Angel - #3 Ask ~glass shinkei~

Aug 27, 2013 10:05

Titolo: Angel
Capitolo: Ask ~glass shinkei~
Fandom: Jrock: Cell, Kpop: EXO
Personaggi/Pairing: Luhan/Kon | Vari
Rating: Verde
Conteggio Parole: 1.139
Avvertimenti: crack!paring, slash
Note: Io sono viva, il mio computer di meno. Devo rimetterci sette, dato che mi rifiuto d'usarlo con Vista -anche se, purtroppo, quello mi ha messo il ragazzo che me l'ha aggiustato. Oh, ho finalmente provato il bubble tea anch'io e me ne sono innamorata e capisco benissimo i sentimenti di Luhan e Sehun nei suoi confronti. Quello alla menta è buonissimo e spero che quello stand a Parco Leonardo resti fisso perché merita. Parlando della fanfiction, posso dire che finalmente si avvicinano i capitoli che non vedevo l'ora di scrivere, sì? Però ho un po' di paura a farlo. A dire il vero, avevo paura anche di scrivere questo, ma deh.

You ask where I came from,
I say "It's a secret" with a smile.
~ Angel, EXO-M

Nel momento in cui mi ero seduto davanti a lui, mai avrei potuto credere che avremmo iniziato a parlare, che tra di noi ci sarebbe stato ben altro che l’imbarazzante ma prezioso silenzio che avevo temuto nei sogni su di lui. Sono soprattutto io a parlare, ma non mi importa. Le sue domande, esposte con un tono di voce così incerto e timido da sembrare quello di un bambino, le sue risate che cerca di nascondermi, il suo sorriso… ogni sua reazione a quello che dico e faccio è sufficiente a scaldarmi il cuore, a farmi sentire in un altro mondo, a farmi stare bene. Sento di poter affrontare tutto, semplicemente perché ora nel mio cuore e nella mia mente è impresso il ricordo di come mi sorride, del suo tono di voce quando parla con me, della sua espressione buffa quando le piccole sfere all’interno delle bubble tea gli arrivano in bocca e lui non se ne accorge perché è preso a guardare me.
Tuttavia, man mano inizio a desiderare di poter sentire la sua voce di nuovo, che mi dice qualcosa in più di qualche domanda sulla Corea e sulla Cina. Gli sorrido e prendo un sorso di bubble tea, che ho ignorato fino ad ora tant’ero preso da lui, prima di fargli una domanda che ha tormentato la mia mente dalla prima volta che l’ho visto.
“Kazuhisa… posso chiederti quanti anni hai?”
Potrebbe rispondermi quattordici come trenta, io non avrei altro su cui basarmi se non la fiducia nel fatto che mi stia dicendo la verità, perché entrambe le età sono assolutamente probabili per lui. Il suo aspetto è quello di un ragazzino, ma c’è qualcosa nei suoi lineamenti, nel suo sguardo, che mi fa pensare che abbia affrontato avversità che io nemmeno immagino.
“Quanti anni hai tu?”
La sua domanda è più esitante della mia, tanto da darmi l’impressione che, secondo lui, dalla mia risposta dipenderà tutta la nostra serata.
“Ventitré… e tu?”
Il suo sguardo si rabbuia e l’abbassa. Noto che c’è qualcosa che non va, che non riesce a dirmelo, come se avesse paura che io possa fare qualcosa in grado di ferirlo. Le sue dita giocano con i lunghi lacci della felpa, tirandoli talmente tanto che sembra si stiano per spezzare da un momento all’altro. Appoggio le mani sulle sue per fermarlo e lui alza lo sguardo. Le sue labbra tremano quando finalmente mi risponde.
“Trentanove…”
Non riesco a muovere le labbra per rispondergli, ma osservo con attenzione ogni dettaglio che posso intravedere. Il suo sguardo, nonostante la paura che ora l’invade, mi dice che è serio, che non sta scherzando, che quella è davvero la sua età e che, nonostante trentanove anni non siano tantissimi, l’ha segnato, eppure nel suo viso non c’è traccia di quell’età, come se il suo corpo fosse rimasto bloccato ad anni prima.
“Non sembra vero… li porti benissimo.”
