….era sempre stato il mio sogno, risucire ad abbattere i limiti di una vita sola , troppo breve, troppo lungo l’apprendimento, troppi errori e poche possibilita’ di correggerli. M la biologia non mi ha mai interessato troppo, non sono il tipo che si diverete fra alambicchi e ampolle, melgio lasciare perdere. Al contrario sono sempre stato affscinato dal mondo dell’elettronica. E’ stata lei a cambiare tutto , a sovvertire il concetto di impossibile, a riscrivere il significato delle cose, l’unica cosa che abbia permesso all’uomo quanti piu progressi che fossero umanamente e fentasiosamente inventabili o prevedibili. Una corsa sfrenata iniziata con l’imvenzione del fuoco, prima debole ed efficace fonte di enregia. Milioni di persone scaldate al calore del fuoco prima che un uomo sperimentasse su di una rana le proprieta’ di due acidi collegati da un pezzo di zinco. Piu’ volatile, piu’ difficile da controllare, invisibile, uno spettro di qualche lancetta, decisamente meno credibile. Ma e’ stato il primo passo, il primo pezzetto di dna di una nouva creatura, quella che oggi chiamiamo tecnologia, volenti o nolenti. E da allora, in pochi anni, le persone hanno capito che non solo questa versione mistica del fuoco e’ piu’ utile e infinitamente utilizzabile, hanno anche capito che e’ cosi’ duttile e malleabile ch epuo’ essere usata per qualunque cosa. Anche per ridare la vita. Lo so che il mito di frankenstein ha decisamente oscurato la realta’, ma oggi cio’ che sostiene in vita milioni di persone e’ quel flusso di elettroni che chiamiamo elettricita’. Ed esseri elettrici non siamo che noi esseri umani, ricoperti di carne, ma brulicanti di elettricita’, come tutto cio’ che e’ realta’. E il piu’ grande e illustre filgio dell’elettricita’ e’ proprio l’elettronica, che per prima gener’ cio’ che forse potra’ battere per notorioeta’ ed importanza la centenaria nonna, i computer.
Oggi il genere umano andrebbe in contro all’estinzione se tutti i computer del mondo si fermassero allo stesso momento. Fine del genere umano. Senza via di scampo, una catastrofe planetaria che potrebbe essere paragonata all’estinzione dei dinosauri, anche se li fu veramente una cosa proveniente dallo spazio. Ma qui, basta che la luce vada via…. Tempo fa, esisteva una bomba, che se sparata ad una certa altezza, avrebbe generato una onda elettromagnetica di tale frequenza e potenza che avrebbe fatto cessare di funzionare tutto cio’ che aveva un chip di silicio. Le superpotenze ne furono entusiaste e si cagarono sotto allo stesso momento.
In qualche maniera riuscirono a trovare le contromisure e ora questa ipotesi non fa piu’ paura a nessuno, anche se lo spettrro di una nuova era glaciale dell’umanita’, dovuta a questa esplosione, non e’ ancora sparita. In ogni caso, dicevo, il nostro caro e sicuro mondo si basa sui computer che a loro volta si basano sull’elettricita’, e se la gente immaginasse quante cose sono lasciate al giudizio di un programma, forse volerebbe di meno, comprerebbe cibo dal suo vecchio droghiere , invece che dal supermercato appena aperto, cambierebbe criterio per comprare le azioni in borsa. Non avete idea.
Mi sono laureato in ingegneria elettronica ed informatica, che vuol dirte un sacco di nozioni tecniche e teoriche e ben poco altro. Qualche lavoro pratico, ma niente che possa dire che cosa farsene di tutte quelle belle conoscienze. L’istituzione dell’universita’, benche progettatta anche bene, non rende l’idea delle cose, della vita, di cosa sia veramente quel grande orco che ti aspetta quando esci con il tuo bel diploma da quella culla che ti ha proteto per 6 anni, non te lo dice ne ti fornisce gli strumenti per capirlo da solo. Tocca a te scoprirlo da solo una volta fuori.
