[Supernatural] I'm Breaking, it feels like Falling, Capitolo 1

Oct 29, 2012 22:12

Titolo: I'm Breaking, it feels like Falling
Titolo del capitolo: Darkness drains and light will come again
Fandom: Supernatural
Pairings: Dean Winchester/Castiel
Personaggi: Dean Winchester, Castiel, Sam Wincester, Gabriel, nominati Bobby Singer, John Winchester, Jo Harvelle, Ellen Harvelle
Parte: 1/3
Rating: NC-17
Genere: Angst, romance
Beta reader: nessie_sun
Warning: Rapporti tra due uomini
Conteggio Parole: 3324/20908
Disclaimer: Non possiedo Supernatural e tutto questo non è mai successo. Purtroppo.
Avvertenze: La pubblicazione di questo racconto in altra sede, senza il consenso dell'autrice, è assolutamente vietata.
Note:
1. Sono arrivata tardi al party di Supernatural, ho iniziato a guardarlo solo a marzo e anche allora ci ho messo un pò ad appassionarmi. Fino alla quarta stagionr ero un pò una spettatrice casuale... poi sono rimasta intrappolata anche io xDD Avrei dovuto sapere che sarebbe andata a finire così! Povera me...
2. La fanfiction si svolge durante la 5a stagione e contiene spoiler da essa, quindi nel caso non l'abbiate ancora vista, tenetelo a mente.
3. Ringrazio tutte le personcine stupende che mi hanno sopportato mentre scrivevo questa Nuova Bibbia di Gerusalemme, che mi hanno consigliato e aiutato. Siete divine, vi amo tutte tutte tutte!
4. Esiste un Fanmix fatto dalla sottoscritta che raccoglie le canzoni che ho usato di più mentre scrivevo, sarebbe carino ascoltarlo durante la lettura, se vi va ^_^
4. I Commenti Sono Sempre Amore. Quindi, per favore, perdeteci 5 secondi se leggete xD.





