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pervy]
Titolo: Mai sfidare Arthur Pendragon
Autore: Lago Lindari
Dedicata a:
jrldiary per consolarla del dentista.
Fandom: Merlin
Personaggi: Arthur/Merlin
Claim: Arthur/Merlin, 'Dammi un buon motivo per non farlo', @
fanfic_italia p0rn fest!
Rating: decisamente NC17
Sommario: E Merlin inghiotte un'altra volta, mentre lentamente realizza di essersi appena andato a cacciare in quel ginepraio che è Arthur determinato a vincere una sfida.
A ripensarci, ora - mentre le lenzuola sfregano contro la sua schiena nuda, e la luce delle candele danza nei suoi occhi semichiusi - Merlin non è sicuro di riuscire a ricordare quando, esattamente, la situazione ha iniziato a sfuggirgli dalle mani. Precisamente quand'è che la serata ha imboccato, fra tutte le strade prevedibili e plausibili, una china assolutamente... impossibile, in barba a tutte le sue aspettative. Per tacere poi del suo controllo.
Forse ha già iniziato a torcersi nelle sue improbabili spirali mentre Merlin siede quietamente al tavolo di un Arthur ancora in convalescenza, a tenergli compagnia durante la cena, sopportando con un sorriso i brontolii del principe, irritato dalla pioggia che l'ha costretto nelle sue stanze tutta la giornata per ordine del re, il quale sembra in qualche modo avverso ad esporlo anche a della semplice umidità - e gli occhi di Arthur sembrano non sapere dove rivolgersi, finendo sempre col tornare a posarsi da qualche parte sul viso di Merlin, salvo poi scattare via come leprotti non appena il servitore accenna a ricambiare lo sguardo. Ma Merlin non vi legge nulla di davvero rilevante; Arthur è ancora un po' offeso con lui, perchè sente che qualcosa di fondamentale gli è sfuggito durante discorso che Merlin gli ha fatto solo poche sere prima, e non ama il sospetto di essere tenuto all'oscuro di qualche cosa che dev'essere importante - ed il fatto che abbia perfettamente ragione non impedisce a Merlin di continuare a far finta di nulla ed a sorridergli con beata innocenza, col solo risultato di farlo imbronciare ulteriormente.
Riesce a liquidare come una casualità senza importanza - certo quella vampata di calore lungo la spina dorsale è dovuta solamente al fuoco nel camino che deve aver attaccato un ceppo particolarmente resinoso - anche quando le dita di Arthur vanno a riposare accanto al basamento dorato del suo calice, ed incontrano per caso quelle di Merlin, che tamburellano leggere sul legno del tavolo, irrequiete come al solito. Arthur - esita giusto un istante più del necessario, e Merlin potrebbe quasi giurare di avvertire una carezza appena percettibile, in punta di dita, prima che il principe prosegua il gesto ed afferri il bicchiere, traendone un lungo sorso. E, indubbiamente, va imputato al vino se il volto di Arthur pare insolitamente arrossato proprio sotto gli zigomi, e gli ci vuole ancora qualche momento per ricordare che Gaius ha severamente bandito ogni bevanda fermentata dai pasti del principe fino a data da destinarsi, ed il calice e la brocca sono colmi di semplice acqua. Ma Merlin, quando vuole, sa sfidare le evidenze con una determinazione tutta sua, e si limita ad ignorare il pensiero e rimbrottarsi mentalmente riguardo al calore del camino, che oramai è certo debba essere eccessivo, perché è senz’altro tutta colpa di quest’ultimo - cielo, deve proprio imparare a governarlo meglio, questo fuoco.
Si alza, domandando il permesso di assentarsi per un momento a reperire alcuni rami un po' più asciutti, e già va almanaccando se vi sia nella provvista di legna ancora qualche ramo di pino, il cui odore fresco non può che fare del bene per questo insolito - questo irritante calore che sembra averlo preso alla nuca, e che sicuramente risulterebbe dannoso per la salute di Arthur se lasciato incontrollato. Sta armeggiando con il chiavistello della porta quando si accorge della presenza immediatamente alle proprie spalle, e si volta trovandosi faccia a faccia con Arthur, che ha poggiato una mano sullo stipite ramato e qualcosa - qualcosa nei suoi occhi sospinge Merlin indietro di un passo, e lui si ritrova premuto contro il pesante legno dell'uscio, un paio di occhi azzurro scuro che scorrono sul suo viso con fermezza, ora, fino a scivolare nei suoi e catturarli senza scampo.
