La fiera dell'elettronica di Gonzaga
Finalmente mi sono deciso ad andare alla celeberrima fiera del titolo. Portatili a trecento euro, dvd porno e budella elettroniche, il tutto ornato da una massa di nerd tale che la farebbe seccare pure a caterina II di russia.
Fiera est omnis divisa in partes tres: c'è il reparto anziani con le sue lampade alogene a basso consumo, a led, torce con caricamento a pippa (come recitava un cartello), accendini e pile a prezzi mai visti, motoseghe e falciatrici a fili di plastica; c'é il reparto giovani con accessori per cellulari, macchine fotografiche, casse 5+1 in legno con telecomando e volumi indipendenti a cinquanta euro, neon colorati per interni (e l'elenco si allungherebbe troppo se includessi tutto per cui la finisco qui: basti sapere che qualsiasi cazzata possa venirvi in mente di fare disturbando gli elettroni di un altrimenti pacifico elemento chimico qui la vendevano, vibratore a forma di delfino compreso); e infine c'é il reparto "operatori del settore", una sterminata collezione di microcomponentistica, oscilloscopi, valigette in ferro dagli angoli rinforzati, saldatori che odorano di stagno bruciato anche appena usciti dal cellophane, occhiali per presbiti dalla triste montatura in plastica marrone e lenti d'ingrandimento con luce incorporata.
Alla fiera dell'elettronica di gonzaga l'afflusso di gente è tanto abbondante da potersi permettere di contare tra le sue fila ben tre figliole alla sensoinverso, ovvero donne bellissime vestite in modo approssimativo (non "poco": approssimativo, come a dire pantaloni militari, maglione peloso fucsia, bandana di forza italia e kefia) e con l'aria che se mi mettessi a sbrodolare sull'architettura interna dei dual core non solo mi seguirebbero con attenzione, ma su due o tre punti avrebbero pure delle precisazioni da fare. Oltre a queste tre mosche bianche è possibile notare ogni cento, centocinquanta visitatori, il tipo di ragazza carina secondo i canoni del nerd - personaggio di bocca buona per carità, il che comunque non significa cieco - e alcuni cloni di britney spears al seguito di tamarri interessati soltanto agli impianti audio per auto da cinquecentomila watt e molti meno euro. Capitolo a parte lo meritano le standiste che, tolte le eccentriche come quella vestita con la divisa regolamentare dei venditori di acchiappasogni (divisa che prevede un poncho e una faccia simile a rigoberta menchù) sono quasi sempre matrone in sovrappeso che i nostri bisnonni non si sarebbero stupiti di trovare all'ingresso di un lupanare ad accoglieli con larghi sorrisi ed ampi gesti della mano. Associazione di idee che non credo sia solo frutto della mia mente incartapecorita, anzi, deve essere tanto forte e diffusa da ispirare gli stessi espositori - tanto che il venditore più lepido, quel genere di persona che dall'aspetto diresti possa vendere con lo stesso sorriso viscido elicotteri radiocomandati a doppia elica, condensatori elettrolitici da un farad e la standista medesima (a pezzi o tutt'intera), ha inevitabilmente una bella ragazza dietro il bancone. E' inoltre quasi superfluo riportare che il Vs. cronista ha notato una sola donna che gli ha fatto mancare dei battiti al cuore e che questa era una standista accompagnata dal padre, che presumibilmente nascondeva coppola e lupara sotto al bancone e dal fratello, che faceva del suo meglio per assomigliare all'idea che uno come tarantino può avere di un italoamericano. Exeunt sogni di famigliola felice con prole al seguito. Non posso proprio parlarvi, invece, delle modelle che posavano nello stand dedicato alla fotografia e che pare acconsentissero a posare per scatti amatoriali dal contenuto rigidamente vm 18, e non posso farlo perché a dispetto di tutte le mie buone intenzioni non ho visto le modelle ne la tenda, nera con gli anelli di metallo a scorrer sopra nella mia immaginazione, che nel capannone dedicato alle macchine fotografiche doveva separare l'area per famiglie da quella in cui mi sarebbe davvero piaciuto entrare sventolando con orgoglio il mio certificato di nascita; tali particolari li ho dovuti infatti apprendere (dolorosamente) il giorno dopo dal giornale locale.
