[Harry Potter] - Siamo solo noi due

Apr 13, 2014 10:47

La decisione

"Chi è?" chiese Ginny, fissando la donna.

Lei, sentendo quelle parole, spalancò la bocca, inorridita.

Quel mostro aveva fatto qualcosa a sua figlia.

Quel mostro aveva fatto qualcosa a sua figlia!

Le lacrime le riempirono gli occhi, ma lei doveva essere forte, non poteva permettersi di cedere, non ora.

"Ginny, tesoro, sono la mamma."

Quelle parole colpirono Ginny con una potenza inaudita, fermandole il respiro,

Mamma.

Quella che Tom le aveva detto che l'aveva abbandonata, e che ora piangeva per lei. O era tutta una messinscena per farsi salvare?

Ma perché Tom le avrebbe fatto uccidere la sua stessa madre, nonostante tutto? Credeva che fosse più facile, che covasse del rancore verso di lei? Eppure lei non si ricordava nulla...

In quel momento, altre sensazioni emersero. Come un senso di sbagliato, di ribaltamento. C'era qualcosa che le sfuggiva, qualcosa che avrebbe dovuto sapere, ed era importante, ma non capiva... Fece un passo indietro, confusa, e riuscì a distogliere lo sguardo dalla donna solo quando Tom le toccò un braccio.

"Ginevra, ti ho mentito." disse, e sembrava affranto.

In un certo senso, era proprio così. Forse, ora, con il senno di poi, mentre le sensazioni di Ginny scorrevano in lui e lui provava rammarico per la situazione, avrebbe fatto qualcosa di diverso.

Ma non poteva tornare indietro, né rifare tutto da capo. Non voleva; non voleva sacrificare tutto quello che si era creato con Ginevra.

Avrebbe dovuto essere sincero, anche per ciò che sarebbe successo. Ginevra doveva sapere che aveva provato a correggere gli errori, quando fosse stata in grado di capirlo, e doveva sapere che lui la desiderava più di ogni altra cosa.

A costo di compromettere tutto il piano, preferiva rivelarle una verità scomoda ora, quando lei poteva ancora tentare di tirarsi indietro, piuttosto che farla scoprire intrappolata poi.

Era il prezzo di ciò che sentiva, dei sentimenti di Ginny che avevano messo radici nel suo cuore arido, e che lui aveva fatto propri.

Ora comprendeva appieno come muoversi, per poter avere la sua fiducia, e non solo la sua lealtà forzata.

"TI HO DETTO DI NON TOCCARLA!" urlò di nuovo la donna, mentre le lacrime le bagnavano le guance, ma la sua espressione era a metà fra il determinato e il dolorante. Vedere Ginny così vicina a quell'uomo la destabilizzava, non sapeva che pensare, se non che lui le avesse fatto il lavaggio del cervello.

Il perché, poi, era un mistero ancora da risolvere.

"Che significa?" chiese lei, spaventata. Era confusa, le sensazioni si mescolavano in lei e si rigiravano, e la prospettiva sembrava così sbagliata...

"Lei non ti ha abbandonato, Ginevra." rispose Tom, e la vide trattenere il respiro "Sono io che ti ho presa, ma tu mi avevi già donato il tuo cuore."

Ora lei era andata in iperventilazione.

"TU MENTI!" urlò Molly, cercando di alzarsi in piedi nonostante le corde "Ginny, ti prego, è malvagio, sta lontana da lui!"

Lei era bloccata. Era arretrata, e ora fissava alternativamente Tom e la donna che lui le aveva detto essere sua madre. Vedeva le somiglianze, e qualche recesso del suo cuore se lo ricordava.

E ora Tom sosteneva che le aveva mentito, e che lei non l'avesse mai abbandonata. Ma se l'aveva portata qui, ora... Dopo quello di cui avevano parlato, allora...

Tom voleva davvero farle uccidere sua madre, che era stata una persona buona con lei?

Perché?! Che significava tutto questo?

Tom era malvagio? Doveva dare ascolto a sua madre, o alla parte di sé che reclamava l'eternità con il ragazzo che amava?

Che doveva fare?

Se le era parso di essere confusa, nei giorni precedenti, ora si doveva ricredere. Questa era la vera confusione.

"... Perché?" riuscì a dire, in un sussurro, fissando Tom negli occhi.

Alla fine, contava solo quello. La risposta a quella domanda, la sola cosa in grado di salvarla, o di farla precipitare...

