From hell to heaven, my god.

Nov 21, 2012 18:39

Titolo: From hell to heaven, my god.
Fandom: Jrock: Lin/Phantasmagoria/more, Dir En Grey
Personaggi/Pairing: Kisaki, Kyo, Riku | KyoKisaki
Rating: R18
Conteggio Parole: 2920
Avvertimenti: Yaoi/Slash, Anal, Mastubation, Oral, sucide thoughts, sucide attempt, maybe blasphemy, maybe OOC, one-shot.
Note: Avevo detto che avrei scritto una KyoKisaki chilometrica e l'ho fatto. Non credo di aver mai scritto una one-shot tanto lunga. E mi rendo conto dei contenuti e che boh, forse non ho reso quello che volevo come volevo, ma a leggerla ora ne sono abbastanza soddisfatta. Forse il ritmo nel finale è troppo veloce (o sono io che sono distrutta dopo averla scritta LOL) ma per me va bene così. Per il balsamo.. Minoutaur è un uomo. Gay. Se lui dice che si può usare, io mi fido.


Kisaki aprì gli occhi ancora arrossati, senza tuttavia alzare la testa per guardare il ragazzo che continuava a stringerlo ed accarezzarlo. Lui era forse l’unica sua conquista in tutti quegli anni di carriera, era una delle poche persone in grado di capirlo e che, nonostante tutti i suoi difetti, tenesse davvero a lui. Aveva avuto più volte l’impressione che non importava cosa facesse, Riku sarebbe sempre rimasto al suo fianco. Le sue mani avrebbero continuato ad accarezzarlo per calmare quella rabbia che lo stava distruggendo da dentro, come stavano facendo ora, su un divano che era probabilmente l’unica cosa rimasta integra nel suo salone dopo la distruzione che la sua rabbia vi aveva portato. Le dita di Riku scivolarono lentamente sul suo viso e lo costrinsero ad alzarlo un po’, abbastanza da poterlo guardare negli occhi.
«Vuoi che metta a posto io?» il suo tono di voce fu gentile, tranquillo; si era calmato anche lui nell’arco di tempo in cui si era preso cura di Kisaki, non c’era più la paura di prima nei suoi occhi, o forse vi era, ma celata talmente tanto bene che quella specie di finta risultava credibile.
Kisaki scosse la testa e si tirò su. Doveva inscenare una falsa molto più credibile di quella di Riku. Avrebbe dovuto usare tutta la volontà che aveva per farlo e, nonostante non ne sentisse la forza, era necessario che la trovasse per far riuscire tutto.
«Ci penso io, non temere. Hai fatto abbastanza.» La sua voce gli sembrò credibile : è un po’ rovinata dal pianto e dalle urla di poco prima, ma nonostante tutto tranquilla, come se fosse davvero passato tutto. Gli sorrise, sperando che nei suoi occhi non fosse visibile il senso di colpa che aveva per lo stargli mentendo in modo così spietato. Non c’entrava lui, anzi, se aveva resistito tanto a lungo era solo per lui, ma ora era davvero troppo stanco.
Riku sembrò scrutarlo per un po’ e poi ricambiò il suo sorriso, stringendolo in un ultimo abbraccio.
«Mi prometti che prenderai tutte le medicine?»
Kisaki sorrise, annuendo debolmente. Quel tono materno che Riku aveva in quei momenti era solo per lui, lo sapeva, e questo non fece che aumentare quel senso di colpa, ma doveva continuare a reggere ancora un po’.
«Promesso. Vai pure. Io andrò a riposare…»
Riku annuì e gli portò una mano al viso, regalandogli una carezza che fece stringere il cuore a Kisaki. Poteva davvero fingere così tanto? Poteva davvero costringerlo, il giorno dopo, a provare un dolore simile per le proprie azioni egoiste? No, non doveva esitare. Riku l’avrebbe accettato, come avrebbero fatto tutti. Non ce la faceva più. Forse anche Riku, dopo il dolore iniziale, sarebbe stato meglio… non avrebbe dovuto badare a lui come ad un bambino, almeno.
