Highschool days! ☆

Feb 05, 2010 20:18

Titolo: Highschool days! ☆
Fandom: Naruto
Pairing: Sasuke/Naruto + Gaara/Naruto (altri pairing secondari)
Raiting: Rosso
Note: Ho dovuto dividere il secondo capitolo in due parti perché era troppo lungo per LiveJournal... gomen xD
Wordcount: 5248


Highschool days! ☆

Sei pronto a toccare il cielo?

Secondo capitolo

Era rimasto così tanto sconvolto da il bacio rubato di Gaara da aver completamente perso il controllo del corpo. Si accorse di essere uscito fuori dall'edificio solo quando sentì la brezza gelida di febbraio sfiorargli il volto, facendolo rabbrividire. I piedi, andavano dove volevano, liberi padroni delle buie strade di Tokyo si muovevano con sicurezza, come se sapessero con perfezione dove dirigere il ragazzo. Ma Naruto, dove andava proprio non lo sapeva.
Anche quando si rese conto che sì, effettivamente erano le nove e mezza di sera e stava andando chissà dove, non riuscì a concentrarsi su altro che non fosse Gaara, ne era completamente invaso. Sentiva ancora il suo odore delicato sui vestiti, il suo sapore dolce sulle labbra e nella mente era chiaro il ricordo dei suoi bellissimi occhi. Arrossì, quei pensieri erano davvero molto da ragazzina innamorata, e Naruto non era una ragazzina e non era assolutamente innamorato di Gaara.
...Vero?
Naruto serrò gli occhi per un secondo, fermandosi e scuotendo forte la testa. Non doveva assolutamente pensare a queste cose. Facile a dirsi e difficile a farsi però, purtroppo. Non c'era niente da fare, nonostante Gaara avesse smesso di baciarlo da un po' - e avesse anche girato i tacchi e fatto retro-front sotto sua esplicita richiesta, per inciso - Naruto stava ancora elaborando la cosa, era come se le labbra di Gaara stessero ancora accarezzando quelle di Naruto, era come se la sua lingua calda stesse ancora sfregando contro la sua bocca in attesa di una risposta che non sarebbe mai arrivata.
Il primo bacio, esattamente come i libri d'amore, i film d'amore, i bigliettini d'amore, ogni maledettissima cosa che parlasse di amore, doveva essere un'esperienza indimenticabile. Qualcosa di talmente bello di farti sfiorare il cielo come un dito, trasportarti nel nirvana, sentire le campane, l'Aida, il Va' pensiero e chi più ne ha più ne metta. Peccato che non fosse affatto andata così. Nemmeno riusciva a rendersi conto di quanto realmente avesse partecipato al bacio. Che cosa aveva fatto, a parte emettere qualche imbarazzante suono? Assolutamente nulla.
Quello poteva essere considerato un bacio? Naruto non ne era certo, ma era quasi sicuro che per l'altro fosse stata anche un'esperienza abbastanza noiosa. Forse era proprio quello in motivo per cui ad un certo punto aveva lasciato perdere e si era allontanato, proprio il momento in cui Naruto era completamente andato nel panico e l'unica cosa che era riuscito a fare era stata cacciarlo via.
Sicuramente Gaara dopo un'esperienza simile non lo avrebbe più baciato - ed era ancora da valutare se questa fosse una fortuna o meno - e Naruto non sapeva nemmeno se l'altro avrebbe accettato ancora di parlargli. Sinceramente, il solo pensiero di doverci stare affianco l'indomani a scuola gli faceva venire il panico.
Che gli avrebbe detto? Naruto non era affatto sicuro dei suoi sentimenti - cavolo, fino a pochi attimi prima nemmeno sapeva esistessero dei sentimenti ed ora gli veniva addirittura chiesto di valutare se questi fossero abbastanza forti da … da … da cosa? Cosa voleva esattamente Gaara?
Più ci pensava più sentiva il panico invaderlo, il suo cuore, rimasto silenzioso per troppi anni, ora rimbombava nelle sue orecchie come se una marcia avesse preso a suonare con violenza tamburi proprio a poca distanza da lui, le sentiva letteralmente andargli a puttane, gli occhi gli lacrimavano per il troppo freddo, le mani gli pizzicavano e le gambe erano intorpidite, nonostante questo non si fermava, anzi, accelerava il passo, sperando questo bastasse a farlo riscaldare un po'.
