[fic]"..non oltre il 60° parallelo..."

Apr 19, 2009 15:27

Premessa: fino a ventiquattro ore fa questa cosa mi faceva senso. Poi…
..poi ho letto le fic di Kim e l’ho trovato assolutamente affascinante. È un fandom che se preso col giusto spirito leggero ha delle potenzialità incredibili, ed è molto vicino al meccanismo di tutte le mitologie classiche, concettualmente: l’impersonificare. Non ho mai letto nemmeno un pannello dell’opera originale - il che è di per sé lolloso e, lo dico qui, ho solo una vaga idea di cosa sia l’IC, quindi, molti personaggi potrebbero essere OOC, o esistere ed essere completamente diversi ma io non ne ho trovato traccia su Wiki... ho cercato autoistruirmi a suon di CaramellDansen varie con risultati al di sopra delle aspettative, ma comunque insufficienti XD; - ma mi era venuta in mente questa storia carina e - una volta tanto… - positiva da raccontare, quindi…



Titolo: No Man’s Land
Fandom: Axis Powers Hetalia
Beta reader: //
Genere: satirico, generale
Rating: G
Avvertimenti: (bella kim, ti copio il disclaimer!!) "E' Axis Powers Hetalia. Se vi potete ritenere offesi dall'idea, non leggete, grazie^^." Possibili OOC.
Personaggi: UK, USA, Francia, OCs
Riassunto: “Eccola” dice semplicemente Norvegia senza fronzoli di solennità, incrociando sul giubbotto da aviatore le sue braccia robuste “lei è…”
“..Antartica.”



“Eccola” dice semplicemente Norvegia senza fronzoli di solennità, incrociando sul giubbotto da aviatore le sue braccia robuste “lei è…”
“...Antartica.” conclude Inghilterra assottigliando gli occhi e cercando di cogliere più da vicino i contorni di quella creatura silenziosa.

In tutti questi anni è quello che si è impegnato più testardamente per raggiungerla, e quello che ne ha pagato il prezzo più alto.
Incassa il colpo e cerca di mettere da parte l’orgoglio, mentre la creatura silenziosa e delicata che gli sta davanti gli rivolge uno sguardo indecifrabile. Ha lunghi capelli sottili di un colore chiarissimo, indefinibile, e una pelle bianco latte che si confonde con il cotone leggero dell’abitino. Anche i suoi lineamenti spariscono quasi nel riverbero diafano della pelle.

Le altre Nazioni le si fanno più vicine, incuriosite, ma Antartica, piccola e bianca, rimane accucciata su se stessa sul fondo del letto, e si limita a passarli in rassegna ad uno ad uno con i suoi grandi occhi scuri, più attonita che spaventata.
Non si scuote neanche davanti ai tatuaggi Maori di Nuova Zelanda quando lui e Australia si avvicinano per osservarla meglio, scrutandola come se si trattasse di uno strano animaletto mai cacciato prima.

“E ora, che ne facciamo di lei?” chiede America con il suo usuale pragmatismo, rivolgendo ad un Inghilterra ancora scuro in volto quella domanda apparentemente innocente.“Qualcuno dovrà prendersene cura, sembra così piccola…”
“Io sto molto vicino a lei” dice Argentina sollevando una mano da sotto il poncho, con quel suo cipiglio duro e penetrante che lo rende una babysitter molto poco credibile. Australia intercetta il suo sguardo e replica, mettendosi le mani sui fianchi in una posa ancor meno rassicurante. “Se è per questo, anche noi gli stiamo molto vicino, amigo…”
Russia intanto si è seduto sul letto accanto a lei e bisbigliando qualcosa di incomprensibile le allunga sotto il naso la bottiglietta della vodka.
“Potremmo tenerla un po’ per uno!” propone America sedendosi dall’altra parte del letto.
“ Così le confonderesti le idee ancora di più…” replica Cile, che in quanto femmina può vantare un minimo di senso pratico in più, aggiustandosi la camelia tra i capelli scuri “…e poi, non vi siete accorti che è muta?”
Russia la guarda di sbieco e le da’ un pizzicotto sulla pelle bianchissima, ma lascia un segno quasi invisibile, e Antartica dischiude le labbra ma dalla sua bocca appena disegnata non esce nessun suono. Fissa i suoi occhi scuri di mare profondo in quelli chiarissimi e un po’ appannati di lui, poi rivolge uno sguardo smarrito alle altre Nazioni. Norvegia la rassicura con un mezzo sorriso e un cenno del capo.

