Perché avevo detto che non avrei avuto tempo, ed in effetti non l'ho avuto, ma non vuol dire che sia scomparsa. A dire il vero non ho finito tutto l'esame, ma deeettagli <3 Mi mancava troppo scrivere. E poi di recente Saint Seiya mi ha riassorbita tra il film e la nuova serie dai disegni trash XD tant'è che mi sono rivista dalla saga di Poseidon in poi durante questi mesi al contrario ma sono dettagli e appena ho fatto mi rivedo pure quella del Santuario, che ricordo benino ma è sempre un piacere tranne che per i bronze...
Quindi.. boom, fanfiction. I prompt sono presi da
http://putthepromptsonpaper.tumblr.com/ e
http://fywritingprompts.tumblr.comLe frasi non sono riprese pari pari a volte, ma perché la mia testa rielabora come decide lei. E perché sono una persona dannatamente lunatica. E sì, sui Gold di varie serie perché i Gold sono molto più interessanti dei bronze imho.
“You missed me. Yeah, that’s right, I saw you go to visit my grave every day, admit it.” Aiolos/Saga, What if di Soul of Gold, Verde
Saga incrociò uno sguardo familiare tra le montagne e si fermò.
L’aria era pesante di suo, e si fece ancora più pesante quando lui si fece avanti. Entrambi erano avvolti dal silenzio delle nevi di Asgard ed entrambi non intendevano romperlo in alcun modo.
Aiolos sorrideva, Saga lo sapeva anche senza guardare le sue labbra. Aiolos era la luce. E lui era stato-e forse era ancora- l’oscurità.
“Saga…”
“Non mi parlare. Dobbiamo agire, trovare gli altri… quel che è stato non può essere cambiato, Aiolos, ma ora dobbiamo pensare esclusivamente al nostro dovere.”
Aiolos si avvicinò a lui prima che potesse riprendere la sua corsa. La sua mano, nonostante tutto, era calda.
“So quello che non vuoi dire.” gli sorrise con quella naturalezza che gli era propria.
“Non c’è nulla che io non ti voglia dire, Aiolos… non perdiamo tempo!”
“Ti vedevo. So che mi hai seppellito, so che venivi ogni giorno, anzi, ogni sera, e mi parlavi. Ricordo ogni parola. Le tue scuse, le volte che mi dicevi che io ti mancavo e che ti mancava Kanon…”
Saga, il temuto Saga di Gemini, arrossì. Perché se Aiolos l’aveva sentito, stava volutamente tralasciando un argomento.
“Di quello… se lo pensi ancora, ne riparleremo dopo. Ora non accetteresti di parlarne.”
Saga sentì la propria anima spezzarsi in due a quelle parole: una comprensione così profonda del suo carattere e un sorriso simile non potevano far altro che risvegliare in lui sia l’amore che l’odio e l’invidia per Ailos e per il suo cuore puro.
“Dividiamoci, troveremo gli altri prima così.”
Aiolos annuì, facendosi più serio. Saga fece il primo passo, cercando di lasciare dietro di sé le frasi che lo avrebbe turbato se si fosse fermato a pensarci. Adesso non potevano permetterselo, ma Saga, per la prima volta, sentì un forte desiderio di ricostruire qualcosa che pensava irrimediabilmente rotto.
I’ve had three dreams as of late. Each were of my death. They were violent and in each of them you were the one who killed me. - Aiolos/Saga, Giallo
Era una strana consapevolezza quella che aveva sentito Aiolos quel giorno, il suo corpo ancora stretto a quello di Saga sotto le lenzuola, che ci fosse qualcosa di diverso in Saga, nel suo sguardo, severo e triste, nei suoi movimenti, come se cercasse violenza sia verso di lui che verso se stesso.
Aiolos socchiuse gli occhi e passò le dita tra i suoi capelli, chiudendo gli occhi.
“Sono tre giorni che ti sogno.”
Saga alzò lo sguardo verso di lui, abbandonando il petto su cui si era ancorato, come se cercasse un rifugio.
“Ah, davvero?”
Aiolos conosceva il finto disinteresse di quel tono di voce di Saga e sorrise spontaneamente. Era ancora un po’ il suo Saga.
