Titolo: Every demon wants his pound of flesh
Fandom: D.Gray-man
Personaggi: Yuu Kanda, Lavi, Komui, Allen
Avvertimenti: AU, gore (lieve), robe strane
Rating: R
Wordcount: 939
Note: Titolo preso da 'Shake it out' dei Florence + the Machine ♥; scritta per l'AUvvento, prompt demoni!AU su
auverse!
“Ohi, Yuu!”
Yuu sospirò, rassegnato: la pacchia era finita; si girò dall’altro lato e finse di sistemare lo scaffale degli assorbenti.
“Ti serve una mano? Non è facile scegliere il tipo adatto a te, sai” ridacchiò, tirandogli leggermente una coccia di capelli.
Yuu emise un grugnito, lanciandogli addosso un pacco di Lines con ali - oh Dio, adesso era anche un esperto in assorbenti - e si diresse verso le casse “Devi chiamarmi Kanda”.
Lavi alzò le mani in segno di resa, rincorrendolo; si appoggiò al banco delle informazioni, guardandolo di sottecchi “Komuiiii, sono appena tornato e Yuu-chan non mi sopporta già più!”
“Potevi startene dov’eri” borbottò Yuu, stracciando lo scontrino per sbaglio e chiudendo gli occhi alle proteste del cliente.
Komui, dopo due buste rotte e tre clienti infuriati spostò Kanda del magazzino, sorridendo amabilmente: “Aspetta il ragazzo delle consegne, eh?”
Yuu afferrò una lattina di coca e se la scolò, giurando eterna vendetta a- non sapeva nemmeno lui a chi. A qualcuno. Al ragazzo delle consegne.
“Ehilà? C’è nessuno?” un nano dai capelli grigi si affacciò dalla porta sul retro, adocchiando di continuo un foglietto che stringeva in mano “Non dirmi che ho sbagliato di nuovo indirizzo” gemette.
Yuu lo lasciò a soffrire un altro po’ prima di spuntare da dietro un frigo rotto e, casualmente, gli lanciò la lattina vuota in testa.
“Ehi!” protestò l’altro.
“Dov’è il furgone? Scarico io la roba, figurarsi se tu ce la fai…” disse Yuu imboccando la porta.
“Ce la faccio benissimo! - il ragazzino lo seguì fuori dall’edificio - ma lo sai che sei proprio sgarbato?”
“Sì”.
“Buongiorno, Kanda!”
“Ho capito, vado in magazzino.”
Komui lo bloccò “No, oggi mi servi in salumeria”.
Yuu sgranò leggermente gli occhi: era relegato in magazzino da più di un mese - da quando aveva minacciato un cliente con un coltello. “E chi hai rinchiuso nel retro?”
Komui rise, dandogli una pacca sulla spalla “Lavi si è offerto volontario! Ma quanto adoro quel ragazzo?”
Yuu roteò gli occhi afferrando un grembiule. Adorava uno che aveva iniziato da due mesi e aveva già preso quindici giorni di permesso?
“... è stato trovato dissanguato dietro un cassonetto dell’immondizia in un vicolo collegato a piazza Cavour. Incredibilmente, sul corpo non è stata trovata alcuna ferita-” Yuu spense il televisore, afferrando il cartone di pizza. Sangue e cadaveri a cena non gli erano mai piaciuti.
Stare al bancone dei salumi non era così male, doveva ammetterlo; tralasciando i clienti fastidiosi - anzi, i clienti in generale - era piacevole maneggiare dei bei coltelli affilati. Non che fosse un serial killer, ma era piuttosto bravo con le lame.
“Cazzo” buttò fuori quando un tonfo lo fece distrarre e il manico del coltello gli scivolò, accarezzandogli di striscio il dorso della mano.
Poteva andargli peggio, pensò sbuffando, ma non poteva rimanere a insanguinare i prosciutti. Coprì la ferita con un tovagliolo e si diresse verso il retro, agli spogliatoi: doveva esserci un kit del pronto soccorso da qualche parte.
Appena aprì la porta del piccolo sgabuzzino sentì qualcuno imprecare e un rumore di stoffa lacerata; Lavi era di spalle, l’anta del suo armadietto aperta, a torso nudo.
“Yuu!” si voltò, sorridendo, come se nulla fosse.
Yuu lo gelò con lo sguardo e si avvicinò al piccolo lavandino nell’angolo, totalmente sporco di rosso. “Ma che-”
“Ohhh, scusa Yuu-chan, ho rotto un bagnoschiuma e ho sporcato tutto!” l’altro lo scansò per aprire il rubinetto.
Che razza di bagnoschiuma era uno che non faceva schiuma, si chiese Yuu stizzito; quando l’altro si levò di torno mise la mano sotto l’acqua corrente, aprendo la cassetta con cerotti e altre cianfrusaglie lì vicino.
Alla chiusura del supermercato si guardò intorno meravigliato “Ohi, Komui, dov’è finito Chaoji? Ha lui le chiavi del retro”.
Il direttore si strinse nelle spalle, lanciandogli il mazzo di riserva.
“-la dinamica è simile a l’omicidio della settimana scorsa, se di omicidio si può parlare. Un corpo insanguinato senza alcuna ferita o traccia di colluttazione. A pochi isolati dalla scena del crimine precedente, le autorità sono in alto mare, incapaci di fornire una spiegazione. Si attendono i risultati dell’autopsia per…”
“Sono due giorni che Lavi non si vede, eh?” Komui si appoggiò mogio alla sua spalla, tirando su col naso.
“Credevo l’avessi licenziato”.
“Come sei cattivo, Kanda! Ora vado a chiamare Linalee per farmi consolare un po’. Tu non mi capisci!”
Komui si bloccò e tornò indietro “Oggi è giorno di consegne!”
“E ti pareva”.
Yuu, arrivato davanti la porta del magazzino, rimase con la mano poggiata alla maniglia, raggelato da un urlo straziante; strinse i denti e spalancò la porta, scivolando su una chiazza enorme che stava inzuppando gli scatoloni poggiati a terra e le sue scarpe.
Poco distante dai suoi piedi c’era il fattorino, quel ragazzino dai capelli bianchi. Supino, gli occhi sbarrati, i capelli imbrattati di rosso.
Sentì indistintamente qualcuno ridacchiare e alzò lo sguardo a fatica, cercando di non vomitare; c’era Lavi, poggiato al muro, che si leccava le dita.
“… Ah?” sentiva la testa girare, l’odore del sangue che gli offuscava il cervello.
“Ciao, Yuu-chan, sei venuto a giocare con me?” e un attimo dopo era a un centimetro dalla sua faccia, alitandogli in faccia una puzza immonda, che sembrava venire direttamente dall’inferno.
E dire che lui a quelle stronzate paranormali non c’aveva mai creduto.
“Che cazzo?”
“Sì, caro? Cos’è che vuoi chiedermi?” gli accarezzò una guancia lasciandogli una scia umida.
“Che cazzo sei?” se stava per morire, tanto valeva capire cosa stava succedendo, lì.
“Secondo te?” ridacchiò, infilandogli il dito nel braccio fino in fondo.
Yuu urlò di dolore, allontanandosi di scatto e correndo verso l’uscita. “Cazzo, cazzo” mormorava fra i denti, stringendosi il polso: continuava a perdere sangue, ma non era rimasta traccia del buco che quello stronzo gli aveva fatto nella pelle. Chi gli avrebbe creduto?
Lavi lo seguì con lo sguardo, assaggiando il suo sangue. “Certo che sei proprio buono, Yuu”.