0. “Darkness drains and light will come again”
Everybody - Ingrid Michaelson

Comincia tutto con Sam ed è davvero curioso come quasi ogni cosa nella vita di Dean sia effettivamente iniziata con Sam, quindi, dopo tutto, perché questo dovrebbe fare eccezione?
Gli si avvicina mentre sta pulendo l'attrezzatura ed inizia a parlargli di qualcosa, mentre Dean lo ascolta solo a metà, cogliendo parole a caso come “Bobby”, “appartamento” e “riposo”, troppo impegnato in quello che sta facendo per prestargli attenzione: è stanco, dolorante e non esattamente dell'umore adatto per badare a quello che il fratello gli sta dicendo.
- Dean, hai sentito almeno metà di quello che ho detto?-
Alza lo sguardo e l'espressione sul suo viso deve essere abbastanza eloquente, perché Sam sospira e rotea platealmente gli occhi.
- Sammy, lo sai che mentre sono impegnato non è il momento più adatto per aprirmi il tuo cuore, puoi ripetere?-
- Stavo dicendo che forse dovremmo prenderci un week-end di riposo, ne abbiamo davvero bisogno tutti. -
Dean non dice nulla, ma guarda il fratello come se fosse ammattito di colpo.
- Un week-end di riposo?-
- Esatto. -
- Fammi capire, Sammy, c'è l'apocalisse fuori, il mondo è a tanto così dall'essere spazzato via dal demonio in persona e da quei figli di puttana degli angeli e tu vuoi prenderti un week end libero?!-
Sam sospira, ma non si lascia minimamente intimidire, come se si fosse aspettato esattamente quelle parole: è una cosa che gli da sui nervi, l'essere così prevedibile per suo fratello.
- Non siamo d'aiuto a nessuno nello stato in cui siamo adesso, da quant'è che non ti fai un'intera notte di sonno, eh?-
- Non è importante. -
- Invece lo è! Lo è, maledizione! Hai bisogno di staccare e anch'io ne ho. Per non parlare di Bobby! Forse l'unico che non ha bisogno di riposo è Cas, ma non credo che gli farebbe male... -
- E cos'è che dovrei fare secondo te?-
Sam si stringe nella spalle e Dean ha la sensazione che ci sia qualcosa sotto, che faccia tutto parte di un piano che non riesce a cogliere e la cosa non gli piace per niente, perché Dean Winchester detesta essere all'oscuro di qualcosa, soprattutto se in quel qualcosa è coinvolto Sam, perché la fiducia negli altri non è esattamente uno dei suoi punti di forza e quella per il fratello nell'ultimo periodo è ancora più in discussione.
- Bobby ha un appartamento in una città qui vicino, ci sono stato quando... quando siamo stati separati per un po'. È un posto tranquillo, dovresti andarci. -
- A fare cosa?-
- Non lo so, a riposare, guardare film di Clint Eastwood, bere birra e ascoltare musica magari. -
- E tu?-
- Io starò con Bobby, avrà bisogno di qualcuno che lo aiuti, sai, con... tutto. Farò qualche ricerca, troverò il modo di tenermi impegnato e di riposarmi anch'io -
Dean ci pensa per un po', soppesa le varie opzioni e alla fine annuisce perché, in fondo, l'idea non è poi così male; non direbbe di no ad un paio di giorni di relax: forse è solo una sensazione, ma ha l'impressione che Sam abbia ancora qualcos'altro da dire, lo intuisce dal suo sguardo ancora concentrato e dal modo in cui s'infila le mani in tasca.
- Potresti approfittarne per passare un po' di tempo con Cas, credo che avrebbe bisogno di parlare con qualcuno dopo tutto quello che gli è successo ed è sicuramente più in confidenza con te di quanto lo sia con me. -
- Pensavo di dovermi riposare, non di fare la babysitter ad un angelo ribelle e depresso! E sei davvero sicuro che sia una buona idea? Non sono esattamente quello da cui andresti ad aprire il tuo cuore e a parlare dei tuoi problemi, non ho il tuo tocco femminile. -
- Puoi fare entrambe le cose, riposarti e stare con Cas. E non dovete per forza parlare, no?-
In quelle parole c'è un sottotesto che Dean non è sicuro di voler cogliere, qualcosa di non detto, di appena accennato che gli da l'impressione che Sam lo conosca più di quanto gli faccia piacere ammettere, che sappia di lui cose che non ha mai avuto il coraggio di confessare neppure a sé stesso.
E questo gli fa paura, lo mette a disagio, lo fa sentire esposto in un modo che detesta, perché ci sono cose di lui che Sam non dovrebbe sapere, che non dovrebbe essere capace di leggergli in viso, invece ci riesce perché... è Sammy, è sempre stato quello intelligente, quello capace d'intuire le cose prima di tutti.
- Non devi farlo per forza, ma pensaci ok?-
Dean sospira e si passa una mano sul viso, sentendosi improvvisamente più stanco di prima.
- Come dici tu, vado a rimettere a posto questa roba. -
Dean esce dalla stanza dando le spalle a Sam: così gli sfugge il sorriso sul viso del fratello e il messaggio veloce che manda con il cellulare.
E non vede neanche il modo in cui il suo volto si illumina ancora di più quando legge la risposta.

Ci pensa per due giorni interi, due giorni in cui gli viene in mente di tutto.
Le cose che potrebbero andare male, che lo spaventano e quelle che potrebbero andare bene che, paradossalmente, lo terrorizzano ancora di più: gli sembra di dover fare i conti con qualcosa di troppo grande e che non è ancora pronto ad affrontare, qualcosa che ha sepolto dentro di lui per non doverci pensare, ma che sembra non volersi arrendere, non volersene andare, anzi, più prova a combatterla più sembra diventare forte e insistente.
È il grumo di sentimenti che prova per Castiel, che ogni giorno gli sembra più pesante, ogni volta che lo vede, che parla con lui, che gli sta vicino sembra diventare sempre più insopportabilmente difficile da nascondere e vorrebbe trovare una via d'uscita, ma ogni volta che ci prova gli sembra di sbattere contro un muro.
Alla fine fa scivolare un bigliettino in una delle tasche del trench di Cas, con su scritto un indirizzo, una data ed un orario.
È quasi tentato di lasciarlo così, senza aggiungere altro, ma poi ci ripensa e sotto aggiunge un “Se vuoi” che suona quasi come una preghiera.
Infila il biglietto nella tasca, prima di cambiare idea.
Poi aspetta.

