Che schifo.
E' vergognoso come le nostre opinioni vengano condizionate dalla propaganda mediatica. Sì, vabbè, ho appena scritto una banalità.
E, proprio per questo, sto per fare l'elogio di Ratzinger. Questo, per chi non l'avesse capito, è un avvertimento a non proseguire oltre; poi non dite che non vi ho avvertito.
Benedetto XVI sarà un papa figo. Chi lo reputa conservatore, nazista e oscurantista secondo me è in grave fallo. Perché chi lo conosce soltanto in virtù del suo ruolo a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede ne conosce una faccia tutto sommato fuorviante. Come supremo inquisitore, Ratzinger ha svolto neutralmente il suo dovere, limitandosi ad applicare dottrina e disciplina in modo rigoroso (è tedesco...) e in umiltà, senza mai imporre un punto di vista diverso dall'ufficialità più rigorosa e intransigente. Facendo così si è tirato addosso tutte le antipatie e le critiche rivolte alla Chiesa Cattolica, facendo da parafulmine in modo mirabile e senza mai parlare per se stesso, ma in nome del Concilio e della Tradizione, consapevole che la Chiesa non cambia idea nei tempi brevi richiesti dalla nostra società ipermediata, ma si trasforma sul lungo periodo, mettendo cioè d'accordo tutto il collegio episcopale (cosa che a volte richiede che il collegio stesso si rinnovi, nel senso della naturale rotazione delle persone dovuta alla tarda età).
Nel frattempo, rigore e intransigenza erano preposti al suo ruolo quanto tendenza al cambiamento e alla metamorfosi nel ruolo del vecchio papa. Perfetta sinergia: mentre Wojtyla chiedeva perdono e gettava ponti, Ratzinger rinforzava i muri, consapevole che un muro solido, se deve crollare, crolla tutto insieme e non si sgretola piano piano. Si consiglia in tal senso l'ascolto del contributo audio
#1.
Adesso, Ratzinger ha un ruolo diverso, e sia la scelta del nome che il suo discorso programmatico di questa mattina rivelano intenzioni ambiziose.
Il nome "Benedetto" è quello del patrono d'Europa; in tal senso si intende perfettamente anche il suo proposito (chiaramente espresso) di lavorare prima di tutto per l'unità dei cristiani, attraverso il serio confronto storico e teologico. E per l'unità sia con gli ortodossi che con i riformati occorre sciogliere parecchi nodi che i "progressisti" invocano: in tal senso, Ratzinger sembra parecchio più deciso a riflessioni teologico-pastorali "rivoluzionarie" di quanto non lo sia stato il polacco (e in quanto tale anche culturalmente afflitto da una concezione ecclesiale verticistica e preconciliare) Giovanni Paolo II.
Di Giovanni Paolo II probabilmente Benedetto XVI non condivide lo spazio dato al movimentismo selvaggio e al devozionalismo sfrenato: un ritorno al rigore significa anche far perdere posizioni alle madonne piangenti e ai padrepii miracolistici. Un papa di rigore spirituale è sicuramente il benvenuto.
E non ha scelto di prendere il nome dei suoi predecessori: non "Giovanni Paolo" per segnare probabilmente il distacco da un certo stile mediatico Wojtyliano (e in tal senso si ascolti il contributo audio
#2); non "Giovanni" né "Paolo", per non rinnegare apertamente il pontificato del suo predecessore. Non "Pio", per non evocare il "tiepidismo" tenuto dalla Santa Sede durante la II Guerra Mondiale. Rimaneva quindi "Benedetto" come segno di continuità con il papato, ma anche come continuità ideale con Benedetto XV, papa che: introdusse profonde riforme nel diritto canonico, denunciò la guerra come "inutile strage", annullò il "non expedit" dei cattolici in politica. Intento riformista, quindi, e con le palle per poterlo fare.
La leggenda vuole che nell'antichità il trono papale avesse un foro al centro, da dove un vescovo poteva controllare "toccando con mano" l'effettiva virilità del nuovo pontefice. "Testiculos duos habet et bene pendentes": abbiamo un papa con le palle.
Non vedo l'ora che le tiri fuori.
Riepilogo dei fondamentali contributi audio:
#1 e
#2. Enjoy it!