May 27, 2004 23:40
Fisico
Ora ti racconto una fiaba.
C'era una volta un fisico; era un fisico di quelli bravissimi, e si era anche laureato con 110 e lode. Sto fisico passava tutto il tempo nel suo laboratorio, voleva fare la scoperta del secolo, ma non sapeva quale. Stava lì, nello studio, notte e giorno, giorno e notte a cercare di comprendere ciò che avrebbe potuto fare, senza però avere un'idea decente. Tutto ciò fin quando... fin quando, una lampadina si accese in lui, ma non perché gli fosse venuta un'idea, ma perché da quella lampadina, dice la fiaba, doveva uscire un genietto. E così fu. Dalla lampadina uscì un piccolo genio della piccola lampada.
"E tu chi sei?" chiese il fisico guardando con aria di superiorità quel cosino minuscolo
"Io sono il genio" rispose il genietto con un vocino piccolo piccolo
E il fisico, un po' alterato: "Qui, se c'è un genio, quello sono io!"
"Sì certo" aggiunse il genio sfottendo il fisico "e che cosa hai concluso con la tua genialità? Ti sei laureato con il massimo dei voti e poi?"
"E poi... e poi... e poi nulla" balbettò l'uomo, dapprima deciso, poi scoppiando in un pianto.
"Dai dai, lasciamo perdere, e poi non ci siamo nemmeno capiti, io sono qui per aiutarti, mica sono un genio nel senso che sono geniale, sono un genio, perché esco dalla lampadina. E sai cosa fa un genietto quando esce dalla lampadina, vero?"
"No, non lo so" disse il fisico con le lacrime agli occhi e ancora un po' singhiozzante
"Emminchia, manco questo sai? E saresti un genio?" tuonò il genietto della lampadina, causando un nuovo scoppio da parte dello scienziato che ricominciò a piangere
"No no, scusa, scherzavo, non te la prendere" aggiunse il genietto battendo amichevolmente la sua manina sulla spalla del fisico (mi sa che aveva capito la gaffe) "dicevo che sono un genietto, e visto che non lo sai, ti dico che i genietti delle lampadine vengono al mondo per esaudire i desideri degli scienziati (sai, è un brevetto di Edison...)"
A questo punto le lacrime cessarono di scorrere, il pianto si fermò e gli occhi diventarono improvvisamente lucenti.
"Posso chiederti proprio tutto tutto?"
"Sì!"
"Ma proprio tutto tutto tutto?"
"Sì!"
"Tutto, vero?"
"E che cazzo sei, scemo? Tutto, ti ho detto tutto, vuol dire tutto, mica te lo posso ripetere ancora! Ho fretta, ci sono miliardi di altri fisici sparsi per l'universo che mi aspettano!"
"Ok, ok, non ti arrabbiare, ho capito: tutto. E quanto tempo ho per decidere?"
Il genietto, guardò l'orologio, poi disse: "Sei fortunato, stavolta mi posso trattenere un po' di più, diciamo 2 minuti"
"Mmm" cominciò a fare il fisico mentre pensava, pensò tanto tanto tanto, per almeno due minuti (per lui era quasi un record), poi disse: "Ecco, siccome, il mio problema non è l'intelligenza, io sono il più intelligente di tutti, ma la mia mancanza di ispirazione nasce dalle circostanze, ecco, vorrei tanto poter avere la stessa possibilità di Newton, che mentre riposava sotto l'albero l'ispirazione gli cadde dal cielo sottoforma di mela"
"Eccoti accontentato" rispose il genio, schioccò le dita e la mela cadde.
"Ecco, allora sei scemo, mica un genio! Io dicevo in senso metaforico, mica intendevo che volevo la mela in testa. Ahi! Intendevo dire che volevo un'opportunità simile a quella. Ahi! E ora che faccio?"
"Non lo so, magari ti verrà l'ispirazione anche così, io non posso fare più niente" spiegò il genietto e puff! Scomparve nel nulla, anzi nella lampadina.
"Magari aveva ragione ahi!" pensò il fisico "me la tengo sta mela che mi cade ogni due minuti in testa, prima o poi l'ispirazione arriverà".
La mela infatti cadeva sulla testa dell'uomo, rimbalzava a terra e poi risaliva e gli ricadeva in testa.
Passò tanto tempo da quel giorno e la mela fece compagnia al fisico senza dargli sosta nemmeno per 5 minuti. Ogni due minuti gli ricadeva in testa, eppure non si ebbe l'effetto sperato. L'unica conseguenza fu un grosso bernoccolo che via via cresceva sempre di più.
Ora, ho dimenticato di raccontare che accanto al fisico viveva un altro fisico, suo nemico. Si odiavano dai tempi dell'università, perché il fisico vicino di casa a differenza del nostro amico andava davvero male e l'invidia lo mangiava vivo. Ecco, in quel periodo, la storia della mela ovviamente fu fonte di ilarità per il vicino, che non faceva altro che sfottere il nostro amico fisico. Tutto questo durò finché un giorno, il fisico si ruppe davvero le palle di veder crescere il bernoccolo sulla sua testa senza altre conseguenze. Raccolse la mela da terra, uscì in giardino e gli diede un calcio mai visto prima. La mela, guarda un po' andò a finire proprio al centro della testa del nemico fisico vicino di casa che ebbe un bel bernoccolo in testa, cadde a terra, si rialzò, andò nel suo studio e scrisse una formula complicatissima sulla lavagna. Si dà il caso che avesse un senso. Un grande senso: era la formula del secolo, la formula dell'antigravità! Diventò ricco e il nostro amico fisico è ancora lì a chiedersi il perché.