L’importanza di una scoperta scientifica e’data dall’impatto che essa ha nella vita dell’uomo comune. Riuscire a cambiare le abitudini, gli stili di vita e’ cio’ che distingue un’invenzione pratica da una rivoluzionaria.
Che google sarebbe stata una star del secondo decennio del duemila era una scommessa che avrebbe reso poco se fatta all’inizio del millennio. Sarebbe valsa ancora meno fatta una diecina di anni dopo, al giorno d’oggi ha quasi sostituito il verbo ‘lapalssiano’. Se gia’ gli affari andavano bene prima e dopo la prima bolla della fine degli anni novanta, dal 2004 in avanti la scalata e’ sempre stata piu’ impressionante, con una serie di iniziative cosi’ diversificate ed efficaci da risultare incredibile.
l’acquisto di youtube del 2006 poteva lasciar prevedere un buon affare, visto il numero elevatissimo di contenuti giornalmente uplodati dai milioni di utenti, ma e’ difficile pensare che i capoccioni profumatamente pagati a capo di Goggle avessero potuto gia’ allora valutare cosa sarebbe successo da li a poco e di come tutto potesse ‘quadrare’ in maniera cosi’ elementare.
O forse si?
Negli anni google ha sempre anticipato il mercato , creandone di nuovi , diversificando gli investimenti intascando fiumi di dollari. Cosa ancora piu’ notevole, nonostante si sia mosso in territori perloppiu’ inesplorati, e’ quasi sempre riuscito a far evolvere le legislazioni locali in una direzione spesso favorevole proprio a google stesso. Nei pochi casi in cui si verificarono condizioni legali tanto avverse da rendere irreditizzio operare in quei paesi la natura deregolamentata della rete e’ sempre corsa in aiuto del colosso di mountan view.
Si diceva dell’acquisto di youtube: in retrospettiva fu fondamentale, visto che in un certo senso abituo’ i navigatori alla fruizione del video via internet. Nel 2007 l’acquisto dei maggiori blogsite mondiali indico’ la strada che Google avrebbe preso, anche se in pochi avrebbero potuto predirre cosa sarebbe successo da li a poco.
I video blog , lanciati con grande enfasi come terza rivoluzione digitale, stentarono a decollare e per la prima volta sembro’ che Google avesse toppato. in realta’, parecchie fonti citano accordi ben precedenti al lancio del blackbox fra Sony e Google, anche se storicamente le due compagnie hanno sempre affermato di essersi ‘trovati’ nel mercato, non di essersi cercati.
Nonostante il segreto mantenuto dalla multinazionale giapponese, qualcosa aveva incominciato a trapelare alla fine del 2004, grazie ad un incauto commento di un direttore tecnico carpito ad una conferenza stampa, che indicava nel progetto blackbox una dei piu’ importanti investimenti della sony per il prossimo decennio. Oltre al nome si seppe poco, ma e’ facile pensare in retrospettiva che il 2008 avrebbe dovuto vedere il lancio del blackbox e che Google sapesse in anticipo del progetto e del potenziale impatto che la cosa avrebbe avuto nei suoi confronti, trovandosi gia’ in possesso di tutte le tecnologie per sfruttare il fenomeno.
Invece il blackbox fu lanciato l’anno successivo, e neppure con grande slancio. Si seppe in seguito che i primi esemplari, ad oggi introvabili se non a prezzi esorbitanti su ebayle.com, erano pesantemente malfunzionati: la batteria durava un paio d’ore, la qualita’ era pessima e spesso i dati venivano persi nel download, che richiedeva comunque tantissimo tempo; Il prezzo era altissimo e furono vendute pochissimi esemplari. Due mesi dopo il prodotto fu ritirato dal mercato, senza che il mercato si fosse accorto di nulla. La strategia, venne reso noto in seguito, fu quella di creare una piccola ma agguerrita base di hardcorer, sperando nella creazione di un meme a larga diffusione, giusto in tempo di lanciare una versione riveduta e corretta del blackbox. In minima parte, in effetti, fu quello che avvenne, anche se e’ difficile immaginare che fosse stata una scelta commerciale e una strategia di marketing.
