What is and what should never be

Jun 19, 2014 18:50

Autore: lunia21
Fanfiction: What is and what should never be
Genere: Avventura, Lemon, Angust, Malinconico, Romantico
Raiting: Rosso, nc-17
Warning: Het
Pairing: Castiel, Bethany
Word: 5166
Note dell'autore: La storia è una crossover, ambientata in Supernatural i flashback in corsivo rammentano le avventure avvenute in Wonderland.
Storia partecipante al contest Fandom in Wonderland
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non ci ricavo nulla ... escluso per Bethany.



“Se infelice è l’innamorato che invoca baci
di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è
chi questo sapore gustò appena
e poi gli fu negato”.
Cit. Italo CalvinoRiversa a terra in una pozza di sangue, non riusciva a distinguere chiaramente ciò che le si svolgeva attorno: tutto appariva confuso, offuscato e ovattato, un grande shock si era diramato tra i presenti facendo da padrone. Bethany non seppe distinguere se la ferita causata al torace fosse grave, dichiarando così la fine dei suoi giorni, ad ogni modo questo non la spaventava, poiché immaginava di poter rivedere il suo protettore. Non seppe riconoscere quel frenetico singhiozzare che la scuoteva, non era fastidioso, meramente le sgretolavano l’animo; tali singulti arrivavano come echi lontani alle sue orecchie - dopo aver udito una sommessa preghiera - eppure di una cosa era certa: l’urlo disperato in cui proruppe Castiel.
La stanza era in penombra, dovuta alle tapparelle abbassate per non far filtrare troppa luce e infastidire la sagoma supina nel letto; un tenue vociare nella stanza adiacente accompagnava ansiti e gemiti afflitti che riecheggiavano. La ragazza sofferente, non aveva avuto pace, nessuno dei presenti gliela concesse, forse perché non meritevole o più semplicemente perché desiderosi di riabbracciarla. I fratelli Winchester passeggiavano nervosamente avanti e indietro - scavando un percorso dapprima inesistente - davanti alla porta socchiusa della camera in cui giaceva Bethany: Sam tentò di asciugare i palmi umidi sulla camicia a quadri che portava, invece Dean si passò un palmo sulla bocca tremolante, poi percorse pochi passi traballanti per lasciarsi infine crollare nel divano accanto la figura immobile di Balthazar. La tensione lì dentro era decisamente palpabile e nessuno elargì battutine, angosciati per quello a cui sarebbero dovuti andare incontro se non avessero trovato una soluzione.
«Pensi ci riuscirà?» chiese conferma il maggiore dei Winchester.
«Deve, o non avrà altra scelta che lasciarla andare» sussurrò assorto l’arcangelo.
Il ragazzo sentì la gola chiudersi in una morsa, immaginando il dolore che avrebbe potuto provocare quella perdita al suo amico piumato, e strinse i denti, mandando giù il groppo che gli si era formato.
«Trovo ingiusto che la vostra Grazia non possa aiutarla, solo perché non fa parte del nostro mondo. Il cielo è solo uno, come anche il Padre Eterno!» smozzicò sconclusionato un Sam adirato.
Il viso di Balthazar divenne vacuo alle parole del minore, rimase immobile per diversi minuti potendo leggere l’orrore aleggiare nell’animo dei due fratelli, sinceramente tormentati per le sorti dei due amanti; in tutti i secoli della sua esistenza non era mai capitato un simile ‘viaggio’. Il suo viso si adombrò scorgendo la figura di Bethany che si contorceva dal dolore tra le lenzuola sfatte e impregnate del suo sudore.
Crowley era riuscito a scovare il punto debole dell’angelo, raggiungendola e catturandola, purtroppo per lui non era riuscito nell’intento vero e proprio - uccidere Castiel -, la ragazza aveva dimostrato una grande forza di volontà, marchiando su se stessa un sigillo di antipossessione con il proprio sangue, mentre era assoggetta al demone, un attimo prima di sferrare il colpo di grazia sul compagno; ciò significava dichiarare guerra allo stesso demone che per ripicca aveva colpito mortalmente la giovane. Le capacità di Castiel, sebbene fossero aumentate dopo essere stato riportato in vita da Dio, non producevano l’effetto desiderato sulla donna, conducendo l’angelo in un sentiero di follia e speranza pur di non perdere l’unico appiglio.