«Non lo so se me la sento di lasciarti solo…»
Brividi salirono lungo la schiena di Kisaki, che chiuse gli occhi e gli sorrise. Doveva davvero giocarsi il tutto per tutto, doveva fingere con lui come aveva fatto con tutti, anche meglio, o non avrebbe risolto nulla.
«Andrò a dormire subito, Riku… » lo prese gentilmente per mano e si alzò, conducendolo verso la porta d’ingresso attraverso quel salone che era più un campo di battaglia che altro. «Non avere paura. Sto bene adesso.»
Il suo sorriso, non esagerato, ma tranquillo, sembrò quasi convincere Riku, ma non appena i loro sguardi si incrociarono gli si buttò tra le braccia. Kisaki chiuse gli occhi e lo strinse a sé, cercando di ricacciare quel forte senso di colpa il più indietro possibile. Non doveva rovinare Riku ora, sarebbe bastato quello che avrebbe fatto di lì a poco.
«Vai, per favore. Ho bisogno di dormire.» appoggi ò con delicatezza le labbra sulla sua fronte e chiuse gli occhi, lasciandolo e facendo un passo indietro. Riku annuì e tremò, e Kisaki ebbe l’impressione che avesse capito ciò che voleva fare, ma anche che era irremovibile. Perché era troppo stanco per combattere ancora, per cercare di andare avanti, di ignorare tutte le critiche, tutto l’odio, tutta l’ingratitudine che riceveva ogni giorno. Voleva davvero dormire, ma per sempre. Voleva sparire e finalmente essere lontano da tutto quello che ti è sempre stato tirato addosso. Non basta più la presenza di quelle poche persone su cui aveva sempre potuto contare, non più.
«Per favore… »
Kisaki scosse la testa e spinse delicatamente Riku fuori dalla porta, sorridendo.
«Andrà tutto bene, te lo prometto. Ci vediamo.»
Kisaki chiuse la porta, ancor prima d’avere una risposta, e si appoggiò ad essa. In quel momento, desiderò davvero che finisse tutto in quell’istante, senza richiedergli alcuna fatica. Sperò solo che Riku non avvisasse nessuno. Aspettò, sentendo dei passi e dei singhiozzi, e rimase ancora lì quando ormai erano terminati. Non voleva che tornasse indietro proprio nel momento sbagliato.
Prese un profondo sospiro e si staccò dalla porta. Non ce la faceva più a rimandare. Le persiane erano già serrate, le tende tirate. Nessuno poteva vedere cosa avrebbe fatto da un momento all’altro, e semmai fosse accaduto, sarebbe stato comunque troppo tardi. Alzò lentamente le maniche della maglietta e fissò le proprie braccia. Tracciò una linea immaginaria con le dita sull’avambraccio, seguendo le vene, appena visibili, su entrambe le braccia. Era la strada migliore per far finire tutto. Gli sarebbe bastato farsi un bagno o una doccia dopo, e tutto sarebbe finalmente finito. Raggiunse i rimasugli del vaso di ceramica che aveva distrutto e ne prese un pezzo abbastanza grosso e soprattutto appuntito. Sentì qualche goccia di sangue scivolare lungo le sue dita, ma non ci fece caso e se lo portò sul braccio, premendo la ceramica sulla pelle fino a quando il sangue non iniziò a fuoriuscire da essa e solo allora la fece scivolare la linea che aveva tracciato prima con le dita. Il dolore era terribile, ma in quel momento gli parve come liberatorio. Era l’ultimo dolore, poi ci sarebbe stato il nulla e, quindi, la pace.
Il campanello suonò ed il pezzo di ceramica gli scivolo dalle dita, cadendo per terra e rompendosi in piccoli pezzetti. Kisaki si riscosse dopo qualche secondo ed abbassò la manica della maglietta. Il campanello continuava a suonare con insistenza e Kisaki pensò istintivamente a Riku ed a come scacciarlo. Sarebbe stato facile, l’unica cosa di cui aveva bisogno era di fingersi stanco ed assonnato. Aprì la porta e deglutì, osservando l’uomo davanti a sé con occhi spalancati.