E’ forse piu’ facile pensare che il blackbox dovesse uscire sul mercato in quel periodo, a tutti i costi, e che , consci dello stato precario della versione disponibile al tempo, i tecnici decisero di ‘comprarsi’ qualche mese in piu’, per mettere a punto il prototipo 1.0, funzionante, e dare qualche risultato ai sempre piu’ spazinetiti CEOs. Ciononostante, l’impatto del blackbox prima versione fu minimo. Il sito blackbox.com fu il primo portale ad ospitare i contributi degli utenti ma la bassa qualita’ fu il principale motivo per cui il sito non prese, a quel tempo,quota. Qualche utente incomincio’ ad intuire le potenzialita’ del gadget, ma solo con la 1.0 si incominco’ a sviluppare il fenomeno di massa.
La 1,0 era brutta, pesante ed ingombrante, ma rimaneva comunque una novita’ rivoluzionaria enorme rispetto a tutto cio’ che era disponibile sul mercato a quel tempo. C’erano , e’ vero, gia’ diverse soluzioni professionali che riuscivano a dare lo stesso risultato a costo maggiore e con maggiore ingombro (spesso dovevano essere collegati con un cavo ad una unita’ esterna, leggera ma comunque scomoda), ma il costo allettante di 399 dollari, una durata delle batterie enormemente piu’ alta , una definizione dell’immagine incomparabile, fecero del 1.0 un nuovo fenomeno ipod, solo dieci volte piu’ esplosivo.
Montata su degli occhiali da sole, che ricordavano quelli venduti con le schede grafice di prima generazione che servivano a simulare l’effetto 3d, c’era una videocamera minuscola, quasi invisibile, ma di eccezionale qualita’, in grado di registrare esattamente lo stesso campo visivo di chi l’indossava. Microfono direzionale capace di registrare i suoni in presa diretta escludendo il rumore di fondo, un mini hard disk grande abbastanza da contenere circa 24 ore consecutive di girato compresso ed una batteria cosi’ potente da poter registrare per tutto il tempo disponibile nel hard disk. Fondamentale innovazione, ed orgoglio dei laboratori sony, era il sistema anti oscillazioni che prometteva,mantenendo la promessa, di simulare in maniera rivoluzionaria la vista umana, eliminando completamente l’effetto ‘camminata’ della registrazione in movimento. Addirittura si riuscivano ad ottenere risultati accettabili correndo.
Era la soluzione definitiva per l’ego di milioni di weblogger.
E’ giusto pero’ ricordare un’evento che fu di grande impatto a livello mondiale e che contribu’ al lancio del blackbox in tutti i continenti. Da poco lanciato sul mercato e con risultati sotto le aspettative,il blackbox arrancava, non riuscendo ad imporsi come ‘the next big thing’ tanto proclamata. Dopo un entusiasmo iniziale, i contenuti prodotti col blackbox risultarono noiosi perloppiu’, non riuscendo ad imporsi come alternativa agli altri filmati disponibili in rete. Lo slogan ‘record your life’ non stimolo’ molto la fantasia degli utenti che si limitarono inizialmente all’upload confuso dei momenti salienti della loro giornata. Il punto era che la vita degli altri raramente risultava interessante. Lo spirito voyeur degli internauti rimase poco colpito fino a quando la notizia di Geena Robinson arrivo’ sui feed di tutto il mondo.
La ragazza, tornando a casa dopo un turno notturno, fu assalita da Robert Gibbs, un balordo che tento’ di stuprarla in mezzo alla strada. Geena non riusci’ ad evitare lo stupro, ma durante tutta la brutta esperienza riusci’ a tenere al loro posto costantemente il blackbox. Acceso.
Tornando a casa, ancora sconvolta dall’accaduto, d’impulso scarico’ il filmato e lo uplodo su blackbox.com. in pochissimo tempo la notizia’ oltrepasso’ i confini nazionali diventando un caso. Il filmato fu visto, prima di essere tolto da sito, milioni di volte, e ancora ora si puo’ trovare in rete la versione integrale non censurata.
