Titolo: Profumo
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Daphne Greengrass, George Weasley - George/Daphne, Fred/Astoria
Parte: 1/5
Rating: 18+
Genere: introspettivo, malinconico, romantico
Conteggio Parole: //
Riassunto: Fred e Astoria stavano insieme. Entrambi sono morti durante la guerra, perché Astoria, nonostante sua sorella Daphne abbia cercato di dissuaderla, è tornata indietro. Da quel giorno Daphne non può far a meno di sentire ovunque il profumo di morte e tristezza, senza riuscire a liberarsene: cercherà aiuto in George, che sarà il solo il grado di annullare quell’odore…
Note: lemon
Link esterni:
EFP Ha partecipato al contest “Opzioni per… 4 gusti +1!” di Eloise_Hawkins indetto sul forum di EFP ->
link Prologo
Non era possibile che fosse morta.
Eppure il cadavere di sua sorella era steso proprio davanti a lei. Così piccolo, così puro, così… Innocente.
Astoria aveva voluto tornare, a tutti i costi. Era fuggita dagli studenti che stavano andando verso il punto di evacuazione e lei non aveva potuto far altro che seguirla. Daphne aveva cercato di dissuaderla, l’aveva praticamente costretta ad alzarsi dalla tavolata quando era stato chiesto loro di evacuare. Ma Astoria era preoccupata, Astoria voleva tornare.
“Daphne… Lui è lì, lui combatterà! Non posso lasciarlo solo, non posso non sapere!”
“E’ una pazzia! Torna indietro, potresti morire!”
“Non m’importa! Se Fred muore, non m’importa di morire! Sarebbe più terribile vivere senza di lui!”
Non era neppure riuscita a ribattere, magari insistendo sul fatto che Fred sarebbe potuto non morire, che lei gli era già scivolata via. Correva, Astoria, correva con la disperazione nel cuore e le lacrime agli occhi.
E così se n’era andata.
Daphne l’aveva persa di vista quasi subito, dato che un masso era caduto fra loro e la polvere le aveva riempito i polmoni. Si era fatta strada, terrorizzata, combattendo chiunque e gridando ad alta voce il nome della sorella.
Non era riuscita a salvarla.
Quando lord Voldemort aveva concesso una tregua era andata in Sala Grande, cercando fra i feriti e, infine, fra i corpi.
Astoria sembrava dormire. Non aveva ferite evidenti, forse era stata colpita da un Avada Kedavra. Aveva le braccia leggermente aperte, la veste da notte che le dava un’aria da principessa, e un’espressione quasi serena.
Quando Daphne sentì un urlo strozzato provenire dall’altra parte della Sala, capì il perché.
Alzò lo sguardo. Era George, doveva esserlo, quello chino sopra un corpo uguale al suo e morto, a piangere tutta la sua disperazione. Era George, doveva esserlo, perché Fred non sarebbe mai potuto vivere in un mondo senza Astoria. E viceversa.
Quando il ragazzo reclinò il capo all’indietro, distrutto dal dolore, i capelli si spostarono e rivelarono uno strano buco nel posto dove normalmente ci sarebbe dovuto essere l’orecchio.
Sì, era George.
Daphne ne fu intimamente sollevata, per un attimo, poi si ricordò che Astoria era morta. Ed era morto anche Fred.
Era terribile, era doloroso… Ma era anche giusto, in qualche modo.
“Daphne, sai, mi sono innamorata!”
“Innamorata? Alla tua età? Sei ancora piccola…”
“Oh, non farmi la predica da sorella maggiore e sii felice per me!”
“E sentiamo, chi è il fortunato?”
“Fred Weasley!”
“Oh, cielo, a papà non piacerà affatto! E’ un traditore del suo sangue. Beh, almeno non è un Mezzosangue.”
“Ma che dici! Potrebbe anche essere un Elfo Domestico per quel che mi riguarda!”
“… E sentiamo, perché te ne sei innamorata?”
“E’ simpatico e divertente. Ed è stato lui a soccorrermi, quando sono caduta dalla scopa! Mi ha portato in infermeria in braccio! Non è romantico?”
“Oh, Astoria… Non è per queste cose che ci si innamora…”
“Non m’importa! Non dirlo, so che lo stai per fare! Non dire che a undici anni non ci si può innamorare, perché non è vero! Che ne vuoi sapere tu?! Io amo Fred Weasley. Lui è stato gentile, è divertente, mi viene a trovare tutti i giorni e mi fa ridere. Lui è quello giusto per me, Daphne!”
Era quello giusto, sì. Daphne se lo ricordava: da quel brutto incidente con la scopa, da quando Fred l’aveva soccorsa… Astoria era sempre stata innamorata di lui.
Gliel’aveva dimostrato, che si poteva scegliere la propria metà anche ad undici anni. E adesso Astoria era morta, prima ancora di compierne sedici.
Non ebbe tempo di pensare, di rendersi conto, di realizzare, di andare da George a fargli le condoglianze… La guerra era ricominciata. Lord Voldemort aveva annunciato al mondo che aveva ucciso Harry Potter e tutti si erano precipitati fuori: tutti, tranne lei. A lei non importava di Harry Potter. A lei importava di Astoria e del fatto che non l’avrebbe più rivista.
Si era seduta accanto alla sorella e le aveva preso la mano.
“Come glielo dico alla mamma, eh? Come glielo dico? Lei non lo sapeva mica. Lei non sapeva del tuo grande amore per Fred. Era il nostro segreto, vero? Era il nostro ed ora è rimasto solo il mio. Ma perché, Astoria, mi dici perché? Papà si arrabbierà moltissimo. Mamma piangerà tutte le sue lacrime. Ed io, Tori, io che devo fare?”
