Titolo: I know there’s something more to us than our mistakes
Fandom: DC
LovvoverseBeta:
cialy_girlPersonaggi:
Mar'i Grayson/Caleb Chase (Vigilante) (Nominata un sacco di gente, tra cui: Ibn, Ramsey/Maunther, Allan, Bruce Wayne, Tim Drake, e mi pare qualcun altro xD)
Rating: Pg13
Parole: 1.289 (W)
Note: Titolo da Belive degli Skillet.
- Caleb è tipo una delle cose più lovve del mondo ç_ç"
- Ambientata nel 2025
Disclaimer: Non mi appartengono, non ci guadagno, tanto divertimento!
Il loro primo incontro/scontro ha un che di disastroso. Il caso a cui sta lavorando la coinvolge più di quanto vorrebbero e nemmeno a Nightstar sta bene. Passa più tempo ad affrontarla per togliersela dai piedi che a cercare di fare il suo lavoro; sanno entrambi, d’altra parte, che non ci saranno cooperazioni di sorta, gli obiettivi sono troppo diversi e le maniere anche.
Solo quando è finalmente tutto finito, quando non importa chi abbia vinto o perso questa scaramuccia, si concedono di avvicinarsi e di baciarsi. Si tratta soltanto di sesso, eppure già da allora, sotto il suo sguardo inflessibile, Caleb non può fare a meno di notare che i brividi provati sono più del solito, che cerca i suoi baci più di quanto abbia mai fatto con qualsiasi altra donna.
La mattina lei si sveglia per prima. Seduta sul letto, la schiena ben dritta, nemmeno lo guarda mentre gli chiede di andarsene. Caleb si riveste velocemente, dando un’occhiata alla stanza - che è anche più spoglia di quanto gli fosse sembrata la notte scorsa -, poi, senza dire una parola si allontana verso la finestra. Non la saluta neppure perché lei non vorrebbe, quindi, sospirando, esce.
La dimentica, o almeno finge che sia così, perché le missioni sono tante e i cattivi da sconfiggere troppi. Quando lei compare nuovamente nella sua vita ne è stupito: non era certo di riuscire a rivederla, e sicuramente non si aspettava che accadesse così presto.
«Sto formando un team.» gli lo informa, la voce ferma: «Ti voglio nella squadra.»
Vigilante non risponde, aspettando che continui nelle sue spiegazioni. È solo una falsa, lo sanno entrambi che lui dirà sì, e ne conoscono anche il vero motivo.
«Le Wilson sono le maledette nipoti di Deathstroke!»
«Ma cosa vuoi fare, l’albero genealogico di tutti i componenti?»
Vigilante si alza di scatto, nervoso, guardando male Manhunter.
«Stiamo parlando della Young Justice League. Non sono adatte per la Young Justice League, quelle.»
«Nemmeno noi.»
Sospira, si volta verso Nightstar: «E tu? Cosa voti?»
«Sono preparate. Sono forti.» Mar’i afferra la fotografia di Ravager, la squadra: «Non possiamo badare alle antipatie, Vigilante. Non è questo il nostro scopo.»
«Certamente non è il tuo.» replica velocemente.
«Allora, siamo d’accordo?»
Con la mascherina indosso, la sensazione si triplica. C’è qualcosa, in Mar’i, che la rende invulnerabile. È come se ne avesse passate troppe, come se nulla fosse più in grado di ferirla.
«Fate come vi pare.» risponde, distogliendo lo sguardo da quella maschera (che un po’ lo spaventa).
Nel letto sono una coppia fissa. Si incontrano appena possibile - anche quando non lo è, a dire il vero - e se non passano la notte persi in qualche missione, la passano insieme. A Caleb piace il modo in cui gli accarezza i capelli, mentre scende tra i suoi seni, adora sentire le sue unghie sulla schiena e quando stringe le gambe intorno a lui. E più pensa ai motivi per cui si sta facendo prendere da quella relazione più le cose peggiorano, perché continuano ad aggiungersene di nuovi. Non è solo la sua bellezza, ma è il carattere forte e deciso che ha, non si tratta del suo prestigio, ma è anche il modo in cui riesce a reggere tutto senza sbattere ciglio, il fatto che sia sempre in prima linea e che non lasci mai il suo lavoro ad altri. A volte glielo dice, le elenca tutti i suoi pregi, e lei sorride.
Persino questo gli piace.