Gibbs fu catturato due giorni dopo e il processo si tenne da li ad una settimana. Quello che successe dopo fu uno dei casi piu’ eclatanti di distorsione informativa di tutta la storia del giornalismo: Gibbs fu giudicato innocente a causa di un vizio di forma dell’accusa, la stampa riporto’ pero’,erroneamente, che Gibbs era sato assolto perche’ le immagini avevano violato il diritto di privacy e che qiundi non erano ammissibili come prova. In realta’ il vizio di forma era stato nelle tempistiche imposte dalla legge per presentare le prove, che l’avvocato aveva clamorosamente ignorato. Incidentalmente, Gibbs fu condannato in appello senza problemi qualche mese dopo. La notizia attrasse tutto l’eco che un prodotto appena lanciato sul mercato potesse aver bisogno , mentre , esattamente il giorno dopo la sentenza, il primo lifesite venne alla luce. Una studentessa dell’ohio, katie Gray incomincio’ a registrare e a mettere online TUTTA la sua giornata, senza edit alcuno. Tutti i giorni. Dopo due settimane, si trasformo’ in sito a pagamento, e dopo un mese aveva piu’ di settantamila iscritti. Il sito pubblico conteneva degli estratti della giornata precedente, mentre il sito a pagamento conteneva tutta la giornata precedente. Katie gray, ed i suoi amici, divennero delle star mondiali , con fun club e forums che naquero come funghi in pochissimo tempo. Ogni giornata ‘pesava’ circa quattro giga.
Nel giro di pochissimo, fu emulata in tutte le parti del globo. Blackbox.com, che era propietario del formato video uplodabile, impose un limite di una settimana di registrato per utente ai suoi membri, limite che precedentemente non esisteva. Contemporaneamente , la prima bozza della legge besozzi vedeva la luce in parlamento, per essere approvata sei mesi dopo e divenendo esecutiva la settimana seguente: i politici , senatori e deputati, sarebbero stati registrati per tutta la giornata da una troupe e i video depositati presso la videoteca della camera, e potevano essere resi accessibili dietro richiesta dei magistrati, senza capo di accusa preventiva.
Google rimase a guardare per poco e mentre le vendite salivano vertiginosamente, compro’ la licenza dalla sony, primo portale a farlo e lancio’ googlife, il portale che sfruttava la tecnologia blackbox offrendo , e rimase a lungo l’unico a farlo, spazio infinito gratuito per tutti gli utenti. Praticamente fuse le tecnologie dei siti blogger livejournal con la potenza di youtube. Google era in quel momento , l’unica compagnia in grado di offrire tutto cio’ e mentre gli altri grossi portali mondiali arrancavano, google raccoglieva nuove iscrizioni in tutto il mondo.
il caso Robinson-Gibbs porto’ pero’ alla luce una pericolosa falla nella giurisprudenza, ovvero in quali circostanze una registrazione casuale dovesse richiedere l’autorizzazione per essere diffusa in rete, e curiosamente, pochi giorni doop la sentenza venne fuori un’altra buffa storia che rendeva la questione ancora piu’ spinosa: vedendo un filmato registrato da una studentessa il giorno prima, che riprendeva una sua passeggiata con commenti filosofici sulla sua vita da collegiale, riprese per pochi secondi una coppia che si stava baciando con passione. Un’altra persona, durante una navigazione casuale, riconobbe l’uomo che si stava dando tanto da fare, e chiamo’ la di lui legittima moglie mandandogli il link che lo smascherava nel bel mezzo del tradimento. La moglie, disonorata, chiese il divorzio e l’ex marito cito’ per danni la studentessa che aveva messo in rete il tutto.
La studentessa fu dichiarata colpevole ma in rete inizio’ uno delle piu’ complesse discussioni di tutti i tempi, capace di infiammare le due parti come la querelle sui p2p fece alla fine dei primi anni del secolo.
Tutto cio’ non fermo’ il successo del blackbox , anzi, se possibile ne incremento’ maggiormente le vendite. Googlife mise in bella mostra un disclaimer che specificava che in nessun modo il sito poteva ritenersi responsabile dei contenuti uplodati dai suoi utenti, protezione che funziono’ fino a quando la RIAA scaglio’ il suo potentissimo attacco. Come sappiamo, entrambi ne uscirono con le ossa rotte, ma questo accadde ben piu’ tardi.
Uno dei primi artisti mondiali a condividere parte delle sue giornate, fu david bowie, subito seguito a ruota da Paris Hilton, che finalmente aveva trovato un palcoscenico grande abbastanza da accogliere il suo enorme ego.