E' più o meno a questo punto, decide Merlin, che le cose prendono una piega a dir poco surreale - o forse che lui perde per qualche motivo la ragione, ed inizia ad avere visioni. Perché Arthur lo guarda con un'espressione che lui non riesce proprio a decifrare, restando in silenzio, e Merlin diviene acutamente cosciente del proprio respiro, che si è fatto instabile - Arthur si passa lentamente la lingua sulle labbra, prima di sporgersi in avanti quanto basta a spezzare definitivamente il fiato dell'altro, e i suoi occhi scintillano pericolosamente mentre dice, con assurda semplicità -
“Ti bacerò adesso, Merlin.”
Merlin deglutisce. E cerca disperatamente di ricordarsi com'è che si fa a respirare, che fra l'altro non sembrava essere un problema, prima. Il calore stordente pare ora scaturire dal corpo di Arthur, così vicino, ormai giunto a sfiorare il suo - ed è senza dubbio solo questo a causare l'improvvisa debolezza delle sue ginocchia, che si sono fatte malferme, minacciando di cedere alla prima distrazione.
“A... Arthur..?” riesce a mormorare, incapace di formare pensieri coerenti, di stanare nella sua mente qualche sistema per tornare in controllo della situazione, per - rendere in qualche modo comprensibile questa strana realtà in cui si ritrova tutt'a un tratto a dibattersi. “Ma... non dovresti...”
Le labbra di Arthur s'incurvano in un’ombra di sorriso, maliziosamente compiaciuto, ed il balbettio di Merlin si spegne in un tremito sommesso. I suoi occhi, poi - quelli si accendono di un ben riconoscibile lampo di sfida, ostinato e sfavillante, e Merlin si trova incapace di distoglierne lo sguardo. Inghiotte un'altra volta, mentre lentamente realizza di essersi appena andato a cacciare in quel ginepraio che è Arthur determinato a vincere una sfida - e scopre che, tutto sommato, non gli dispiace più di tanto.
“Tu dammi un buon motivo per non farlo...” replica infatti il principe, mentre già la sua mano percorre la linea del mento di Merlin, fino a scivolare dietro il suo orecchio, sfiorando qualche disordinato ciuffo scuro. Si china in avanti, finché non resta che lo spazio di un respiro a separarli, ed i suoi occhi guizzano brevemente sulle labbra di Merlin, prima di tornare a cercarne lo sguardo. Attende, solo un istante, ma tanto basta - ed è Merlin a colmare la distanza fra di loro, coprendo la bocca di Arthur con la propria, le sue braccia che s'intrecciano spontaneamente a cingere il collo del principe mentre questi esplora le sua labbra con la lingua, prima di spingersi oltre. E Merlin non sa far altro che fremere e rispondere al suo bacio, affondando le dita nei capelli di Arthur - Arthur, che lo preme con forza contro la porta ed aderisce a lui, che fa scorrere le mani lungo i suoi fianchi con fare possessivo, fino a serrarle sulle sue natiche per attirarlo a sé. E Dio, non c'è possibilità di errore su ciò che Merlin sente premere contro il proprio inguine - si ritrova a gemere nella bocca del principe, spingendosi a sua volta contro di lui, ormai in balìa di quel calore che sembra essersi impadronito del suo corpo.
Riemerge dal bacio quanto basta per trarre un respiro spezzato, lasciando ricadere la testa contro il legno freddo alle sue spalle, ed Arthur è lesto ad approfittarne per far scorrere la lingua sul suo collo, stringendo brevemente i denti sulla carne cedevole. Il respiro di Merlin si fa ancora più malfermo, mentre trattiene a stento un lamento ed anche, in un cantuccio della sua mente, l'istinto delirante di ridacchiare - Arthur e le sue richieste impossibili, come se potesse esistere un buon motivo per non fare questo - e si ritrova stretto contro il torace del principe, che di fatto lo trascina fino al letto, gettandovelo sopra con malagrazia. In un attimo gli è sopra, e Merlin lo afferra e lo tira verso il basso, catturandolo in un altro bacio disordinato, di un famelico che sconfina nel vorace - riescono a dividersi a malapena quanto basta per strapparsi di dosso le casacche, e già le mani di Arthur s'insinuano nei calzoni di Merlin, strattonandoli. E Merlin si sente mancare quando la mano di Arthur lo sfiora per poi stringersi decisa su di lui, perchè è Arthur che lo sta toccando, mentre lo guarda da sotto i ciuffi biondi di quella sua frangia assurda, lo tocca mente si china a baciarlo nuovamente. Merlin si libera dei pantaloni - ed allora Arthur interrompe a fatica il bacio e si tira indietro per guardarlo, facendo scorrere la mano su di lui.