"Perché ti amo, Ginevra." rispose lui, e Molly lanciò un urlo, e continuò a ripetere "BUGIARDO! BUGIARDO! NON FARTI INGANNARE, GINNY, LUI NON AMA!"

"Posso dimostrartelo." aggiunse Tom, ignorando la donna. Ginny non si era voltata, e cercava di carpire la verità dai suoi occhi. Sembrava sincero, e dispiaciuto, e mortificato...

"Come?"

"Io sento quello che provi." rispose Tom, contraendo le dita, come se volesse chiuderle a pugno "E, se tu farai quello che ti ho chiesto, lo sentirai anche tu."

Ginny impallidì ulteriormente, mentre il suo sguardo si spostava ancora, verso sua madre.

Uccidere. Uccidere sua madre le avrebbe donato non solo l'immortalità, ma anche il potere di sentire Tom, completamente.

Ma lui le aveva già mentito.

Eppure, se fosse stato in cattiva fede, non avrebbe forse evitato di dirglielo? Di dirgli che le aveva mentito, lasciandole credere che sua madre non la volesse? Ucciderla sarebbe stato molto più semplice, in quel caso...

Tom prese una bacchetta dalla veste e gliela porse, dal lato dell'impugnatura.

"E' la mia vecchia bacchetta." disse, lo sguardo di nuovo serio, anche se lei sapeva che questo, per lui come per lei, era un momento cruciale.

Riusciva già a comprenderlo. Prendendo in mano la bacchetta, scoprì che si adattava a lei in maniera sorprendente. E il legame con Tom sembrò acuirsi, mentre lei stringeva la presa sulla bacchetta, a Ginny poté sentire la sua ansia, il suo desiderio...

"Puoi scegliere, Ginny, ma devi farlo subito. Se la vuoi liberare, sei vuoi andartene con lei, sei libera. Altrimenti, sai cosa fare."

"Ginny." sussurrò, piano, Molly, fissando le mani di sua figlia e di quell'essere così vicine, divise soltanto da una strisciolina di legno. Poté sentire anche lei la scarica di energia che aveva attraversato i due corpi, nel momento in cui Ginny aveva serrato la presa sulla bacchetta.

Era come se avessero un legame, ma questo non era possibile...

Ovviamente, Tom aveva mentito. Sperava che Ginevra prendesse la decisione giusta, e che lo perdonasse, in tal caso, per quella piccola bugia.

Non poteva permettere che fuggisse, perché lei era la chiave della sua immortalità. Ma se lei avesse compiuto la scelta giusta, allora, non avrebbe avuto più nulla da temere... E si sarebbe fidato di lei ciecamente, perché l'avrebbe legata a sé in modo irreversibile, perché avrebbe visto la sua decisione, e avrebbe compreso che lei non l'avrebbe mai tradito.

Il mondo sembrava essersi arrestato in quell’istante, mentre sia Ginny che Tom stringevano ancora la bacchetta, osservandosi negli occhi.

Lei, che cercava di leggere dentro di lui, che credeva di sentirlo.

Lui, che la supplicava di prendere la decisione giusta, di sacrificare una vita per l’immortalità condivisa…

Una vita.

Sua madre.

Tom lasciò la bacchetta e arretrò, dandole lo spazio per muoversi.

Una vita.

Sua madre.

Ginny girò il capo verso la donna, che aveva smesso di piangere e urlare, ma che la osservava così speranzosa, così fiduciosa…

Una vita.

Sua madre.

Una madre che l’aveva sempre amata, ma di cui non si ricordava nulla.

E Tom, Tom che invece l’amava qui, ora, e che le aveva dato una scelta, che era stato sincero…

“Io ti ho presa, ma tu mi aveva già donato il tuo cuore.”

E non era forse quello che sentiva, che aveva sentito fin dal primo istante? Un legame con Tom, il suo diario, la sola cosa che le era rimasta della sua vita passata.

Una vita.

Sua madre.

Ginny alzò la bacchetta, puntandola verso la donna. Molly non si mostrò impaurita, né timorosa: aveva fiducia in sua figlia. Tom le aveva fatto il lavaggio del cervello, ma lei avrebbe visto il suo amore e avrebbe fatto la scelta giusta.

Una vita.

Sua madre.

Gli occhi di Ginny si oscurarono, mentre le decisione si faceva strada in lei, mentre il mondo stava cominciando a ruotare di nuovo, mentre Tom avvertiva nel suo essere qualcosa smuoversi.

