Titolo: Sin City: the new Night Club Fandom: Hetalia: Axis Powers Personaggi: Gilbert Beilschmidt (Prussia), Francis Bonnefoy (Francia), Antonio Fernandez Carriedo (Spagna), Feliciano Vargas (Italia del Nord), Ludwig Beilschmidt (Germania). Lovino Vargas (Italia del Sud) piccola comparsa. Genere: generale Avvisi: OOC Rating: Safe Conteggio parole: 4025 Note: scritta per l'unica missione della quinta settimana del Cow-T 5, di maridichallenge, con il prompt "Sin City".
[Sin City: the new Night Club]Da vari giorni, Ludwig era diventato strano: nonostante non abbandonasse mai il suo modo di fare molto severo, sia con se stesso che con gli altri, c'era qualcosa di strano e Gilbert, suo fratello, non lo capiva. Era solito uscire la mattina presto a correre: si, quella era una cosa che faceva, quindi fin qui non c'era nulla di strano. Finito l'allenamento mattutino, rientrava a casa, si faceva la doccia e si preparava per gli eventi lavorativi di quella giornata che, potevano andare dall'incontrare il cancelliere tedesco, a qualsiasi altra cosa potesse essere importante per la nazione. Non aveva un orario esatto a cui rientrava: poteva essere relativamente presto, come anche molto tardi; tutto dipendeva dal cumulo di lavoro che si ritrovava a dover affrontare: per non parlare del fatto che, era risaputo da ttutti, era uno dei rappresentanti più meticoloso e ligio al dovere, tra tutti. Per Gilbert non era affatto strano vederlo rientrare ad orari improponibili: nonostante fosse il fratello maggiore, di certo non gli chiedeva ogni giorno se fosse rientrato appena finito il lavoro o se si fosse intrattenuto con qualcuno: non erano affari suoi in fin dei conti. Erano entrambi mooolto grandi, quindi ognuno responsabile per se stesso, anche se capitava spesso e volentieri, che Gilbert si cacciasse in qualche piccolo guaio, ma non era nulla di che: in fin dei conti, come nazione vera e propria era morto vari anni prima. La cosa strana era iniziata qualche settimana prima: anche se Ludwig tornava relativamente tardi la sera, si faceva una doccia veloce, per poi cambiarsi d'abito, prendere una borsa contenente chissà cosa e, dopo aver cenato abbastanza in fretta, tornava ad uscire. Gilbert non lo aveva mai visto così occupato: a momenti non aveva nemmeno il tempo di cenare, prima di dover uscire di nuovo e il motivo di tutta quella frenesia, lo interessava molto: voleva capire cosa ci fosse che non andasse o comunque quale fosse il motivo di quel comportamento. Deciso a parlargli per una volta, attese pazientemente uno dei rari giorni in cui rientrava a casa ben prima dell'ora di cena; voleva affrontarlo e scoprire cosa ci fosse sotto, per semplice curiosità, mica per altro... Sapeva benissimo che aveva una relazione con Feliciano, Italia del Nord, ma dubitava fortemente che fosse quello il motivo: ne avevano sempre parlato e non vedeva perché, tutto d'un tratto, il fratellino avrebbe dovuto nascondergli qualcosa riguardante quella relazione. Che avesse fatto lui stesso qualcosa di sbagliato verso Ludwig e il più piccolo stesse tentando di evitarlo il più possibile? No: anche quello gli sembrava razionalmente fuori discussione, dato che avrebbero cercato di chiarire tutto in fretta; faticavano molto a tenersi il broncio a vicenda o a non parlarsi per un po' di tempo. Si mise sul divano del soggiorno della grande casa del fratello minore e accese la televisione: sicuramente l'altro si sarebbe lamentato del fatto che fosse seduto davanti allo schermo, invece di fare altro che potesse essere anche solo vagamente importante. Stava facendo zapping tra i vari canali delle emittenti tedesche, ma non trovava veramente nulla che potesse realmente interessargli, quando sentì finalmente la porta di casa aprirsi. Sentì i passi inconfondibili Ludwig varcare la soglia e indugiare oltre essa, mentre si chiudeva la porta alle spalle; lo sentì sospirare, quando le voci provenienti dal salotto: lo vide raggiungerlo e gli sorrise.