Così si era teletrasportato da lui per unire le proprie capacità, purtroppo senza riscontrare un risultato positivo e proprio in questo momento si trovava da Gabriel per tentare di ricevere un’illuminazione da parte del Padre latitante: egli non aveva dato ascolto ai consigli del fratello, continuava ad illudersi nel salvare quell’anima in bilico.
Avrebbe dovuto trascorrere con lei quegl’ultimi istanti e goderne appieno, invece loro si trovavano lì per intervenire e non lasciarla andare oltre.
Bethany stava morendo, il corpo madido e febbricitante era preda di violenti spasmi, facendola arcuare dal dolore intenso e gemere; la ferita nel torace si stava allargando, espandendosi come un veleno che succhiava via ogni briciolo di energia. Calde lacrime rigavano il volto ceruleo e stremato, ogni sussurro disperato era rivolto all’angelo.
«Sbrigati, fratellino»
Era strano ammettere il cambiamento di Castiel: aveva un’indole sobria e non mostrava nessuna empatia per nessun umano, gli angeli non provano alcun tipo di emozioni, eppure da quando aveva intrapreso quel cammino affiancando i Winchester, era più incline all’umanità e adesso lo riscopriva innamorato. Quale capacità aveva quella ragazza per far mutar un guerriero celeste?
«Bal-Balthazar … avvicinati» ansimò tra i denti stretti.
L’arcangelo s’inginocchiò accanto al giaciglio, scostando i capelli incollati alla fronte umida, guardandola con occhi compassionevoli. Per un minuto intero, Balthazar ebbe timore che il momento fosse giunto notando il pallore del volto tirato e sudato, le palpebre chiuse e le labbra violacee.
«Cas…» fece, in un filo di voce.
Era ovvio che domandasse di Castiel, e Balthazar si meravigliò nello scorgere un minimo di incertezza balenare nella sua anima tentando di reprime la sensazione di abbandono. Questi la rassicurò carezzandole il viso e si voltò, incrociando lo sguardo con i due fratelli in una silenziosa richiesta d’aiuto.
«Castiel tornerà presto! Piuttosto, perché non mi parli della vostra avventura, questi due» s’interruppe indicando Sam e Dean che si erano accostati al letto «non sono bravi nei racconti!» fece per smorzare la tensione e conquistandosi il sorriso tirato della giovane.
Bethany inspirò faticosamente umettando le labbra secche e fece mente locale su dove poter cominciare: c’era così tanto da dire e poco fiato in corpo che una lacrima audace si fece largo spazio di fronte ai presenti, non voleva impietosire nessuno con la sua forte volontà di sopravvivenza e il corpo che non rispondeva … fu proprio Dean a venirle incontro.
«Ricordi quando abbiamo fatto il culo a quel fighetto del Fante?» soffiò concedendosi una risata smorzata.
Dean passò il peso da un piede all’altro, facendo scricchiolare le assi del pavimento, nel tentativo di armarsi di coraggio e avvicinarsi maggiormente a Bethany, sedendosi al suo capezzale.
«Ricordo di più … quando lo ha fatto a noi» rincarò abbozzando un sorriso solo per lui, scatenando le risa spontanee degli altri.
Dean si ravvivò i capelli con fare nervoso, curvando le spalle in una sorta di rassegnazione e una lacrima gli sfuggì, partecipe delle troppe emozioni provate: era fin troppo evidente lo sforzo compiuto persino nel parlare.
«Touché!» le concesse arrossendo. «Non era il caso di litigare» aggiunse nella fatica di farle le sue scuse.
Bethany allungò la mano per afferrarlo, riservandogli uno sguardo dolce che all’inizio si sarebbe potuto scambiare per un segno d’amore, ma altro non era che affetto per quella persona che adesso aveva potuto conoscere. Non gli serbava rancore, il suo altruismo era sempre stato la chiave di tutto.
«Ho incontrato … questi pazzi … in modo assurdo! » cominciò, «Per poco … Dean non mi ha malmenato» rivelò facendogli beccare due scappellotti da parte di Balthazar e Sam. «Avevo espresso un desiderio … a una stella molto lucente … agognavo incontrare tutti voi … mi ero innamorata dei vostri personaggi … e non volevo rassegnarmi, considerandovi solo frutto di una fantasia» gracchiò esplicitamente, «non so, chi mi abbia concesso tale possibilità … so solo che mi ero addormentata … e una forte luce ha invaso la stanza … venendo proiettata in quel posto sconosciuto, ma familiare!»
