Titolo: And yet it's only yesterday
Fandom: Dc Comics, Green Arrow.
Personaggi: Connor Hawke, Roy Harper, Lian Harper.
Rating: G
Avvertimenti: SPOILER per Cry For Justice, AU.
Challenge:
Comics Day Party @
comics_italia + Rubrica dei Prompt.
Prompt: identità + Connor Hawke, Roy Harper - “Per un po’ ti ho odiato, quando hai preso il posto di Ollie.” “E poi?” “Poi ho capito che era giusto così.”
Riassunto: Non è arrendersi, Connor. E’ sentirmi finalmente libero di rifiutarmi di fare quello che tutti si aspettano da me. Perché è giusto così.
Perché va bene così è la risposta che Connor riceve quando, l’ultimo di una fila chilometrica di amici, eroi e parenti acquisiti, si decide ad affrontare il discorso con quello che ha sempre fatto più fatica di Mia a chiamare “suo fratello”.
Sì, sta bene. Sì, penserà ad una protesi ma non c’è fretta. Sì, ha davvero intenzione di smettere.
- Credevo che essere Red Arrow, essere nella JLA, significasse molto per te.
Azzarda, senza la minima venatura di aggressività. Roy è pallido, un po’ dimagrito, ma ha gli occhi calmi e un sorriso tranquillo mentre segue con lo sguardo Lian che si esercita con il suo piccolo arco rosa, senza grossi successi.
- Lo credevo anche io.
- E invece?
- E invece mi sbagliavo. E avrei dovuto capirlo da te.
Lian sbaglia di nuovo e impreca come un uomo grande; Roy la sgrida, e la ragazzina per tutta risposta replica che imparerà il navajo dineh, così potrà imprecare quanto le pare e piace in quella lingua come fa lui, e non potrà più dirle nulla.
Roy si stringe nelle spalle quasi rassegnato e torna a rivolgersi allo sguardo trasparente di Connor, che sembra non avere davvero idea di cosa passi per la testa di suo fratello.
- Avrei dovuto capirlo quando tu sei diventato Green Arrow, e non io.
Connor sgrana gli occhi, e Roy lo guarda in silenzio, per un lungo istante, metabolizzando il suo candore, soppesando le parole, prendendo le misure alle loro reciproche differenze.
Connor sembra immune all’invidia, alla malizia, al sotterfugio, vive in un mondo di motivazioni limpide, e non ha idea di cosa sia la vanità.
Connor è mosso da logiche più pulite di quelle della maggior parte delle persone, anche quelle che si arrogano il diritto di autodefinirsi ‘eroi’.
- Per un po’ ti ho odiato, quando hai preso il posto di Ollie.
- E poi?
- Poi ho capito che era giusto così.
Connor apre la bocca per parlare, vorrebbe scusarsi, forse, dirgli che non ha mai voluto prendere il suo posto, ma tutto quello che gli esce dalle labbra è un disarmato - perché?
- Perché io lo avrei fatto pensando le cose sbagliate, e forse mi sarei fatto male. Vedi, tutta questa storia mi ha fatto pensare parecchio a cosa mi ha portato ad entrare nella Justice League, ad assumermi determinati rischi, al cosa mi ha spinto a fare questa vita.
Connor lo guarda con un velo di domanda ancora poggiato sulle sue iridi chiare, ma Roy si volta di nuovo verso Lian, che corre a recuperare l’ennesima freccia finita fuori dal bersaglio.
- La verità è che ora di piantarla di regolare le mie scelte sull’idea che devo dimostrare qualcosa a qualcuno.
Lian ritorna in posizione e incocca il dardo con un gesto troppo scomposto del gomito; suo padre sorride.
- Non riuscirà mai a centrare il bersaglio se la scocca in quel modo.
- Già… -commenta Connor, sorridendo a sua volta, e cercando di sondare quanto la serenità di suo fratello sia solida e reale. Roy lo anticipa rispondendogli, oltre la spalla che finisce in un vuoto monco, ma che di giorno in giorno diventa più facile per tutti da accettare.
- Non è arrendersi, Connor. E’ sentirmi finalmente libero di rifiutarmi di fare quello che tutti si aspettano da me. Perché è più giusto così.
La freccia di Lian sparisce in un fruscio tra le siepi del giardino.
La ragazzina si volta ancora verso di loro e impreca in una lingua che a Connor risulta incomprensibile. Roy ride, le corregge la pronuncia, e la raggiunge sul prato per insegnarle la posizione di tiro migliore.
E Connor si lascia convincere che, si, forse è davvero giusto così.
Note: questa rientra nella serie ‘millemila modi più intelligenti per dare un seguito a quella cacata che è Cry For Justice’, ovviamente con le dovute variazioni. Ce l'ho in testa da quando ho letto il prompt ma non ero ancora riuscita a domare abbastanza il denial da dargli la forma che volevo. Il titolo è tratto da One of those days in England di Roy Harper.