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Confessions of a Freeter. You can comment here or
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Stavo facendo un semi-digiuno, spontaneo, prolungato e non voluto per il nervoso causato dall’imminente partenza. Il giorno dopo essere arrivata e aver superato il jet-lag mi sono chiesta di che cavolo avessi paura, andavo in Giappone, mica in Cambogia (e non ringraziavo per i chili persi… trovarsi con il culo di fuori causa pantaloni larghi non è stato bello). A essere del tutto sinceri e ripensandoci bene, potevo averne diversi di motivi, ma fasciarsi la testa prima di romperla non serve a niente, rischi solo di guastarti il divertimento.
Ad ogni modo… Ho iniziato a scrivere questo post pensando di fare un bilancio dell’anno passato e di prospettare quello che verrà, ma prenderà una direzione completamente diversa. In fondo sono una donna random, io.
Mi capita, quando vado in qualche posto diciamo inusuale, di quelli che ci vai (o pensi di andarci) tipo una volta nella vita, una sorta di effetto di straniamento. Non mi rendo bene conto di dove sono, seguo il flusso degli eventi, prendo l’aereo come se andassi a Milano e non, che so, in Perù. In un certo senso, a un livello superficiale, è come se fossi al di fuori delle cose, se le osservassi invece di viverle realmente.
Poi ad un certo punto “rientro” nella realtà e so di essere io, in un certo posto in un certo momento. Questa presa di coscienza, se così vogliamo chiamarla, mi può capitare anche più volte nel corso di uno stesso viaggio; magari quando mi trovo in un luogo che mi colpisce particolarmente o se provo una forte emozione. In questi attimi mi isolo anche completamente dalle persone, ci siamo solo io e quel momento.
Oggi invece mi è successa una cosa che assomiglia a quanto detto sopra, ma al contrario XD
Volevo riascoltare Yuruginai mono hitotsu, che mi si è piantata in testa da due giorni, ma non ce l’ho su cd fisico, l’ipod è scarico, la mia chiavetta è dispersa, non mi andava di scomodare l’hard disk removibile, per cui ho fatto quello che faccio sempre in questi casi: cercare su Youtube.
Siccome questo pezzo è stato la sigla per il decimo film di Detective Conan, i primi risultati erano tutti montaggi del film o anche solo la parte finale con i credits (come al solito i B’z non sono degni di nota…). E visto che tuttosommato volevo sentire la canzone e il video non m’interessava più di tanto, ne ho aperto uno a caso, preso proprio dal finale del film.
Curiosamente, i credits finali sono girati dal vivo, con solo qualche spezzone dal film inserito a sprazzi in un riquadro. Fin dall’inizio si vedevano delle montagne russe, ma i giapponesi hanno un po’ la fissa per queste cose, potevano essere ovunque. Poi hanno ripreso un edificio che aveva un che di familiare, e un’altra ripresa a campo largo sulle montagne russe, che stavolta ho riconosciuto per via dell’enorme ruota panoramica. Yokohama.
Man mano che la canzone andava avanti riconoscevo sempre più paesaggi, la Landmark Tower, il ponte… E ogni volta mi suonava un campanellino in testa “io ero lì”.
Il giorno in cui sono stata a Yokohama è stato uno dei pochi giorni belli, di sole, di un freddo non eccessivo. Il cielo era così blu, i gabbiani volavano sul lungomare a centinaia. Dalle collinette si vedeva la baia di Tokyo, con tutti i ponti a perdersi verso il mare. L’eleganza dei palazzetti in stile occidentale. Il caos e il colore di Chinatown.
Io ero lì.
È la prima volta che mi capita questa epifania al contrario, l’improvvisa consapevolezza di ciò che è stato. Una sensazione curiosa.
p.s. questo post è stato finito a distanza di qualche giorno… il fatto che mentre lo pubblicassi girasse in sottofondo yokohama, giuro, è stato veramente del tutto casuale. certe coincidenze soprendono anche me.