1. “But in this twilight, our choices seal our fate”
Broken Crown - Mumford & Sons

Il primo giorno inizia con un leggero bussare alla porta che rompe il silenzio quasi asfissiante dell'appartamento e che sembra rimbombare contro le pareti spoglie delle stanze amplificato mille volte da quella quiete quasi irreale.
Dean si lascia andare ad una specie di sospiro strozzato che somiglia ad una risata nervosa prima di andare aprire, perché è talmente ridicolo che un angelo del Signore debba mettersi a bussare alla porta come un comune mortale da rendere l'intera scena al tempo stesso incredibilmente comica e mortalmente triste, come uno di quei vecchi sketch comici che guardava da bambino, in cui al tempo stesso rideva e provava pena per le disavventure del malcapitato di turno.
Il nodo che gli tiene stretto lo stomaco in una morsa d'acciaio non si allenta, gli attanaglia le viscere, è un pulsare doloroso e costante che gli impedisce di respirare come si deve.
Poi la porta è aperta, senza quasi che lui se ne renda conto Castiel è lì davanti a lui, il viso inespressivo e chiuso come sempre, ma negli occhi una luce curiosa, viva, come se davanti a lui ci fosse la solita immagine dell'altro, ma con una piccola distorsione quasi impercettibile, appena un'ombra che lo rende diverso da quello che è sempre stato prima.
Si guardano per qualche secondo, immobili e Dean vorrebbe dire qualcosa e ci prova davvero, riesce persino a formulare qualche pensiero vagamente coerente, ma le parole gli muoiono in gola, restano incastrate, si rifiutano di venire fuori, come se sapessero che il minimo suono potrebbe mandare in frantumi il delicatissimo momento che si è creato tra loro: così semplicemente si sposta per farlo entrare.
Castiel si guarda intorno per qualche istante, osserva la stanza mentre Dean fissa la sua schiena come se volesse trapassarla con lo sguardo; gli si avvicina, senza toccarlo e l'aria si fa all'improvviso più densa, più pesante, quasi impossibile da respirare e il nodo nello stomaco sembra farsi sempre più stretto, sempre più soffocante, come se essere sul punto di afferrare qualcosa che si è desiderato spasmodicamente e segretamente per tanto tempo fosse in grado di provocare del male fisico.
Apre di nuovo la bocca per dire qualcosa, ma poi Castiel si sfila il trench, lentamente, senza fretta e continuando a restare in silenzio, lo piega e lo appoggia sulla poltrona ed è quello il momento in cui Dean capisce con una chiarezza quasi ultraterrena che sono talmente vicini all'orlo del baratro da poter iniziare a sentire sotto i piedi il terreno che si sbriciola e viene meno.
È spaventoso, è come guardarsi dall'esterno ed essere presente allo stesso tempo, vedere le piccole crepe sull'orlo di cedere e contemporaneamente sentirle sulla pelle, nella carne, vedere vividamente il proprio mondo andare in pezzi e per un attimo Dean pensa che non valga la pena di rischiare così tanto per qualcosa di così effimero, per qualcosa non potrà durare a lungo e che non farà altro che acuire il dolore che prova dentro una volta che sarà tutto finito.
Castiel si volta verso di lui, i suoi occhi incontrano quelli di Dean e sono sempre più vivi, sempre più accesi, la parole dimenticate, inutili, superflue, tutto sembra passare attraverso i loro sguardi, i dubbi, le paure, i desideri più nascosti, quelli più selvaggi e folli.
È solo un attimo, un attimo in cui tutto sembra rimanere sospeso, in cui niente sembra muoversi e persino i suoni del mondo appaiono lontani anni luce, anzi sembrano non essere mai esistiti.
Poi Castiel annuisce appena, un gesto quasi impercettibile del capo ed è come abbattere una diga, spalancare una finestra nel bel mezzo di una tempesta.
Dean colma la distanza tra loro, lo afferra per le spalle e lo spinge contro il muro, gli passa le mani sul viso, sul collo, sulle spalle, struscia il viso contro la sua pelle, sente le mani dell'altro sulla schiena e sospira appena contro il suo orecchio, quasi di sollievo ed è come respirare di nuovo dopo una lunga, lunghissima apnea.
Sparisce il dolore, scompaiono i dubbi, gli incubi, i ripensamenti, come se non fossero mai esistiti.
Poi Castiel lo bacia e sparisce anche tutto il resto.