“Sognavo di morire. Eri tu ad uccidermi, in ognuno di quei sogni.”
Saga dischiuse le labbra e per un momento il suo sguardo sembrò lontano ad Aiolos, perso in un modo che lui non conosceva.
“Io non credo tu voglia farlo, ma… semmai dovesse succedere, sono convinto che ci sarà un buon motivo dietro.”
Saga osservò lo spazio vuoto davanti a sé, dove poco prima si trovava il Saint del Capricorno. Aveva vinto lui, ancora, e nonostante qualche divinità avesse avvisato Aiolos, non era stato abbastanza per farlo vivere.
“You’re not just a regular moron. You were designed to be a moron.” - Rhadamanthys/Kanon, Arancione, post Hades con tutti felici e contenti che non è per niente canon ma nobody cares PS. Nel dubbio se Rhada sia inglese o meno, perché le due wikia dicono cose completamente diverse, io mi butto sulla possibilità che lo sia perché ce lo vedo troppo.
Kanon osservava quasi con curiosità le gocce d’acqua che scivolano sulla finestra. Ogni tanto inclinava la testa e toccava il vetro.
Rhadamanthys guardava invece il suo corpo nudo, ancora bagnato dopo la doccia che avevano fatto per ripulirsi, perché, diamine, fare sesso con secondo il Saint dei Gemelli era anche più faticoso di combatterlo e si trovava sempre così sudato che era inevitabile farsi almeno una doccia dopo.
Ormai la presenza del cavaliere lì, nella sua villa nella periferia di Londra, era quasi fissa. Erano più ore che Kanon passava lì, nel suo letto, ad impedirgli di svolgere i suoi compiti di Giudice infernale, che al Santuario.
Rhadamanthys lo conosceva bene, e sapeva che distogliere la mente da Kanon portava solo guai. Così fu.
Kanon si buttò sopra di lui e gli tolse le lenzuola e le coperte.
“Rhada, piantala di coprirti e riscaldiamoci.”
Rideva, mentre si chinava per baciarlo, mentre si sedeva sul suo bacino e strusciava le natiche sul suo membro.
Rhadamanthys sospirò, passando le dita trai i capelli ancora maledettamente bagnati di quello che, per sua sfortuna, tutti definivano il suo “fidanzato”.
“Due docce in una sera. Ma non potevi trattenerti? Sono stanco morto e tu hai dei capelli impossibili da asciugare.”
Kanon lo guardò e gli sembrò concentrarsi sul suo sopracciglio, poi scoppiò a ridere.
“Lo sai, quando ti incazzi il tuo monociglio diventa troppo strano! Mi diverte troppo vederlo…”
Rhadamanthys si trattenne dal lanciargli una Greatest Caution solo perché avrebbe distrutto la sua casa.
“Tu non sei uno stronzo qualsiasi. Il tuo cervello è programmato per renderti stronzo con me.”
“E con mio fratello. A proposito, quando vieni al Santuario che ti devo presentare ufficialmente?”
Anything you say can and will be held against you, so only say my name. - Fall Out Boy, Just one yesterday (feat. Foxes) - Rhadamanthys/Kanon, Arancione, post Hades, English!Rhada
Nessuna battaglia, nessun onore, nessun altro piacere era paragonabile a quello che Rhadamanthys sentiva ogni volta che spingeva il corpo di Kanon sul letto, o sul divano, o su qualsiasi superficie avesse attirato la loro attenzione.
Kanon, come al solito, partecipava a quei momenti dando il massimo delle sue energie, tanto che, e Rhadamanthys ne era convinto, se entrambi finivano a farlo ovunque e comunque, invece di limitarsi a qualche semplice amoreggiamento, era colpa sua.
Per questo, poter essere sopra di lui, guardarlo dall’alto, mentre i loro corpi erano stretti l’uno all’altro, era la cosa che amava di più. A parte forse Kanon, ma il greco non aveva bisogno di saperlo e lui non aveva bisogno di ammetterlo ad altra voce. Nemmeno di ammetterlo nella propria testa, a dire la verità.