Merlin crede che dovrebbe provare vergogna, forse, sì, dell'imbarazzo - e poi non riesce più a credere a nulla e men che mai alla propria sanità mentale, perchè quello che vede è - oh, Dio. Arthur, inginocchiato fra le sue cosce divaricate, armeggia a sciogliere i lacci dei propri calzoni, le mani appena tremanti a farsi beffe della sua espressione spavalda - Merlin non può che restare a guardare, senza più traccia di fiato, mentre Arthur cinge la propria erezione e la libera dai vestiti, esponendola al suo sguardo, una goccia perlacea sulla punta a rilucere nel riflesso del fuoco. Merlin esita, quindi allunga un braccio, con quanta determinazione può racimolare fra i battiti impazziti del suo cuore, per toccarla - lascia scorrere il palmo lungo la pelle calda e morbida, stringe le dita a sentire la durezza che riveste, le porta a sfiorare la sommità. Sperimenta una carezza, accentuando impercettibilmente la stretta, ed Arthur geme, socchiudendo gli occhi, e pulsa nella sua mano. Merlin continua, allora - incantato dal modo in cui il torace di Arthur freme di respiri pesanti, accelerati, il modo in cui la luce scintilla nell'incavo della sua gola, inumidito di sudore, scivola lungo il suo corpo per poi raccogliersi in quella perla bagnata ormai disciolta a cospargere le sue dita - finché una mano si chiude sul suo polso, inducendolo a fermarsi, ed Arthur si china su di lui, a cercare le sue labbra. Le lambisce con la propria lingua, per poi catturarle in un bacio lento, intenso, bagnato - ingoia i gemiti di Merlin mentre i loro corpi si muovono, l'uno contro l'altro, senza trovare sollievo, perchè non è sufficiente, no - non è ancora abbastanza...
Senza neppure guardare, il principe si protende ad aprire bruscamente il cassetto a fianco al letto, tastandone l'interno fino ad estrarne un’ampolla di terracotta. Stringe ancora una volta Merlin a sé, prima di ritrarsi a malincuore dalla sua bocca, scostandosi quanto basta per porgergli la fiala, ed il ragazzo lo guarda dritto in viso con fiducia disarmante - Arthur sente il proprio cuore battere con singolare pesantezza mentre Merlin accetta il recipiente senza domandare nulla, e con le lunghe dita agili ne rimuove il tappo smerigliato.
L'olio è caldo sul suo palmo - sono sufficienti gli occhi di Arthur, in fiamme dal bisogno e il desiderio, a spiegargli cosa fare. Torna a stringere la mano sulla carne dell'altro, soffocando un tremito al suono del respiro di Arthur che si spezza - e lo strofina senza imbarazzo, spandendo il liquido tiepido, passando lentamente il pollice lungo la fessura in alto, annegando negli occhi del principe, nei suoi singulti quando si sforza di non gemere. Quindi si ferma, e rimane a guardare - ignorando il bruciore alle guance, allarga le gambe sotto lo sguardo di Arthur, e ne vede gli occhi scurirsi mentre seguono i suoi movimenti. Lo guarda umettarsi le labbra improvvisamente secche, vede il suo pomo d'Adamo sobbalzare quando deglutisce - il tremore delle mani di Arthur è ormai ben evidente mentre esita, per poi allungarle a sfiorare la pelle candida delle cosce di Merlin, percorrendole fino a toccare -
“Ah...” Merlin non riesce a trattenere un sussulto mentre quelle mani lo stringono e carezzano nuovamente, asciutte, forti, e - Dio - le labbra di Arthur, dischiuse ed arrossate mentre lo guarda con quella che può soltanto essere chiamata fame...
Ed il principe si ritrova incapace di distogliere lo sguardo - dissipata la sua regale indifferenza, al diavolo il contegno di chi non dovrebbe conoscere tentazioni. Si sdraia nuovamente sopra Merlin, il proprio corpo che si adatta perfettamente fra quelle gambe che lo accolgono - il suo pene scivola lungo la carne di Merlin fino ad insinuarsi fra le sue natiche, contraendosi una singola volta, in attesa. E Merlin freme sentendo quel calore contro la sua pelle laddove è più sensibile, ed alla sensazione dell'olio che lascia una morbida traccia dove Arthur lo tocca...
“Merlin...” mormora Arthur contro il suo collo, gli occhi chiusi, una mano che sale a sfiorare i capelli scompigliati del compagno, la sua gota - Dio, è come ubriaco, non osa più fermarsi, ormai. La sua voce suona bassa, raschiante all'orecchio di Merlin. E lui fa scorrere le mani lungo la schiena di Arthur, fino ad affondarle fra i capelli sulla sua nuca - le sue dita sono fredde - lo scosta per esservi nuovamente faccia a faccia, respirano l'uno il respiro dell'altro, lasciano che i loro occhi s'incontrino, azzurro nel blu profondo - ed Arthur non distoglie lo sguardo, questa volta.