“Se è muta, sarà un problema comunicare con lei, e un problema ancora più grosso farle prendere decisioni da sola.” dice Francia, inusualmente serio, grattandosi il mento.
Inghilterra, ancora accigliato, si porta la mano alla bocca e fa per parlare di nuovo ma America lo precede.
“Sentite…facciamo così…tutti noi ci prenderemo cura di lei. E per tutti intendo tutti, anche le altre Nazioni. Quelle che ne avranno voglia, almeno…”
Quelle parole semplici bastano a creare nella stanza un silenzio sospeso, il silenzio delle grandi decisioni. Antartica dal canto suo, reclina leggermente la testa verso il ragazzo biondo seduto al suo fianco. È difficile dire se capisca veramente il significato delle sue parole, o cosa stia pensando, ma osservandola a lungo si ha l’impressione che le sue labbra si pieghino in un mezzo sorriso.
“È vero che è piccola, e che non sa parlare, ma se se l’è cavata per tutto questo tempo da sola, sicuramente è in grado di badare a se stessa. Noi dobbiamo solo fare in modo che continui a stare bene.”

Le altre Nazioni sembrano convincersi delle osservazioni di America, perfino sul volto ancora teso di Inghilterra si apre uno spiraglio di sorriso. Francia continua ad accarezzarsi il mento, vagamente soddisfatto.
“Giusto, mon amie, perché mai dovremmo cambiare le cose. La nostra petit sembra abbastanza felice così com’è…”
“Allora, se siete tutti d’accordo” replica Inghilterra, che ha recuperato la sua flemma, riprendendo le redini della discussione “seguiremo la proposta di America. Tutti noi ci prenderemo cura di Antartica e veglieremo su di lei.”
“La terremo fuori dai nostri bisticci, qualunque essi siano...” aggiunge Norvegia, e Cile sorride dolcemente verso la piccolina, che a stento ricambia. Australia, Nuova Zelanda e Argentina abbandonano le loro pose da predatori e annuiscono.
“Sei d’accordo anche tu, Russia?” chiede Francia alla Nazione che ancora tenta inutilmente di suscitare l’interesse di Antartica sventolandole sotto il naso la sua vodka. “…Russia?”
“Uhm… sì... sì, sono d’accordo. ” risponde infine, arrendendosi.
“Tutti noi andremo a trovarla per imparare a conoscerla, e inviteremo anche le altre Nazioni, ma Antartica non apparterrà a nessuno, e apparterrà al mondo intero al tempo stesso" prosegue Inghilterra "Nonostante il suo silenzio, credo che anche lei abbia tante cose da insegnarci.”
“Però, sai cosa?” dice America un po’ perplesso “Lei non ha una bandiera. Forse dovremmo prestarle una delle nostre…”
Inghilterra scrolla la testa. “No, altrimenti torneremo al punto di prima. Gliene disegneremo una nuova, che assomigli a lei, e che sia sua soltanto.”
America si stringe nelle spalle, anche se è evidente che l’idea di una Nazione senza bandiera continua a lasciarlo perplesso “beh, se va bene a lei…”
“Andrà bene, vedrai… e credo sia una delle decisioni migliori che abbiamo preso tutti insieme da molto tempo a questa parte.”



Note: Tratto da una storia vera. Nello specifico, questa storia vera, con cui mi hanno rotto la testa oltre ogni umano limite quando ero in tesi, ed ora eccola qui.
Ci saranno delle approssimazioni storiche, e mi scuso se ci faccio passare un po’ male Argentina e Australia. Folklore. O ci si ride su, o non se ne fa di niente.

E ora il momento del nerd-quiz:
1) perché Norvegia indossa un giubbotto da aviatore?
2) che cos’è il pizzicotto che Russia lascia sulla pelle di Antartica?
Chi indovina, vince un gotto di Moskovskaja la prossima volta che ci si vede! :D

per kimbnr e i mangiatori di fuoco.

my pantheon is collapsing, here comes the fluff, fic:hetalia, fanart

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