Una vita.

Sua madre.

Una madre amorevole di cui non si ricordava nulla, o l’amore di Tom. Principi morali che esistevano nel fondo del suo essere, ma che non avevano alcuna valenza, data l’assenza di ricordi.

E tutto ciò che era stata e che non sarebbe più potuta essere, perché non si conosceva, e anche se avesse tentato, avrebbe fallito.

Non poteva tornare indietro, perché non riusciva a voltarsi.

Doveva solo infrangere le ultime remore di sé, spezzare ciò che ancora faceva di lei Ginny Weasley, nonostante tutto, e crearsi una nuova identità.

Essere solamente lei, al fianco dell’uomo che amava, con cui aveva un legame indissolubile che di lì a poco avrebbe compreso.

Doveva solo essere se stessa, e non un pallido fantasma.

Una vita.

Sua madre.

Non era importante.

“Avada Kedavra.”

Il getto verde partì dalla sua bacchetta e lei vide Molly sgranare gli occhi, nell’ultimo istante prima di morire. Qualcosa dentro di lei si spezzò definitivamente, mentre le fila del suo destino si mescolavano e venivano ricucite, in un modo che prima avrebbe considerato sbagliato ma che ora sembrava così giusto.

Non si ricordava dove aveva appreso l’Anatema che Uccide, non si ricordava neppure di averlo mai lanciato.

Eppure, allo stesso modo non era importante.

Lei non era Ginny. Non lo sarebbe più stata.

“Lady Ginevra.” disse Tom qualche istante dopo, avvicinandosi e sorridendo, e il suo sorriso sembrava peggio di trionfante, in qualche modo malefico…

Non importava.

Non aveva più paura, né ne avrebbe mai più avuta di Tom.

Il suo cuore aveva scelto.

“Adesso, manca il rituale.” le disse, afferrandole il viso con le mani e chinandosi a baciarla “E, poi, potremo restare insieme per sempre.” aggiunse poi, lasciandola andare.

Ginevra sorrise, chinando la testa.

“Sì, Tom.”

***

Per creare un Horcrux dovevi uccidere una persona compiendo un atto di assoluta malvagità.

Ecco perché uno sconosciuto non avrebbe dato lo stesso risultato, le aveva detto Tom, spostando i mobili con la magia, lasciando al centro abbastanza spazio per ricreare il cerchio magico.

Ginny si sentiva… Tranquilla.

Aveva provato una scarica strana lungo il braccio, mentre l’incantesimo fuoriusciva dalla bacchetta, ma adesso che la pelle aveva smesso di formicolare era come se si fosse svuotata, e solo l’ardore per Tom era rimasto.

Era al centro della stanza, con il cadavere della madre a pochi passi, e sorrideva, serena.

Tom si sarebbe preoccupato di tutto.

Tom l’avrebbe resa immortale, e lei avrebbe potuto amarlo in santa pace.

Non era tempo dei ripensamenti, dei dubbi o dei rimpianti. Aveva preso una decisione e l’avrebbe portata fino in fondo, impaziente.

Voleva solo fortificare il legame speciale che già sentiva con Tom.

Voleva che il rituale si compisse, per poterlo capire fino in fondo, per baciarlo ancora, per fare l’amore con lui senza più alcuna vergogna.

Tom si era messo accanto a lei e stava pronunciando una formula strana con voce tonante; era oscura, le parole erano in una lingua sconosciuta, e lei sentì il potere della magia attraversarle il corpo.

Un cerchio nero si disegnò ai loro piedi, sul pavimento; era decorato da simboli strani che non comprendeva, e al suo interno vi erano altri due cerchi semplici: uno esattamente al centro, dove stava lei, e un altro davanti.

Tom finì la formula e si mise in quest’ultimo, in quello destinato al contenitore dell’Horcrux. Il corpo di Molly era poco distante, alla sua destra; non era importante dove fosse, bastava che si trovasse all’interno del cerchio.

Abbassò la bacchetta, e disse a Ginny di alzare la sua, puntandogliela contro.

“Ripeti esattamente le mie parole, Ginevra. Sarà un procedimento lungo ed estenuante, ma se sei esausta, posso sostenerti con la mia magia.”

Ginevra fece come le era stato detto, e iniziarono.

coppia crack, 18+, harry potter, longfic: siamo solo noi due, fan fiction, long fic

Previous post Next post
Up