Da li a poco la rete fu invasa da migliaia di registrazioni di concerti e film eseguite col blackbox. La qualita’, seppur scadente (almeno quelle dei film , i concerti invece erano piu’ che decenti), non fu un’ostacolo per gli amanti del ‘gratis a tutti i costi’ e la rete fu invasa da milioni di registrazioni illegali in misura cosi’ elevata che il rischio di venir denunciati dalla polizia era trascurabile.
In breve il modello 1.0 , con le sue pesanti lenti scure, divento’ famigerato e in molti locali incominciarono ad apparire cartelli che ne vietavano l’uso.
Sony, in un tentativo abbastanza poco riuscito, rilascio la 1.1 , identica alla precedente versione ma lievemente piu’ leggera e con le lenti trasparenti.
Nel frattempo, ila battaglia nell’arena globale si combatteva tra il concetto di liberta’ di cronaca e garanzia della privacy altrui. Chi difendeva il proprio diritto di documentare la propria vita si scontrava con chi esigeva l’anonimato pubblico e non desirevava finire in rete mentre faceva la passeggiata col proprio cane. Gli stati uniti rilasciarono il ‘personal freedom bill’ che cercava di regolamentare l’uso delle immagini pubbliche riprese dal blackbox ma tutto fu reso vano dalla mancanza di una giurisdizione internazionale applicabile globalmente. I domini .tv diventarono richiestissimi e l’isola di Tuvalu divento’ in brevissimo tempo la Farm piu’ grande del mondo, nonstante la sua remotissima posizione. Si calcolo’ che alla fine del 2011 piu’ della meta’ dei video blackbox erano ospitati nei server delle varie compagnie trasferitesi a Tuvalu.
Martina Jensen, svedese, fu la prima persona che si fece preparare, dietro sue specifiche volonta’ un montaggio blackbox degli ultimi anni della sua vita, esclusi gli ultimi sei mesi della malattia mortale, similmente a quanto accadeva nel film ‘the final cut’. Si era aperto un nuovo mercato. le scuole permisero l’utilizzo del blackbox per registrazioni didattiche, similmente lo fecero le universita’. Vennero alla luce svariati casi di abusi sul lavoro, mobbing, truffe, furtarelli piu’ o meno grandi , tutti ripresi dai blackbox, resi pubblici e smascherati. Alcuni siti permettevano di votare lo sputtanamento piu’ divertente della settimana.
il mercato del porno , da sempre motore primario della rete, riprese slancio, dopo anni di stanco eccesso, aprendo nuove strade al vouyerismo estremo.
E ancora era nulla in confronto a quello che sarebbe successo con il lancio della 2.0.
La 2.0 aveva in realta’ un solo grande miglioramento, ma cosi’ importante da rendere quasi irrilevanti tutte le altre features. Un dispositivo GPS. Il video rilasciato da Sony per pubblicizzare la nuova macchina era stato prodotto in cooperazione con Google , che promuoveva allo stesso tempo googleearth in alta risoluzione,e faceva gia’ da subito intravedere le sue potenzialita’. In campo larghissimo, la camera partiva dallo spazio per arrivare , lentamente e dopo aver passato i vari pianeti del sistema solare, nei pressi della terra. Passata la luna, la camera si fermava, mostrando la terra ruotare. Una scritta in sovraimpressione che cambiava ad ogni spot, mostrava un numero superiore ai sette miliardi , in crescita.
Dopodiche’, veniva mostrata la scritta, in inglese, ‘put yourself in the map’. La camera poi zoomava sempre piu’ velocemente verso una locatoin , anche questa cambiava in ogni spot. Arrivato a circa trecento metri da terra, la zoomata rallentava, e si incominciava ad intravedere qualcosa di diverso rispetto alla solita staticita’ di goggle earth. La terra era popolata da piccole icone che si muovevano lentamente nelle strade. Lo zoom continuava e continuava, fino a raggiungere un livello di dettaglio ben maggiore del solito di googleearth, per arrivare infine a pochissimi metri dall’icona lampeggiante. Con un’effetto visivamente splendido, l’immagine si trasformava da satellitare a soggettiva, continuando a saltellare qui e la fra le due visuali e saltando di persona in persona. La 2.0 permetteva di dare una posizione alle proprie riprese e di sincronizzarle con googleearth.
