Titolo: I'm Breaking, it feels like Falling
Titolo del capitolo: You’re giving me such sweet nothing
Fandom: Supernatural
Pairings: Dean Winchester/Castiel
Personaggi: Dean Winchester, Castiel, Sam Wincester, Gabriel, nominati Bobby Singer, John Winchester, Jo Harvelle, Ellen Harvelle
Parte: 3/3
Rating: NC-17
Genere: Angst, romance
Beta reader:
nessie_sunWarning: Rapporti tra due uomini
Conteggio Parole: 9355/20908
Disclaimer: Non possiedo Supernatural e tutto questo non è mai successo. Purtroppo.
Avvertenze: La pubblicazione di questo racconto in altra sede, senza il consenso dell'autrice, è assolutamente vietata.
Note:
1. Sono arrivata tardi al party di Supernatural, ho iniziato a guardarlo solo a marzo e anche allora ci ho messo un pò ad appassionarmi. Fino alla quarta stagionr ero un pò una spettatrice casuale... poi sono rimasta intrappolata anche io xDD Avrei dovuto sapere che sarebbe andata a finire così! Povera me...
2. La fanfiction si svolge durante la 5a stagione e contiene spoiler da essa, quindi nel caso non l'abbiate ancora vista, tenetelo a mente.
3. Ringrazio tutte le personcine stupende che mi hanno sopportato mentre scrivevo questa Nuova Bibbia di Gerusalemme, che mi hanno consigliato e aiutato. Siete divine, vi amo tutte tutte tutte!
4. Esiste un
Fanmix fatto dalla sottoscritta che raccoglie le canzoni che ho usato di più mentre scrivevo, sarebbe carino ascoltarlo durante la lettura, se vi va ^_^
4. I Commenti Sono Sempre Amore. Quindi, per favore, perdeteci 5 secondi se leggete xD.
3. “You'll be alright, no one can hurt you now”
Safe & Sound - Taylor Swift feat. Civil War
Dean apre gli occhi di malavoglia, con il sole che filtra attraverso le tende e che lo costringe a distogliere lo sguardo dalla finestra finché non si abitua alla luce: per un po' niente sembra muoversi nella stanza e l'unico suono è quello del suo respiro, poi sente qualcosa di caldo e umido scivolare contro la sua pelle e quando guarda in basso vede Castiel impegnato a posare piccoli baci sul suo ventre, scendendo sempre più in basso.
- Cas... -
Ha la bocca ancora impastata dal sonno e il modo in cui l'altro lo sfiora e lo accarezza non è d'aiuto: Castiel solleva il viso e gli sorride appena.
- Buongiorno, Dean. -
- Puoi dirlo forte... -
- Sei riuscito a riposare bene?-
La mano di Castiel continua ad sfiorarlo appena, con una pressione leggerissima e Dean non crede davvero di essere in grado di ragionare correttamente: non appena sveglio e con l'altro tra le gambe ad un passo dalla sua erezione.
- Ho dormito, è già qualcosa. Che ora è? -
- Sono passate da poco le undici. -
Dean si passa una mano sul viso e fa un respiro profondo, poi si mette leggermente a sedere per bere un po' d'acqua e fa una smorfia quando sente una fitta di dolore irradiarsi dalla schiena: era da tanto tempo che non si sentiva così, i muscoli doloranti, stanco, ma con dentro un senso di leggerezza che non ricorda di aver mai provato prima ed è davvero il colmo che a farglielo provare sia proprio Castiel, lo stesso Castiel che lo ha salvato dall'inferno solo per gettarlo in qualcosa che a volte gli sembra mille volte peggiore.
Riporta lo sguardo su di lui, ancora sdraiato tra le sue gambe, una mano che gli accarezza lo stomaco, mentre si tiene su con l'altra: i suoi occhi sono fissi su di lui, vigili e attenti, pronti a cogliere ogni cambiamento di espressione sul suo viso; hai capelli spettinati, indossa una delle sue magliette e Dean pensa a quanto gli sembri bello il suo viso, illuminato dalla luce del mattino e dal luccicore che gli vede negli occhi.
Per un attimo riesce quasi ad illudersi che questo momento possa durare per sempre, che non dovranno mai lasciare quell'appartamento, quella stanza, quel letto, che potranno restare lì stretti l'uno all'altro senz'aver bisogno di niente e di nessuno per il resto della vita.
È un pensiero quasi confortante e Dean cerca di aggrapparcisi con tutte le sue forze, di zittire la voce nella sua testa che gli urla di non farsi illusioni e di smetterla di raccontarsi cazzate: il tempo sta scadendo e tutto questo finirà prima che riesca a rendersene conto.
- Dean? Va tutto bene?-
- Si, stavo solo pensando a qualcosa. -
- A cosa? Era importante?-
Si forza di abbozzare un sorriso.
- Pensavo a quanto sarà incazzato Dio dopo che ho deflorato uno dei suoi angeli. Forse la terribile perdita della tua purezza riuscirà a farlo saltare fuori dal buco schifoso in cui si è infilato. -
Quando la solita espressione pensierosa di Castiel riappare sul suo viso, Dean non riesce a non sorridere; si sforza di dimenticare quello a cui stava pensando e torna a concentrarsi su di lui.
- Non credo che la vita sessuale degli angeli sia in cima alla lista delle preoccupazioni di Dio. -
- Mi piacerebbe proprio sapere che cazzo c'è su quella lista, davvero. -
Senza quasi rendersene conto, gli passa una mano tra i capelli: Castiel si gode quel tocco, chiudendo gli occhi e sospirando, poi le sue labbra e la sua lingua tornano sulla sua pelle, leccandola e sfiorandola delicatamente fino a farlo gemere sottovoce: per un po' l'altro continua a baciare sempre lo stesso punto un po' sopra l'ombelico e Dean si rilassa sotto di lui, finché l'altro non inizia a scendere più giù.
- Che stai facendo?-
- Quello che tu hai fatto a me. -
Dean deglutisce rumorosamente e si chiede come diavolo faccia Castiel a mantenere quell'espressione rigida e seria anche parlando di certe cose, come faccia a non arrossire e a non sentirsi a disagio; non sono cose di cui un angelo del Signore dovrebbe parlare con così tanta tranquillità.
- Non devi farlo per forza. -
- Lo so, lo faccio perché voglio e perché penso che anche tu lo voglia. -
- Beh, cazzo, non riesco davvero ad immaginare chi sarebbe capace di rifiutare... questo. -
Castiel sorride leggermente e riabbassa il viso su di lui, continuandolo però a guardarlo negli occhi.
- Sei... insomma... vuoi farlo davvero?-
- Dean, credo davvero che il tempo di certe domande sia passato da un bel po' ormai. -
Si ritrova semplicemente ad annuire: poi chiude gli occhi e lo lascia fare.
Più tardi si fa una doccia, con Castiel di nuovo seduto sul bordo della vasca che lo osserva in silenzio, un leggero sorriso che gli increspa le labbra e gli occhi che accarezzano il suo corpo con lo sguardo.
Dean si stupisce di nuovo di quanto gli sembri naturale lasciarsi guardare da Castiel senza provare alcun tipo d'imbarazzo o di vergogna.