Diede uno sguardo a Sam in una muta richiesta di aiuto per raccontare la storia, così questi si adagiò al suo fianco e continuò per lei.
«Noi, stavamo seguendo una pista, quando Crowley ci ha attaccati, e Cas ci ha protetti con il suo fare tempestivo - teletrasportandoci -. Così finimmo per cadere in un tunnel dove le regole gravitazionali non esistevano tranne che per noi, per poi cadere rovinosamente sul letto di Bethany».

~~~
«Argh, cazzo Castiel!» brontolò il primo. «Volare con l’aereo sarebbe meno turbolento» lamentò, mentre gli altri due tentarono di issarsi con qualche difficoltà.
«Fortuna che questo letto abbia attutito la caduta» lo canzonò il secondo dalla somiglianza sottile da cogliere.
«Le mie scuse,» fece il moro «la mia Grazia pare essersi esaurita!» si giustificò.
I tre si guardarono intorno con aria indagatrice, intuendo che la ragazza non fosse una minaccia, mentre questa li osservava sconcertata tenendo stretta a sé il peluche che l’aveva accompagnata in quell’avventura.
«Guardate!» attirò l’attenzione Sam Winchester «Quel pupazzo sembra la miniatura di Castiel».
Frattanto che Dean lo sfotteva e Sam cercava una via di fuga, l’angelo si avvicinò alla donna titubante e inclinò il capo nella sua buffa maniera per studiare l’oggetto umano e capirne l’uso, portando dopo i suoi occhi blu in quelli castani e lucidi di lei: si perse nel leggere tutte le emozioni che la sopraffecero, afferrandola saldamente tra le sue braccia.

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Balthazar sorrise nell’udire il primo incontro tra la fanciulla e suo fratello, poteva considerarlo come un incontro quasi principesco considerando i Winchester di mezzo, ma una domanda gli sorgeva in dubbio: «Non credi che quel peluche sia un po’ maniacale?»
La donna annuì, dovendogli dare ragione, eppure in sua difesa portò a galla il ricordo rammentatole da Castiel, di quando Dean si stava per inimicare l’angelo.
«Secondo te … chi sembra più maniaco?» protestò.

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Riprese i sensi tra le braccia del moro, mentre il maggiore la sventolava con il plush. Voci ovattate le arrivavano alle orecchie ...
«Vuoi vedere come la faccio riprendere in poco?» scommise il maggiore.
Di rimando il minore sorrise e l’angelo, non intuendo immediatamente il sottinteso, non la ritrasse, tuttavia non appena vide Dean accostarsi alla ragazza, questi sussultò e reagì prontamente, ritraendo entrambi con rapidità, suscitando lo stupore dei fratelli.

~~~
«Cosa?» l’interruppe Balthazar divertito «Ha tentato di baciarti nemmeno il tempo di averti incontrata?», ricevendo in risposta un cenno del capo da parte di Sam. «Amico, la batti di gran lunga!» disse rivolgendosi a Dean.

~~~Ripresa conoscenza tra le braccia dell’angelo, spostò lo sguardo su ognuno dei tre, specchiandosi infine in quell’essere a lei così lontano e perfetto, deducendo quanto un angelo possa ammaliare, nonostante la Grazia.Ciò la destò non poco, convincendosi che tale considerazione era dovuta unicamente alla perfezione divina di cui quest’ultimo è composto. Il rossore che imporporò le sue gote, il battito accelerato e lo sconcerto provato non sfuggirono alla vigile attenzione del moro dagli occhi blu, che poteva chiaramente vedere l’anima di ogni creatura insieme a tutte le sue sfaccettature, rimasto in silenzio a fissarla.
Tentando di riassettare tutte le tessere del puzzle e ipotizzando il vero movente per cui tutti si trovassero catapultati in quel luogo, il maggiore dei Winchester fu preso da scetticismo e vago sospetto: la nuova ed innocente figura femminile, benché molto probabilmente innocua, costituiva di per sé un'incognita.
«Mi stai dicendo che ci troviamo qui per colpa del desiderio assurdo espresso da una sciocca ragazzina annoiata della sua vita?» chiese conferma alzando la voce e sbattendo un pugno contro la parete facendola vibrare.
Passò qualche minuto - paragonabile a ore - e infine, la sfuriata colpì la giovane che per il senso di colpa abbassò lo sguardo lucido: il volto pallido e le labbra strette in una linea bianca, furiosa con sé. Fu una specie di schiaffo mentale per il maggiore che non aveva mai osato tanto con una donna se non per condurla alla goduria. Fu proprio Castiel a interrompere quello sproloquio.