"Herzlich Willkommen, Bruder!" lo guardò con un lieve ghigno sul viso: da come gli si era appena approcciato sembrava che l'altro fosse stato lontano da casa per molto tempo, ma adorava salutarlo così quando rientrava. "Hallo, Bruder" rispose Ludwig al saluto del maggiore, andando a spegnergli la televisione, senza troppi complimenti. "Lo sai che non voglio che ti piazzi davanti a questa scatola." si, anche se era il più piccolo tra i due, Ludwig non si preoccupava minimamente di rimproverarlo quando ne vedeva la necessità. "Vedo che sei severo come al solito, riguardo a questo, eh?" lo provocò un po', stiracchiandosi le braccia e allungando i piedi sul tappeto. "Certo che lo sono! Ti fa male e poi... Dovresti fare qualcosa, non stabilirti qui a casa mia e vedere costantemente la televisione: ti fa male." se ne andò in cucina e notò compiaciuto, che aveva pulito tutto e gli aveva dato una mano. "Ti ringrazio per aver fatto ciò che ti avevo chiesto." sulla faccia da duro, comparve un sorriso, che raramente regalava alle persone: lui però era speciale; era suo fratello dopo tutto. " Di nulla, Bruder: lo sai che farei di tutto per te, quindi... Tornando al discorso visione: l'avevo appena accesa e stavo facendo zapping, dato che non trovavo nulla di importante. Smettila di essere così severo con me." sospirò lievemente, seguendolo infine in cucina, per poi prendere una birra dal frigorifero. "Ne vuoi una anche tu?" gli chiese, prima di richiuderlo. "Ja danke, Bruder" Ludwig si sedette in modo del tutto composto al tavolo della cucina, aspettando che il fratello aprisse la bottiglia. Appena gli venne passata, la prese in mano e ne bevve subito un sorso. "Ach... Mi stavo per dimenticare di avvistati che oggi non Ceno a casa: esco con Italien" buttò lì, prima di bere un altro sorso, quasi a nascondere il rossore che gli aveva appena imporporato le guance. Gilbert gli passò la bottiglia di birra, sedendosi al di là del tavolo rispetto al minore e lo fissò, bevendo qualche sorso, prima di rispondergli. "Per me non c'è alcun problema: oggi volevo giusto uscire con Frankreich e Spanien: dato che esci anche tu, allora ne approfitto." di solito non gli piaceva lasciare che l'altro cenasse da solo, quindi quando era possibile, mangiavano assieme. "Prima che tu esca, però: mi toglie resti una curiosità?" alzò lo sguardo su di lui e lo fissò dritto negli occhi, ricevendo il cenno di assenso da parte dell'altro. "Ho notato che, ultimamente, dopo cena ti fai una doccia veloce ed esci, senza tornare se non molto tardi... Lo so che non sono affari miei, ma... Dove vai?" come aveva appena detto, non erano di certo affari suoi, ma si preoccupava per lui, anche se era certo che non ve ne fosse la necessità. "... Apprezzo il fatto che ti preoccupi per me, Bruder, ma fidati: non c'è il bisogno." eluse volontariamente la domanda: come poteva dirglielo? Probabilmente avrebbe riso di lui per un bel po'. "Non sono mai tornato ferito o cose simili, quindi..." cercò davvero di convincerlo che non serviva tutta quel l'apprensione: era davvero inutile. "Mh... Mi nascondi qualcosa? Lo sai benissimo che puoi parlarmi di qualsiasi cosa: non aver paura, Bruder; di qualsiasi cosa si tratti, non mi metterei mai a ridere, se riguarda te." era serio: estremamente serio. "In ogni caso, se non vuoi dirmelo, va bene lo stesso."
Si alzò senza aggiungere altro e prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni che indossava, per chiamare Francis e Antonio: se usciva con loro non avrebbe di certo pensato ai segreti che teneva nascosto suo fratello e forse era meglio così. Non se l'era presa per quel rifiuto, anche se... Va beh, faceva nulla: non voleva parlarne, quindi doveva farsene una ragione e smetterla di pensarci. Andò nella propria camera e si sedette sul letto, componendo il numero di Francis, aggiungendo alla chiamata anche Antonio, così non avrebbe dovuto fare due telefonate uguali.
