Ci sarebbero cose da scrivere, però non sono così importanti, o forse non sono così interessanti, o forse ancora non ho tempo e sto guardando un programma tv decisamente figo. Però ieri sera mentre leggevo un celebre giornaletto vecchio di qualche anno, ho trovato una fiaba molto bellina che mi ha fatto un pò pensare. Mi è piaciuta e ve la mollo qui. Prego maschera spegnere le luci, in piedi il sipario, silenzio in sala, spegnete i cellulari, e godetevi lo show.
C'era una volta, ed ora per fortuna non c'è più, un piccolo regno chiamato Uripù. Il re di quel minuscolo stato, Zottesta, era conosciuto in tutta l'antichità per la sua smisurata forza. Era capace infatti di demolire con un solo pugno un palazzo intero ed il suo divertimento preferito era lanciare cavalli per aria. I sudditi erano molto legati al loro re. Egli infatti li aveva incatenati quasi tutti per costringerli a costruire torri e casematte che poi si divertiva a far crollare per dimostrare agli ospiti stranieri la sua potenza.
Il malcontento tra i sudditi aumentava di pari passo con l'aumentare delle "passioni" del re. Questi infatti aveva preso di mira anche i ponti, le dighe, le scuole, gli ospedali...
Un giorno, mentre tornava da una battuta di caccia indetta in onore di un sovrano vicino. Zottesta incontrò un suo contadino che stava trascinando un carretto carico di erba medica. Il re domandò al villano:
"Che stai facendo?"
Quello inchinandosi rispose:
"Porto da mangiare alle mucche Maestà"
Il re allora, per stupire ancor di più il suo seguito, scese da cavallo e, dopo averlo lanciato per aria, come al solito, disse al contadino:
"Ci penso io!"
A grandi passi entrò nella stalla ma...non portò da mangiare alle mucche, ma bensì le mucche a mangiare, a braccio. Tutti gli ospiti erano senza parole ed il re, esaltato da tanta meraviglia, per la contentezza colpì con un poderoso pugno la stamberga dell'agricoltore, facendola crollare. Il contadino, vedendo la sua abitazione ridotta ad un cumulo di macerie e gli animali pascolare liberamente nei campi coltivati, scoppiò a piangere. Zottesta, pensando che fosse per l'ammirazione che ogni suddito gli portava, lo benedisse e, fiero di sè, montò il cavallo di riserva.
Ma il contadino, con le lacrime agli occhi, gli si parò davanti e si lamentò:
"Sire...voi avete una grande forza...ma un cervello piccolo piccolo!"
Udite quelle parole Zottesta sentì il sangue bollire, divenne tutto rosso, scaraventò il povero cavallo lontano e domandò:
"Cos'hai detto al tuo re, brutto somaro scorticato?"
Tutti quelli che erano al seguito chiusero gli occhi per non vedere e poichè le orecchie non le poterono chiudere udirono il contadino che ribadì:
"Ho detto che avete tanta forza e poco cervello!"
Zottesta lanciando un urlo che spaventò tutti i bambini del regno, sradicò cinquanta querce secolari, poi si ripresentò davanti al tremante contadino, lo sollevò da terra e digrignando i denti schiumò:
"Vuoi forse dire che sono uno sciocco? Uno stupido? Bifolco, parla!"
E così quello parlò:
"Le persone intelligenti fanno del bene a sè stessi e contemporaneamente anche agli altri, le persone stupide danneggiano gli altri senza guadagarci nulla...talvolta rimettendoci pure. Voi a quale categoria pensate di appartenere, Maestà?"
Il re avrebbe voluto far impiccare quello sfrontato al più vicino albero, ma poichè lì attorno di alberi non ce n'erano più, rimase a pensare quaranta mintuti sul dafarsi. La tensione non si allentava, ed il contadino, indovinato l'imbarazzo del re, ne aprofittò e disse:
"Sire, per dimostrare a me e soprattuto ai vostri eminenti ospiti che nella vostra zucca avete un cervello normale, perchè non ce lo mostrate?"
Zottesta, sempre più infuriato, grugnì:
"Ora te lo farò vedere io quanto cervello ho!"
ed afferrato il tronco della più vicina quercia, se lo scaricà in testa con quanta forza aveva...e di forza, ahilui, ne aveva tanta!
Grande fu lo stupore di tutti i presenti nel vedere che dalla fronte del re usciva poco o nulla, ma ancor più grande fu il constatare che quel poco era la cattiveria. Dopo quella tremenda botta infatti Zottesta divenne tranquillo tranquillo e visse tutta la vita che gli restava tra l'affetto di due infermieri.
Da quel giorno gli abitanti di quel piccolo regno, liberato dalla furiosa presenza del loro re, diedero inizio alla ricostruzione del paese e di lì a pochi anni esso non si chiamò più Uripù e divenne lo stato florido che ancora adesso è.
più uno stupido è potente più del male fa alla gente, per vincerlo occorre abilità, fortuna, coraggio e la sua stupidità