«Non essere così severo! Dobbiamo trovare un modo per uscire» concluse l’uomo alato in suo aiuto.

~~~
«Ci ha fatto bere un intruglio facendoci diventare minuscoli,» tagliò corto Dean «aprendo una porta molto piccola che dava in un giardino anomalo»
«Scommetto che Mr. Simpatia anche da microscopico era insopportabile» constatò l’arcangelo, strappando un sorriso a Bethany.
«Bethany, ha realizzato solo dopo dove eravamo finiti … “Alice in Wonderland!” » spiegò conciso Sam.
«A quel punto Dean … ha esordito … “Ti sembro una fottuta principessa delle fiabe?”» ironizzò la donna, facendo eco alle parole del maggiore.
Balthazar rise di gusto all’ironia della donna nonostante il momento tragico, e doveva ammettere che le riusciva proprio bene a prendere per i fondelli Dean Winchester, che dal canto suo la lasciava fare tranquillamente. Sam riprese il racconto, giungendo a un incontro con due esseri a dir suo molto confusionali: Pinco Panco, Panco Pinco.

~~~
«Io non sono il vostro Messia!» dichiarò la donna seguita da un energico annuire di Cas.
«Se lo fosse, potrebbe esserlo» disse Panco Pinco al fratello.
«Se non lo è, non lo è» confermò l’altro.
«Posso convalidare che non si tratta del Messia!» se ne uscì Castiel con fare ovvio.
«Woh, Woh! Piano, voi due … fate sul serio? Ma chi siete?» domandò uno scettico Dean.
«Io Pinco Panco, lui Panco Pinco» disse indicando prima sé e poi il gemello.
«Alla rovescia, io Panco Pinco, lui Pinco Panco» puntualizzò il secondo.
Peccato che fecero confondere maggiormente i presenti che strabuzzarono gli occhi increduli e per non poco si soffocarono con la propria saliva.
«Okay, noto che vostra madre non avesse grande inventiva con i nomi!» concretizzò il maggiore. «Tu sarai Bombolo e tu Rotolo!» decise per il bene di tutti.
I due si scambiarono un’occhiata furtiva e fecero spallucce all’unisono, concordi sui soprannomi affibbiati; nel frattempo Sam si avvicinò al fratello sussurrando a bassa voce: «Abbiamo due nuovi nani?» e questi rispose di rimando: « Se fossi in loro, l’altezza sarebbe l’ultimo dei miei problemi!» concluse di fianco alla giovane che non riuscì a trattenersi.
«Credo che tu abbia sbagliato favola» decretò.

~~~
Quelle creature furono in grado di confondere persino Balthazar dal suo posto, che non aveva vissuto l’avventura; Sam chiarì di come il Bian Coniglio, con quel suo modo insopportabile di segnare l’ora tarda, li dovesse condurre dal Brucaliffo per consultare l’Oraculum, ma vennero catturati dal Fante in sella al Grafobrancio, che seminava il terrore. Purtroppo pure Sam divenne preda di questi, nonostante Dean tentò di liberarlo sparando un colpo della Colt e centrando un occhio della bestia, con la conseguente ferita riportata al costato: una lacerazione profonda che lo mise fuori uso.
Riferì di come il Fante lo condusse dalla Regina, soprannominata da Dean ‘la capocciona maledetta’, facendolo suo prigioniero, e Dean continuò dopo raccontando del suo incontro con un gatto pazzoide che lo curò, purificando la ferita con abilità evaporative, evitando così che si potesse putrefare.
«Ti sei dimenticato … di dire … come hai scostato bruscamente la mia mano … e di come lo Stregatto … ti abbia ripreso!» aggiunse Bethany, facendo prendere a Dean altri due scappellotti.
«Ahia!» lamentò questi. «Ti stai vendicando alla grande, per non portare rancore» dedusse.
Un delicato fruscio d’ali interruppe quel che poteva sembrare a prima apparenza una bella rimpatriata, non fosse stato per la giovane morente. Castiel era apparso nella camera, con le sue candide ali ripiegate che erano solite portare con sé una luce accecante: la sfavillante peculiarità non dispiaceva alla sua amata, che lo adorava così com’era. Il fatto che l’angelo emanasse tanta Grazia non significava che portava buone notizie e ciò lo si poteva distinguere dall’aria afflitta che devastava il suo volto: seppur spirito vivente, in quel preciso istante, egli parve morto agli occhi degli amici.
