[Fanfic] We were in the darkness, so darkness we became

Oct 18, 2010 22:08

Titolo: We were in the darkness, so darkness we became
Fandom: DC Comics - Lovvoverse
Beta: namidayume
Personaggi: Terra-333! Ibn Al Xu’ffasch, Terra-333! Allan Wilson, Terra-333! Lucy Queen, ???! Mar'i Grayson, brevissimo accenno ai Black Holes di earth_618
Pairing: Ibn/Mar’i, accenni Allan/Mar'i
Rating: Pg13
Conteggio Parole: 1.279 (FDP)
Avvertimenti: AU dell’AU? XD Semi-crossover! Tanta violenza e distruzione! E linguaggio colorito per colpa di Lucy!
Disclaimer: Tutto abbastanza nostro - tranne i BH, che sono di Levy e Kit! -, ma senza lucro.
Note:
• TERRA-333 E’ TORNATA! \o/
• Ehm, tutto ciò è colpa di Nami, ovviamente. Vi ricordate di The Open Door? Ecco. La storia di Ibn e Allan mi ha assolutamente flashata, sono solo una vittima. *nods*
• Per capirci qualcosa dovete sapere che:
- Mar’i Grayson viene controllata da uno Starro modificato da Leonard Luthor che le gestisce la volontà - tranne una minuscola parte - e Ibn decide di ucciderla perché smetta di fare del male agli altri e a se stessa. Questo fa incazzare terribilmente Allan Wilson, che gli giura vendetta.
- Ra’s Al Ghul ha gettato il nipote in un Pozzo di Lazzaro rendendolo immortale. Allo stesso tempo, Allan è stato reso immortale dal siero di Deathstroke + della kryptonite liquida, che gli ha tolto anche ogni barlume di sanità mentale.
- Ad un certo punto, grazie a Elphie Logan, come si racconta in The Open Door, gli universi iniziano a confondersi e gente da più mondi arriva su Terra-333. Tra questi c’è, appunto, una Mar’i - che no, non ho idea da quale Lovvo!Terra provenga, fate voi. XD
- Lucy fa parte di un piccolo gruppo che continua ancora a combattere - tra cui ci sono anche Jai e Iris e nonsochialtro - e poco prima che compaia in questa storia le hanno ammazzato davanti agli occhi Diana, o qualcuno di importante così.
Credo sia tutto. ò_ò
• Titolo da Cosmic Love dei Florence + The Machine, leggermente adattato.


We were in the darkness, so darkness we became

La prima volta che la vede, lei sta combattendo. È impossibile non individuare immediatamente tutte le analogie, riconoscere la rabbia che le pulsa sotto la pelle, la furia da guerriera che si porta cucita addosso.

Ibn sente qualcosa bruciargli nel petto e il respiro mancargli improvvisamente. Gli sembra di essere risucchiato nel passato e non ha senso, non ne ha nessuno, non può assolutamente essere, ma invece è: Mar’i è davanti a lui, così simile all’ultima volta che l’ha vista in sé, e quando i loro sguardi si incrociano si immobilizza e sorride.

Le differenze gli saltano all’occhio solo dopo ed è già troppo tardi, perché adesso che ha provato di nuovo com’è, sentirsi vivo, non ha idea di quale sia il modo per tornare indietro.

*

Si innamora di lei nello stesso modo in cui aveva già fatto in passato, totalmente e sconsideratamente, dicendosi che è solo uno dei - pochi - effetti positivi che quello sconvolgimento dell’universo ha portato. Si dice che non è male avere una seconda possibilità, si dice che non può accadere nulla di brutto nello sfruttarla, si dice che sarebbe pronto a sacrificare qualsiasi cosa, persino il mondo dove vive, perché Mar’i resti con lui e non lo lasci di nuovo.

Lei è talmente disperata e confusa e desiderosa di rivedere i suoi veri amici e la sua vera famiglia che avere un Ibn lì le sembra l’unica certezza a cui aggrapparsi.

*

«Non è lei.»

