tsunade avrebbe descritto quella giornata… fino a pochi attimi prima. Dopo aver curato la signora Tanaka, feritasi mentre affettava le carote per il pranzo, aveva aperto la porta fiduciosa, aspettandosi un genin con un braccio rotto o un bambino con il raffreddore.
E invece aveva trovato lui. Con un ginocchio sbucciato.
La reazione naturale sarebbe stata prenderlo a pugni, ma la sua professionalità aveva avuto la meglio. Senza fare una piega l’aveva invitato ad entrare, facendolo accomodare sul lettino. Poi, sempre seria, aveva iniziato a curare la sbucciatura con acqua ossigenata e cotone.
« Almeno potresti darmi un lecca-lecca… ».
« Jiraya, non hai cinque anni! ».
« Ma tu prima hai detto che sono un bambino» le ricordò. «A loro dai pure le caramelle ».
« Scordatelo! ».
« Scommetto che hai dato un lecca-lecca perfino alla signora Tanaka ».
« Jiraya, no! » tuonò minacciosa.
« Andiamo, Tsunade… » la supplicò. «Sono certo che li nascondi nell’armadietto accanto ai cerotti ».
La ragazza scosse la testa.
« Qui non c’è nemmeno l’ombra di un lecca-lecca. Rassegnati».
« Naa a» esclamò lui, scettico. « Non ti credo ».
Con un balzo scese dal lettino, avvicinandosi pericolosamente all’anta del suddetto armadietto.
« Ti consiglio di fermarti se hai cara la vita » lo avvisò Tsunade.
Jiraya rimase immobile, con un rivolo di sudore freddo che gli colava lungo una tempia. Anche se non la vedeva, era sicuro che la ragazza sostasse dietro di lui con un pugno minacciosamente alzato.
Il che non si scostava troppo dalla realtà.
« Qui-non-ci-sono-lecca-lecca».
« Allora avrai dei cioccolatini! ».
« No, nemmeno cioccolatini » rispose Tsunade, imponendosi di mantenere la calma.
« Giura ».
« Io non giuro per cose così stupide!».
« Allora ci sono! ».
« No! ».
« Giuralo! ».
« Lo giuro! » sibilò esausta.
Jiraya assunse un’aria delusa.
« Dovevi dirmelo prima che non ci sarebbero stati manco i cioccolatini» disse melodrammatico.
Tsunade corrugò la fronte e lo fissò avviarsi verso la porta.
« Beh, mi spiace » lo liquidò, spiccia e per nulla dispiaciuta.
« …in tal caso avrei evitato di sbucciarmi il ginocchio di proposito per venire a farti compagnia !» concluse lui con spacconeria, lanciandole un sorriso storto prima di sparire oltre la porta.