La creatura celestiale prese posto nel letto accanto a Bethany, circondandola con le sue braccia e con le mani disegnava leggere carezze su tutto il suo corpo come se volesse imprimere l’immagine della donna nella sua mente.
«Sono qui, Bethany» sussurrò al suo orecchio, facendola rabbrividire come solo lui poteva fare e questo sembrò rasserenarla; lo stesso non poteva essere detto per gli altri, che avvertirono dei nodi alla gola e alla bocca dello stomaco.
«Stavamo parlando del … Cappellaio Matto!» sollecitò la giovane con difficoltà estenuante.
La donna descrisse l’essere fuori dal comune che aveva dato l’opportunità a lei e Cas di scampare al Fante e di potersi conoscere meglio, informandoli delle malefatte e delle uccisioni della Regina Rossa che spodestò la Regina Bianca e lasciò dietro di sé solo una scia di desolazione.
Passarono un’intera notte in un nascondiglio - spiegò senza soffermarsi sui dettagli e arrossendo violentemente - dove l’angelo sembrò prendersi cura della giovane infreddolita e impaurita: tale reazione scatenò il rossore di tutti gli altri presenti, sconcertati per ciò che era successo quella notte, mentre un vacuo Castiel la strinse con fare protettivo; il mattino seguente si svegliò tra le braccia del moro e trovò il coraggio pari di un guerriero, assumendo una decisione folle: dirigersi alla Rocca Tetra e liberare i propri amici.
Bethany spiegò come ebbe anche il primo litigio con Cas, infiltrandosi a corte e ingraziandosi la Regina.
«Una sorta di doppio gioco!» concluse furbamente Balthazar.
«Esatto … ma tuo fratello lo interpretò …» si fermò per prendere fiato «come un tradimento!» Sputò fuori, tossendo energicamente.
Il combattente celeste strinse le labbra in una sottilissima linea e sussurrò ‘le mie scuse’, donandole uno sguardo carico di significato. Questa continuò raccontando di come Dean, anch’egli poi catturato, per poco non perse la testa insultando la‘capocciona maledetta’ e Sam dovette intervenire trovando una plausibile scusante per abbindolare la Regina: un cappello creato dalle abili mani del Cappellaio in segno di magnificenza. Nel frattempo Castiel aveva recuperato le forze finalmente in grado di evocare la propria spada, dagli altri riconosciuta come la spada Bigralace, unica in grado di uccidere il Cicciarampa. Una volta trovata, il popolo bianco si rivoltò contro quello rosso esplodendo in una guerriglia sanguinaria. Castiel per quanto fosse furioso con Bethany non riuscì a non proteggerla, sebbene quest’ultima cocciutamente aveva sfilato la spada in un lasso di confusione e andò dritta contro il proprio destino.

~~~
Un enorme drago spigoloso, potente e feroce, avanzava seminando distruzione, conficcando i suoi artigli acuminati nel terreno sottostante, lasciando al suo passaggio solchi enormi. Qualsiasi essere sarebbe morto di paura e persino Bethany ne aveva, tuttavia bisognava sconfiggere la Regina Rossa e per farlo doveva uccidere quel drago. Occhi iniettati di sangue, una lingua biforcuta e ali appuntite contribuivano a spaventare i presenti, seminando il panico totale, solo i fratelli Winchester e Castiel rimasero inermi a fissare la gloriosa battaglia che si stava svolgendo.
Con un fendente la giovane amputò la lingua del rettile alato, però non schivò il colpo di coda che la scagliò a chilometri di distanza; la botta non bastò a far arrendere la giovane che con un rivolo di sangue che gli colava dalla fronte si issò: fu abbastanza rapida da schivare una zampata e una palla di fuoco sputata, protetta in parte dal potere dell’angelo. Con capacità superiori, il drago fece volare via la spada dalle mani della guerriera, che fu prontamente raccolta dal maggiore dei Winchester e lanciata in suo aiuto. La donna corse contro Dean, inseguita dalla belva e con quattro grandi falcate si lanciò, afferrando a mezz’aria la lama e voltandosi con un colpo di reni, la affondò tra gli occhi del drago. Passarono diversi secondi che parvero minuti e gli occhi della belva si spensero di quello scintillio vitale, il tonfo della caduta a terra della creature esamine sancì la vittoria della squadra dei cacciatori. Un silenzio dettato da comune incredulità, calò sulle loro teste, per poi essere interrotto dai fratelli.