Lo sguardo di Allan è freddo, distante, quasi appannato. Sembra guardare sempre al futuro, adesso, o sempre dentro le persone, sembra non fermarsi mai al presente o all’apparenza delle cose.

«Lo so,» risponde Ibn, che invece il futuro non riesce proprio a vederlo. Sguaina la spada e la punta verso l’altro, preparandosi all’ennesimo vano scontro.

I combattimenti sono così simili l’uno all'altro, ormai, che entrambi conoscono perfettamente le mosse dell’avversario, tanto da riuscire solo a stancarsi e non più a ferirsi.

«Devi lasciarla tornare indietro,» lo avverte Allan, quando, al tramonto, atterranno sul tetto di un palazzo per riprendere fiato prima di separarsi. «Non puoi tenerla con te, non è corretto.»

Ibn chiude gli occhi, respira a fondo. «Lo farò,» mormora. Il movimento dell’altro lo sente appena, un sibilo dell’aria vicino al suo volto. La lama della spada di Jericho gli sfiora il collo lontana quanto basta per non graffiarlo nemmeno. Gli occhi vacui del ragazzo sono fissi nei suoi.

«Dopo tutto questo tempo credi ancora di potermi mentire?»

Ibn fa un passo indietro, allontanandosi da lui, e ricambia lo sguardo. «Dopo tutti questi anni credi ancora di potermi dire cosa fare?»

La risata sommessa di Allan gli risuona nelle orecchie finché il ragazzo non è scomparso.

*

Quando è con lei, è difficile non pensare al passato. È difficile non ricordare com’era, vederla sorridere e ridere davanti ai propri occhi e finire, eventualmente, a sovrapporre le due figure, come se le differenze nemmeno esistessero.

Quando è con lei, vive in un mondo perfetto, a dispetto delle macerie in cui trovano rifugio, della città semi-deserta, di tutte le morti che ha sulla coscienza. Dimentica i disastri che lo Starro modificato dai Luthor ha provocato e, soprattutto, dimentica di averla uccisa.

Mar’i, di tutto questo, non ha alcun sospetto. Diventa semplicemente più resistente ogni giorno che passa, più combattiva, meno disposta ad arrendersi e lui, grazie alla sua presenza, ritrova un minimo di speranza, ritrova la fonte della propria forza.

La sola ipotesi di vederla davvero andar via lo terrorizza come niente al mondo. Eppure, dovrebbe immaginarlo che non potrà tenerla con sé a lungo.

*

Al tramonto, quando posano le spade e prendono fiato, Allan gli ripete: «Permettile di andare, lo dico per il tuo bene.»

La sua voce è piatta e sottile come sempre, non vi è alcuna minaccia nel suo tono, alcuna preghiera. Eppure Ibn dovrebbe percepirle entrambe, dovrebbe capire.

Invece, abbassa lo sguardo e sussurra: «Lo farò.» La spada di Allan, questa volta, gli lascia un segno rosso sulla gola.

*

Ogni tanto, il mondo ha un fremito, come se fosse scosso fin da dentro il nucleo, o come se entrasse in collisione con un altro. In quei giorni, le battaglie infuriano.

«Devi combattere, Ibn, cazzo, devi combattere,» lo implora Lucy, «non possiamo farlo senza di te. L’Injustice League è diventata troppo potente, troppo…» La voce le si spezza, ma non scende alcuna lacrima dai suoi occhi. «Ci uccideranno tutti,» bisbiglia.

Ibn la guarda cercando dentro di sé dell’affetto per lei, della preoccupazione per le sorti del mondo o della sua vecchia squadra, ma forse l’acqua del Pozzo di Lazzaro ha cancellato anche quelle.

Gli unici sentimenti che prova li rivolge a Mar’i ed è lei che deve proteggere, lei che deve aiutare per fare in modo che non le accada più ciò che è accaduto già una volta.

«Non posso,» risponde, fissando Black Canary negli occhi e tentando di dispiacersi per quel rifiuto, di sentire il senso di colpa.

La mano della ragazza colpisce la sua guancia con forza.
«Vaffanculo,» sibila, prima di voltargli le spalle e lasciarlo solo.