E credetmi , scoprirlo ti cambia la vita.
I voti , si sa, sono un indicatore e basta della qualita’ o del valore di una persona, ma il mondo funziona basandosi sulle valutazioni che qualunaltro fa di noi, e non tiene conto se ti sei scopato il professore, se in realta’ sei un genio svogliato o se il professore ti odia per questioni politiche. In base a quel voto ricevi assieme al folgio di carta anche una bella etichetta che ti rimane appiccicata fino alla morte, o fino a quando non giadagni il tuo primo miliardo. Allora sei autirizzato a comprartene un'altra. Proprio in base a quell’etichetta, a quel voto, una donna, un giorno mi chiese se ero interessato ad un certo lavoro, che , capii in seguito, aveva a che fare con il governo. Errore di gioventu’ mi dissi in seguito, ma fu anche una buona squola di vita.
Il mio lavoro, mi dissero consisteva in analizzare flussi e funzioni, o perlomeno, dovevo costruire un programma che facesse questo. Il lavoro non era molto difficile, perlomeno da un punto di vista teorico, ma la mole di dati da tenere in considerazione era enorme, e questa era la vera sfida. Niente a quel tempo era in grado di fare tutti quei calcoli nel tempo richiesto, e la cosa brutta era che questi signori con gli occhiali da sole e un brutto carattere cambiasssero continuamente le loro richieste. Ogni giorni c’era qu\lche piccola modifica da apportate al risultato che loro cercavano.
Ma la cosa che proprio non riuscivo a capire, era che cosa fossero quei dati.
Dal mio punto di vista, una funzione matematica, e’ una funzione matematica. Dal punto di vista della relta’ , e che puo’ essere qualunque cosa. Qualsiasi sistema, azione , anche un pensiero, volendo, puo’ essere ridotto ad una funzione, magari ipercomplessa, ma che comunque puo essere ridotta, compresa, manipolata rappresentata, derivata, capita.
Capire una funzione vuol dire avere il controllo, riuscire a prevederla; il gioco difficile e’ proprio li.
Ma io non avevo idea riguardo a quei dati. Potevano essere funzioni che calcolavano i punti di pressione di una diga da costruire, o i dati della compagnia di telefono, oppure le abitudini alimentari dei nnegri di un quartiere della capitale.
Non potevo saperlo.
Non venni mai a sapere che cosa fosse l’oggetto dei nostri calcoli, le camere stagne nei dipartimenti non solo erano costruite in maniera ingegnosa, ma sembrava quasi che nessunosapesse DAVVERO che cosa si facesse nei vari uffici dell’edificio. Era come la classica struttura mafiosa, solo che invece che verticalem era orizzontale, con solo poche persone che raccoglievano i dati, li interpretavano per i loro fini, ed erano a conoscenza della struttura nella sua totalita’.
Noi , ovviamente non ne dovevamo sapere nulla. Ne fra l’altro avremmo potuto. Alcuni miei colleghi aevano rinunciato a scoprirlo, d'altronde la paga er abuona, qualcun altro invece ci usciva di testa, e veniva estromesso dal programma ando incominciava a diventare troppo curioso.
Personalmente, cercai di informarmi nei primi tempi, elaborai come tutti le mie teorie, ma alla fine, quello che mi rimase in mano erano solo un mucchio di matematica complessa. Mi sentivo come un numero di quelle formule.
Un numero in una formula derivata da altre formule derivate da generazioni di formula. E forse l’oggetto di quelle formule erano proprio le persone, anche questa una teoria sviluppata da un collega, una specie di sistema complesso che simulava e prevedeva il comportamento di gruppi di persone.
Il tutto si riduceva ad una sistema. Ipercomplesso , ma matematica pura. Dopo qualche mese, la mie capacita’ mi permisero di cambiare reparto, e dall’elaborazione dei sistemi , passai a progettare nuovi sitemi di elaborazione.
(...continua)