Non riesco ad evitare di appoggiare la mano sui suoi capelli e di lasciare che li accarezzi. È un tocco anche per tranquillizzarlo, ma c’è una parte di me che sa di non essere in grado di stargli così vicino senza sfiorarlo, senza desiderare di più di qualche parola, sorriso o risata, nonostante per essa vogliono dire il mondo. Sa che c’è altro e lo desidera.
Per questo mi ritraggo al mio posto prima di perdere il controllo di quella parte di me. Lui non ci fa nemmeno caso, tanto è in imbarazzo per quel tocco. Le sue guance hanno assunto lo stesso colore dei suoi capelli ed in questo momento più che mai mi perdo ad osservare la sua bellezza.
Non è reale. Non è reale perché è impossibile che un uomo di quarant’anni non solo sembri così giovane, ma sia anche avvolto da un’aurea di purezza tale da farmi venire un groppo alla gola, eppure nei suoi occhi ci sia tanto vissuto nascosto. Qualcosa di simile mi aspetterei di trovarlo in un libro fantasy, perché solo una creatura irreale potrebbe essere così. Eppure, l’ho toccato e non si è dissolto sotto le mie dita, non mi sono svegliato nel mio letto, vittima del sogno più lungo, bello e contemporaneamente doloroso della mia vita.
“Luhan, posso… chiederti una cosa anch’io?”
Annuisco, intenerito dall’esitazione nella sua voce.
“Puoi chiedermi tutto quello che vuoi.”
La sua testa si abbassa e sembra guardare verso il bubble tea, ma so che in questo momento sta guardando dentro di sé, cercando di calmare quella paura irrazionale che prova nei mie confronti come, credo, di molti altri.
Vorrei dirgli che non deve averla, che non gli farei mai del male, eppure non ci sono riuscito da quando abbiamo iniziato a parlare ad ora. Per questo sono più che mai deciso a mostrargli che si può fidare di me.
“Come mai dopo… dopo quella volta non sei più venuto?”
“Ero via… per lavoro.”
“Capisco.”
Rimango in attesa di un’altra domanda sul mio lavoro per pochi secondi, ma qualcosa nel suo sguardo mi dice che non ne farà altre. Ed io ne sono felice, perché non sarei mai in grado di mentirgli, ma non voglio nemmeno che inizia a pensare a me come all’idol Luhan, il membro degli EXO. Io voglio essere Xi Luhan per lui, prima d’ogni altra cosa. Non voglio che pensi  a me in un modo diverso. Io con lui sono Luhan e lui, qualsiasi cosa faccia nella vita, con me è Kazuhisa.
“Sarò qui ancora per un paio di giorni… riuscirò a rivederti?”
Alza lo sguardo e il suo viso si illumina. Annuisce ed appoggia le mani sulle mie.
“Domani… vieni qui domani…”
Sembra nervoso, quasi temesse che io gli dica che non posso. Domani abbiamo, per nostra fortuna, una giornata abbastanza libera da permettermi di venire qui anche prima del solito. Potrò sorprenderlo, facendogli trovare tutto pronto per quando entrerà lui nel bar.
“Sì, verrò.”
Dopo un attimo di esitazione, le mie mani stringono le sue ed incrocio il suo sguardo, ammirando il colorito assunto dal suo viso ancora una volta. Lui abbassa la testa, ma riesco a vedere un timido sorriso affacciarsi sulle sue labbra. Dischiudo le mie, ma non riesco a distogliere lo sguardo da lui.
Averlo ritrovato, forse a reso la maledizione più forte. O forse, lo scopo della maledizione era quello di portarmi a desiderarlo come chi è dipendente da qualcosa desidera la propria droga: sempre di più, più ne ha e più ne vuole. Preferisco continuare a pensare come ad una maledizione, perché se fosse una droga sarei in grado di disintossicarmi ed io non voglio che succeda. Anche se una parte di me è certa che non ci sia modo di disintossicarsi da lui e che per questo sono semplicemente vittima di una maledizione che mi seguirà per tutta la vita, una maledizione che può sciogliere solo la sua stessa causa.

paring: luhan x kon, fandom: exo, fandom: cell

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