In contemporanea, Googlive lancio’ la Sua campagna pubblicitaria, che puntava su di un’altro aspetto della localizzazione satellitare. Il video mostrava un’album di fotografie che veniva aperto, mostrandone le prime ingiallite foto. Soffermandosi sulla prima , questa prendeva vita, mostrando il filmato della foto stessa. Tutte le foto si animavano , una dopo l’altra, poi le pagine giravano fino ad arrivare alla fine dell’album. Le foto animate poi venivano estratte dall’album e posizionate su un desktop, mettendosi in sequenza temporale. Venivano scelte due o tre sequenze, poi veniva mostrata la scritta ‘your life. In a click.
Il punto di forza del nuovo portale di googlife combinava le coordinate satellitare con la tecnologia googleearth: in effetti le coordinate erano imbeddate direttamente nelle riprese, permettendo quindi il tracking e la visualizzazione su googleearth, riuscendo ad ovviare al problema numero uno lamentato dagli utilizzatori di blackbox 1.0, ovvero il tagging delle riprese. Era lungo, noioso e scomodo. pochissimi utenti usavano questa opzione che lasciava quindi le riprese anonimamente ospitate sui server, con poca possibilita’ di utilizzarne i contenuti se non confidando nella propria memoria. Googlife offriva tagging automatico , permettendo di assegnare alle riprese una precisa collocazione temporale e geografica. Si potevano quindi creare log molto particolareggiati e , soprattutto, utilizzare il motore di ricerca interno per trovare in pochissimo tempo lo spezzone relativo all’evento ricercato, partendo da sommarie indicazioni. Le possibilita’ di un sistema del genere erano infinite.
La 2.0 fu un successo planetario. Le file rese famose dall’uscita del nuovo Neoveritas rimanevano imbattute, ma si videro scene simili, con tende attrezzate per giorni per assicurarsi il nuovo modello il giorno dell’uscita. Con una mossa pubblicitaria rischiosa ma di impatto, la sony decise di far uscire la 2.0 il 31 dicembre.
Googlife divenne il sito piu’ visitato del mondo, con ducento milioni di utenti.la sua funzione di autobloggin era eccellente, risquotendo da subito un successo clamoroso. Ogni entry permetteva ovviamente diversi livelli di accesso, dal completamente pubblico a quello privato. Si poteva registrate tutto in maniera automatica, pubblicando solo cio’ che rispettasse le proprie scelte, luoghi , momenti. Si potevano scambiare i log e fare entry multiple, in cui i contenuti erano condivisi e potevano essere visionati selezionando il punto di vista preferito. Il social networking cambio’ completamente il proprio significato, interlacciando i log in maniera anonima si potevano creare profili che potevano venire confrontati, o usati come criteri di selezione. Con un decreto senza precedenti, la legge besozzi venne modificata e il blackbox 2.0 venne utilizzato per seguire tutte le vite di tutti i politici, i video messi a disposizione dei cittadini sul portale della Camera e del Senato.
Ma come faceva Goggle a pagare gli stratosferici costi di hosting? In vari modi: l’avvento delle memorie di massa olografiche aveva aumentato di uno zero le capacita’ medie di Storage e la nuova tecnologia era stata acquistata da goggle che ora produceva in proprio gli hard disk olografici. Cio’ ovviamente non bastava a coprire le spese, e appena si venne a sapere come goggle contasse di rifarsi economicamente scatto’ un’enorme polemica che vide traballare violentemente la posizone della compagnia di mountain view.