Lui non poteva essere lì. Non aveva senso che fosse lì. Da quando si erano lasciati, il loro rapporto si era deteriorato talmente tanto che non si vedevano nemmeno, che ad ogni accenno fatto ad uno dell’altro la cosa finiva ad insulti, eppure… Kyo, quello che fu “il suo Tooru”, era lì.
«Tadashi… cosa cazzo hai fatto?» prima che Kisaki riuscisse a realizzarlo, e preferì dare la colpa al sangue che stava perdendo che al calore che gli stava invadendo il petto, Kyo aveva preso il suo braccio ed aveva alzato la maglietta, guardando incredulo il sangue che non solo aveva macchiato la stoffa, ma che continuava a fuoriuscire dalla ferita.
«Non…» Kisaki deglutì, cercando una possibile scusa, una qualsiasi cosa che potesse, in qualche modo, farlo andare via, ma prima che la sua mente riuscisse ad elaborare qualsiasi cosa, Kyo era già entrato e lo stava spingendo verso il bagno.
«Vieni, prima che la ferita peggiori.» lo fece sedere sul bordo della vasca e, non appena trovò il kit del pronto soccorso, iniziò a medicare il suo braccio con una cura che Kisaki non si sarebbe mai aspettato da parte sua.
«Perché sei qui?» sussurrò, sentendo le lacrime scivolargli sul volto. Non aveva senso che lui fosse riapparso nella sua vita proprio ora, ora che stava finalmente per liberarsi di tutto il resto, come non aveva senso che si stesse prendendo cura di lui.
«Perché so della tua situazione fisica, ma non credevo…» passò la mano sulla fasciatura e chiuse gli occhi, scuotendo la testa. «Non hai pensato a come avrebbero reagito tutti?»
«Ne sarebbero felici o ci passerebbero sopra. Non gli interessa.»
«Non è così.» Kyo sospirò e gli asciugò le lacrime che continuavano a scendere, senza dire nient’altro.
Kisaki deglutì e scosse la testa, allontanando il viso dalla sua mano.
«Ti sbagli.»
Kyo sorrise e si sedette accanto a lui, stringendo al proprio petto un po’ goffamente per la differenza dall’altezza.
«A me interessa. E non sono sicuramente il solo… non lasciare che ti distruggano. Sei o non sei dio?»
«Forse è il momento per questo dio di morire, però…» Kisaki lasciò che un sorriso triste si disegnasse sulle sue labbra, scuotendo debolmente il capo, ma senza allontanarsi da quelle braccia e da quel petto. Non perché non ne aveva la forza, semplicemente perché tra di esse si sentiva bene. Era un bene diverso da quello che gli causava stare con Riku, era più… simile ad una droga. Se Kyo fosse scomparso dopo quel giorno, non ce l’avrebbe davvero più fatta. Qualsiasi fosse il motivo per cui ora era lì, sperò non durasse poco. Chiuse gli occhi e lasciò che le sue mani gli accarezzassero la pelle delle mani, delle braccia, che scivolassero sotto quella dannata maglietta e facessero andare a fuoco la sua schiena. Non si oppose nemmeno quando si sentì sollevare e portare sul letto, ma alzò la testa verso di lui quando non lo sentì più vicino a sé. Spostò lo sguardo sulla schiena, si era seduto accanto a lui sul letto, ma ora non lo toccava più.
«Tooru…?»
Alzò lo sguardò e si voltò verso di lui al suo sussurro. Solo in quel momento Kisaki si rese conto che anche i suoi occhi erano lucidi. Si tirò su con difficoltà, sentendo la testa girargli per qualche istante, e si appoggiò alla sua spalla.
«Che devo fare con te?» Kyo seguì i contorni del suo dito con le dita, avvicinando il suo. «Torno e ti trovo così… e non so se anch’io ho colpa.»
«È passato troppo tempo perché sia anche colpa tua.»
«Troppo tempo... non ne sono sicuro. Ma rimedierò, rimedierò a tutto.»
«Ti sei montato la testa, profeta? Da quando sei così gentile con me?»