Sperò per un momento che fosse stato tutto un sogno - non brutto, non bello, solo uno di quei sogni che quando ti svegli ti senti strano e non vorresti aver fatto, ma non sai il perché -, voleva svegliarsi sul suo bel divano caldo, a casa sua, magari svegliato dal campanello della porta di casa, con Gaara che gli diceva che era sempre il solito e che avrebbero tardato all'Ichiraku se non si fosse sbrigato, per poi andare al ristorante, mangiare e chiacchierare da amici, che era quello che erano e tutto quello che avrebbero - per la salute mentale di entrambi - dovuto restare.
Basta, basta, basta pensare a queste cose.
Rallentò il passo e si infilò le mani delle tasche del giubbotto. Era curioso vedere le piccole nuvole di fumo che uscivano dalla sua bocca ad ogni suo respiro, lo facevano in un certo modo - nel modo in cui uno psicopatico forse avrebbe fatto, si intende - sentire meno solo.
In compagnia del suo respiro che si gelava. Faceva tanto film horror, in realtà.
Prese a camminare velocemente, passo dopo passo si dirigeva verso l'ignoto, preoccupandosi solo di trovare strade conosciute, che potesse riconoscere una volta imboccate per orientarsi meglio una volta arrivati al punto di dover tornare indietro. Imboccò diverse strade, ritrovandosi al centro della città.
Dai ristoranti uscivano odori deliziosi - salato, dolce, speziato e delicato, una tortura per lo stomaco vuoto e brontolante del ragazzo. Soprattutto quando ci si prepara psicologicamente a una porzione doppia di delizioso e fumante ramen nel miglior ristorante di Tokyo -, le risate della gente, le luci forti delle lampade a neon colorate, dai locali musica assordante e puzza di alcol - l'indomani sul necrologio ci sarebbe stato sicuramente il nome di qualche idiota che, bevendo troppo, si sarebbe schiantato contro un muro, un palo, o nella peggiore delle ipotesi contro un altro essere vivente -, le persone sulle strade camminavano lentamente, assorte tra le chiacchiere della giornata, dei pettegolezzi sui vicini e sui vaneggiamenti sul divo più amato nel momento - Tokyo quella sera era viva come non mai.
La corsa, per forza di cose, si fermò.
Si ritrovò a camminare a fatica appiccicato a persone che spingevano frettolose di raggiungere l'amico poco più avanti, che imprecavano per via della troppa confusione e che si pentivano a gran voce di essere usciti quella sera.
E mentre le gambe si fermavano e trovavano riposo, il petto si contraeva velocemente per via della respirazione affannata e le guance si scaldavano, i pensieri iniziarono a fluire e confondersi, smise di pensare a Gaara, ma non era una cosa necessariamente positiva. Gaara era la pistola, il pensiero che invece stava nascendo nella sua testa era come un potente veleno, uno di quelli che prima di ucciderti ti toglie le forze, ti soffoca, ma ti fa rimanere nonostante lucido. Forse, una “morte Gaara” era decisamente migliore.
I pensieri andarono improvvisamente a quando era bambino - il cielo azzurro e completamente libero da ogni nuvola e un grosso albero a cui il suo tutore aveva attaccato un'altalena.
«Qui,» disse Iruka battendo il chiodo con un grosso martello, per fissarlo meglio contro il ramo più solido e resistente dell'albero «potrete giocare tutti i giorni che vorrete»
Naruto aveva sorriso, stringendo forte la mano di Sasuke che fissava l'altalena con diffidenza «Soffro le vertigini...» aveva detto a bassa voce, abbassando lo sguardo a terra.
«Aaah- tranquillo!» Sasuke pensò che era bello la mano del suo amico fosse così calda «Ci sono io»
Un sorriso.
«Sei pronto a toccare il cielo?»
E poi sviarono, veloci, a qualcosa di più duro e doloroso che davvero sarebbe stato meglio fosse rimasto chiuso a chiave, magari a doppia o a tripla mandata, con una decina di lucchetti e catene in una scatola di ferro nella propria memoria.
Naruto serrò forte gli occhi. Ti prego, no. Disse a sé stesso mentalmente, riaprendo gli occhi e prendendo a camminare più velocemente, urtando la gente e spingendosi con sempre più insistenza in un luogo dove non ci fosse quella odiosissima folla.
«Sasuke» un sorriso dolce sulle labbra, le loro mani unite, strette in un morsa che entrambi credevano inattaccabile «Sasuke» loro era migliori amici.
La loro amicizia sarebbe durata per sempre.
«Dannazione, ragazzino!» aveva urlato una donna nei confronti di Naruto quando questo la urtò con un gomito, «mi scusi, davvero!» Naruto si mosse più velocemente, passò davanti a un ristorante dall'aria molto costosa, dal quale uscì un odore così delizioso da farli contorcere lo stomaco. Aveva una fame atroce.