Ma la sorpresa più grande arriva quando l'altro si spoglia velocemente all'improvviso e s'infila sotto la doccia con lui, sospirando quando l'acqua calda colpisce la sua pelle: lo spinge contro le piastrelle e lo bacia, struscia il suo corpo contro quello di Dean fino a farlo gemere nel bacio e costringerlo ad aggrapparsi alle sue spalle con forza.
Gli occhi di Castiel scorrono lungo il suo corpo, le sue mani lo accarezzano e Dean si sente completamente sommerso dalle sensazioni che l'altro riesce a fargli provare anche semplicemente con un bacio o una carezza: gli sembra quasi di non riuscire a sopportarlo a volte, gli sembra che sia troppo per il suo tutto sommato fragile corpo umano, ma non si allontana, non lo spinge via, non smette né di toccarlo né di baciarlo; anzi, lo stringe di più e si abbandona contro il muro dietro di lui.
Castiel gli bacia il collo, risale di nuovo fino alle sue labbra e lo bacia di nuovo: restano lì stretti l'uno all'altro finché l'acqua non diventa fredda.
Mangiano qualcosa restando quasi sempre in silenzio, a parte qualche commento sulla pioggia che ha ricominciato a cadere fuori e che non sembra proprio voler dare tregua: gli occhi di Castiel non lo lasciano mai e Dean lo trova stranamente rassicurante, come se davvero l'altro stesse vegliando su di lui, anche mentre sono in pieno giorno e da soli in un posto dove nessuno potrebbe mai trovarli, lontani da qualsiasi pericolo.
È bello avere qualcuno che sembra volersi prendere cura di te senza aspettarsi niente in cambio, potersi dimenticare di essere il ricercato numero uno dell'inferno e del paradiso almeno per un po' e abbandonare la rigidità e la tensione della vigilanza costante.
Quando s'infilano di nuovo sotto le coperte, Dean non sa se stringersi di nuovo a Castiel o mantenere quella distanza che si è stabilita tra loro in modo quasi naturale: vorrebbe appoggiare di nuovo il viso contro la sua spalla, chiudere gli occhi e inspirare l'odore della sua pelle, farsi cullare dai battiti del suo cuore e continuare a non pensare a niente, soprattutto non alle poche ore che hanno ancora davanti per stare insieme.
Castiel decide per lui quando appoggia una mano sul suo fianco e gli si avvicina per posargli un bacio leggero sulle labbra, una pressione appena accennata che non sembra neanche mai iniziata una volta svanita, ma che permette a Dean di restargli stretto contro.
E per un po' non riesce a fare nien'altro che rimanere fermo tra le sua braccia ad ascoltare il respiro di Castiel, il rumore della pioggia che li culla entrambi, il calore dei loro corpi premuti l'uno contro l'altro che cancella qualsiasi altra sensazione, come si trovassero in un bozzolo completamente isolati, autosufficienti e distaccati da tutto.
È solo dopo un po' che Dean inizia a raccontare: sottovoce all'inizio, come se avesse paura di parlare troppo forte e di spezzare l'incantesimo caduto su di loro con un parola di troppo, poi con voce sempre più sicura.
Inizia da qualcosa di stupido, qualcosa che lui e Sam hanno fatto da bambini e che fa sorridere appena Castiel, che continua ad accarezzargli la schiena senza dire nulla, senza neanche lasciar scivolare la mano sotto la sua maglietta; poi Dean sente qualcosa muoversi dentro di lui, come una porta che viene aperta a poco a poco fino ad essere completamente spalancata: allora racconta a Castiel cose che non ha mai detto a nessuno, cose che a volte non riusce ad ammettere neanche a sé stesso.
La sua prima volta con una ragazza, un disastro totale, nonostante i tentativi disperati della sua memoria di farlo sembrare l'atto senza sforzo di un grande seduttore e quel racconto strappa a Castiel un sorriso genuinamente divertito.
E quella con un uomo, un uomo che somigliava a suo padre e che si prese la sua verginità sul sedile posteriore di una macchina che puzzava di birra e sigarette, tutto il contrario dell'Impala immacolata di John Winchester: ma neanche tutti i particolari e le circostanze diverse riescono a cancellare quello che Dean ha pensato mentre quell'uomo di cui non ricorda neppure il nome lo prendeva con forza e quel pensiero lo ha sempre fatto sentire disgustosamente sporco e sbagliato.
Gli racconta di tutta la rabbia, la frustrazione, il dolore, i rimorsi, i rimpianti.
Lascia uscire tutto finché non gli sembra di non avere più niente dentro, ma proprio allora trova qualcos'altro e butta fuori anche quello.
Non tiene niente per sé, mette tutto nelle mani di Castiel che continuano a cullare il suo corpo, a tenere insieme i pezzi del suo essere e che sembrano prendersi anche i mille pesi che si porta dentro, toglierglieli dalle spalle e gettarli via, almeno per ora.
Si mette a nudo davanti a lui fino ad essere ridotto ad un involucro scarnificato e privo di qualsiasi protezione, fino a sentirsi così esposto da riuscire a sentire tutto scorrergli sulla carne viva e pulsante.
A stento si ferma per riprendere fiato, come se avesse paura che, una volta fermatosi, non sarebbe più in grado di riprendere a parlare, non riuscirebbe più a lasciarsi andare come sta facendo; ha paura che le parole gli si blocchino di nuovo in gola e che tornino ad inquinare il suo sangue, a riempire i suoi polmoni fino a farlo morire soffocato.
Ma ad un certo punto succede.
Non trova più niente dentro di sé, solo un vuoto che sembra lenire le sue ferite come un unguento miracoloso e lasciarlo al tempo stesso dolorosamente spossato e leggero in un modo che gli è completamente sconosciuto: è la sensazione più strana che abbia mai provato dopo il risvegliarsi sotto terra nella propria bara e tornare a vivere.
Sente una lacrima, una soltanto, attraversargli la guancia ed asciugarsi sulla sua pelle, chiude gli occhi e fa un respiro profondo, sentendosi avvolgere da una sensazione di sollievo completamente nuova, qualcosa che pensava non sarebbe mai stato in grado di provare, non lui, non Dean Winchester, perché a quelli come lui non è consentivo riposare, liberarsi delle responsabilità e del dolore.
Castiel gli si avvicina ancora di più, appoggia la fronte contro la sua e lo bacia di nuovo, un bacio che gli fa sentire un formicolio che gli scorre sotto pelle e attraversa tutto il suo corpo, come se lo stesse purificando.
È mentre Castiel lo bacia che la realizzazione di qualcosa che, in fondo, ha sempre saputo lo colpisce con la forza di un proiettile piantato nella schiena: niente di tutto quello che gli ha appena raccontato era davvero un segreto, perché Castiel ha sempre saputo tutto di lui prima ancora di salvarlo dall'inferno, i suoi scheletri più nascosti, quelli che credeva i suoi segreti più inconfessabili, tutto.
Per qualche istante lo guarda con gli occhi spalancati dalla sorpresa, mentre l'altro continua ad accarezzarlo, le labbra leggermente sollevate in un sorriso quasi impercettibile: gli ci vuole qualche minuto, ma quando finalmente riesce a riacquistare il controllo di sé, non riesce a non attirare di nuovo Castiel a sé e a non baciarlo ancora e ancora, un bacio tutto lingua, denti e un bisogno viscerale di contatto che sembra consumarlo dall'interno
Il respiro di entrambi è leggermente accelerato quando si separano, Dean gli accarezza il collo con una mano e sembra incapace di smettere di toccarlo: sorride a sua volta, si mettere quasi a ridere quando i loro sguardi s'incontrano di nuovo, gli occhi di Castiel persi nei suoi, i loro corpi così vicini da essere sul punto di fondersi l'uno nell'altro.
