Jul 01, 2014 17:50
Ieri MyMovies ha dato La mossa del pinguino (Claudio Amendola, 2013) in streaming gratis su MyMoviesLive
(che, se non sapete cos'è -- attimo di pubblicità progresso --, è la piattaforma di MyMovies sulla quale vengono programmati settimanalmente un mucchio di film in streaming gratuito, non soltanto di recente uscita, comprese un sacco di robine che non sono mainstream per niente ma possono spesso essere un sacco interessanti; in più ogni tot fanno le retrospettive, tipo dal sei luglio in poi hanno in programmazione la filmografia intera di Truffaut, che io piuttosto mi sparo in una gamba ma magari laggentecolta gli vuole dare un'occhiata)
e non voglio stare qui a parlarne facendo la recensione minuziosa perché il film è simpa ma non colpisce granché (ha una buona prima metà, poi diventa praticamente insoffribile e lo resta fino alla fine, ma ha un buon Ricky Memphis, un buon parco comprimari, e poi c'è Edoardo Leo che, se non lo sapete, al momento è THE SHIT, nel senso che se state girando un film e putacaso non c'è dentro Edoardo Leo mi dispiace per voi ma cioè siete troppo out).
Non colpisce granché, dicevo, non resta impresso tranne per dei momenti onestamente molto buoni, però mi ha portata a riflettere su una roba che non ci avevo mai fatto caso e invece dovremmo tutti farci caso più spesso.
L'eroe delle "storie di vita quotidiana" che ci viene proposto sempre più spesso.
Al 99,9%.
E' un uomo di merda.
Riflettiamoci un secondo, prendiamo ad esempio la vicenda del signor Bruno che con tanta passione e compartecipazione e molta empatica tenerezza ci viene appunto raccontata da Amendola, non senza una certa sensibilità, ne La mossa del pinguino. Il signor Bruno vive una situazione di disagio tipica di molti italiani, al momento: ha un lavoretto precario come inserviente di notte in un museo romano assieme all'amico Salvatore, prende uno stipendio da fame, spesso e volentieri non riesce a pagare l'affitto e pertanto si ritrova con una moglie cassiera sottopagata e un figlio in età scolare sull'orlo dello sfratto, di fronte a sé solo incertezze e nessuna prospettiva di miglioramento.
Bruno, interpretato da Edoardo Leo che c'ha la faccia e l'atteggiamento giusti per interpretare la parte con una certa scioltezza, è descritto come un inguaribile sognatore, sempre pronto a lanciarsi in un'impresa assurda dopo l'altra nel tentativo di trovare quella che finalmente gli consentirà "la svolta" (concetto ormai comune ma molto poco pratico: quell'occasione fortunata e perfetta che ti permette di fare un mucchio di soldi in pochissimo tempo, cambiando vita e diventando una persona migliore; insomma, la fantasia dei disperati).
Problema: Bruno - letteralmente - è un buono a niente. Non solo non ha competenze specifiche particolari (al di là del titolo di studio, intendo: non sa fare niente di particolare, non ha una passione specifica nella quale eccella, niente; per tutta la durata del film non ci viene mai neanche una volta detto se abbia un hobby o meno, ed è in realtà del tutto irrilevante, perché la cosa importante è proprio quella, che Bruno è un incompetente, un buono a nulla come un altro, uno che ha vissuto sempre di quello che passava il convento, senza passioni reali, senza interessi), ma è palesemente un imbecille, tant'è che tutte le imprese in cui si lancia di testa, trascinandosi dietro spesso e volentieri il povero Salvatore, che è un santo martire, sono robe surreali: costruire un delfinario nel lago di Bracciano, ad esempio; oppure inventarsi giocatore di curling solo perché il suo lavoro consiste nel pulire pavimenti con uno scopettone e che differenza potrà mai esserci fra usare uno scopettone per spazzare e usarne un altro per grattare il ghiaccio?
Fosse solo questo il problema, essere un imbecille, comunque, sarebbe poca roba. Il problema vero di Bruno è che è appunto un uomo di merda. Viene descritto come un sognatore, un idealista, uno che spera nel futuro e nella grandezza perché non può accettare l'idea di vivere tutto il resto della propria vita nelle condizioni in cui la vive ora. Giustissimo, ma se questo si traduce nella più assoluta mancanza di rispetto di tutte le persone che lo amano e che vivono insieme a lui, essere un sognatore e volere di meglio dalla vita non lo redime.