Il soffitto è di uno spento color bianco sporco, ingiallito dal tempo e mai ridipinto che s'intona perfettamente al resto dell'appartamento: ma il letto sembra nuovo, forse lo è davvero, e le lenzuola sono pulite, il che è un sollievo.
Dean chiude gli occhi per qualche secondo e poi li riapre lentamente, tornando a fissare il soffitto come se ne andasse della sua vita, respira affondo, ma si irrigidisce lo stesso quando Castiel, sdraiato accanto a lui, si muove leggermente.
L'altro continua a restare in silenzio, ma Dean sente il calore del suo corpo nudo contro il proprio, le loro braccia si sfiorano appena ed ogni volta che uno dei due si muove anche solo un poco è come se una scarica elettrica lo attraversasse; si chiede se anche per lui sia lo stesso: si schiarisce la voce e avverte il peso degli occhi di Castiel che si spostano su di lui.
- E' stato... diverso da come mi aspettavo. -
Se potesse, si prenderebbe a calci in culo da solo perché, porca puttana, gli sembra di suonare come una dannata ragazzina timida o come uno sfigato insicuro.
- In che senso?-
La voce di Castiel è poco più di un sussurro e Dean deve prendere un altro respiro profondo prima di rispondere.
- Insomma, sesso con un angelo! Detta così suona come un'esperienza capace di fotterti completamente il cervello!-
Castiel resta in silenzio per un po' e quando Dean si volta, finalmente, verso di lui, ha un'espressione pensierosa in viso.
- Mi spiace che l'esperienza sia stata deludente. -
Dean sbuffa.
- Non dire cazzate. È stato, beh, davvero... intenso, ma così... umano. -
- E questo è male?-
- Probabilmente non mi sarei dovuto aspettare fuochi d'artificio, visioni celestiali, i canti dei cherubini come colonna sonora e cazzate simili. Ma no, non è un male. Per niente. -
Castiel allunga la mano sotto le coperte e gli sfiora il fianco; Dean trattiene il fiato.
- Immagino che sarebbe possibile provocare reazioni del genere, ma non credo che sia consigliabile. Voi esseri umani siete così fragili. -
Dean vorrebbe afferrarlo e baciarlo di nuovo, premerlo contro il materasso e scoparlo fino a non avere più neanche la forza di respirare.
- Già. Immagino... sicuramente è così. -
E' come avere uno schermo piantato nel cervello, che continua a trasmettere in modo ossessivo quello che hanno fatto e tutto quello che Dean vorrebbe ancora fare, tutti i suoi pensieri più inconfessabili gli appaiono davanti gli occhi ed è come impazzire lentamente, come arrivare al punto di non saper più distinguere cosa è reale da cosa non lo è.
- Dean? Stai bene?-
Dean si alza a sedere e lo guarda per qualche istante, prima di mettersi di nuovo sopra di lui.
- Non credo, deve essere un affetto collaterale del sesso angelico. Forse mi hai davvero mandato a puttane il cervello. -
- Posso cercare di sistemare le cose se vuoi... -
- Cas... -
- Si?-
- Sta zitto. -
Castiel lo guarda perplesso per qualche secondo, ma i suoi occhi si allargano per la sorpresa quando Dean infila una mano tra le sue gambe, mentre con l'altra gli carezza il viso prima di baciarlo.
A volte, è tutto così semplice.
Dean diffida delle cose semplici, lo ha sempre fatto e soprattutto dopo tutto quello che ha passato si è convinto che prendere la strada più facile sia quasi sempre il modo più veloce per farsi ammazzare o per rimanere fregati.
Ma a volte basta davvero chiudere gli occhi, prendere un respiro profondo e lasciarsi andare, smettere di pensare, di farsi mille domande e mille problemi, chiudere la porta in faccia a tutto e affidarsi alla corrente.
Le mani di Castiel tornano sulla sua schiena, la risalgono lentamente fino ad arrivare alle sue spalle, sul collo ed infine tra i suoi capelli, massaggiano il suo scalpo fino a costringerlo ad interrompere il bacio per sospirare; Dean si appoggia contro l'incavo del suo collo e respira contro la sua pelle, la lecca e la morde finché non sente l'altro gemere, continua e continua finché Castiel non lo prende per le spalle e lo spinge via.
Il respiro di Castiel è accelerato quanto il suo, i suoi occhi sembrano così grandi e lucidi, così... umani e al tempo pieni di una forza e di una consapevolezza che pare non avere nulla di umano; Dean regge comunque il suo sguardo, si tira su senza smettere di guardarlo, lascia che il silenzio si allarghi di nuovo tra loro, riempiendo i buchi, chiudendo tutte le porte, isolandoli completamente dal mondo, dalle responsabilità, dai doveri, dai dolori, dai ricordi che fanno più male di qualsiasi ferita.
È come andare sott'acqua ed essere circondati da un bozzolo solido, compatto, sicuro.
Castiel si passa la lingua sulle labbra, gli accarezza il fianco e poi il petto e sul suo viso si apre un leggero sorriso e Dean si chiede come si possa sopravvivere a questo, ad un angelo del Signore nudo sotto di te che ti sorride e ti guarda come se fossi qualcosa d'inaspettato e meraviglioso, come se fossi davvero un dono del cielo.
Si china di nuovo su di lui e resta per qualche secondo a pochi centimetri dalle sue labbra, il respiro di Castiel contro la sua pelle e i suoi occhi così vicini da dargli l'impressione che stiano scavando dentro di lui.
Si allontana leggermente quando Castiel gli circonda il viso con le mani, gli passa le dita sugli occhi, sulle labbra, sulle guance, gli accarezza i capelli, mentre il suo sorriso si allarga, diventa più luminoso e sostenere quello sguardo così dolce e così profondo diventa quasi doloroso.
- Voi esseri umani... siete creature meravigliose. A volte penso che non ve ne rendiate conto. Che tu soprattutto non te ne renda conto, Dean; invece sei così bello, così bello... -
Dean non dice nulla, è impossibile replicare ad un'affermazione del genere, tutte le parole e le frasi che gli passano per la testa gli sembrano così... stupide ed inutili, capaci solo di spezzare un equilibrio fragilissimo che si tiene in piedi su gambe sottili e tremolanti che non potrebbero resistere neanche ad un respiro leggerissimo di vento.
Così, semplicemente, si china su di lui e lo bacia di nuovo.
Chiude gli occhi, prende la strada più facile e per la prima volta in tutta la sua vita, non riesce a vedere nessuna alternativa, nessuna fregatura ed è felice che sia così.