“Allora, signor giudice, cosa vuole sentirmi dire?” rise Kanon, stando al gioco, quasi fosse lui a concedergli di stare in quella posizione.
Rhadamanthys gli rispose con un ringhio.
“Ogni cosa che dirai verrà usata contro di te, Kanon di Gemini, quindi limitati a dire il mio nome e forse te la potrai cavare con una notte.”
“Why the fuck would anyone consider Hell as a tourist location?” “… It gives vampires a nice tan?” - Minos/Albafica, Verde, What if di Hades
Albafica aprì piano gli occhi, come se gli facesse fatica aprirli. Non si sentiva pienamente padrone del suo corpo. E suppose che la vaga consapevolezza che aveva avuto di essere morto c’entrasse. Provò a tirarsi su e sentì un lieve fastidio in tutto il corpo, a cui si abituò subito, tanto che si tirò su senza un lamento.
Quello giunse poco dopo, quando una figura vestita di nero ed argento gli saltò addosso per abbracciarlo. Albafica, che aveva passato anni in solitudine, con il timore di uccidere chiunque gli fosse vicino, sentì prima una forte sorpresa e poi un forte dispiacere. Chiunque fosse stato, non meritava quella fine. La sua imprudenza avrebbe potuto essere perdonata. Lo scacciò via subito, con un veloce gesto del braccio che non fu forte quando avrebbe dovuto.
Peccato che, nel momento stesso in cui riconobbe il possessore di quella chioma bianca, desiderò non averlo fatto.
“Minos, non ti è bastato morire una volta per mano mia?”
Minos alzò lo sguardo, i lunghi capelli bianchi che gli coprivano parzialmente gli occhi. E sorrise, quel ghigno sadico che Albafica odiava con tutto se stesso.
“Tecnicamente non sei più velenoso, ora che il Sommo Ade mi ha concesso di farti tornare in vita. Non avremmo certo voluto un nemico con poteri restaurati qui negli Inferi.”
Albafica lo guardò sorpreso. Sentì l’impulso di morire eroicamente dopo averlo attaccato, ma sarebbe stato inutile. Anche se l’avrebbe liberato da una vita concessa da Ade… che i suoi compagni dovevano aver sconfitto, no?
Minos sorrise e si sdraiò accanto a lui sul letto.
“È un'altra Guerra sacra. Stavolta la vinceremo noi.”
Albafica sentì un peso abbandonarlo e si voltò verso lo Specter.
“Credici. Ade non potrà mai vincere.”
Minos sospirò e gli fece un cenno con la mano, come a dire di lasciar perdere.
“Non potevo non chiedergli di poterti rivedere. Sei l’uomo più bello che sia mai esistito, non mi stancherò mai di dirtelo.”
“Ed io ti ho già detto che nessuno può permettersi di ridurmi alla mia bellezza, Minos.”
Albafica fece per alzarsi, ma Minos gli prese la mano e l’attirò a sé.
“Invece di ringraziarmi… una vacanza all’Inferno non capita tutti i giorni, no?”
“Non dire assurdità. Qui si viene per restare. Chi mai considererebbe gli Inferi un luogo di vacanza?”
“Uh… i vampiri potrebbero abbronzarsi, qui.”
Albafica desiderò fortemente poter distruggere quel volto ghignante, ma poi si fermò. Lo sguardo di Minos era sincero, non pazzo o sadico. Uno sguardo che non si sarebbe mai immaginato sul volto del più sadico dei Giudici infernali.
“Mi sei mancato. Non potevo dimenticare te, anche…” e qui fece una smorfia “l’astuzia che hai avuto quando mi hai battuto…”
Albafica chiuse gli occhi e lasciò che le braccia di Minos avvolgessero la sua vita e che la sua testa si posasse sulle sue gambe. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma quello sguardo e quei tocchi lo lasciarono senza parole. Lui, che aveva desiderato tanto di poter toccare qualcuno, almeno una volta nella vita, ora aveva un’altra vita dove qualcuno lo stringeva in quel modo. E per quanto fosse forte la sua venerazione per Atena, in quel momento, con la consapevolezza di non essere più ufficialmente un Saint, chiuse gli occhi e si lasciò andare ai tocchi di quello che era stato il suo nemico.