Appoggia la testa sulla sua spalla, mormora qualcosa che potrebbe o non potrebbe essere un grazie sussurrato talmente piano da essere a stento percepito: si sente così stanco, sente il corpo pesante come un macigno, in contrasto con la sua anima che non gli è mai sembrata leggera come in quel momento.
Chiude gli occhi, afferra con una mano la maglietta di Castiel e gli posa un bacio sul collo: prende un respiro profondo e si lascia andare tra le sue braccia.
L'ultima cosa di cui è cosciente sono le dita di Castiel contro la sua tempia, poi scivola nell'oscurità del sonno.
Nell'appartamento c'è una vecchia televisione che, dallo stato in cui è, sembra sul punto di esplodere quando Dean la accende: è in bianco e nero, l'audio fa schifo, ma è sempre meglio di niente.
Si sistema sul divano accanto a Castiel, che ha tenuto gli occhi su di lui per tutto il tempo e che continua a guardarlo anche quando il film inizia: Dean si sforza di concentrarsi sullo schermo e di ignorare la pressione dello sguardo dell'altro su di lui.
Castiel gli appoggia una mano sulla coscia e quello è l'unico contatto fisico che si instaura tra loro: Dean beve un sorso della sua birra e sente gli occhi dell'altro seguire ogni suo movimento ed accarezzare il suo corpo con lo sguardo, come se volesse imprimersi nella mente ogni suo gesto, ogni suo movimento e questo non fa altro che costringerlo a pensare a quanto poco tempo ancora hanno da passare insieme.
Quando Castiel si volta verso la tv, Dean fa un respiro profondo e cerca, di nuovo, di scacciare quei pensieri, di seppellirli negli angoli più bui della sua mente e di concentrarsi sul calore della mano dell'altro sulla sua coscia, sul film, su qualunque cosa che possa distrarlo: vorrebbe dire qualcosa per spezzare il silenzio, invece non lo fa, non riesce a trovare nulla, nessun commento da fare, nessuna battuta, tutto gli sembra superfluo e dissonante in questo momento.
Si sistema un po' più vicino a Castiel sul divano e l'altro struscia appena la guancia contro la sua spalla; lo sente sorridere senza neanche avere bisogno di voltarsi verso di lui: sorride a sua volta e quel contatto basta a scacciare i demoni che lo assillano.
Riesce a tenerli lontani per un po', il tocco di Castiel sembra davvero in grado di trasmettergli la pace e la tranquillità dell'altro e di allontanare qualunque pensiero che non sia quello dei loro corpi vicini, della sensazione di essere completamente al sicuro e lontano anni luce da tutto, dall'apocalisse, da Lucifer, da Michael, dal destino e da tutte le cazzate e la merda in cui sono stati immersi fino al collo negli ultimi mesi.
Ma poi non basta più, neanche quella sensazione riesce a contrastare a lungo quello che gli si agita dentro ed inizia di nuovo a pensare a quanto gli mancherà avere Castiel così vicino, alla nostalgia che proverà nel pensare al sapore della sua pelle sulla lingua e sotto le labbra, al sentirlo muoversi contro di lui, respirare nel buio e restare sdraiato sul suo petto ad ascoltare il battito del suo cuore.
Gli sembra di non riuscire ad immaginare di tornare alla normalità, quei tre giorni sono riusciti ad imprimere nel suo cuore un marchio profondo quanto quello che Castiel gli ha lasciato sulla spalla quando l'ha salvato dall'inferno e l'idea di non poterlo più avere vicino come in questo momento è quasi insopportabile.
Dean vorrebbe urlare, prendere a calci qualcosa e mandare tutto a farsi fottere, perché non è giusto che tutte le cose belle della sua vita debbano sempre sfuggirgli dalle mani, mentre il dolore resta lì, invariato e costante, così come la sensazione che la parte migliore della sua vita se ne sia andata nel combattere battaglie da cui gli è sempre sembrato di essere uscito sconfitto nonostante tutto.
Castiel si volta verso di lui e Dean sente la sua mano spostarsi e risalirgli il braccio fino a posarsi sulla sua spalla: non dice nulla, ma riesce a sentire dall'intensità del suo sguardo che le emozioni che sta provando devono essere filtrate anche sul suo viso.
Si volta verso di lui e lo bacia, attirandolo a sé come se da quello dipendesse tutta la sua vita, come se quel contatto potesse essere in grado di salvarlo da tutto, da sé stesso, da quello che prova, da quel dolore insopportabile che non lo abbandona mai; Castiel risponde al bacio e gl'infila le mani tra i capelli, accarezzandogli il collo fino a farlo sospirare.
- Torniamo a letto. -
La sua voce è appena un sussurro contro le labbra dell'altro, che lo guarda quasi senza espressione.
Poi lo bacia di nuovo, lentamente, accarezzandogli le labbra con la lingua, lasciando le mani libere di vagare sulla sua schiena.
Annuisce appena quando si staccano; Dean si alza, spegne la tv e lo prende per mano, incontrando per un attimo lo sguardo di Castiel, che gli da la sensazione che non ci sia niente di più importante al mondo di avere quegli occhi su di sé, prima di andare verso la camera da letto.
Il corpo di Castiel è solido e caldo contro il suo, si muove sopra di lui e a Dean non sembra possibile pensare di smettere di toccarlo: gli passa le mani sulla schiena, sulle braccia, sul petto, lo stringe di più a sé, lo bacia con così tanta foga da dimenticarsi quasi di respirare; Castiel geme contro le sue labbra, gli sfiora il viso con le dita e sorride, sorride, sorride.
È meraviglioso, perché il sorriso che gli illumina il viso è lo stesso di quando ricorda il paradiso, è quel sorriso che gli da la sensazione di essere sullo stesso livello di qualcosa di ultraterreno e superiore.
Dean gli morde la spalla quando Castiel si spinge dentro di lui e geme quando inizia a muoversi, gli graffia la schiena così come le mani dell'altro gli graffiano i fianchi e ad ogni spinta gli sembra di essere sempre meno padrone del proprio corpo e sempre più lontano, immerso in un piacere che cancella qualsiasi altro pensiero.
Castiel geme e sussurra contro il suo collo, lo bacia e continua a toccarlo, accarezza ogni centimetro di pelle che riesce a raggiungere e Dean vorrebbe urlare, vorrebbe urlargli di non smettere mai, di restare così per sempre, di dimenticarsi di tutto e continuare a scoparlo fino a non poterne più.
Gli sembra di avere il corpo in fiamme, consumato dal calore di quello di Castiel, che sembra bruciare contro le sue dita e le sue labbra e quello che sembra essere dentro di lui e gli sembra di riuscire a stento a respirare, perché Castiel è attorno a lui, dentro di lui, rende persino l'aria infuocata ed irrespirabile e Dean si sente imprigionato in qualcosa di troppo forte, troppo intenso, ma di cui non riesce a pensare di dover fare a meno.
Castiel geme il suo nome con disperazione e nei suoi occhi Dean legge tutta la devozione, l'affetto e i sacrifici che Cas, il suo Cas, ha fatto per lui, tutte le rinunce, le umiliazioni.