"Ragazzi, dato che mio fratello stasera non c'è a cena, che ne dite di andar fuori anche noi? Kesese" chiese, senza preamboli, appena sentì le voci di entrambi. "Dopo cena pensavo di andare in un Night Club che è stato apetto da poco... Si chiama Sin City" disse con nonchalance, ignaro del fatto che Ludwig lo avesse seguito e lo stesse ascoltando. - No, ti prego... Andate da qualsiasi parte, ma non al Sin city... Francis, Antonio: declinate quell'invito. - Ludwig lo aveva sì seguito, ma fermandosi ad ascoltare, non credeva di sentire quelle cose. Ora stava letteralmente pregando tutti i Santicche conosceva, dato che, se i tre fossero andati proprio in quel Night Club, lo avrebbero visto e sarebbe andato tutto all'aria. "Per me non c'è problema, querido, va benissimo sia la cena fuori, che il Night Club nuovo: dobbiamo assolutamente provarlo." Antonio, che di movida ci viveva, era chiaramente più che d'accordo: chi altri poteva esserlo, se non lui? "Anche per me va bene... Ci troviamo alle 20:00? Solito posto?" chiese Francis, sorridendo, anche se gli altri due non potevano vederlo; si prospettava una serata davvero divertente con Antonio e Gilbert: con loro due, ogni serata lo era: in fondo erano il Bad Touch Trio. "Kesese, perfetto! Il Magnifico Me sarà lì in perfetto orario: peggio di un orologio svizzero! Vedete di mettervi qualcosa di particolare, per il Night Club: credo che potremmo divertici non poco, questa sera." ridacchiò leggermente. "Il Magnifico Me si va a cambiare... A dopo."
Gilbert chiuse la chiamata ed appoggiò il cellulare sul comodino, andando a farsi una doccia in tutta tranquillità. Non immaginava minimamente ciò che aveva scatenato nel fratello minore: un'ansia di proporzioni assurde, che lo stava letteralmente divorando in quel momento, dato che aveva intuito che i tre si sarebbero presentati al Sin City, nel giro di qualche ora. Quando Gilbert uscì dalla doccia, tornò in camera con solo un asciugamano alla vita e si mise a cercare qualcosa di adatto da mettersi: non doveva dargli fastidio, nè impedirgli i movimenti, così optò per dei jeans color panna, una camicia maniche lunghe e sopra un cappotto nero, con una sciarpa azzurrina, che gli avrebbe tenuto naso e gola al caldo, date le temperature rigide che si registravano fuori. Ludwig nel frattempo, era nel panico: era vero che sarebbe uscito con Feliciano, ma poi sarebbe andato proprio in quel Night Club, a lavorare. Si morse un labbro, andando in camera propria, per prepararsi all'uscita: non doveva preoccuparsi del fratello, in quel momento. Si vestì in modo abbastanza elegante, prendendo come al solito la borsa, dove metteva sempre i vestiti per il lavoro; doveva pur sempre vestirsi da donna ed era quello che lo preoccupava di più: aveva seriamente paura che il fratello lo riconoscesse e che poi sarebbe successo qualche casino, di cui non aveva minimamente idea. Cercò di rilassarsi e andò dal fratello.
"Io vado allora... Ci vediamo domani" gli sorrise, osservando come si era vestito: quei vestiti gli stavano davvero benissimo. "Anche questa sera rientri di notte? Va bene comunque, a domani" Gilbert alzò lo sguardo su di lui, dopo aver indossato anche la giacca. "Già... Vado a dormire da Italien" rispose il minore, mordicchiandosi il labbro con fare nervoso: odiava mentirgli, ma non poteva far altro in quel momento: lo avrebbe preso in giro per il resto dell'Eternità, dato che loro non erano comuni umani. "Va bene, per me non è un problema. Buona serata allora"
Lo osservò andarsene e lui prese chiavi e portafoglio, ormai pronto per uscire: gli bastavano solo le chiavi della moto ed era a posto. Le prese dal mobiletto posto vicino alla porta d'entrata, per poi andare in garage, dove era parcheggiata la moto; vi andava spesso e volentieri e la riteneva molto comoda, anche se la macchina era decisamente meglio, per lo meno quando pioveva. Indossò il casco allacciandolo per bene e si mise in sella, sospirando: non riusciva a non pensare al fratello; per quella sera però doveva solo divertirsi, non pensare a lui. Mise in moto, imboccando la via adiacente alla casa del fratello, diretto verso il centro: a conti fatti, ci avrebbe impiegato solo una quindicina di minuti; non era molto distante dal centro. Si godette il viaggio in moto, parcheggiandola alla fine e si tolse il casco, posandolo nel baule della stessa; si appoggiò per un attimo contro la sella e si ravvivò i capelli, che si erano spettinati a causa della protezione. Si avviò al ristorante giusto qualche minuto dopo e trovò i due compagni già lì.