Erano tornati di nuovo tutti in Sala Grande, a combattere in mezzo ai feriti e ai cadaveri. C’erano anche gli Elfi domestici, ma a lei non importava: sul serio, avrebbero potuto colpirla, avrebbero potuto ucciderla, ma lei non avrebbe mai lasciato la mano di Astoria.
Il profumo della morte e del dolore era nell’aria: se anche l’avessero uccisa, non avrebbe fatto la differenza. Forse avrebbe alleviato solo le pene del suo cuore.
“Oh, Dapnhe, come posso fare? Sono solo una bambina! Fred non mi considera!”
“Ma se ti saluta sempre quando ti vede? Si ferma a parlare con te e ride e scherza come fa con tutti gli altri.”
“Appunto! Io voglio essere speciale, per lui. Come posso fare? Devo forse truccarmi?”
“Non essere sciocca. Le bambine di undici anni non si truccano.”
“Ma ne compirò dodici il mese prossimo!”
“E’ sempre troppo presto, Astoria. Prova a non pensarci, lascia trascorrere del tempo… Se, quando sarai grande, lo amerai ancora… Allora potrai provare a conquistarlo.”
“Ma io ho bisogno di lui adesso!”
“C’è tempo, Tori… C’è tempo…”
Invece il tempo non c’era. Era finito, davvero: e per fortuna che Astoria non aveva desistito, per fortuna che non aveva ascoltato i suoi consigli… Altrimenti non avrebbe potuto avere Fred neppure per quel poco…
Daphne vide di sfuggita il fantomatico Harry Potter comparire in mezzo alla sala. Lo sentì urlare parole strane contro l’uomo, sentì Voldemort ridere, vide le luci degli incantesimi scontrarsi a mezz’aria… E poi il Signore Oscuro cadde, e poi la folla esplose…
Non le importava. Non le importava niente. Era seduta accanto ad Astoria e le teneva la mano e davvero non era importante chi avesse vinto.
La folla smise di agitarsi, un capannello si formò attorno a quello che doveva essere Harry Potter - non ne era sicura, non riusciva a vederlo - e gli altri andarono chi a curare i feriti e chi e piangere i morti. Hagrid prese il corpo di Voldemort e lo portò fuori dalla Sala.
Poi una cosa catturò veramente la sua attenzione: George l’aveva vista, George stava venendo verso di lei. Era ferito, sporco, gli occhi rossi dal pianto.
Daphne lasciò la mano di Astoria e si alzò di scatto.
“Daphne…”
Qualcuno lo bloccò: una ragazza, forse, gli si fiondò addosso piangendo e urlando “Mi dispiace tanto! Fred…!”
George si rimise a piangere, silenziosamente, e abbracciò la figura, dimenticandosi di lei.
Daphne tornò a guardare il corpo senza vita della sorella e all’improvviso le vennero i brividi: l’odore di morte, forte e pungente, le penetrò nelle narici. Si allontanò alla svelta dal cadavere, spaventata, e si ritrovò a vagare senza meta all’interno della Sala Grande.
Nessuno badava a lei, nessuno la fermava, nessuno le parlava. Forse era meglio così.
“Daphne?”
Un sussurro, una voce conosciuta. La ragazza girò la testa e si trovò di fronte la famiglia Malfoy al completo. Era stato Draco a chiamarla.
“Draco. Signori Malfoy.”
“Che ci fai qui?”
Daphne si rece conto solo in quel momento che le sue braccia erano avvinghiate al suo corpo. Sentiva freddo. Si era abbracciata da sola per questo? Cercò di sciogliere la posizione, senza riuscirci.
“Sono tornata indietro. Astoria è tornata indietro. Astoria… Io la dovevo seguire.”
“E lei dov’è?”
“E’ morta.”
Dirlo aveva un sapore orribile. La faceva sentire ancora di più quel profumo di morte e disperazione. In bocca percepì il sapore di un conato di vomito, che cercò di ricacciare indietro.
“Mi dispiace, cara.”
Era stata Narcissa a parlare.
“Siediti qui con noi, dai.” la donna le aveva fatto cenno, indicando la panca vuota.
Daphne si sedette senza nemmeno pensarci. Stava cercando di togliersi quell’odore dal naso. Temeva che sarebbe impazzita, altrimenti.
Draco la fissava in modo strano, ma lei non se ne curò.
“Astoria, che hai intenzione di fare in futuro?”
“Che intendi, sorellona?”
“Lo sai. Noi siamo fanciulle Purosangue e verremo legate ad un qualche Purosangue scelto per noi.”
“Ma io ho Fred!”
“Però sai anche come funziona. Non sei ingenua, Astoria…”
“Non m’importa. Quando sarà il momento dirò chiaro e tondo a mamma e a papà che intendo stare con Fred.”
“Loro non ti appoggeranno mai!”
“E chi lo vuole il loro appoggio? Io ho l’amore… L’amore vale molto di più, Daphne. O intendi anche tu piegarti al loro volere?”
“Non lo so, io non sono come te. Non mi sono mai innamorata.”
“Anche se fosse, non andare promessa a qualcuno che non vuoi. Anche se provi indifferenza. Cerca l’amore, Daphne, perché è una cosa meravigliosa!”
Almeno lei l’aveva trovata, quella cosa meravigliosa. Almeno Astoria aveva amato.
Ed era morta, per quell’amore. Ed era morto anche Fred.
Daphne sentì le guance rigarsi di lacrime. La verità la colpì come un pugno allo stomaco: sua sorella era morta, sua sorella non sarebbe mai tornata. Non l’avrebbe mai più vista ridere, non l’avrebbe mai più sentita parlare del suo infinito amore per Fred.
Narcissa le strinse un ginocchio, come per consolarla.
Ma lei sentiva ancora quel profumo di morte e tristezza.