Eppure non c'è traccia di rimpianto ed è questo che gli fa più male, il fatto che l'altro abbia abbandonato tutto per lui e che non se ne penta.
- Cas... io... -
Castiel lo zittisce con un bacio perché sa che qualsiasi parola di troppo li sprofonderà entrambi in qualcosa da cui non riusciranno più ad uscire una volta finitici dentro, qualcosa di troppo profondo, qualcosa che nessuno dei due ha il coraggio e la forza di affrontare.
Gli afferra i fianchi, le sue unghie che gli si conficcano nella carne, ma Dean non riesce a sentire nessun dolore, niente che non sia Castiel che si muove dentro di lui e che lo tocca fino a farlo impazzire, fino a fargli dimenticare di aver vissuto una vita intera senza di lui.
Quando viene, urlando il suo nome, l'unica cosa che rimane reale e tangibile è Castiel, il suo corpo, le sue labbra, i suoi occhi.
Tutto il resto smette di esistere.
4. “I never new daylight could be so violent”
No light, no light - Florence + The Machine
Dean apre gli occhi, ma non si muove, respira affondo, restando sdraiato sullo stomaco e cercando di trovare il coraggio di voltarsi.
La stanza è immersa nello stesso silenzio di quando ci era entrato per la prima volta, vuota e senza vita, senza più nessuna traccia di calore.
Alla fine finalmente si volta e trova il letto vuoto.
Si mette a sedere, si guarda intorno: i vestiti di Castiel non ci sono più.
Castiel non c'è più, il suo lato del letto è freddo, come se non fosse mai stato lì.
Resta seduto lì per un po', senza pensare a niente, respirando piano, lo sguardo fisso sulle lenzuola sgualcite.
Si prende il tempo di farsi una lunga doccia, per lavare via tutto, anche se neanche lui sa bene cosa stia cercando di cancellare, di seppellire e di dimenticare.
Non si guarda attorno mentre raccoglie le sue cose.
Non si guarda attorno prima di uscire dall'appartamento e di tornare da Sam.
“You desired my attention
But denied my affections”
White Blank Page - Mumford & Sons
1. “There is love in your body but you can’t get it out”
Hardest of Hearts - Florence + the Machine
A volte Sam vorrebbe non essere così sveglio, così attento ai dettagli e alle emozioni di quelli che gli stanno intorno: o per lo meno vorrebbe non conoscere così bene suo fratello e non accorgersi del fatto che i suoi occhi sembrino più distanti da quando è tornato e potersi limitare a far finta di niente.
Ma non ci riesce, non c'è mai riuscito.
Aveva sperato che passare qualche giorno con Castiel e sfogare tutta la tensione che si era accumulata tra loro lo avrebbe aiutato, invece sembra aver avuto come unico risultato quello di peggiorare le cose, sembra avergli fatto assaporare qualcosa che poi gli è stato portato via brutalmente proprio quando ci si stava abituando, lasciandolo con un bisogno ancora più forte.
E che ha creato un clima pesante nel loro piccolo gruppo che non fa che rendere la situazione di merda in cui si trovano ancora peggiore.
Cas apparentemente non sembra aver cambiato atteggiamento nei riguardi di Dean, ma Sam riesce a vedere sotto la superficie e scorge le occhiate nervose che gli rivolge quando crede che l'altro non lo stia guardando; Dean, invece, cerca di evitare del tutto il suo sguardo, di trovarsi troppo vicino o da solo con lui.
Lo usa come uno scudo tra loro, una barriera tra se stesso, Cas e i sentimenti che non è in grado di affrontare.
Così sceglie, come sempre, di nascondersi, di scappare e Sam lo capisce, davvero, perché lui stesso ha fatto lo stesso tante e tante volte.
È stato proprio questo in fondo a portarli dove sono ora, sull'orlo dell'ennesima catastrofe, ma continua a pensare e a temere che Dean si stia lasciando alle spalle l'ennesima occasione di felicità.
È per questo che stavolta non riesce a lasciar perdere come ha fatto in passato.
Perché gli sembra così fottutamente ingiusto che Dean debba sempre rinunciare a tutto, anche a quello che potrebbe avere facilmente e che potrebbe aiutarlo a stare meglio, a non essere sempre così solo, sofferente ed incazzato col mondo, invece di seppellire tutto e far finta che non gl'importi di nulla e di non stare soffrendo come un cane, sebbene glielo si legga in faccia chiaro come il sole.
Sam sospira mentre osserva il fratello seduto sul letto accanto al suo, sorseggiando una birra e guardando la tv con sguardo assente: sospira e pensa, pensa ad un modo per sistemare le cose.
Del resto, è la cosa che sa fare meglio.
Dean beve un altro sorso dalla bottiglia che ha in mano, quasi meccanicamente, come se il suo corpo volesse ribellarsi all'immobilità che gli sta imponendo: la tv è accesa, ma non ci fa neanche caso, potrebbe apparire dal nulla un'intera squadra di football e Dean non se ne accorgerebbe, perso com'è nei suoi pensieri.
Pensa a Castiel e al tempo stesso cerca di non farlo; cerca di allontanare la mente da quei ricordi, ma non ci riesce, torna sempre lì, come se non riuscisse a staccarsi da quel pensiero, ma ci si attaccasse ancora di più solo per tormentarlo.
Le cose tra lui e Cas non sono mai state rose e fiori, c'è sempre stato un fondo leggero, ma persistente di attrito, ruvido e abrasivo, che se da una parte non faceva altro che sottolineare la distanza tra loro, dall'altra aumentava la tensione, la rendeva più dolorosa e al tempo stesso irresistibile, come se Dean fosse una falena e Castiel la fiamma da cui si sentiva attratto nonostante il dolore che sarebbe derivato dall'avvicinarcisi troppo.
Quella tensione che adesso ha assunto l'aspetto di un imbarazzo nervoso e quasi più insopportabile di quello che era prima, perché adesso ci sono ricordi a cui Dean non riesce a non pensare, come la sensazione della pelle di Castiel sotto le dita, l'odore del suo corpo, lo sguardo nei suoi occhi durante il sesso; tutte cose che sembrano aver creato una barriera tra loro, un muro di silenzi che nessuno dei due riesce a superare.
Si sono parlati appena, guardati a stento, tenuti a distanza di sicurezza come se avessero entrambi paura di cosa potrebbe succedere se si avvicinassero troppo di nuovo l'uno all'altro e al tempo stesso non riuscissero a fare a meno di desiderare che succeda.
È solo quando sente Sam chiamarlo ad alta voce che si accorge che suo fratello ha spento la tv e lo sta guardando con uno sguardo preoccupato sul viso.
- Dean, va tutto bene?!-
- Naturalmente, perché non dovrebbe?!-
Fa un respiro profondo e distoglie lo sguardo da Sam, perché nei suoi occhi riesce a leggere quello che il fratello pensa davvero e non ha proprio voglia di discutere con lui: non adesso, non stasera, possibilmente mai.
- Sembravi così... assente. -
- Sono stanco morto, Sammy e mi stupisce che non lo sia anche tu dopo la giornata di merda che abbiamo avuto, dimmi il tuo segreto!-
Cerca di scherzare, ma non gli riesce per niente.