Una cosa che non le rivela è l’adorazione per il suo ghigno. Quello che certi fortunati sono riusciti ad intrappolare in qualche foto e che lui ancora non ha visto. L’album era nell’armadio e, insomma, solo una sbirciatina non poteva avere chissà quali conseguenze. Inizialmente Mar’i era piccola, adorabile, tutta sorrisi e moine, c’era sempre quel signore distinto al suo fianco - suo padre? - che la teneva in braccio, che la guardava con orgoglio. Altre persone, altre risate, altra felicità. Alcune sono scattate nella bat-caverna e i costumi dietro di loro hanno un che di irreale. Caleb non tenta nemmeno di riconoscere i componenti - solo quando è fin troppo evidente collega le cose, ma non spreca le sue energie su di loro. È Mar’i che continua a fissare, è il suo sorriso che svanisce mano a mano che gli anni passano, è la lenta degenerazione in ciò che adesso è ad attirare tutta la sua attenzione. Sbuca fuori un ragazzino - tredici, quattordici anni - e il sorriso di Mar’i sembra diventare ancora più splendente e festoso; Caleb non può fare a meno di pensarlo: è una sorta di canto del cigno. Perché, come aveva previsto, il ghigno si spegne per non comparire più.
Glielo chiede, dell’album.
«Ah. Quello.» nemmeno si muove, continua a mettersi lo smalto sulle unghie nella più totale noncuranza. «Puoi buttarlo nel cesso, per quel che mi riguarda.»
«Parlami.» dice, di colpo, senza pensarci. Lo stupore, sul viso di Mar’i, è talmente palese da fargli intuire cosa possa essere accaduto nella sua precedente relazione. La bacia su una guancia e ripete la richiesta. Mar’i si morde il labbro inferiore, poi comincia a raccontare.
È diventato amante e amico, ora; e scopre quanto Mar’i adori perdersi in discorsi inutili senza capo né coda - cosa che aveva nascosto al resto della squadra, quasi se ne vergognasse - scopre che non è irritato nemmeno vagamente da questa sua nuova sfaccettatura, scopre di odiare tutti i suoi ex - Ibn Al Xu’ffasch e Jericho più di chiunque altro.
Vengono fuori gli scheletri e, mentre lei gli rivela a testa bassa i suoi sbagli, Caleb si accorge di essere totalmente dalla sua parte, di odiare ogni persona che l’ha fatta soffrire fin’ora.
Era solo sesso, poi è diventata amicizia, poi è diventato un legame, poi peggio. Mar'i lo ha affascinato lentamente, un passo alla volta, quasi non volesse permetterselo. Si ritrova ad amarla senza rendersene conto e, anche se sa che lei non ricambierà mai allo stesso modo, sempre di più.
Ride mentre cadono sul letto, «Che scemo che sei!», e non smette finchè non la bacia. Si toglie la mascherina e si scosta, per fargli spazio. Caleb la stringe in un abbraccio e le bacia il collo: «Non sei preoccupata?»
«Di cosa?»
«Ibn e il suo team di idioti. Prima o poi ci sarà uno scontro.»
Sono mesi che gli Infinity li assillano tramite media e lettere, mesi in cui la tensione è andata aumentando per entrambe le squadre.
«Me ne frego.» risponde, con stizza.
«Davvero non sei preoccupata?»
«Siamo migliori di loro.»
«Sono migliore di lui?»
Mar’i spalanca gli occhi, si volta a guardarlo incredula. Il ragazzo trattiene il fiato - perché un no gli costerebbe caro, e lo sa.
«Di cosa diavolo stai parlando?»
Caleb si alza sui gomiti. «Voglio dire,» prova a spiegarsi: «Arrivare a farti del male in quel modo-» si interrompe, sospira e, «Niente, lascia perdere.»
Affonda la testa nel cuscino e per qualche minuto restano così, prima che lei cominci ad accarezzargli i capelli.
«Se potessi cancellare qualcosa dalla mia vita… sai, per quanto l’abbia amato, cancellerei lui. Ho sofferto troppo e non ho ricevuto nulla in cambio.» Appena torna a guardarla lei lo bacia lentamente: «Non posso amarti come ho amato Ibn… ma tu non hai idea di quanto sia felice di averti nella mia vita, Caleb.»
L’abbraccia - la tiene talmente stretta che probabilmente le sta facendo male - le scosta i capelli per baciarle il collo e si stende sopra di lei. Di nuovo, Mar’i ride: «Certo che sei proprio scemo.»
Caleb infila una mano sotto la parte superiore del costume, e dopo averla baciata, mentre lei geme, risponde: «Sicuro. Guarda di chi mi sono andato ad innamorare.»
Mar’i gli lancia qualche maledizione in tamariano, e questa volta è Caleb a ridacchiare.