«Sì! Gli hai fatto il culo, baby!» esultò Dean, che saltellava insieme al Cappellaio Matto.
«Sei una grande!» urlò di gioia Sam, godendosi la danza eseguita dai due pazzi di Wonderland.
Bethany era rimasta in silenzio, abbozzando un sorriso e guardandosi le mani macchiate di sangue, ma non ebbe il tempo di riflettere sulla giustizia compiuta che Castiel l’afferrò e la baciò intensamente, nobilitando ogni centimetro della sua anima. Tale bacio provocò un urletto da parte di tutti, facendo arrossire violentemente la donna, mentre un angelo spaesato coprì entrambi con le proprie piume.

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«La Regina cattiva fu così esiliata insieme a quel leccapiedi del Fante» spiegò Sam ricordando gli eventi.
«Doveva essere uccisa» dichiarò amaro Balthazar, comunque entusiasta dell’andazzo degli eventi.
Castiel puntualizzò che i suoi poteri erano diminuiti a causa del drago e con la sua uccisione fu in grado di teletrasportare tutti nel proprio mondo, tranne per Bethany; quest’ultima si era abituata in un mese alle usanze dei fratelli e Castiel li raggiungeva ogni qual volta -intrufolandosi tra le lenzuola della donna, precisò Sam - vivendo la storia dei secoli a sua detta.
Bethany tossì violentemente, scossa da spasimi tremendi e Balthazar la aiutò asciugandole il volto madido di sudore: ad ogni modo non servì, perché il fiato le si faceva più corto e il ritmo cardiaco veniva sempre meno. La coppia di fratelli si scambiò sguardi ansiosi e in quel momento compresero che il tempo era giunto. Castiel si alzò e sollevò cautamente la donna prendendola tra le sue braccia, le donò il sorriso più rassicurante che poteva e le indicò di salutare tutti.
«Dio ha mandato un’illuminazione a Gabriel, dandomi la speranza» confermò alle mute domande dei tre.
L’angelo non aspettò e si teletrasportò lontano dal suo cielo, finendo nella stanza della ragazza. La adagiò prudentemente nel suo giaciglio e si accostò a lei, notando il respiro farsi più forte a ritmo del suo battito, adesso vigoroso. Suo Padre aveva ragione e lui era stato sciocco a non pensarci prima, gli effetti collaterali sarebbero stati solo marginali ritornando nel mondo originario - il punto di partenza, lo aveva definito -, poiché tutto quello che accadeva in un mondo non incideva nell’altro - come avevano potuto sperimentare in Alice in Wonderland -, tuttavia i due amanti erano costretti a separarsi. Sebbene il cielo fosse uno solo e così anche Dio, le regole per ogni mondo sono differenti e l’equilibrio doveva restare intatto: la ragazza poteva vivere solo nel suo regno e lui avrebbe potuto osservarla soltanto dall’alto dei cieli, nulla di più.
Nel suo mondo avvenivano di rado dei miracoli o delle apparizioni e anche stando attenti e facendo l’eccezione si sarebbe potuto scatenare il caos più totale tra seguaci e non credenti, esponendo la donna a un ulteriore problema che non avrebbe potuto gestire, perciò il Padre era stato categorico a riguardo, ricordando al figlio che l’amore provato - seppur ammirevole - non era consono ai canoni imposti da lui.
«Bethany, la tua ferita sta guarendo,» gli fece notare l’amante «e io adesso devo andare, ma prima perché non mi racconti la parte più bella della tua avventura, cosicché io possa farla mia? » domandò con gentilezza, carezzandole una guancia.
Era giunto il momento e una fastidiosa sensazione alla stomaco annodato lo opprimeva, rendendo le sue parole tremolanti e insicure come non mai in tutta la sua esistenza.
«Cas, la parte più bella è sicuramente stata, quando abbiamo fatto l’amore» fece spallucce, arrossendo leggermente, «Sul serio» rincarò sotto lo sguardo insistente e sorpreso del moro. Gli occhi del moro divennero enormi, non per paura, ma per il sincero stupore nel sentire quanto quella donna così speciale ai suoi occhi, fosse innamorata di lui, considerandolo un uomo normale. Castiel si limitò a scuotere molto esaurientemente il capo, affatto infastidito, ma pieno di sincera gioia.

