La storia dell'ombrello

Feb 16, 2012 18:34

Cose che non sapete ancora di me #2
Quando ho cominciato l'università a Venezia, mi sono portata in dotazione un ombrello rosso a scacchi di quelli pieghevoli. Purtroppo, pur essendo pieghevole, non era per niente comodo, perché era leggermente più grande di un ombrello da borsetta e quindi facevo una fatica immensa a farlo stare in borsa o nello zaino. Però aveva il pregio di essere molto più resistente dei normali ombrelli da borsetta. Chi ha frequentato Venezia poi sa quanto può durare un ombrello, anche di quelli normali, ovvero molto poco. Basta entrare in un campo che un bogolo di vento può rovesciare il tuo parapioggia come un calzino e fartelo fuori. 
Dunque, questo ombrello continuava a sopravvivere piuttosto bene a folate improvvise e alla mia poca cura nel ficcarlo brutalmente nello zainetto. Aveva solo un raggio (si dice raggio?) un po' storto e quando lo piegavi, la stoffa non aveva una forma molto elegante. Quell'ombrello ha cominciato pian piano a diventarmi antipatico, proprio perché non si rompeva. 
Un giorno l'ho dimenticato casualmente in corriera e altrettanto casualmente mi è stato restituito. Mi è quindi venuta l'idea che avrei dovuto perderlo. Lo infilavo accanto al sedile, sicura che con la mia sbadataggine mi sarei dimenticata di riprendermelo. Invece non succedeva mai, magari pioveva ancora e quindi ero costretta a riprenderlo per ripararmi dalla pioggia. Oppure sì, me lo dimenticavo ma me lo riportavano. Ci ho provato un sacco di volte, sperando di perderlo come avevo perso i guanti, una sciarpa... invece niente, me lo ritrovavo sempre in mano e quello continuava pure a non rompersi.
Non ricordo bene come è andata a finire, ma credo di averlo gettato nei rifiuti, durante un momento di disperazione. E quella volta credo anche di aver avuto un mezzo pentimento... ma l'ho lasciato lì.
Ecco com'è andata la storia dell'ombrello.

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