Kyo ghignò e gli arruffò i capelli rossi, stringendolo a sé.
«Non mi allontanerò mai più da te, mio dio. Ti starò accanto e ti proteggerò.»
Kisaki lo guardò incredulo e scosse debolmente la testa. Non conosceva il motivo del calore che lo invadeva sempre di più, di quella sensazione così simile alla gioia che sembrava averlo abbandonato da anni, che non poteva essere tornata con lui… eppure, se quello che provava in quel momento aveva un senso, era così.
«Grazie, mio profeta. Mi giuri che non mi tradirai mai?»
«Mai e poi mai. Ho già commesso un grande peccato abbandonandoti così a lungo.»
Kyo avvicinò le labbra alle sue e lo baciò, stringendolo con grande attenzione a sé. Kisaki rimase immobile per qualche istante, ma poco dopo si ritrovò a ricambiare quel bacio con disperazione. Voleva la prova delle sue parole, voleva che glielo dimostrasse coi fatti che non l’avrebbe mai tradito, che non l’avrebbe mai lasciato.
Kyo lo sdraiò con delicatezza sul letto, senza smettere di baciarlo. Non gli sembrava il caso, era una stupidaggine, Kisaki doveva riposare… allontanò le labbra dalle sue e lo guardò negli occhi, cercandovi una risposta. Kisaki annuì, tornando a baciarlo con forse anche più disperazione di prima. Kyo si sistemò meglio su di lui, senza lasciare le sue labbra, e gli accarezzò i fianchi con delicatezza, alzando leggermente la maglietta. Posò un piccolo bacio a stampo sulle sue labbra, prima di scendere sul suo ventre e baciare anche la pelle appena scoperta. Kisaki rabbrividì sotto quei baci. Il modo in cui erano fatti gli dava la sensazione che Kyo stesse quasi adorando ogni centimetro del suo corpo, come se fosse davvero una divinità. Strinse forte le lenzuola tra le dita quando sentì la zip dei pantaloni venire abbassata e le sue labbra sulla stoffa del boxer. Era qualcosa di diverso dal solito sesso, non solo per quella continua impressione di essere adorato, ma per come sentiva battere il proprio cuore, per come ora sentiva davvero che forse, solo forse, un motivo per resistere l’aveva: il suo Tooru. Di nuovo. E stavolta, stavolta ne era quasi certo, che non se ne sarebbe più andato.
Si inarcò quando sentì la punta del proprio membro tra le sue labbra, stimolata con cura dalla lingua, mentre le sue cosce erano accarezzate dalle mani di Kyo. Chiuse gli occhi e reclinò la testa, mentre Kyo scendeva su e giù sul suo membro, senza mai smettere di stimolarlo. Divaricò di più le gambe quando senti le sue dita stimolare i testicoli e stringerli con delicatezza fra le dita. Voleva il suo Tooru, voleva essere tra le sue braccia ed essere stretto da lui. Lo voleva accanto a sé, sempre. Se era tutto quello che aveva davvero, allora… doveva sentirlo. Si tirò su con difficoltà e lo guardò, sperando che capisse. Kyo lasciò il suo membro e gli sorrise, sdraiandosi accanto a lui.
«Sono qui… non ti lascerò mai più.» Lo strinse a sé e chiuse gli occhi, baciandolo di nuovo a stampo, mentre con le mani giocherellava col suo membro. Kisaki lasciò andare un gemito debole dalle labbra ed affondò nel suo petto, alla ricerca di quell’odore, di quel calore che non aveva mai dimenticato.
«Non fermarti.» sussurrò, avvicinando le labbra alle sue ed accarezzandogli il viso.
Kyo sorrise e sfiorò le labbra con le sue, aumentando il ritmo delle proprie dita. Si chinò sul suo collo e lo baciò più e più volte, succhiandone la pelle senza curarsi se stava lasciando segni o meno. Kisaki sussurrò il suo nome e reclinò la testa, lasciando aderire il suo corpo al proprio. Kyo si staccò dalla sua pelle solo per levargli la maglietta e, dopo avergli baciato una guancia, anche i pantaloni e l’intimo.
