[Axis Power Hetalia] Quello che vedi nella tela - 10/10

Aug 14, 2013 11:00

Titolo: Quello che vedi nella tela
Fandom: Hetalia
Personaggi: Ludwig/Germania, Feliciano Vargas/Nord Italia; pairing: GerIta, accenni Spamano e PruCan
Rating: Arancione
Parte: 10/10
Avvertimenti: AU (AlternativeUniverse), Yaoi, Lemon, Tematiche delicate
Riassunto: La loro strana amicizia cominciò molti anni prima, tra le bancarelle di Natale.
Continuò anni dopo, tra i banchi delle università. E non fu più solo amicizia.
"Non aveva mai capito una cosa del suo stravagante amico. Disegnava spesso, ma non trasferiva mai su tela la realtà che aveva davanti agli occhi. Tratteggiava solo soggetti che esistevano nella sua fantasia.
Come se il mondo umano lo spaventasse."
Note: Dedicata alla sister<3

Quello che vedi nella tela - Capitolo Dieci - “Cornice”
Cornice

«Abbiamo deciso che lo diremo.»
La scatola di colori a olio rimase a galleggiare nell’aria, e un’espressione confusa e sorpresa si librò negli occhi di Feliciano.
«Dire cosa a chi?» domandò il minore.
Lovino tirò distrattamente quell’unico ciuffo della sua chioma che proprio non riusciva a domare, mordicchiò le labbra, fissò il soffitto e sospirò:
«Ormai sono sei anni che stiamo insieme. È giusto che anche Lucia e Federico lo sappiano.»
Il maggiore percorse la stanza a veloci falcate e si mise a sedere sul letto, per poi lasciarsi cadere di schiena.
«Mi chiedo se i signori Carriedo avrebbero mai immaginato che il loro figlio naturale e il loro figlio adottivo si sarebbero messi insieme, quando hanno deciso di accogliere me e te in casa loro.»
«Lovino…»
«Non preoccuparti» lo rassicurò il fratello, rialzandosi dal letto con uno scatto addominale. «Aspetteremo che tu e Ludwig torniate dal vostro viaggio. Non vogliamo che vi perdiate il grande spettacolo.»
Feliciano si accucciò ai piedi del letto, e prese una mano del consanguineo tra le sue. Lovino faceva lo spavaldo, ma le sue dita tremavano appena. E Feliciano sapeva cosa significava quel brivido: il fratello voleva averlo vicino quando avrebbe rivelato tutto quanto ai suoi genitori adottivi. Per questo avrebbe aspettato il suo ritorno.
«Hai paura?»
«Lucia e Federico sono brave persone. Credo che capiranno» Lovino si strinse nelle spalle, ostentando una tranquillità che non provava. «Ma non so se… capiranno subito.»
Il maggiore passò una mano tra i capelli, per poi scompigliare quelli del fratello.
«Prima o poi toccherà anche a te e Ludiwg» la bocca ebbe una contrazione nervosa nel pronunciare il nome del fidanzato del fratello. «E temo che sarà molto più difficile, con quella zavorra mangia patate.»
«Ludwig mi aiuterà, quando verrà il momento» sorrise Feliciano. «L’ha sempre fatto.»
Lovino avrebbe voluto replicare con qualcosa di velenoso, ma l’espressione beata del fratello gli fece franare l’invettiva tra i denti: il suo viso aveva la luce di chi credeva fermamente di poter affrontare qualunque cosa pur di continuare a stringere la mano del suo innamorato.
Sospirò, abbassando il capo. Sperava solo che la vita non potesse mai spegnere il sorriso del fratello, e che quello stupido crucco si impegnasse a dovere per difenderlo.
«Rilassati, in montagna» gli augurò Lovino. «Quando tornerai, ci sarà il grande spettacolo.»
Il maggiore non riuscì a oltrepassare la porta: le braccia minute del fratello lo strinsero in vita, e una parola flebile scivolò sulla sua spalla:
«Grazie.»
L’indice e il pollice del maggiore schioccarono a elastico sulla sua fronte, e Lovino sbuffò un sorriso.
«Divertiti.»
Feliciano annuì, chiuse il borsone, se lo lanciò sulle spalle e scese le scale il più velocemente possibile.
Voleva raggiungere la stazione. Lì ci sarebbe stato Ludwig ad aspettarlo.
Aveva voglia di gettargli le braccia al collo e baciarlo, e stare attaccato al suo braccio per tutto il tempo del viaggio. E aspettava con impazienza che la notte scendesse per permettere loro di gustarsi un po’ di intimità.
Salì sull’autobus al volo, il cuore martellante contro le costole.
Non aveva dimenticato la bruma che aveva offuscato i giorni in cui era stato la vittima dei bulli. Anche se si era diradata, un poco di quella caligine era rimasta nascosta dentro di lui, a ricordargli quanto la gente potesse essere malvagia, anche senza ragioni apparenti. Ma la luce che lui e Ludwig cercavano di mantenere viva era colata ovunque nel suo mondo, facendogli riscoprire i colori che prima erano infangati nella penombra.
Scese dall’autobus di corsa, e accelerò ulteriormente quando lo vide aspettare di fronte alla stazione.
«Ludwig!» lo chiamò.
E gli gettò le braccia al collo e si sporse per baciarlo proprio come aveva immaginato sull’autobus.
E il Ludwig reale rispose ancora meglio di quello nella sua fantasia.
Aveva ancora tante tele e tanta voglia di dipingere, e il mondo esterno era pieno di colori splendidi. Non vedeva l’ora che Ludwig glieli mostrasse tutti.




Capitoli precedenti:
Capitolo Uno: Bolzano
Capitolo Due: Rialto
Capitolo Tre: Quadro
Capitolo Quattro: Ritratto
Capitolo Cinque: Carboncino
Capitolo Sei: Schizzo
Capitolo Sette : Squadratura
Capitolo Otto: Vignetta
Capitolo Nove: Pennino

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