"Kesese, spero che il Magnifico Me non vi abbia fatto aspettare, Francis, Antonio!" li salutò, appena arrivato davanti a loro. Si tolse i guanti che aveva indossato per evitare di congelarsi le mani, nel tragitto. "Ma cherie, siamo qui da due minuti, sei in orario" disse Francis, ridacchiando divertito: erano belle quelle rrimpatriate che facevano spesso e volentieri. "Come ha detto Francis, non sei in ritardo: non ti porre problemi. Vamos?" di certo non era al massimo se restavano li fuori al freddo a parlare, quando potevano farlo tranquillamente nel ristorante, in attesa della cena. "Ja! Io approvo in pieno. Seguite il Magnifico Me!" disse Gilbert, avviandosi, come un vero e proprio condottiero, all'interno del ristorante. "Buona sera, ho prenotato un tavolo per tre a nome Beilschmidt." non che ci fosse bisogno che sottolineasse a nome di chi era stata fatta la prenotazione: ormai erano clienti più che abituali. "Buonasera. Certo, seguitemi: dato che siete ormai dei clienti abituali, vi abbiamo riservato lo stesso tavolo di sempre; spero che a voi non dispiaccia." disse con fare molto cortese, il cameriere, mentre faceva strada ai tre. "Per noi non è affatto un problema: la ringraziamo invece per questo trattamento: un tavolo qualsiasi sarebbe andato bene, ma non ci lamentiamo di certo del solito." disse, sogghignando lievemente. "Kesese, grazie mille."
Aggiunse infine, sedendosi per primo al tavolo, seguito dagli altri due. Il cameriere diede loro tre menù e scelsero piatti tipici loro: Goulaschsuppe Gilbert, bouillabaisse per Francis e paella di carne per Antonio. Dopo aver ordinato, si misero a parlare del più e del meno, prima che Gilbert si mettesse a parlare del fratello.
"Kesese: ditemi una cosa: a voi sembra che mio fratello sia strano, o in qualche modo diverso?" lui aveva a che fare con lui praticamente ogni giorno e magari notava meno cose rispetto agli altri. "Qualcosa di diverso in lui? Mh... Non ci ho fatto caso: a me sembra che durante i meeting lui è come al solito, non so al di fuori di essi." esordì Francis, appoggiando i gomiti sul tavolo e posando la testa sulle mani. "Perché ce lo chiedi? Credi che ci sia qualcosa che non va in lui?" l'intonazione della voce del francese si fece preoccupata: non era da Gilbert chieder loro se avevano notato qualcosa di strano in suo fratello. "Niente di particolare, solo che negli ultimi giorni sembra strano... Torna a casa nel pieno della notte, spesso verso le cinque o le sei di mattina e se provo ad affrontare l'argomento con lui, mi liquida dicendo che va tutto bene." mormorò Gilbert, mettendosi comodo. "Sono sicuro che mi sta nascondendo qualcosa, ma non riesco a capire proprio cosa sia." scrollò lievemente le spalle. "Forse sono solo io che mi faccio paranoie del tutto inutili: mi posso fidare di lui e so che non si metterebbe mai nei guai; quindi posso stare tranquillo, anche se sono più che certo che lui mi stia nascondendo qualcosa; che sia importante o no, per me non cambia nulla: vorrei solo che lui si faccia avanti e mi dica ciò che lo affligge, ma lui non sembra dello stesso avviso. Sto forse sbagliando a preoccuparmi così tanto?" li guardò, un po' in ansia: non sapeva davvero che pesci pigliare e la cosa lo faceva andare su tutte le furie. "Gilbert: ci sar sicuramente un motivo e se non te lo vuole dire, forse non se la sente, per il momento. Sappiamo benissimo quanto ci tieni a lui, ma seriamente: ti stai sicuramente facendo solo pare mentali." cerco di tranquillizzarlo Antonio, sorridendogli apertamente. "Appena se la sentirà, te ne parlerá: non dovresti cercare di forzare i tempi, di qualsiasi cosa si tratti." dato che era seduto vicino a lui, gli posò una mano sulla spalla, per tranquillizzarlo. "... Avete ragione: la devo smettere di essere così in ansia e continuare a chiedermi perché si comporta così; grazie ad entrambi."