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Bethany percepì nettamente un afflusso di sangue salirgli al viso e imporporarle le guance, intrappolate nelle calde mani dell’angelo, e tossicchiò, tentando di concentrare la propria attenzione altrove e ridarsi un minimo di contegno, in una situazione che le era totalmente sfuggita di mano.
«Non hai la febbre» constatò il moro più sereno «ma dovresti riposare comunque» sentenziò repentino.
Avevano una lunga strada da percorrere per arrivare alla Rocca Tetra e il sole era ormai calato, perciò Castiel l’aveva trascinata in un angolino per farla riposare; infreddolita, si era accoccolata su se stessa, cercando un po’ di calore che non arrivò se non grazie all’aiuto dell’angelo, che l’aveva avvolta nella sua stretta di solide braccia e soffici piume. Non c’era malizia nei suoi intenti, desiderava solo riscaldarla, notando il malessere della giovane: se ne prese cura come se fosse l’unica priorità e gli fu grata per questo, nonostante fosse troppo nervosa per riuscire a chiudere occhio.
«Non riesco, temo che qualche creatura ci assalga,» disse sincera «e non sopporto l’idea di essere incosciente e lasciare loro la possibilità di un agguato!» concluse.
«Noi angeli non abbiamo bisogno di dormire, veglierò io su di te» ammise spostandole una ciocca ribelle dietro le orecchie.
Bethany si rispecchiò in quelle pozze blu, trovando una sincerità disarmante e quel gesto le fece palpitare il cuore, effetto che non passò inosservato all’attenzione dell’uomo alato. In silenziosa contemplazione, poté comprendere di non essere mai stata innamorata veramente di Dean Winchester come aveva sempre creduto, il suo cuore palpitava per la semplicità e la genuinità di Castiel. Dapprima tesa come una corda di violino, si abbandonò un po’di più tra le sue braccia, questi però si slanciò verso il suo volto e unì le loro labbra in un contatto gentile, appena accennato: quasi una carezza che un bacio vero e proprio. Quando lui si scostò, la scrutò negli occhi per leggervi una risposta, una qualsiasi reazione che non avvenne subito e che lo fece distanziare e irrigidire istantaneamente. Si sciolse solo quando l’avventuriera riprese fiatò e mandò tutto a quel paese, uscendo dal vortice turbinante di pensieri peccaminosi che avrebbe causato il suo gesto, e accostò le sue labbra a quelle dell’angelo, in un baciò bisognoso e poco arrendevole.
Non vi fu nulla di delicato, si era lasciata alle spalle le inibizioni e si trovò con la schiena adagiata tra le candide piume delle ali e il corpo di Castiel, per nulla leggero, che le premeva contro con veemenza. Labbra rosse e gonfie, finirono succhiate e tirate tra i denti, in quella che era una battaglia passionale. Quest’ultimo la fissava in un modo così eccitante, da farle desiderare quello sguardo su di sé altre mille volte ancora, come se questi non avesse mai visto nulla di più bello in tutta la sua esistenza. Con mano tremante, slegò il nodo della cravatta, poi fu la volta della camicia che lasciò aperta e fuori dai pantaloni, potendo ora notare il petto asciutto dell’uomo che si alzava e si abbassava a ritmo sostenuto. Bethany passò i suoi palmi su quel fisico, disegnando lente carezze che aumentavano l’aspettativa dell’angelo. Castiel s’inarcò sotto il tocco di lei e le donò un gemito quasi soffocato, mani impavide scesero sul cintola dei pantaloni, liberandoli dalla chiusura opprimente. Fu la volta dell’angelo a denudarla, e con brama le artigliò la maglietta, sfilandola e facendo del restante la stessa identica fine; la donna percepì lo sguardo famelico e meravigliato di lui cibarsi della vista delle sue rotondità, sfiorandola lievemente come se potesse romperla, prima di approcciarsi di nuovo alla sua bocca. Rabbrividì sotto il suo tocco inesperto e si compiacque di tale consapevolezza. Si studiarono vicendevolmente , arcuandosi e spingendo i fianchi, simulando quello che di lì a poco sarebbe accaduto. Bethany si sentiva bruciare sotto il tocco pieno di desiderio di Cas, faceva quasi male, sentiva la sua anima preda di quell’essere meraviglioso, una sensazione fin troppo tangibile per apparire un’illusione.