- Hai sempre quello sguardo da quando... da quando sei tornato. -
Dean non dice nulla, finisce la sua birra e si alza dal letto per togliersi le scarpe e la cintura del jeans, sperando di far capire a Sammy di avere solo voglia di dormire e non di parlare di problemi che non riesce ad affrontare neanche con sé stesso.
- Sai che puoi parlare con me, Dean davvero, se c'è qualcosa... -
- Non c'è niente, niente, che non vada a parte l'apocalisse e tutte le stronzate che si porta dietro. Quindi, a meno che tu non voglia di nuovo parlarne e ne dubito, l'unica cosa che voglio fare è dormire se non ti dispiace. -
- Dovremmo parlare di Cas. -
- Cosa diavolo c'entra Cas in tutto questo?!-
Odia il modo in cui il suo corpo si mette istantaneamente sulla difensiva quando Sam nomina Cas e il modo in cui la sua voce che si alza di tono; odia mostrarsi debole ed evidentemente punto sul vivo, così continua ad evitare lo sguardo del fratello.
- Sai benissimo cosa c'entra, credi che non mi sia accorto della tensione tra di voi? Dovrei essere cieco, sordo e stupido per non farlo! Possiamo parlarne ed affrontare la cosa insieme... -
- Maledizione Sam! Ho solo voglia di mettermi a dormire, cazzo, non mi sembra di chiedere troppo!-
Sam sta per ribattere, ma poi sembra ripensarci quando Dean spegne la luce sul suo comodino; nella penombra lo vede passarsi una mano sul viso e poi alzarla in segno di resa.
- Come vuoi, Dean, non va neanche a me di discutere stasera: siamo stanchi, incazzati, nervosi e parlare con te quando sei anche solo una di queste cose è impossibile. Quindi va bene, lasciamo perdere. Ma prima o poi dovrai affrontare questa cosa, Dean, fuggire non sarà una soluzione per sempre e lo sai. -
Dean non risponde: si limita a sdraiarsi sul letto e a fingere di dormire.
2. “You’re not as brave as you were at the start”
Little Lion Man - Mumford & Sons
Ellen e Jo se ne vanno nel modo più orribile ed ingiusto possibile.
Una volta tornati per miracolo sani e salvi a casa di Bobby, Sam si siede sul divano e si prende la testa tra le mani, come se fosse incapace di sopportare il peso di un dolore così grande: dopo qualche istante, Dean si accorge che sta piangendo, sottovoce, come se non volesse farsi sentire, ma al tempo stesso non riuscisse ad evitare di farlo.
Dean lo invidia, perché può piangere, può lasciarsi andare, levarsi quel peso dal cuore, mentre lui non può farlo, non lui, non può permettersi di cedere, di perdere il controllo delle proprie emozioni, di lasciarle uscire e sfogarsi: lui deve restare forte.
Restare forte e tenere in mano più o meno saldamente le redini di tutto gli sembra, a volte, l'unica ragione per cui è al mondo ed è un fardello terribile da portare.
Dopo un po' non riesce più a restare nella stanza, deve andarsene, uscire di lì, allontanarsi da Sam e dal suo dolore così manifesto ed evidente: esce dal salotto e si rifugia in una delle stanze vuote ed inutilizzate di cui la casa di Bobby è piena nonostante sia così piccola.
Odora di chiuso e di nostalgia, ma è perfettamente in ordine e guardandosi intorno, Dean capisce immediatamente perché: quella doveva essere la stanza da cucito della moglie di Bobby, quella moglie che ha dovuto uccidere con le sue stesse mani e che continua a tormentarlo con il suo ricordo; non c'era mai entrato prima e cerca di soffermarsi il meno possibile su quello che vede.
Non vuole essere contaminato anche da quei ricordi, così si avvicina alla finestra, la apre e fa un respiro profondo.
L'aria fredda della sera che gli colpisce il viso e gli stringe i polmoni in una morsa quasi dolorosa, ma che serve a calmarlo almeno un po' e a scuoterlo dal torpore in cui era caduto, a fargli piano piano riprendere il controllo.
Quando sente la porta aprirsi e chiudersi sa che è Cas senza neanche aver bisogno di voltarsi verso di lui, ma lo fa lo stesso: l'altro lo guarda con quegli occhi troppo gentili per essere quelli di un angelo, quelli di un soldato di Dio, e che sono pieni di un dolore vero e sincero, un dolore dannatamente umano, e Dean dopo un po' non riesce più a sopportarli, così gli da di nuovo le spalle e torna a guardare fuori.
Castiel gli si avvicina lentamente, come se avesse paura di farlo, poi gli appoggia una mano sulla spalla, gliela stringe forte, il calore della sua pelle che si trasmette alla sua anche attraverso i vestiti e Dean vorrebbe voltarsi, afferrarlo e stringerlo forte, urlare e piangere contro di lui fino a non avere più lacrime e poi baciarlo, lasciarsi accarezzare, sentire il suo corpo addosso e fare l'amore con lui per essere sicuro di essere ancora vivo.
Ma non lo fa, non fa niente, resta semplicemente immobile ed in silenzio: sente due lacrime scorrergli sulle guance, ma questo è tutto, non riesce a tirare fuori nien'altro.
- Mi dispiace, Dean. -
La voce di Castiel è un sussurro così basso che Dean si convince di averlo immaginato, di non aver sentito il respiro dell'altro contro il collo: si concentra su un punto fuori dalla finestra e chiude la porta a tutto il resto.
Restano così ancora per un po', poi Castiel, semplicemente, sparisce.
Del resto è la cosa che al figlio di puttana riesce meglio.
Per un po' non c'è niente di cui parlare, non ci sono parole, c'è solo un dolore pesante, pulsante, vivo come una belva affamata che gli scava un buco nel petto.
Sam non fa più domande, non cerca di convincerlo ad aprirsi con lui, troppo impegnato ad affrontare i suoi, di demoni.
È un sollievo, un piccolo sollievo che Dean avrebbe preferito non dover mai provare.
3. “You’re giving me such sweet nothing”
Sweet Nothing - Calvin Harris feat. Florence Welch
Dean sta pulendo una delle pistole, quando Castiel appare nella stanza del motel in cui alloggiano; non si accorge di lui finché l'altro non lo afferra per le spalle e lo sbatte con forza contro il muro e Dean gli legge negli occhi una rabbia che gli farebbe quasi paura, se non fosse mescolata a qualcosa che somiglia alla preoccupazione.
- Cas, ma che diavolo...!-
- Cas! Che ti prende?-
L'altro non fa neanche caso a Sam, continua a tenerlo fermo e a guardarlo.
- Bobby mi ha detto quello che è successo in quell'ospedale psichiatrico in cui vi siete fatti ricoverare per il caso, mi ha detto che quel mostro vi ha quasi ammazzati! Avresti dovuto chiedere aiuto quando le cose si sono messe male! Avresti dovuto chiamarmi!-
- Toglimi le mani di dosso, maledizione! E che cazzo stai dicendo?!-
- Hai idea di quanto tu sia importante?! Di quanto la tua vita conti per me... e per il mondo intero?! Le vite di entrambi sono fondamentali, senza di voi è tutto inutile!-
L'ultima parte la aggiunge dopo averlo lasciato andare all'improvviso, come se si fosse scottato; si volta per un attimo verso Sam, poi di nuovo verso Dean, che lo guarda senza sapere cosa fare o cosa dire, ma che ora negli occhi legge la crescente consapevolezza della situazione imbarazzante che si è creata.