Nella situazione di specie, ad esempio, fra le varie merdate che Bruno combina in quest'ora e mezza di film oltre a buttare al cesso milleduecento euro dopo essersi fatto gabbare come un cretino ed oltre a mollare il suo migliore amico perché gli dice male nel momento in cui invece Salvatore avrebbe più bisogno di lui, Bruno fa una roba gravissima, una roba ingiustificabile, una roba che io ho detto "ma che, davèro?" e non sono riuscita a perdonarlo per tutto il resto della visione: a una certa, la moglie Eva, cercando di mettere una pezza sulla questione della casa che stanno per perdere, preleva i risparmi che i due erano riusciti a mettere da parte per l'istruzione del figliolo (quattromila euro) e gli dice: tieni, usiamoli per pagare sei mesi di affitto anticipato per quella casetta che avevamo visto. Risolviamo questo problema. E Bruno dice sì.
Ora, coi trascorsi di Bruno la moglie magari poteva farsi furba e pensarci personalmente, a risolvere il problema della casa. Ciò non toglie che quei quattromila euro Bruno li prende e, naturalmente senza dire niente alla moglie, li usa per pagare l'attrezzatura da curling di seconda mano per se stesso e per i suoi compagni di squadra. Posto di fronte alla scelta: troviamo un tetto sotto il quale vivere prima che ci buttino per strada fra un mese, o inseguiamo questo tuo sogno surreale di arrivare alle Olimpiadi con un quartetto di incompetenti tanto simpatici quanto disorganizzati e inadatti, lui decide di scegliere la seconda via, di fregarsene del fatto che la sua famiglia sta per essere sfrattata, che quelli sono i risparmi faticosamente messi da parte per il bambino, che sua moglie si sta fidando di lui. Lui fa sostanzialmente come cazzo gli pare. Perché? Perché non gliene frega niente. Perché niente, nella sua personale gerarchia dei valori, sta sopra a fare qualsiasi cosa per "la svolta". Niente, neanche la sua famiglia, suo figlio, la sua casa, il suo lavoro. Niente è importante, tranne - in buona sostanza - quello che vuole lui.
La cosa poteva essere accettabile se questa fosse stata la parabola di un uomo che, inseguendo le sue minchiate, perdeva tutto. Lavoro, famiglia, amici, tutto. Questo succede nella vita reale, d'altronde, quando metti te stesso e le tue minchiate prima di tutto il resto: che quel "tutto il resto" lo perdi.
E invece no: da metà film in poi comincia il riscatto, o meglio il tentativo disperato del film di riscattare questa figura umana cercando di ammantarla di buona fede, speranza, idealismo e quant'altro, nella speranza di riuscire a ripulirla abbastanza da farne un eroe buono, con qualche difetto sì, ma buono, col quale sia possibile empatizzare.
Il problema è che Bruno la fa troppo grossa. La redenzione è un processo che passa per l'ammenda, e l'ammenda deve, DEVE essere commisurata al peccato commesso. Un uomo che fa quello che Bruno ha fatto, che si comporta con famiglia e amici come Bruno si è comportato con famiglia e amici non può essere redento perché chiede scusa e dice "sono cambiato" (specie quando poi il film suggerisce neanche troppo velatamente che non è davvero cambiato affatto). Far dire da Bruno alla moglie "sono stato uno stronzo irresponsabile, è vero, mi dispiace: ma non posso perdere te e il bambino" non è abbastanza per redimerlo agli occhi dello spettatore. Non è abbastanza perché Bruno l'ha combinata troppo grossa, ha fatto una roba troppo brutta per essere perdonabile perché "eh, ma lo sappiamo com'è fatto, è incostante, è un sognatore, però che bella persona".
E non lo è perché no. Bruno non è una bella persona. E' un uomo di merda. E' un egoista, un bambino nel corpo di un adulto, un irresponsabile, un idiota e peraltro rompe anche il cazzo, come il film si premura di mostrarci subito quando cerca insistentemente di convincere Salvatore a seguirlo nella sua follia (e Salvatore ci sta perché anche in Italia il concetto di bromance sta ormai prendendo piede). E' anche un sognatore, sì, ma tutto il suo essere sognatore nella vita reale si traduce soltanto nell'utilizzare i soldi in modo stupido, scialacquare denaro che serviva per cose importantissime e mettere a rischio la sopravvivenza della propria famiglia in favore di un hobby destinato a fallire (tant'è che -- non faccio nessuno spoiler perché il film si apre con lui che vende le granite, quindi fate due più due -- la sua squadra di impiastri alle Olimpiadi non ci arriva mica, e i quattromila euro del fondo per gli studi del figlio finiscono persi, così come il suo lavoro).
Dice la tagline del film: un improbabile manipolo di eroi. E l'intenzione del film è palesemente quella, l'idea di mostrare un eroe del quotidiano che nonostante tutto ce la fa grazie alla forza dei propri sogni. Ma Bruno non ce la fa. Bruno è solo un imbecille che perde un mucchio di quattrini dietro a un'idea stupida e irrealizzabile. E a costo di suonare populista, gli eroi del quotidiano sono un'altra roba proprio, signora cara, ma un'altra roba proprio.
my wisdom lemme show you it,
at the movies,
this sucks so fuckin much