“Ti voglio.”
E Merlin lo sta baciando, l'esitazione spazzata via da carezze brucianti, insaziabili. Arthur è ben certo di non aver mai desiderato altro così fortemente, così tanto - famelici, i loro corpi spingono e si cercano all'unisono, reclamando di più. Arthur afferra il volto di Merlin fra le mani e lo bacia come un uomo che stia per morire, sentendo il filo bagnato che il pene dell'altro lascia dov'è premuto contro il suo ventre, e tutto ciò che riesce a dire, con il poco fiato rubato ai loro baci, è - “Vuoi...?”
Le vibrazioni della risata di Merlin si riverberano quietamente nelle sue costole, il suo torace, poi Merlin sorride il suo sorriso luminoso e guarda per un istante Arthur con occhi limpidi d'affetto - ma già si sta inarcando nuovamente sotto le sue carezze, e a malapena racimola la voce per ansimare - “Dammi un... buon motivo per non farlo...”
Ed Arthur stesso non riesce a trattenere uno sbuffo divertito, perchè diamine, è proprio da Merlin - e le sue mani hanno smesso di tremare, ora, mentre accarezza il torace di Merlin e la sua bocca e lo attira a sé, fronte contro fronte, sorridendo contro le sue labbra prima di tornare a premervi la lingua, reclamando accesso. Fa scendere la mano fino ad afferrarsi e si guida contro il corpo di Merlin - lo massaggia lentamente con due dita, ascoltandolo gemere senza vergogna, mentre lo sente aprirsi a lui - ed Arthur spinge, prendendo il suo tempo ma deciso, e sente la carne di Merlin cedere ed accoglierlo, serrandosi intorno a lui, rovente. Preme, finché non resta spazio da colmare ed il piacere filtra nel suo sangue, dandogli alla testa, facendogli stringere i denti - guarda Merlin, che ha chiuso gli occhi ed ha smesso di respirare, per un attimo -
E vagamente si chiede quanto possa essere accettabile, per un principe, questa felicità quasi istupidente, questa passione ubriaca che lo porta a sragionare, perduto e catturato solamente nel desiderio - ma c'è Merlin, che ansima sotto di lui e si afferra alle sue spalle, ed Arthur non può fare altro che ricacciare un ringhio in fondo alla gola ed arretrare per poi spingersi in lui con forza, godendo dell'ansito spezzato che ottiene in ricompensa. Punta le mani sul lenzuolo, si sorregge quanto basta per ritrarsi lentamente, torna ad affondare nel corpo sotto di lui - le dita di Merlin premono sulla sua pelle, le sue labbra appena troppo lontane per poterle baciare ancora. Oh, Dio - Merlin geme e solleva le gambe a cingergli i fianchi, si arcua sotto le spinte che si fanno più audaci, lunghe e profonde, ora - poi apre quegli occhi magnetici, e sussurra il suo comando.
“Ancora...”
Ed è allora che Arthur si solleva, facendo forza sulle braccia, tirandosi indietro e divaricando ancora le ginocchia sopra le coperte fredde - ed inizia a spingere sul serio. E Merlin crede che potrebbe anche morire, ora, e non sarebbe un gran problema - perchè c'è Arthur, le sue braccia forti, e quegli occhi scuri di piacere che lo guardano in quel modo ed il suo viso, il modo in cui serra le labbra per lo sforzo mentre si spinge dentro di lui, e poi - poi lascia ricadere la testa all'indietro e la sua bocca si socchiude mentre ansima e lo chiama, “Merlin,” mentre lo afferra ai fianchi e si muove in lui senza lasciarlo respirare - “Merlin...”
Arthur non potrebbe fermarsi neppure dietro minaccia di morte, certo non adesso - perchè Merlin risponde al suo richiamo con gemiti che si fanno più intensi, quasi disperati, mentre abbandona il capo sui cuscini e schiude le palpebre, e - il biondo principe crede di vedere gli occhi di Merlin rilucere d'oro nella luce delle candele, e non può reprimere un ringhio soffocato mentre il suo corpo sembra andare a fuoco dal piacere. Trova a tentoni l'erezione di Merlin, sentendola sussultare nella sua mano, ed inizia a carezzarla a tempo con le proprie spinte - geme, mentre Merlin schiude ulteriormente le gambe sotto di lui, e fra gli ansiti mormora qualcosa che potrebbe essere “Arthur”. Ancora poche spinte e sente Merlin pulsare fra le sue dita, e stringersi intorno a lui, ed Arthur non riesce quasi a respirare per un attimo mentre quegli occhi d'oro si conficcano nei suoi - ed è perduto, sussulta nel corpo di Merlin mentre lascia che il piacere abbia la meglio su di lui, incapace di abbassare le palpebre, di smettere di guardarlo, e Merlin geme a sua volta e gli affonda le dita nella carne mentre viene, la sua testa ricade all'indietro, e solo allora Arthur chiude gli occhi...