Un tuono lo sveglia in piena notte: la stanza è completamente buia, ma le tende sono aperte ed una luce pallida e spettrale riesce a fargli distinguere i contorni di quello che lo circonda.
Castiel è seduto sul bordo del letto, il viso rivolto verso la finestra e sembra non badare a lui, né di essersi accorto del suo risveglio: si è messo qualcosa addosso, forse perché la stanza è gelida o semplicemente perché gli sembrava fosse appropriato e la maglietta bianca che porta sembra innaturalmente luminosa; forse è solo un effetto ottico unito alla stanchezza, ma ha davvero l'impressione che l'altro abbia una sorta di aura attorno, un leggero scintillio che lo rende più visibile del resto.
Lo osserva in silenzio, quasi senza muoversi e respirando il più silenziosamente possibile: gli ci vogliono alcuni minuti di completo silenzio per rendersi conto che sta sussurrando qualcosa, parole in una lingua sconosciuta che hanno il suono di una preghiera; anche se non ha idea di cosa stia dicendo e se la sua voce è così bassa da essere appena percettibile, gli sembra di sentire le parole scorrere sulla pelle, come un leggero graffio che, anche se non fa male, lascia dei segni rossi e pulsanti.
Fuori piove sempre più forte, i tuoni si fanno sempre più vicini e i fulmini rischiarano la stanza con la loro luce cruda e violenta, ma Castiel resta immobile, continua a guardare nel vuoto, a recitare la sua preghiera sussurrata; Dean cerca di chiudere gli occhi e di rimettersi a dormire, ma non ci riesce.
Sposta continuamente lo sguardo sull'altro, gli fissa la schiena, vorrebbe fare qualcosa, dire qualcosa, anche soltanto muoversi, ma è come se una forza misteriosa lo tenesse fermo lì, incapace ed inutile.
Così continua a guardarlo, ad ascoltare la sua voce mescolata ai suoni del temporale, finché, dopo quelle che sembrano ore, Castiel non si sdraia di nuovo accanto a lui; Dean allunga la mano e gli sfiora appena il fianco, l'altro si volta verso di lui e sorride appena, anche se i suoi occhi sono così assenti e lontani da fargli male.
Dean chiude i propri per non dover vedere quello che legge in quelli di Castiel e si addormenta di nuovo prima di rendersene conto.

italiano, fandom: supernatural, pairing: dean/castiel, fanfiction

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