*

«Tu non sei lui!» urla Mar’i. «Non so cosa sia successo in questo mondo, ma tu non sei lui!»

Ibn chiude gli occhi e lascia che le sue parole lo colpiscano senza fare nulla per difendersi. «Ibn li avrebbe aiutati, avrebbe combattuto al loro fianco fino alla fine, a costo della morte,» continua, guardandolo come se si trovasse di fronte ad un estraneo.

«Non capisci?» replica il ragazzo, con una calma che contrasta completamente con i sentimenti di lei. «Non è la mia morte che temo, è la tua.»

Mar’i scuote la testa e, come improvvisamente priva di forze, sussurra: «Non c’è futuro per niente, qui. L’unico modo in cui puoi salvarmi è farmi tornare a casa.» Si interrompe per un attimo, avanzando di qualche passo per accarezzargli il viso. «Ma non sono più sicura di voler essere salvata.»

Il calore di quel breve contatto gli rimane addosso anche dopo che Mar’i se n’è andata.

*

Sente il suo urlo e gli basta quello per capire ogni cosa. Corre più veloce che può, superando tetti e macerie di Gotham come se nemmeno esistessero, finché non si trova davanti a loro.

La spada di Allan è premuta contro la gola di Mar’i, ed entrambi lo fissano, lui inespressivo come al solito e lei terrorizzata, confusa, furiosa.

«Te l’avevo detto, ho cercato di avvertirti in ogni modo,» afferma Allan, scuotendo piano la testa, e Ibn riconosce una ad una tutte le proprie colpe, le parole inascoltate, le occasioni sprecate.

Avrebbe dovuto riportarla indietro, avrebbe dovuto salvarla: una volta ancora è stato egoista, incauto, folle. Ha tentato di sentirsi vivo in un mondo in cui tutto è morto e adesso la punizione è inevitabile.

«Non farlo,» sussurra all’indirizzo di Jericho, ma sa già quanto sarà inutile: l’ha uccisa davanti ai suoi occhi una volta e adesso a lui tocca esattamente lo stesso trattamento.

«Vorrei non doverlo fare, credimi, lo vorrei,» è la sua risposta. Poi si leva alto l’urlo di Mar’i: «Io mi fidavo di te!» e Ibn non capisce a chi dei due sia riferito.

L’attimo dopo Allan la spinge in avanti e con la spada le trafigge il cuore. L’ultimo sguardo della ragazza, prima che si spenga del tutto, è per Ibn.

*

All’improvviso, il cielo si fa nero e Ibn sa che la fine del mondo è arrivata.

Non combatte, non si muove nemmeno dalla propria postazione sul tetto del palazzo più alto rimasto intatto a Gotham. Osserva lo sfacelo intorno a sé seduto su un cornicione, senza alcuna emozione o interesse, come se non contasse più nulla, nemmeno la distruzione.

Quando Allan gli attera al fianco, non si sorprende davvero.

«Sono andati via tutti,» lo informa Jericho, «alla ricerca di una salvezza.»

«Tu sei rimasto,» commenta Ibn. «Perché sai che la salvezza non esiste da nessuna parte.»

Allan annuisce piano, gli occhi rivolti al cielo nero, poi gli si siede accanto. Insieme, aspettano che la fine del mondo arrivi anche per loro.

Note forse inutili:
• Dopo la storia del Pozzo di Lazzaro, Ibn ha abbandonato qualsiasi costume e qualsiasi maschera e si veste semplicemente in modo un po’ orientale, stile Ra’s ma senza mantello. E ha una spada, sì. Non chiedete. ò_o
• Ovviamente dopo aver parlato con Ibn ed essere tornata a combattere, Lucy muore.
• Il cielo che si fa nero sono i Black Holes che arrivano, dopo essere stati trasportati qui da Elphie. Sempre The Open Door, yeah.
• Se volete il mio modesto parere, su Terra-333 Ibn e Allan ci danno pesantemente.

autore: cialy, verse: terra 333, pg: ibn al xu'ffasch, pg: lucy queen, pg: allan wilson, * fic, crossover: earth 618, pg: mar'i grayson

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