E' passato un tratto di tempo indefinito - il fuoco nel camino è ormai quasi spento, e solo la luce delle candele illumina la stanza, allungando le ombre del tavolo, delle colonne agli angoli del letto - quando Arthur trova la forza di guardarsi intorno. É sdraiato sulla schiena, ora, e Merlin è disteso accanto a lui, la guancia poggiata sulla sua spalla - quella senza cicatrice - una mano a riposare sul suo petto, ad accompagnarne il pacato alzarsi ed abbassarsi. Arthur si stiracchia pigramente, avvolgendo le braccia in modo più confortevole attorno a quel corpo candido, ed appoggia la guancia sulla testa di Merlin, posandovi un bacio e stirando le labbra in un morbido sorriso quando sente il ragazzo mugolare debolmente in risposta. Lo stringe, mentre Merlin si scuote il sonno di dosso, sistemandosi meglio vicino al corpo di Arthur, nascondendo il viso contro il suo torace.
“Ora dovrò ordinarti di alzarti e cambiare la biancheria, non è così, Merlin?” mormora quindi Arthur contro i suoi capelli, senza poter trattenere un malcelato risolino quando Merlin solleva gli occhi a guardarlo, incredulo e stupito e, Dio, non può averci creduto per davvero...
“Ma... Arthur, non puoi...!” Protesta invece questi, ed il principe già può vedere il broncio fare capolino sulle sue labbra appena rigonfie. E stavolta deve proprio ridere, mentre attira a sé il suo tonto preferito e gli stampa un gran bacio sulla guancia, prima di proseguire - ma il sorriso luminoso che gli si è ormai schiuso in viso non lo aiuta certo ad essere credibile. “Oh, certo che posso... tu dammi un buon motivo per non farlo!”
Ed anche Merlin sorride, ora, e decide di ignorarlo bellamente, tornando a ricantucciarsi contro il torso di Arthur, sospirando soddisfatto. Lascia scorrere la mano lungo i muscoli del principe, avvertendone il fremito, fino a sfiorare il suo inguine, prima di voltare il viso quanto basta per stuzzicare con la lingua la pelle che sta carezzando, e ride di soppiatto a sua volta, sentendo Arthur imprecare a mezza voce...
“Ad esempio, sire...” esordisce, tentando con scarso successo di mantenere un tono formale, mentre la sua mano scivola più in basso, “Potreste far sì che la biancheria sia ormai irrimediabilmente da cambiare, prima di alzarvi da questo letto. Ed avrei in mente una maniera - ”
“Sì,” lo interrompe a precipizio Arthur, afferrando il suo polso per fermarne i movimenti, il respiro che già s'è fatto irregolare. “Ho capito che metodo intendi. Lasciami solo... Dio,” abbandona la testa sui cuscini, fissandolo con occhi scintillanti. “Fammi solo respirare un momento, tu, razza di... tentatore.”
Merlin ride quietamente, voltandosi e spostando il proprio peso sopra Arthur, trovandosi col viso a pochi centimetri dal suo - e senza riuscire a levarsi un sorriso stupido e felice dalla faccia, per di più. “Certo, se ritenete di non essere in grado...”
Non riesce neppure a terminare la frase che Arthur lo ha afferrato e lo rovescia sopra il letto, coprendolo con il proprio corpo - gli prende la testa fra le mani e si avventa sulle sue labbra, sfregando la sua lingua con la propria, mordendola piano, e Merlin già sente il proprio corpo risvegliarsi, il calore tornare ad ubriacare i suoi sensi. Solo un istante di respiro, prima che Arthur si getti nuovamente su di lui, mentre questi spezza il bacio quanto basta per mormorare, con quella sua espressione da principe testardo - “Oh, tu dammi soltanto.. un buon motivo per - ”
Ma Merlin già è tornato a catturare la sua bocca, ed il biondo per stavolta lascia perdere i battibecchi - e si china su di lui, invece, ben deciso a dimostrargli, una volta per tutte, che non bisogna mai sfidare Arthur Pendragon.
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