Una postilla del contratto da accettare durante la registrazione, prevedeva infatti che i dati dei log potessero essere utilizzati per analisi statistiche anonime. La clausola era inclusa nel contratto generale, quindi o la si accettava o non ci si poteva registrare. Sebbene altri siti incominciaro ad offrire alcune delle opzioni di googlife, nessuno poteva vantare sia l’accesso gratuito sia le estensioni del motore di ricerca per il social networking (i log altrui navigabili erano solamente quelli di googlife), quindi la maggior parte degli utenti accetto’ la clausola senza badare troppo al suo significato. Goggle, in maniera effettivamente questionabile e con dubbia moralita’, incomincio’ a collezionare TUTTI i log uplodati. Infatti, sebbene i log fossero a diversi livelli di accesso, dovevano essere uplodati sui server googlife per essere indicizzati. Google aveva quindi in mano i segreti della vita di tutti i suoi utenti, con gli spostamenti, tutto il loro vissuto, ordinatamente archiviati per data, ora , luogo e persone preseni. Goggle incomincio’ ad analizzare i dati, con vari scopi. Il primo fu quello di interpretare i flussi di persone , i tragitti ed i trend. L’idea era di vendere questi dati ai negozianti che potevano cosi’ ottimizzare la loro offerta in base ai dati statistici che goggle forniva. Questo suscito’ l’ira dei suoi milioni di utenti che videro la loro privacy violata ma goggle riusci’ abilmente a respingere ogni attacco appellandosi alla chiarezza del contratto e alla legittimita’ del suo comportamento. Il punto era che i filmati, per essere taggati, DOVEVANO essere uplodati, e con essi anche i trackers dei movimenti delle persone. La funzione era troppo comoda per farne a meno, dopo qulache mese di infuocate discussioni, in pochi continuarono a lamentarsi della bieca manovra, anche in virtu’ del fatto che nessun utente ricevette dei danni specifici da tale pratica.
Goggle insistette sul fatto che i dati erano ovviamente anonimi, non riconducibili agli utenti specifici, e formati in agglomerati statistici, quindi in linea con il contratto firmato da ogni utente. Goggle spiego’ anche che gli enormi costi di hosting dovevano in qualche maniera essere ripagati, e che l’operazione di compravendita dei dati era ne piu’ ne meno quello che da anni faceva amazon con i suoi data mining packages.
Il secondo metodo che goggle uso’ per fare soldi inizio’ non appena la precedente tempesta sui dati statistici conglomerati cesso’: venne fuori che alcuni negozi avvano incominciato ad applicare all’interno delle sue vetrine una sotttillissima pellicola a reticolato , praticamente impercettibile , che per qualche settimana passo’ inosservata. In breve, pero’, si incomincio’ a diffondere la notizia che il reticolato era utilizzato per incrociare i movimenti della testa con la posizione geografica rilevata dal blackbox. Praticamente, goggle poteva non solo identificare i flussi di persone , ma anche rilevare quello che queste persone guardavano mentre passeggiavano nelle strade del centro, quali vetrine, e quali oggetti nelle vetrine. Goggle non smenti’ queste voci, ma le stesse argomentazioni che avevano retto per i flussi statistici ressero anche per la diatriba sulle griglie, che si diffusero a macchia d’olio in mezzo mondo.
Blackbox 2.0 cambio’ il mondo ancora di piu’ rispetto a quanto avesse fatto la precendete versione: il giornalismo cambio’ formato e stile, la Reuters stessa dovette cambiare completamente struttura , adeguandosi alla concorrenza dei newsweblogs , che potevano contare su di un network ben piu’ grosso e soprattutto gratuito, di quanto non potesse permettersi l’agenzia di news piu’ grande del mondo.
Prendendo spunto da un vecchio progetto microsoft, il photosynth che permetteva di ricreare paesaggi tridimensionali partendo da una libreria di foto dello stesso soggetto molto ampia, una oscura software house canadese sviluppo’ un programma che riusciva, utilizzando le entry pubbliche di googlife , a ricreare un’ambiente quadrimensionale (ovvero cronologicamente coerente) di famosi luoghi turistici: si poteva viaggiare a ritroso nel tempo, usando le registrazioni di milioni di utenti , passare da una registrazione all’altra in maniera fluida. Il concerto di Glastonbury fu il primo ad utilizzare la tecnologia Timemachine per regalare al pubblico presente un’accesso speciale al suo sito in cui si poteva navigare nelle registrazioni degli spettatori, per vedere il concerto da miglialia di angolazioni diverse.
Non era ancora finita la corsa al 2.0 che la sony annuncio’ che il 3.0 sarebbe stato rilasciato l’anno seguente. Tutta la campagna pubblicitaria si baso’ su una sola parola, NOW che definiva la miglioria principale del nuovo hardware: un dispositivo Wimax. I contenuti video , potevano essere resi disponibili nel momento stesso in cui erano registrati...