Poco dopo arrivò la loro cena e man mano, tutti e tre iniziarono a mangiare con gusto: quel ristorante era l'unico, a loro conosciuto, che cucinava tutte e tre quelle specialità in modo a dir poco perfetto; in fin dei conti era un ristorante multi etnico, cne serviva le tre cucine in modo impeccabile: sapevano benissimo che si erano presi il lusso di annoverare, tra il loro staff, tre cuochi di fama mondiale, provenienti pproprio dalla Germania, Francia e dalla Spagna. Quello spiegava il motivo per cui, qualsiasi delle tre cucine tu ordinassi, le cose erano buonissime; stranamente finirono quasi in contemporanea e, appena il cameriere passò a ritirare i piatti, loro lo ringraziarono e si alzarono, andando a pagare, prima di uscire dal ristorante. La serata però non era minimamente finita: dovevano andare al "Sin City": io nuovo Night club che aveva aperto da poco; si sarebbero sicuramente divertiti moltissimo e chissà... Magari anche in un altro senso, non solo a ballare o cose simili. Si incamminarono vicini, per la lunga via: il nuovo Night Club era sorto proprio in fondo ad essa e ci impiegarono poco meno di cinque minuti ad arrivare, con il loro passo costante, ma lievemente veloce. Appena arrivarono, vi si infilarono con molta velocità, per sfuggire al freddo pungente che c'era fuori: l'atmosfera era alquanto surreale e il locale era ben riscaldato. Andarono a sedersi a uno dei tavolini presenti: non ve ne erano molti di liberi; il locale era già bello pieno e sembrava decisamente famoso, nonostante avesse aperto da poco più di due settimane. Si tolsero le giacche, appoggiandole alle sedie, mentre i camerieri non facevano altro che girare per i tavoli a prendere le ordinazioni: due ragazzi si avvicinarono al loro e si fermarono al tavolo.
"Desiderate qualcosa da bere?" chiese il più giovane dei due: quella voce però era alquanto nota al trio: uno ad uno, alzarono lo sguardo e notarono che era effettivamente Feliciano. "Io... Prendo un Martini" annunciò Gilbert, mordicchiandosi un labbro: era davvero Feliciano, o se lo stava immaginando? Per non parlare di come era vestito... Un vestito da cameriere cortissimo, più che altro come quelli per donne, che lasciava ben poco all'immaginazione, soprattutto perchè il sedere di Italia era completamente esposto; non credeva davvero che suo fratello avesse acconsentito a quella cosa... "Per me del vino bianco e per lui, della Sangria, grazie" disse Francis, squadrando i due camerieri con non poco interesse, mentre Antonio fissava Lovino con fare stralunato: che ci faceva li? "Perfetto, vi porteremo il vostro ordine quanto prima... Vi auguriamo una buona serata e che vi godiate lo spettacolo di lap dance." Feliciano con un inchino si allontanò dal tavolo, lasciando i tre da soli. "Kesese, dite che Italien hanno dei sosia?" chiese Gilbert, cercando di non pensare seriamente a quella cosa: Feliciano, che faceva il cameriere in un Night Club? Per di più: dov'era finito suo fratello? "Ma... Non credo: entrambi erano uguali a quelli che siamo abituati a vedere ogni giorno, quindi lo dubito fortemente" intervenne Antonio, osservando la schiena di Lovino che si allontanava, seguendo Feliciano. "Non mi aspettavo di certo che si fossero messi anche a lavorare qui: il nostro lavoro non è di certo dei più semplici... Dove trovano la forza anche per questo?" chiese a mezza voce Francis, spostando lo sguardo alle ragazze che ballavano la lap dance sul palco. "Dite che quelle sono tutte ragazze? Quella che sta ballando più verso la nostra direzione mi sembra... Strana" disse infine, fissando la stessa dritto negli occhi. Sia Antonio che Gilbert spostarono lo sguardo sulla ragazza appena nominata da Francis ed annuirono entrambi. "Sembra più un maschio, travestito da donna" commentò Gilbert, sospirando. In quel Night club c'era veramente gente strana. "Per di più..." iniziò a dire, dopo un'attenta occhiata. "Forse è solo una mia impressione, ma mi sembra molto agitata e nervosa, ora che la stiamo fissando: non ha più le movenze che aveva fino a qualche momento fa." al suo occhio non sfuggiva praticamente nulla. "Hai ragione... Forse la stiamo mettendo in soggezione per qualche motivo?" azzardò a chiedere Antonio, spostando infine lo sguardo su Feliciano che stava tornando con le loro ordinazioni. "Muchas gracias" si lasciò sfuggire, prendendo il bicchiere di sangria, sorseggiandola in tutta tranquillità. "Non lo so e non lo voglio sapere, non dopo aver visto chi lavora qui" mormorò Gilbert, mentre Feliciano era ancora lontano, per sua fortuna. "Danke" disse infine, prendendo il proprio aperitivo, cosa che fece anche Francis.
