Le parole che salvano

Dec 15, 2011 00:51

Immaginavo che prima o poi sarebbe un po' avvenuto il distacco da Lj.
È successo con Splinder, con un sacco di altri siti che sono stati la mia casa per un po' - e in effetti prima o poi vorrei fare un post sui posti virtuali che sono stati casa mia in questi anni. Quando sarà il momento, credo. 
Sono stati strani, gli ultimi due mesi.
Non sono stati belli, per la maggior parte. Sono stati vuoti, come non averli vissuti, quasi. 
Ho scoperto - e me ne sono resa conto ieri - quanto può essere importante parlare. 
Generalmente sono molto logorroica, specialmente quando mi danno da parlare di argomenti che mi appassionano. Però, paradossalmente, mi viene difficile aprirmi davvero, ammettere che qualcosa non va. Per dire, mi sta venendo anche difficile scrivere questo post.
Beh, in questi due mesi, per la prima volta, ho iniziato a parlare davvero. 
All'inizio è stato difficile, e ho fatto qualche errore, perché fidarsi non è semplice, così come non è semplice raccontare ciò che più fa male per la paura di essere giudicati da chi è più forte di te o da chi certe cose le sa affrontare meglio. Di fondo c'è sempre la vergogna di parlare, credo. Quell'omertà che molti di noi si portano nel sangue e che è così difficile da superare. 
Poi però, quando inizi a parlare finisce che non riesci più a fermarti, che le parole sono più di quanto immagini, che però non bastano a raccontare cosa provi. Però stai parlando, finalmente. 
E poi tiri un sospiro di sollievo, ti senti più leggera e pensi che in fondo non era così difficile farlo. 
E una volta trovate le persone giuste con cui parlare, riesci pian piano a trovarne di altre, e scopri che non c'è nulla di cui vergognarsi, che non sei l'unica ad aver paura. 
Ma non ho solo scoperto questo lato del parlare. 
Ho parlato anche in un altro senso. 
Ho finalmente trovato il coraggio di prendere una iniziativa e andare in giro a proporla. 
Le risposte non sono state esattamente positive, ma porteranno a qualcosa, credo. 
Ho chiesto di avere dei corsi di scrittura creativa qui nel mio paese, nello specifico. Ho avuto la presunzione - o l'impulsività o tutte e due cose insieme - di pensare di poterne organizzare uno io stessa. Ovviamente mi hanno riportato con i piedi per terra *rolls* però, nonostante questa figuraccia da supponente - ho anche scoperto che in realtà le cose basta cercarle perché ci sono ^^
Ho trovato una signora in biblioteca che vuole organizzare un gruppo di lettura come quello di cui si occupava anni fa, un gruppo che poi potrebbe anche evolversi in un gruppo di scrittura.
Ho preso contatto con un professore del mio vecchio liceo che si occupa di queste cose e che oggi mi ha invitato al corso che sta tenendo per conto di un'associazione culturale. 
Ed è stato bellissimo.
Non solo per il corso in sé. Perché è stato come fare il primo passo per uscire fuori dal guscio, principalmente. Perché da cosa nasce cosa e per la prima volta dopo tanto tempo ho iniziato ad immaginare altro dopo questo corso. Non so, mantenere i contatti con questa associazione, provarne a farne parte. 
Tornare ad avere qualcosa in cui credere. 
Domani voglio parlare ancora. Voglio contattare quel professore che si occupa di un corso di lingua araba che stanno tenendo in città, chissà magari non è ancora iniziato o perlomeno non ho perso troppe lezioni...
Voglio continuare a parlare, adesso che ho trovato la voce. 
Forse così le cose andranno un pochino meglio.
Tornando alla storia del corso, oggi è stata detta una cosa bellissima, a proposito della scrittura.
Si scrive per risanare una ferita.
Ho pensato al mio rapporto con la scrittura, a come mi permette di analizzare me stessa, anche se fra le pieghe di una commedia romantica nata quasi per caso (e anzi, prima o poi voglio provare ad auto-analizzarmi seguendo le pieghe della storia di Oliver e Jamis). 
Poi pensare a Stelle Perdute è stato inevitabile.
Perché credo che Stelle Perdute sia il tentativo di risanare una ferita che non sapevo di avere. Il tentativo di rispondere a delle domande che non hanno risposta, di chiudere una ferita che non credevo ci fosse, di colmare un'assenza che non pensavo facesse male. 
Credo che Stelle Perdute sia LA storia. 
Una delle più importanti scritte finora, forse una delle più importanti che mai scriverò in tutta la mia vita. 
L'altro giorno, mentre rovistavo in un cassetto ho trovato un opuscolo che la famiglia di Mattia fece stampare alla fine di quell'anno scolastico, con scritti molti pensieri dei miei compagni di classe - per una specie di concorso in cui ci invitarono a scrivere qualcosa su Mattia. C'erano anche dei pensieri scritti dalla madre e dal padre di Mattia.
Mi sono chiesta che diritto ho di scrivere Stelle Perdute. 
Che diritto ho di scavare in emozioni che non mi appartengono, in storie che sto solo inventando ma che succedono ogni giorno. O forse scrivo semplicemente per elaborare ciò che c'è di più nascosto in me. 
E oggi la storia delle ferite mi ha colpito tantissimo, credo che continuerò a pensarci ancora per molto. 
Del resto, questo è solo uno dei milioni di motivi per cui amo i laboratori di scrittura. 
Buonanotte (almeno per adesso) ^^

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