http://www.cuneocronaca.it/news.asp?id=20406&typenews=primapagina Al via il 3° corso di autodifesa femminile a Cuneo, l'assessore comunale Elisa Borello spiega perchè tante donne decidono di aderire al progetto
NELLE PASSATE EDIZIONI LE ADESIONI SONO STATE 240 PREVALENTEMENTE TRA I 30 E I 50 ANNI, CON ALCUNE ULTRA SESSANTACINQUENNI E DIVERSE GIOVANI
RAMONA VADA - Terza edizione del corso di autodifesa promosso dall’Assessorato alle Pari Opportunità di Cuneo. E’ sorprendente prendere atto che un numero così alto di donne senta l’esigenza di aderire ad un progetto di questo tipo in una città come Cuneo.
Chissà allora a quali rimedi penseranno le donne che vivono nelle grandi metropoli! Come donna, e parte della categoria chiamata in causa, mi sono chiesta per quale motivo avrei dovuto investire il mio tempo libero, già ridotto ai minimi termini, per imparare a difendermi da un torto ingiusto ad opera di un uomo - lui sì - che ha bisogno di aiuto.
Assumere un atteggiamento di difesa significa accettare la presenza della violenza e non combatterla per evitarla. Inoltre per “pari opportunità” si dovrebbe intendere “stessa possibilità” di realizzarsi costruttivamente e non di porsi sullo “stesso piano” di chi commette gli abusi.
Per un’efficace azione preventiva è necessario spostare il punto di osservazione al fine di diffondere un pensiero rinnovato che aiuti a superare i tabù e le paure legati al rapporto uomo-donna e alle dinamiche familiari e per far sì che le attenzioni vadano a concentrarsi su chi provoca l’abuso prima che il male venga compiuto.
L’Assessore alle Pari Opportunità Elisa Borello ha gentilmente accettato di rispondere alle mie domande sull’iniziativa:
Com’è nata l’idea di organizzare un corso di questo tipo?
La manifestazione “8 marzo e dintorni” del 2008 aveva come tema “la violenza sulle donne” e, tra le diverse iniziative, c’erano 2 corsi di autodifesa nei mesi di febbraio e marzo: le iscrizioni furono così numerose da doverne attivare subito un altro, conclusosi a maggio. L’elevata partecipazione mi ha convinto a continuare in questa direzione e a novembre 2008, contemporaneamente alla nascita della rete antiviolenza di Cuneo, sono stati attivati altri 6 corsi. Oggi siamo alla terza edizione con la proposta di 8 corsi.
Le donne cuneesi hanno mostrato direttamente al Comune di Cuneo l’esigenza di un’iniziativa di questo tipo?
Al termine della seconda edizione l’ufficio pari opportunità ha proposto un questionario alle partecipanti per valutare l’iniziativa, ottenendo un riscontro favorevole; anche i contatti diretti, durante la parte teorica, erano positivi e ci incoraggiavano a continuare.
Quante donne hanno aderito alle due scorse edizioni? Qual è stata l’età media delle partecipanti?
In totale 240 donne prevalentemente tra i 30 e i 50 anni, con alcune ultra sessantacinquenni e altrettante giovani tra i 16 e i 20 anni
A livello culturale che significato può avere un corso di questo tipo?
Stimolare la consapevolezza che la violenza non è mai una cosa normale. Far conoscere la rete antiviolenza, divulgare le informazioni sul tema e soprattutto far capire alla donna che il nostro territorio offre tutti gli strumenti per reagire alle situazioni di violenza. Chiedere aiuto non è sintomo di debolezza è invece segno di forza per cambiare una situazione, per cambiare la nostra società.
Una manovra di autodifesa può debilitare per qualche minuto un malintenzionato, ma se il malintenzionato è mio marito, mio padre o mio fratello quale può essere l’effetto della mia reazione?
Quale giovamento può avere il corso per donne che vivono quotidianamente in climi di violenza domestica?
Durante i corsi non sono emerse situazioni di questo tipo. Penso che difficilmente le donne che subiscono violenza partecipino ad iniziative di questo genere, occorrerebbe una gran forza d’animo per mettersi in gioco in un momento di simile difficoltà. Possono esserci però persone preoccupate per le loro amiche e in questo caso diventa ancora più importante conoscere cosa offre il territorio per uscire dalle situazioni di violenza.
Diffondere l’atteggiamento dell’autodifesa è una resa allo stato delle cose, è accettare la presenza degli abusi. Le reti antiviolenza, oltre a dare il giusto supporto a donne che hanno subito maltrattamenti, dovrebbero potenziare l’individuazione di soggetti violenti cercando di dare anche a loro il sostegno necessario affinchè i soprusi non si ripetano. Non sarebbe più ragionevole cercare di evitare che la violenza venga usata invece di escogitare un modo per risponderle?
Tutto questo è giusto, bisogna principalmente prevenire e non solo curare. La nostra rete è nata da poco, stiamo cercando di conoscerci e di lavorare insieme e la speranza è che in futuro si possa anche operare in questa direzione. Nel frattempo inizieremo ad ottobre un progetto con le scuole superiori, per far sì che i nostri giovani sviluppino una maggiore consapevolezza del rapporto tra uomo e donna.
Sulle nostre strade, oltre a quelle funeste sagome che ci ricordano di guidare prudentemente, il Comune di Cuneo potrebbe piazzare cartelli con lo stesso impatto che magari dicono “ Picchiare una donna è reato” “ Insultare e umiliare tua moglie è un atto infame”. Cosa ne pensa?
La Regione Piemonte ha organizzato un evento “Voci nel silenzio - la Violenza nega l'esistenza” che viene proposto nelle piazze delle varie città: spero di poterlo portare a Cuneo in collaborazione con la Provincia. È una mostra di notevole impatto che può avere lo stesso effetto che lei suggerisce.
Ramona Vada
Photo by Ramona Vada
Painting by Vania Elettra Tam