Gambe avvinghiate alla sua vita, gemiti e sospiri che accaloravano l’aria circostante e quel continuo strusciarsi li stava portando ad impazzire. Questa artigliò la sua schiena, graffiando la pelle alla base dell’attaccature alare, e dal labbro inferiore incastrato tra i denti eruppe un ansito carico di piacere. La pelle s’increspò sotto i polpastrelli di Bethany. L’impazienza di Castiel fu palpabile e ben visibile, quando si scoprì l’eccitazione, così prese i polsi di Bethany e li portò sopra la sua testa, stringendoli in una morsa d’acciaio, in men che non si dica le allargò le gambe e leccò la striscia di pelle che partiva dall’ombelico sino al pube, inspirando a pieni polmoni l’odore di eccitazione che emanava.
Si portò più su, sistemandosi meglio tra le sue cosce per portare una mano tra le pieghe umide e calde, ed esplorare un campo sconosciuto. Febbricitante prese a suggerle uno dei boccioli rosa e turgidi, beandosi dei piccoli ansiti, non abbastanza inserì una falange all’interno della sua intimità stretta e bagnata, toccando punti troppo sensibili. Con la testa riversa all’indietro e preda di gemiti, Bethany si stava abbandonando al tocco lussurioso della creatura celeste e quest’ultimo le stava donando maggiore piacere inserendo e muovendo altre dita nella sua femminilità.
«Cas…» gemette la donna al limite «Cas … adesso, ti prego» si trovò a mugolare.
Castiel non se lo fece ripetere più volte, tolse le dita e posizionò il suo membro, spingendosi in lei con un unico colpo di reni.
«Oh sì!» sbottò, arcuandosi sotto quella morsa.
In tutta risposta, ricevette un bacio nell’incavo del collo. Lo osservò dondolarsi gentilmente e tendersi nel visibile sforzo che stava compiendo per non esagerare. La prima volta che provava delle emozioni umane in un tramite, doveva essere magnifico, pensò Bethany e non voleva che questi si trattenesse, piuttosto anelava vedere il suo viso stravolto dalla passione.
«Cas, voglio vederti godere» ammise, artigliando quel punto sensibile della schiena.
L’angelo perse il controllo di sé, spinto da quelle parole libidinose e dal piacere intensificato, ruotò i fianchi affondando sempre più in lei ad un ritmo sempre più sostenuto. I movimenti si fecero più forti, più urgenti accompagnati da gemiti e urla incontrollati. Si stavano amando come mai avrebbero potuto fare, ne erano consapevoli e forse proprio questo rendeva tutto più bello. Le labbra si rincorrevano, mentre i bacini s'incontravano all'unisono in un ondata crescente di piacere, fino a giungere a riversare il proprio amore l'uno nell'altra.
Non avevano mai pronunciato quelle parole, non avevano bisogno di sentirle, poiché già sapevano.

~~~Avrebbe custodito il ricordo più bello e forse quello più doloroso, ma doveva dirle addio, nonostante non ci fossero mezzi migliori, era grato al padre di aver volutamente messo fuorigioco la sua Grazia, rendendogli la possibilità di vivere la migliore avventura dei suoi tempi. Fu così che Castiel decise di darle una speranza, portò due dita alla sua fronte esercitando su di lei una leggera pressione, conducendola in un mondo di sogni.
«Sognami, e custodisci questi ricordi gelosamente. Ti veglierò dall’alto e un giorno, quando ci incontreremo, avremo la possibilità di amarci … non maledire mai questo incontro - anche nella più assoluta sofferenza - gioisci pensando alla tua forza di volontà che ha richiamato i miei poteri, rendendo possibile il nostro incontro. Due esseri differenti e di mondi diversi che si appartengono! E ti ringrazio per avermi fatto provare questi sentimenti a me sconosciuti»
La donna si era già assopita e la ferita era guarita, il momento era giunto e voltandosi un’ultima volta nella sua direzione vide il peluche che tanto gli assomigliava; una lacrima silenziosa scivolò dal suo volto cadendo nel plush che s’illuminò di Grazia, ciò avrebbe contribuito a proteggerla e a rimembrarle di lui … un ultimo sguardo ed egli volò via.
Quando Bethany si svegliò dal suo sonno, non c’era nessuno ad attenderla, solo ricordi offuscati e una grande sensazione di vuoto a farle da padrona. Adagiato in un angolo, vi era un piccolo peluche le cui ali apparivano luminose. Un sorriso aspro le si dipinse sul volto e un solo pensiero le balenò in mente.

“Amarti, non significa includere
il concetto di partecipazione,
ma richiede solo la tua esistenza”

autore: lunia21 ; fanfiction; cn-17;

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