Titolo: Shinjuku no Ou (I Re di Shinjuku)
Fandom: Inazuma Eleven
Personaggi: Kidou Yuuto (che non si chiama Kidou perché non è mai stato adottato), Kageyama Reiji, altra gente in futuro
Rating: NSFW
Warnings: slash, hooker!AU, college!AU, né-Kidou-né-Haruna-sono-orfani!AU
Wordcount del capitolo: 1317
Wordcount finora: 2597
Note:
1. come la si definisce un'AU in cui due orfani non sono orfani... unorphan!AU? No, sul serio, aiutatemi.
2. Questa fic partecipa all'iniziativa ChaCha di Fiumi di Parole!
3. maledico, come al solito,
yorukai per quest'idea. UGH.
4. corretti alcuni dettagli come l'età.
Enjoy!
2.
La pioggia scendeva rada contro il telo di plastica dell'ombrello di Yuuto, mentre si avviava un po' appisolato verso l'università. Odiava quella pioggerellina che si limitava a picchiettare e a rendere l'aria pesante e umida, senza bagnare, solo infastidendo i pedoni.
Al suo fianco il suo coinquilino sbuffò e alzò gli occhi al cielo. «Non può essere già estate? Non ce la faccio più con gli esami...» si lamentò ad alta voce, spostando il ciuffo dagli occhi.
«Non dovresti lamentarti così, hai solo da presentare qualche progetto...».
«Beh, scusa se non faccio economia come te!». Sakuma sbuffò di nuovo e tolse di nuovo stizzito il ciuffo dagli occhi, aggiustando la valigetta in modo che fosse coperta il più possibile. «Se mi finisce l'acqua sui disegni faccio una strage...».
«Ti presto il mio ombrello se vuoi, tanto sono quasi arrivato in sede, tu devi ancora prendere il treno».
Sakuma scosse la testa «Ne comprerò uno in stazione... avrei dovuto portarmi l'ombrello, ma l'ho dimenticato nella fretta!».
«Questo perché non ti svegli quando scatta la sveglia e non prepari nulla la sera prima».
«Tch, sembri mia mamma quando fai così...». Sakuma sbuffò di nuovo e cercò il cellulare nella tasca. Il suo coinquilino era uno di quei ragazzi un po' viziati e bellocci che non aveva mai faticato in vita sua ed ora doveva faticare per vivere senza la sua famiglia, senza sapere da dove cominciare; in poche parole, era nella stessa situazione di Yuuto. A differenza sua però Sakuma non aveva alcuna intenzione di diventare economicamente autonomo, non subito almeno, né aveva intenzione di imparare ciò che serviva per vivere da solo. Yuuto era infastidito dal suo atteggiamento, più che un coinquilino a volte gli sembrava di condividere il suo appartamento con un bambino bisbetico; tuttavia non era una persona detestabile né troppo capricciosa e nonostante la scarsa collaborazione comunque lo apprezzava come persona. La convivenza li aveva forzatamente fatti avvicinare al punto da potersi in qualche modo definire "amici"... non però il genere a cui Yuuto potesse confidare cose intime, come la proposta che aveva ricevuto la sera stessa del suo licenziamento.
Arrivarono davanti al cancello della facoltà di economia che frequentava Yuuto. «Prendi il mio ombrello, su, posso comprarne uno io qui...».
«Ti ho detto che non ne ho bisogno...».
«Sakuma, se non lo prendi i tuoi progetti si rovineranno con la pioggia».
L'altro lo guardò un po' sconsolato e infine accettò l'ombrello. «Grazie... ci vediamo dopo a casa? Se vuoi ti aiuto con il lavoro, così ne trovi subito un altro!».
«Sarei felice se anche tu contribuissi alle bollette, sai?» borbottò Yuuto e si appoggiò sotto un albero per accendersi una sigaretta. Sakuma sbuffò «Ok, ok, ci proverò...» e fece spallucce. Si voltò e salutò con la mano e un sorriso, lasciandolo solo a fumare. Yuuto affondò la mano nella tasca e osservò il biglietto da visita. Per quanto gli convenisse avere un nuovo lavoro a portata di mano, non riusciva a convincersi della natura della richiesta. Aveva apprezzato la sincerità, forse un po' cruda, di Kageyama, ma diventare un gigolò? Un lavoro del genere comportava forti rischi, salutari soprattutto, ed era improbabile che qualcuno, in caso lo scoprisse, riuscisse a guardarlo allo stesso modo. La prostituzione era estremamente malvista, soprattutto negli ambienti coi quali Yuuto aveva a che fare: suo padre si era ritrovato tra le mani vari casi di sfruttamento della prostituzione, soprattutto nei primi anni di carriera, e sua madre spesso e volentieri si era occupata di quel torbido mondo. Certo, loro si erano occupati pressoché della prostituzione femminile, di gran lunga più diffusa di quella maschile, ma era sicuro che avrebbe trovato gli stessi problemi...