- Se... se vi trovate di nuovo in una situazione così... pericolosa... chiamatemi. Non importa dove siate o cosa stiate cacciando o il fatto che siate convinti di potercela fare da soli e che il caso non sia abbastanza importante, fatelo e basta. -
Poi esce dalla stanza, non scomparendo, ma uscendo dalla porta, sbattendola persino nel farlo: tra i due fratelli scende un silenzio pieno di domande.
Quando Sam apre la bocca per parlare, Dean lo zittisce con un gesto, ricevendo in cambio un'occhiata esasperata: riesce a versarsi un bicchiere di whisky con le mani che gli tremano leggermente, lo butta giù tutto d'un fiato e si sente incredibilmente riconoscente verso Sam e il suo silenzio.
Poi prende la giacca, le chiavi dell'auto ed esce senza dire una parola.
Castiel è nel parcheggio, appoggiato all'Impala, lo sguardo rivolto verso il cielo: gli si avvicina lentamente, senza realmente sapere cosa farà una volta che lo avrà raggiunto, ma con una forza dentro che sembra spingerlo verso l'altro nonostante tutto; quando sono l'uno di fronte all'altro, Castiel fa un respiro profondo prima di guardarlo.
Continuano a restare in silenzio per un po', finché Castiel non si sforza di sorridergli appena, negli occhi un'espressione quasi colpevole.
- Non avrei dovuto. Mi dispiace, dovrei scusarmi anche con Sam, mi sono comportato come... -
- Come un essere umano. -
L'altro ci pensa su per qualche secondo, poi annuisce serio, come se Dean avesse scoperto qualcosa d'importantissimo ed avesse assolutamente ragione.
- Va bene, Cas, non importa, capita a tutti di perdere il controllo e d'incazzarsi sul serio. E vista la situazione, mi sorprende che non ti sia successo prima; non è facile aver a che fare con noi. Con me. -
Castiel sorride tristemente, continuando a guardarlo negli occhi: il parcheggio è deserto, gli unici suoni che si sentono sono le auto che passano sulla strada alle loro spalle, il lieve fruscio del vento e una radio che suona chissà dove.
Dean non saprebbe dire chi si è mosso per primo, chi di loro due ha rotto l'equilibrio e si è avvicinato, ma in un attimo le labbra di Castiel sono sulle sue e gli sembra per la prima dopo settimane di riuscire a respirare di nuovo: le mani dell'altro gli accarezzano il viso mentre Dean lo stringe forte a sé, sospirando nel bacio.
Sa che Sam li sta probabilmente osservando dalla finestra della stanza, ma non gliene frega niente, non c'è niente di più importante dell'avere Castiel di nuovo così vicino, del poter sentire il calore del suo corpo contro il suo, del sapore delle sue labbra: avrà tempo di parlare con suo fratello, ma adesso l'unica cosa a cui pensa e che conta è Castiel e non riesce a concentrarsi su nient'altro.
Quando si staccano, Castiel continua ad accarezzargli il viso, lascia che le sue mani scendano sul collo e sulle spalle, poi lo bacia di nuovo, come se adesso non riuscisse più a smettere di farlo: Dean lo spinge all'indietro contro l'Impala e lo sente sospirare ed aggrapparsi ancora di più a lui.
- Dean... -
Appoggia la fronte contro la sua e aspetta per qualche secondo, aspetta di riacquistare il controllo di sé almeno un po', mentre Castiel respira contro le sue labbra.
- Sali in macchina, andiamo... andiamo da qualche parte. -
Quasi si aspetta che l'altro protesti, che dica qualcosa e che cerchi di capire a cosa diavolo stia pensando, ma non succede: Castiel si limita ad annuire dopo appena un paio d'istanti d'indecisione.
Dean sale in macchina a sua volta e mette in moto.
La schiena di Castiel è calda e sudata contro il suo petto e la stanza di motel in cui sono è ancora più piccola e fa ancora più schifo di quella che divide con Sam: non sono andati molto lontano, si sono fermati alla prima insegna che hanno incontrato e appena la porta si è chiusa dietro di loro...
Dean fa un respiro profondo e si sente in gola l'odore di polvere, vecchiume e sesso di cui è impregnato tutto, dalle lenzuola, alla carta da parati, ai tappeti sul pavimento; persino la pelle di Castiel sembra avere quell'odore quando si china su di lui, la fronte appoggiata contro la sua spalla: la mano dell'altro risale la sua coscia e lo sente sospirare quando morde l'incavo del suo collo, rendendo ancora più evidente il segno che gli ha lasciato prima.
Con le mani gli accarezza il petto e stringe ancora di più l'abbraccio in cui lo tiene, fino a sentirlo gemere sottovoce.
Non si sente meglio, non si sente più leggero o appagato, anzi è come se averlo potuto toccare di nuovo non avesse fatto altro che peggiorare la situazione e rendere il bisogno di di averlo vicino, di baciarlo, di fare l'amore con lui ancora più insopportabile.
Dean si lascia andare contro la testiera del letto, allontanandosi appena da lui, lasciando cadere le braccia sul letto: chiude gli occhi e sente Castiel muoversi per girarsi verso di lui, mettendosi in ginocchio e appoggiandogli una mano sulla gamba e l'altra sul braccio, stringendolo forte per sostenersi.
Le labbra di Castiel sono sulla sua spalla, ne seguono il contorno posandoci piccoli baci rapidi che poi risalgono il collo fino ad incontrare di nuovo le sue labbra; gli morde leggermente il labbro inferiore e glielo accarezza con la lingua prima di baciarlo, spostando le mani tra i suoi capelli come per tenerlo imprigionato contro di sé ed impedirgli di muoversi: Dean gli graffia leggermente i fianchi e continua a passargli le unghie sulla schiena, risalendogliela fino ad arrivare alla nuca e allora Castiel si allontana appena da lui, gemendo e puntando di nuovo il suo sguardo in quello di Dean.
I suoi occhi sono la cosa più bella che abbia mai visto, così azzurri, così pieni da fargli male, l'espressione estatica sul suo viso è qualcosa di semplicemente impossibile da sopportare, ma Dean continua a guardarlo, non distoglierebbe lo sguardo per nessun motivo al mondo.
Castiel lo bacia di nuovo, ancora e ancora, poi si lascia andare all'indietro sul letto, le gambe ai lati del corpo di Dean, sul viso quel sorriso che gli ricorda il vecchio Castiel, quello apparsogli all'improvviso nel fienile ormai così tanto tempo prima da dargli l'impressione di essere il ricordo di un'altra vita.
Dean si tira su e si sistema sopra di lui, le mani di Castiel che scattano di nuovo nella sua direzione appena gli si avvicina abbastanza per poterlo toccare: gliele passa tra i capelli strattonandoli leggermente e massaggiandogli lo scalpo fino a farlo sospirare, gli accarezza il petto e i fianchi, lascia scorrere la punta delle dita sull'inguine e poi le fa risalire lentamente, torturandolo con quei tocchi leggeri.
Gli appoggia la fronte sul petto, respirando contro la sua pelle, posando un bacio all'altezza del suo cuore, l'erezione di Castiel che gli preme contro la coscia.