Uscendo dai capannoni in cui è allestita la fiera per fumarsi una sigaretta* o anche solo zappando tra un capannone e l'altro è possibile apprezzare la meticolosa precisione con cui l'esterno-fiera assomiglia a quello di qualunque altra fiera del mondo, dal pachistano che vende enormi panini con cipolla e sarzizza a due euro e cinquanta (al chilo, non a panino) al servizio d'ordine che passeggia tra i banchetti dove "modifichiamo sul momento playstation, xbox, wii, tutto!" senza fare una piega, al servizio antinfortunistico pigramente steso al sole (tra le poche categorie di persone, assieme ai politici, che siamo felici di sapere inoperosi). Non manca niente e con minimi aggiustamenti al contorno potremmo essere tanto alla fiera della vodka di Sochi (
esiste eh, non mi invento niente) quanto alla fiera del baratto di Baile-Na-gCeard. E come in tutte le fiere capita di esitare per un attimo mentre scorri tra i banconi assieme ad altri diecimila simili come sabbia in una clessidra, capita che l'esaltazione da fiera ti abbandoni per un attimo e ti lasci lì così, a girare il testone a destra e a sinistra chiedendoti se vale davvero la pena di mulinare così tanti piedi sul cemento di un capannone per trenta centesimi di sconto al gigabyte.
Ma poi ti riprendi, compri un hard disk ATA 160 GB 7'200 rpm e ti senti di nuovo felice.
* Seghe mentali sul fumo
Recentemente ho passato una sera intera senza poter soddisfare il desiderio di fumare una sigaretta a causa del verificarsi di diverse circostanze poco probabili. Il desiderio si è fatto via via più intenso sino a quando non sono riuscito a prendere sonno e la mattina dopo era scomparso. Ho pensato di approfittarne per vedere quanto sarei durato senza nicotina, ma ho dovuto interrompere l'esperimento la sera stessa per essermi reso conto di essere diventato violento e paranoico, cioè di pensare *davvero* che "quello! e anche quell'altro, e pure quella troia! Stanno cercando di fottermi, ma gliela farò vedere io, gliela farò vedere! a costo di mandarli all'ospedale/bruciargli la macchina/cucinargli il cane per cena!". Messo di fronte a questi risultati del mio esperimento le domande da porsi sono almeno tre: uno, è possibile essere dipendenti a tal punto da una sostanza tanto blanda da essere addirittura legale? Due, posto che l'immagine che ho di me di persona equilibrata e contenta sia anche solo vagamente correlata con la realtà, che valore hanno questo equilibrio e questa felicità se dipendono dal costante apporto di una sostanza esterna? E tre, strettamente legata alla due e ad un discorso più ampio sulle effettive possibilità di felicità ed equilibrio per un soggetto che non è un ministro religioso, deride la fede politica e schifa - senz'altro per ragioni inconsce ürende e omosessuali, che però razionalizza in una (deridibile) idea di "maturità spirituale" - l'idea di innamorarsi come un quindicenne anziché farsi di nicotina per ottenere la tranquillità dello spirito, avrebbe senso cercare di liberarsene?
Personalmente alla prima sto ancora cercando di rispondere, ed in tutta onestà mi pare che non dovrebbe proprio essere così - eppure ta-daan! I dati di cui sono in possesso mi dicono il contrario. Nel caso specifico
wikipedia non aiuta e parla di generici stati d'ansia e irritabilità, ma almeno permette di
esercitare il proprio humor nero sulle sorti di un guru della disintossicazione.
Alle restanti due e al lavoro filosofico che sottendono mi piacerebbe poter cercare una risposta in quanto già scritto dagli immortali padri, ma non è detto che, trovatala, la troverei sensata**.
** Al variare della mente varierà anche il pensiero
Intro: Un problema da geek che saltuariamente mi affligge è dato dagli amici onesti e intelligenti. Quando recuperi il loro computer da un collasso del registro di sistema di windows si rendono vagamente conto che si è trattato di un lavoro che richiede un minimo di perizia e vogliono sdebitarsi, tipicamente pagando. Ma io non ho idea di quanto costi all'ora un tecnico che faccia queste cose, ne me la sento di farmi pagare per quello che considero un favore. Ebbene, è in situazioni come questa che il baratto splende davvero per la meraviglia che è.
L'idea espressa nel titolo non deve essere poi così strampalata se ne è convinto addirittura
Elkhonon Goldberg, che proprio a digiuno della materia non è. Pare insomma che la "forma" delle idee dipenda in qualche modo dalla forma (senza virgolette, intendo proprio la forma geometrica) di quel fungo ciucciazuccheri
™ del nostro cervello o, più precisamente, dalla forma dei suoi lobi frontali che
un mostro sacro della neurofisiologia si spingeva a definire "l'organo della civiltà".
Naturalmente cambiamenti significativi di questa forma richiedono migliaia di anni (come qualsiasi altra modifica dipendente dall'evoluzione, del resto) ma potrebbe non essere detto che quel che andava bene per platone o socrate possa andare bene, adesso, per me. Per quanto mi riguarda è invece detto che la teoria del "mondo delle idee" del primo, o quella della dualità mente-corpo di cartesio, sono delle tavanate galattiche da abbandonare al più presto (tiè, escape_from_la_palma).
Mi resta solo da lincare
l'ottimo libro che mi ha formato nella convinzione suesposta e poi ho finito.
E come capirete dalla lunghezza di queste note, oggi pomeriggio mi ero davvero rotto i coglioni di lavorare.