E dopotutto, anche se fosse stato il lavoro più sicuro al mondo, restava il problema della sua età. Anche se poteva sembrare già adulto, era solo al primo anno d'università, per il Giappone gli mancavano ancora due anni e un giorno per essere maggiorenne, sebbene nel resto del mondo lo avrebbero considerato tale. Non avrebbe dovuto fumare nemmeno, ma a causa di un conoscente con più contatti di quanto avrebbe dovuto aveva acquisito troppo presto il vizio.
Inalò e chiuse gli occhi inebriato dalla nicotina. Si morse un labbro e strinse nell'altra mano il cartoncino. Odiava ammetterlo, ma l'idea di fare soldi facili in quel modo lo allettava. Sebbene fosse nato e cresciuto in mezzo alle regole e alla legalità, subiva ugualmente il fascino del proibito, fosse esso fumare o la prospettiva di guadagnare soldi andando con perfetti sconosciuti, pur consapevole dei rischi anche economici che correva.
Scosse la testa e corse verso l'ingresso, proteggendosi con la cartella dalla pioggerellina, buttò la cicca nel cestino e andò a lezione. Aveva una settimana per pensarci, dopotutto... probabilmente prima di allora avrebbe trovato un altro lavoro.
Una settimana dopo non era riuscito a trovare un lavoro che lo soddisfacesse.
«Come pretendono che qualcuno faccia da babysitter per loro con una paga così misera?!» era diventata la cantilena di Sakuma nell'ultima mezz'ora. Ogni tanto sorseggiava il suo succo d'arancia e dava qualche linea di definizione ai suoi disegni, ma ormai era concentrato sugli annunci di lavoro, decisamente scarni e che non convincevano nessuno dei due.
«Il ristorante cerca un nuovo cameriere... vuoi riprovarci?».
«Non credo che mi riprenderebbe, e non ho intenzione di avere di nuovo a che fare con quel despota del proprietario» borbottò Yuuto, buttando sul tavolo l'ultimo giornale di annunci. Fece un lungo sospiro irritato e si abbandonò sulla sedia, strofinandosi gli occhi per la stanchezza. Aveva la sensazione di essersi trovato contro un bizzarro allineamento planetario e stellare che voleva costringerlo a prendere il telefono e digitare il numero che aveva cercato di evitare il più possibile per giorni; per quanto amasse voler provare il brivido, c'erano troppi dettagli oscuri e ignoti che lo spaventavano. Ma le bollette incombevano e non aveva alcuna intenzione di chiedere così tanti soldi in una volta...
«Sakuma, puoi scusarmi un attimo?».
«Uh? Che devi fare?».
«Una telefonata...».
Sakuma scattò in piedi ed esclamò contento «Ne hai trovato uno?!». Yuuto annuì soltanto e andò fuori al balcone, prendendo cellulare e sigaretta e mettendo l'accendino nella tasca. Appuntò mentalmente che avrebbe dovuto ridurre il suo vizio, non era ancora arrivato a fine giornata e aveva quasi finito il pacchetto comprato la mattina. Si accese la sigaretta velocemente e fissò il biglietto da visita. Si fece coraggio e digitò il numero, trattenendo il fiato finché non sentì una risposta dall'altro capo del telefono.
«Pronto?».
La voce profonda e melliflua dall'altro lato, con quella nota nascosta di carisma, colpì Yuuto più della prima volta. Si morse le labbra e rispose «Sono Yochikaru Yuuto, mi ha contattato una settimana fa dopo che ho perso il lavoro».
«Ah, giusto. Cominciavo a pensare che non mi avresti più ricontattato». Il suo tono era pratico, ma Yuuto non riuscì a non notare qualcosa che suonava molto come convincimento. Seduzione, quasi.
«A proposito di quello...» chiese Yuuto, grattandosi una tempia «prima di accettare del tutto, preferirei, non so, sottostare a un periodo di prova, non più di due settimane».
«Immagino che una settimana fosse troppo poco, mh?». Anche senza averlo davanti riusciva ad immaginarsi il suo ghigno di scherno.
«Mi concede un periodo di prova allora?».
«Solo se accetterai di non essere pagato per quel periodo».
Yuuto si guardò intorno stizzito e non riuscì a trattenere un scortese «Perché non dovrei essere pagato?!» sibilando.
«Non puoi essere pagato se non vedrai dei clienti, giusto? Prima di incontrarne uno, dovresti accumulare un po' di... esperienza».
Yuuto riuscì perlomeno a trattenere un'altra risposta scortese che probabilmente gli sarebbe costata quella minuscola opportunità. Inspirò una boccata di fumo e rispose solo «Va bene».
«Incontriamoci domani alla fermata di Higashishinjuku alle 16» disse Kageyama. Yuuto riuscì a malapena a confermare l'appuntamento prima che l'altro chiudesse la chiamata.
"Avresti potuto salutare almeno" pensò il ragazzo, tentando di ignorare cosa significasse quel "accumulare esperienza", e sospettava cosa comportava. Sakuma si avvicinò per chiedergli com'era andata, ma si fermò quando notò la sua espressione.
«Uhm...» balbettò e si grattò la nuca, infine disse «Preparo la cena?».
Yuuto annuì e lo aiutò a sgomberare il tavolo.