- Non c'è nient'altro che tu possa farmi ormai, mi hai già fatto tutto quello che è possibile fare ad un uomo: mi hai scavato dentro fino a scorticarmi, fino a lasciarmi senza nessuna protezione, senza più niente... Non riesco più a pensare, non so più cosa fare, cosa dire, non sono neanche sicuro che sia rimasto ancora qualcosa da dire o fare ormai... Mi sento così stanco e così svuotato... vorrei solo... non lo so, non so più neanche che cosa voglio. -
S'immagina dire quelle parole mente Castiel lo bacia di nuovo, soffocando le parole contro le sue labbra, annegando i suoi pensieri fino a cancellarli, fino quasi ad estirparli con la forza da lui e a buttarli via con la semplice forza di un bacio.
Dean lo lascia fare, si lascia fare qualsiasi cosa.
Non c'è più niente che importi ormai.
Sam non fa nessun commento il giorno dopo.
Non gli chiede dov'è stato, dov'è Cas, niente, non fa nessuna domanda: si limita a sedersi sul lato del passeggero, evitando accuratamente lo sguardo di Dean.
Dean lo guarda per qualche secondo perplesso, aspettandosi almeno qualcosa, ma Sam continua a guardare fuori dal finestrino: Dean crede di intravedere un leggerissimo sorriso sulle sue labbra e sente una rabbia inspiegabile montargli dentro.
Mette in moto solo per avere qualcosa da fare e per soffocare l'istinto di afferrare Sam e riempirlo di pugni.
4. “You are your own worst enemy, you’ll never win the fight”
Parachute - Ingrid Michaelson
- Tu lo ami. -
Dean alza lo sguardo dal computer e lo sposta su Sam, che lo sta osservando seduto sul letto con un leggero sorriso sulle labbra.
- Cosa?-
- Cas. -
- Cas cosa?-
Il sorriso sul viso di Sam si allarga e Dean comincia a sentirsi nervoso, nervoso ed incazzato, perché è quel sorriso che il fratello gli rivolge quando dice qualcosa di stupido, quel sorriso accondiscendente da maestrina che si ritrova ad avere a che fare con un allievo un po' lento.
- Sei innamorato di Cas, innamorato sul serio. Non credevo che ti sarebbe mai capitato e invece... -
- Che diavolo stai dicendo?! Non dire cazzate, Sammy!-
- E sai quando me ne sono accorto?-
- Sam... -
Sam solleva una mano per zittirlo e Dean non ribatte, perché il sorriso sul viso del fratello si è trasformato in quello sguardo comprensivo che gli ricorda quello di Mary ed è maledettamente sleale, perché quando Sam fa così Dean non riesce ad evitare di starlo a sentire anche se vorrebbe negare, farlo stare zitto ed arrabbiarsi con lui: semplicemente non trova la forza di farlo.
Così lo lascia parlare.
- Me ne sono accorto quando siamo arrivati nel 1978: lo sguardo che avevi mentre cercavamo di aiutare Cas... era come se all'improvviso tutto, Anna, i nostri genitori, io fossimo passati completamente in secondo piano, l'unica cosa a cui pensavi era lui. E anche dopo, quando cercavi di far finta di non essere preoccupato, riuscivo a vedere perfettamente che facevi fatica a smettere di pensarci, riuscivo a sentire la tua ansia. È stato allora che ho capito quando tieni Cas e lo so, avevo avuto così tante avvisaglie, ma si vede che dovevo aspettare quella apparentemente meno importante di tutte per capirlo. -
Dean si alza e si lascia andare ad una risatina nervosa, si versa un bicchiere di whisky e cerca di non sembrare toccato dalle parole di Sam, quando invece gli sembrano uno schiaffo in pieno viso, un dito che tortura una ferita fresca e ancora sanguinante.
- Bel discorso, Sammy, davvero, d'effetto, ben costruito... peccato che non abbia un cazzo di senso. Mi spiace deluderti. -
- Vi ho visti nel parcheggio l'altra sera... -
- Quello... quello non è stato... -
- E so cosa c'è stato tra voi durante il weekend che avete passato insieme... -
- Maledizione, Sam! Perché devi continuare a chiedere, a parlarne?! Perché non puoi semplicemente lasciar perdere?!-
Sam lo guarda per un attimo, la bocca ancora aperta come se volesse continuare a parlare, invece fa un respiro profondo e si prende il viso tra le mani per qualche secondo, come se stesse facendo davvero uno sforzo immenso per calmarsi; Dean sente il proprio cuore pulsargli velocemente nel petto, come se avesse corso e non riuscisse a guardare suo fratello quando rialza lo sguardo e lo osserva con quegli occhi che sembrano sapere tutto di lui e a cui non riesce a nascondere niente.
- Perché ho lasciato perdere troppe volte, Dean. Perché ogni volta che ti vedevo mandare a puttane un'occasione, anche infinitesimale, di essere felice te lo lasciavo fare senza dire niente, senza cercare di fermarti o di farti cambiare idea. A volte per egoismo, a volte perché non mi sembrava il momento adatto per insistere... Ma non è giusto e non posso, non voglio continuare a farlo. Tu meriti di essere felice, anche solo di provare ad esserlo e Cas... Cas è probabilmente la cosa migliore che ti sia mai capitata da quando papà è morto. Quindi se anche dovessi arrivare a doverti prendere a calci in culo pur di farti capire quello che provi e farti smettere di comportarti come un perfetto idiota, credimi lo farò. -
Dean non dice niente, resta immobile con la schiena appoggiata contro il muro, le parole di Sam che gli echeggiano nella testa, colpendolo così in profondità da dargli l'impressione di stare lasciando dei solchi profondissimi dentro di lui e risvegliando qualcosa che avrebbe preferito lasciare sepolto, fino ad arrivare a dimenticarlo.
Perché è questo che fa, è così che Dean Winchester funziona: ignora un problema sperando di vederlo andar via da solo.
Va a sedersi sul letto di fronte a Sam, che lo osserva preoccupato, butta già il resto del whisky che gli resta nel bicchiere e poi, finalmente, guarda il fratello negli occhi.
- La fai così facile tu, fai sembrare tutto così a portata di mano. Ma non lo è Sammy, non lo è per niente: è un casino talmente grosso da darmi l'impressione che non ci sia via d'uscita e io non posso... non posso permettermi una distrazione simile, non posso occuparmi anche di Cas... -
- Sono tutte cazzate e lo sai benissimo! Andiamo, Dean, Cas sa badare a sé stesso molto meglio di noi! Stai solo cercando una scusa per poter scappare via e credimi, sono un esperto della fuga, so riconoscerlo fin troppo bene. -
- E cosa dovrei fare secondo te? Quale sarebbe il tuo grande piano?-
Sam si limita a sorridere ed a stringersi nelle spalle.
- Buttati, rischia per una volta. Non sarà facile, anzi, come hai detto tu sarà il casino più grosso in cui tu ti sia mai trovato, probabilmente. Ma non credi che per una volta, solo per una volta, valga la pena provare? Il mondo potrebbe finire domani, Dean, potremmo essere tutti morti prima ancora di rendercene conto. Lascia perdere tutto e pensa a te stesso. Goditelo finché puoi. -
E Dean sa che Sam ha ragione, l'ha sempre saputo perché è quello che il suo cuore ha cercato di dirgli fin dall'inizio: che Cas ne vale la pena, che tutto il resto non ha nessuna importanza quando si tratta di lui, che per una volta, forse, cercare di essere felice è un lusso che può permettersi, per quanto pericoloso e doloroso possa essere.