«Il mio dio…» gli sussurrò nell’orecchio, con una voce che ricordò a Kisaki le fusa di un gatto. Kyo si chinò su di lui e lasciò una scia di baci sul suo corpo fino ad arrivare all’inguine. Baciò le sue cosce e le sue gambe, strusciandoci di tanto in tanto il viso sopra, mentre il respiro di Kisaki si faceva via via più irregolare.
Si scostò solo poco dopo, mettendosi una mano in tasca per prendere il preservativo che aveva portato con sé per pura prudenza. Sorrise e gli baciò di nuovo le cosce.
«Hai qualcosa per…»
«Va bene così. Mi farò bastare quello che c’è sul preservativo…»
Kyo guardò incredulo Kisaki. Non si aspettava di essere interrotto da lui, per niente. Tuttavia sorrise e scosse la testa, alzandosi.
«Torno subito, non aver paura.» disse, non appena notò la sua espressione spaventata. Si avviò verso il bagno e si guardò intorno. Aveva letto che era possibile farlo, ma… non gli sembrava una grande idea, a dire la verità. In ogni caso, sarebbe stato meglio che ferirlo. Prese il balsamo e si avviò di nuovo verso la camera da letto. Osservò l’espressione di Kisaki e ghignò, stringendolo possessivamente a sé e baciandolo a lungo.
«Balsamo…?»
«Questo ho trovato. Dicono che si può, per cui… tentiamo. Sarà comunque meglio di niente.»
Kyo versò una noce di balsamo sulle proprie dita e la spalmò su di esse. Divaricò le gambe di Kisaki e ne mise un po’ anche sulla sua entrata e lo spalmò, sentendo il respirò di entrambi velocizzarsi di nuovo. Guardò il membro di Kisaki e sorrise, notando che si stava nuovamente eccitando. Lo strinse tra le dita di una mano, iniziando a muoverla in un lento su e giù su di esso, mentre con l’altra lo penetrò. Si leccò le labbra e baciò i suoi testicoli, sentendolo contorcersi sotto quel tocco così inaspettato. Era eccitante.
«Venero una bellissima divinità, non c’è che dire.»
Kisaki respirò profondamente, cercando di rispondergli, ma riuscendo solo a gemere. Sentiva un po’ di dolore per quella penetrazione, eppure era totalmente trascurabile rispetto al piacere che gli stava dando quella mano. Non sentì nemmeno il secondo dito, se non quando sentì delle scosse di piacere sempre più forti e si trovò incapace di trattenere i gemiti.
«Trovato.» Kyo sorrise e continuò a toccare quel punto del suo corpo, senza dargli tregua.
«Tooru, per favore…» Kisaki perse velocemente il controllo di sé ed iniziò a spingere verso la sua mano. Reclinò la testa e chiuse gli occhi, divaricando di più le gambe. Non fece in tempo ad emettere un mugolio infastidito quando le dita di Kyo uscirono da lui, che sentì qualcos’altro spingere per entrare dentro il suo corpo. Chiuse gli occhi e rilassò i muscoli, stringendo Kyo a sé. Kyo baciò il suo collo, il suo viso, le sue labbra, ricambiò quella stretta di cui sentiva anche lui il bisogno, prima di iniziare a spingere. Non con un ritmo troppo veloce, ma piano e cercando di arrivare in profondità, di stimolare il più possibile Kisaki. Voleva sentirlo perdersi nel piacere. Kisaki affondò le unghie nella sua schiena e reclinò la testa, urlando il suo nome con tutta la voce che aveva. Kyo mosse con più velocità le propria mano e poco dopo sentì i muscoli di Kisaki contrarsi velocemente intorno al suo membro, mentre veniva con urlo strozzato. Si portò la mano sporca di sperma alle labbra e sorrise, continuando a spingere fin quando non venne dentro di lui. Si lasciò cadere sul suo corpo e gli baciò il petto, sorridendo.
«Da ora in poi, mio dio, ti adorerò sempre.»

fandom: lin, fandom: dir en grey, paring: kyo x kisaki

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