«Ti odio» le lacrime si spinsero fuori dai suoi occhi. Eppure, se l'era imposto.
Non avrebbe pianto, si era ripromesso, non avrebbe pianto se Sasuke avesse reagito in un modo diverso da quello che si aspettava, non gliela avrebbe data vinta, non avrebbe mai mostrato al ragazzo quanto lui fosse realmente debole..
Era più facile a dirsi che a farsi, però. Le lacrime si spinsero quasi con violenza, caddero sulle sua guance, bruciandole appena. Aveva perso, non solo contro Sasuke, in un certo senso, ma anche contro sé stesso. Era debole. «TI ODIO!» aveva urlato così forte che gli faceva male la gola, ma non era niente in confronto a tutto ciò che stava realmente provando.
Amici … se erano amici … perché gli faceva provare tutto questo dolore?
Emise un suono e strinse forte i denti, serrando gli occhi.
Ti prego, pensò Naruto, ti prego smettila di pensarci.
Strinse i pugni e aumentò la velocità della corsa.
«Noi saremo amici per sempre.»
Aveva iniziato a correre così veloce che sembrava stesse fuggendo, ma ciò da cui scappava era lì con lui, nella sua mente, e purtroppo era davvero impossibile sfuggirci.
«Niente romperà la nostra amicizia.»
Destra, poi sempre dritto e ancora a destra - altri odori, altri luci, altre voci divertite e poi ancora rumore di passi veloci.
Bugiardo seppe solo dire la voce nella sua testa, per zittire quelle parole che credeva ormai dimenticate.
C'erano voluti anni per togliersele dalla testa e una manciata di secondi perché riaffiorassero.
Proprio quando era convinto di esserne uscito, di riuscire a vivere senza ripensarci e ricadere nell'oblio generato dal dolore e dal rancore che non riusciva a smettere di provare, ci ricadeva. Tornavano i ricordi, tornava la nostalgia incredibile di quegli attimi meravigliosi, di quegli attimi in cui la sua era tremendamente felice, poi tornavano la rabbia, tornava la delusione, l'odio. E i momenti felici, come uno specchio colpito violentemente da un pugnale si frantumavano, lasciando spazio solo a una cornice vuota.
Solitudine.
Socchiuse gli occhi e si guardò attorno, con un po' di sgomento. Merda, ora davvero non sapeva dove si trovava.
Si appoggiò al muro e respirò profondamente, ascoltando il cuore rimbombargli nel petto, sembrava quasi che qualcosa fosse rimasto rinchiuso nel suo cuore e stesse battendo forte il pugno contro la sua corazza, bussando, per esser liberato. Quanto erano stupidi i suoi pensieri, a volte.
Il suo respiro accelerato che bramava aria, quasi come se gli fosse stata negata, respirava a pieni polmoni la stessa aria gelida che gli faceva formicolare le labbra - ora socchiuse - e gli raffreddava le gote arrossate.
Si diede solo qualche secondo di pausa, prima di cominciare nuovamente a camminare. Decise di percorrere le vie più interne della città, dove la luce forte dei locali, la musica e l'odore di cibo delizioso - che tra l'altro, il suo stomaco reclamava - non potevano raggiungerlo.
Dove potesse stare un po' solo con i suoi pensieri, senza gente che gli rideva affianco o parlottava.
Sentì un gatto miagolare poco distante da lui, ma l'unico lampione che illuminava il vicolo aveva una luce troppo debole perché potesse illuminare la zona e rendere facile l'avvistamento dell'animale.
Sentì un altro miagolio, poi l'animale soffiò e ci furono di nuovo i suoi passi muoversi velocemente, quasi correre via, e poi dei piccoli tonfi, leggeri e lenti. Probabilmente era stata la sua presenza a spaventarlo.
Rimase per qualche silenzio a fissare il buio e un brivido lo scosse.
Qualcosa si era avvicinato a lui, e Naruto era stato troppo preso dai suoi pensieri per accorgersene.
Merda.
Riuscì soltanto ad avvertire una mano posarsi sulla sua spalla, prima che un'altra gli premesse forte sulla bocca.

«Cos'è successo, Naruto-kun?» Sakura lo abbracciò, stringendo forte il ragazzo tra le sue braccia.

La luce del lampione quasi gli accecò gli occhi, e sentì qualcosa di gelido sfiorargli il collo.

«Sakura-chan» un singhiozzo interruppe le sue parole «è finita.»

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