- E se dovesse andare a finire male?-
La sua voce è bassa e incerta, mentre quella di Sam è ferma e comprensiva quando gli risponde ed è così strano che sia Sam a prendersi cura di lui adesso che gli viene quasi da ridere.
- Beh, almeno ci avrai provato, no?-
5. “When I am with you I feel flames again”
Flames - Vast
Dean è seduto sul letto, in mano una bottiglia di birra ormai vuota e la radio della stanza che trasmette “Tangerine” dei Led Zappelin: la solita ironia bastarda e carogna che si diverte a giocare con i suoi sentimenti e i suoi gusti musicali.
Qualcuno bussa alla porta e mentre si alza per andare ad aprire, Dean ha una sensazione di deja-vu che lo costringe a sorridere: Castiel ricambia il suo sorriso quando apre la porta, si guardano per un paio di secondi, poi si sposta per farlo entrare.
- Sam mi ha detto che visto che sto viaggiando con voi, avrei dovuto avere una stanza anch'io. Immagino sappia che non ne ho bisogno. -
- Si, credo che il memo “Cose di cui gli angeli possono fare a meno grazie ai loro super reattori celesti” gli sia arrivato. -
- Non ho nessun super reattore... -
- Si, lo so Cas, lo so. -
Castiel annuisce e si guarda attorno, spostando lo sguardo sugli scarsi mobili nella stanza, soffermandosi per qualche secondo in più sul letto prima di tornare a guardare Dean.
- Mi ha detto che questa è la mia stanza. -
La voce di Castiel ha un tono diverso adesso, più basso, quasi carezzevole, ma con una nota d'incertezza che non gli sfugge: sembra così umano e così fragile in questo momento, come se la sua vita dipendesse da quello che sta per uscire dalle sue labbra.
Dean gli si avvicina e gli prende il viso tra le mani, gli accarezza le guance leggermente ruvide e lo sente sospirare e chiudere gli occhi per un attimo.
- Ha ragione. -
Per un attimo tutto resta assolutamente immobile e a Dean non sembra neanche di respirare: poi Castiel gli si avvicina ancora di più e lo bacia, le sue labbra calde e vive sotto le sue.
Dean lo stringe tra le braccia, lo bacia fino a non avere più fiato e da retta alla voce nella sua testa che gli ripete: “Non lasciarlo andare, non lasciarlo andare, non lasciarlo andare”.
Sam guarda fuori dalla finestra, una bottiglia di birra in una mano e il cellulare nell'altro: beve un sorso una volta mandato il messaggio e fa in tempo a berne altri due prima di sentire un familiare fruscio diffondersi nella stanza insieme ad un odore dolciastro di caramelle.
Sorride a sé stesso e poi si volta.
- E' andato tutto come volevi?-
Gabriel, seduto sul letto, ricambia il suo sorriso.
- Davvero i miei complimenti, Sammy. Hai un futuro come terapista o come ruffiano, se un giorno ti dovessi stancare di questa vitaccia, di sicuro non ti mancherebbe il lavoro. -
Si lascia andare ad una leggera risata.
- Non me la offri una birra?-
Gli passa una bottiglia e poi va a sedersi sul letto vuoto: Gabriel si sposta per potergli stare di fronte, un sorriso soddisfatto su quel viso eternamente attraversato da un'espressione ironica e a volta quasi crudele; ma non adesso, adesso c'è quasi una gioia sincera nei suoi occhi.
- Immagino che i due piccioncini ci stiano dando dentro mentre parliamo, eh? Bell'idea prendere una stanza a debita distanza da loro, non ci tengo a sentire mio fratello e il tuo impegnati in... beh, lo sai no? Le api e il fiore! Non credo di dovertelo spiegare io, sei un ragazzone dopo tutto, Sammy. -
- Confesso che quando Dean è tornato in quello stato... credevo mi avessi dato il peggior consiglio possibile, convincendomi a spronarlo ad andare da qualche parte con Cas, per qualche giorno... -
- E invece avevo ragione! Come sempre! Alla fine, non sono di certo io l'umano qui. -
Sam scuote la testa, ma non se la prende, c'è un'atmosfera fin troppo piacevole per rovinare tutto: si sente quasi a suo agio con Gabriel, riesce quasi a dimenticare tutti problemi che l'arcangelo ha causato a lui e Dean perché, in fondo, non è poi così male.
E l'ha aiutato con Dean, Sam sa mostrarsi riconoscente.
- Allora, cosa vuoi?-
- Come scusa?-
- Hai detto che mi avresti aiutato con Dean e Cas, avrei dovuto fare qualcosa per te. Dimmi allora, però ti avverto: se il tuo piano era quello di convincermi così a dire di si a Lucifer in questo modo, non sprecare neanche il fiato. -
Gabriel sembra confuso per un attimo, come se non sapesse di cosa Sam stia parlando, poi distoglie lo sguardo, quasi si sentisse in imbarazzo: un'interessante reazione.
- Non voglio niente a dire il vero, puoi rilassarti, Sammy. Il tuo bel corpicino continuerà ad appartenerti ancora per un po'. -
- Allora perché l'hai fatto?-
- Forse non ci crederai, ma l'ho fatto per Castiel. Se c'è uno dei miei fratelli che si merita di essere felice, è proprio lui. Almeno non è uno stronzo pieno di sé come tutti gli altri, ci tiene davvero a quell'idiota di tuo fratello, anche se per ragioni che davvero non riesco a comprendere. Se quello che serviva era una piccola spinta, sono contento di essere stato io a dargliela. -
Stavolta è Sam ad essere confuso e perplesso da quella risposta e per un attimo gli sembra di vedere sotto la corazza di strafottenza e di calcolato ed apparente menefreghismo di Gabriel: riesce a vederlo per quello che è, un fratello maggiore che si prende cura di quello minore, è una cosa che nessuno può capire meglio di lui.
- Beh, è stato davvero un bel gesto da parte tua. -
- Un bel gesto di cui non farai mai parola con nessuno, giusto?-
- Giusto. Ad ogni modo grazie. -
Gabriel scuote la testa e gli fa cenno di stare zitto: restano in silenzio per un po', un silenzio confortevole e quasi piacevole in cui Sam scopre di non sentirsi per niente a disagio, anzi, di esserne quasi riconoscente all'altro.
- In effetti però ci sarebbe una cosa che potresti fare per me. -
- Cioè?-
- Beh vedi, quando mi hai chiamato stavo per mettermi a tavola, sarebbe un vero peccato sprecare tutto quel ben di Dio. Ti va di unirti a me?-
- Mi stai invitando a cena?-
- Ti sto invitando a fare un pasto decente, una volta nella tua vita! Mostra un po' di gratitudine, Sammy! -
Sam ride ed annuisce.
- Per me va bene, ma le chiavi della macchina le ha Dean... -
Gabriel rotea platealmente gli occhi.
- Sai Sammy, so che questa notizia potrebbe sconvolgerti, ma le ali non me le hanno date solo per dare un bell'effetto scenico e per intonarsi al mio attraente faccino. -
- Hai ragione, chiedo scusa. -
- Andiamo allora? Prometto di riportarti in tempo per mezzanotte, Cenerentola. -
Sam ride di nuovo, mentre si alza dal letto e si mette di fronte a Gabriel: anche lui sta sorridendo.
- Andiamo, sono nelle tue mani. -
Un attimo dopo sono spariti.