Videro la presunta ragazza scendere dal palco ed avvicinarsi al loro tavolo, sedendosi sulle gambe di Prussia e fissarlo dritto negli occhi, facendo qualche movimento sexy. Sembrava un chiaro invito a toccarla e tutto, ma Gilbert non mosse un dito: riconosceva fin troppo bene quel colore degli occhi. Deglutì a vuoto, cercando di mantenere un certo contegno, mentre la tipa lo prendeva per il colletto e lo avvicinava alle proprie labbra.
"Seguimi" gli bisbigliò all'orecchio, lasciandolo andare prima di alzarsi e aiutarlo a fare lo stesso; sapeva che Gilbert aveva capito, quindi voleva parlargli a quattr'occhi, cosa che non potevano fare lì. "OK..." rispose semplicemente Gilbert, alzandosi a sua volta e seguendo quello che, ormai l'aveva capito, era suo fratello. Era una maschera: non mostrava nessuna emozione in quel momento, ma era letteralmente shockato. "Eccoci, entra." lo portò di sopra e si fermò davanti ad una stanza, aprendone la porta. Aspettò che il maggiore entrasse, entrando a sua volta, per poi chiudere la porta a chiave. Gilbert andò a sedersi sul letto, sospirando: quindi era quello che lui gli teneva nascosto? "Puoi foglietti almeno la parrucca, ora" si limitò a commentare, cercando di mantenere un tono di voce calmo. "Bruder... Lascia che ti spieghi." gli disse Ludwig, togliendosi la parrucca e la maschera da donna che indossava. "Io... Avrei dovuto dirtelo, lo so; però non ho mai avuto le palle di farlo! Ho pensato più volte a un modo per dirtelo, ma ogni volta non trovavo le parole giuste e avevo una paura assurda che tu te la saresti presa con me, o peggio: che saresti scoppiato a ridermi in faccia." ammise, abbassando lo sguardo alle proprie scarpe: si sentiva uno stupido. "Ho cercato più volte di parlati, di chiederti il perché di questo tuo atteggiamento misterioso negli ultimi giorni e ora capisco. Non avevi le palle di venire a dirmi." si fermò per un attimo, sospirando. "Ehi, Bruder! Sai, ora lavoro anche al nuovo Night Club: mi travesto da donna e ballo la lap dance!" chiuse gli occhi, portandosi una mano tra i bianchi capelli. "Bel fratello che ho" disse con un leggero ghigno, anche se quella frase non suonava affatto ironica. "Io... Mi dispiace moltissimo: ho tradito la tua fiducia, avrei dovuto dirti da subito la verità.." non sopportava litigare con il fratello: gli dispiaceva fin troppo. "Anche se è successo questo, il nostro rapporto non cambierà, vero? Non mi odierai per avertelo nascosto, giusto?" in quel momento per lui era quella la cosa più importante: Gilbert era sempre stato un idolo per lui e deluderlo, era l'ultima cosa che avrebbe voluto mai fare in vita sua. "Ci sto soffrendo per questo, ma lo accetto: avresti potuto avere le palle di venirmi a dire come stavano le cose, ma fa nulla; ti perdono comunque." ghigno. "Ritieniti fortunato che il Magnifico Me ti perdona!" si alzò dal letto, lasciando dei soldi sul comodino. "Immagino che quando portate qualcuno qui, vi facciate pagare... Spero bastino questi. Ci vediamo domani."
Uscì dalla stanza e Ludwig restò fermo per un attimo: era felice che Gilbert non fosse arrabbiato con lui, anche se un po' gli dava fastidio che lo avesse pagato, nemmeno lo considerasse una troia. Prese i soldi e tornò di sotto, notando che Gilbert era tornato al tavolo, ma non sembrava che avesse raccontato agli altri due ciò che era successo; di quello gli sarebbe stato immensamente grato. La serata proseguì bene, tra alcolici, balli e quant'altro. Il giorno dopo, Gilbert si svegliò nel proprio letto con un gran mal di testa, credendo di aver realmente sognato tutto quello: non era davvero possibile che Ludwig si fosse abbassato a fare un lavoro simile: non era proprio da lui. Quando però prese il cellulare in mano e notò un messaggio da Antonio, che lo ringraziava per la serata, capì che non se l'era sognato; tutto quello era estremamente vero.