Gipsy Jazz

Jul 23, 2010 00:59


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Se il Diavolo si rivela nei dettagli, certa cazzonaggine tipicamente portodanzese (pardon, anziate) anche.

Procediamo con ordine.

Stasera, con mia somma letizia, è stata inaugurata nella splendida cornice della restaurata (stuprata?) Villa Corsini-Sarsina, pendant estivo di quella che, a Roma, è attualmente giusto giusto la sede dell'Accademia dei Lincei , la prima edizione del Gipsy Jazz Fest, quattro concerti per quattro giovedì sera all'insegna di quella che, giustamente, è stata definita la "musica d'Europa".

Che caspio è il Gipsy Jazz, vi chiederete giustamente voi?

È un genere musicale, letteralmente inventato cento anni fa da un signore di nome Django Reinhardt che, proprio in quanto gitano e giramondo, ha assorbito e fatto proprie le influenze musicali di tutti i paesi del Vecchio Continente.
Vi posso assicurare che è vero: sentir suonare i musicisti, stasera, è equivalso a vivere con le orecchie l'esperienza della danza di luci proiettata sul muro della villa.
Un caleidoscopio di colori, vivace e brioso.
E difatti l'altra caratteristica del Gipsy Jazz è di essere un genere allegro, dai ritmi swing, molto coinvolgente.
Ci siamo divertiti.

Il quartetto era affiatato, bastava un ammiccamento per far scatenare una guerra giocosa di note e le dita di Samson volavano sulle corde imbrigliando gli occhi, oltre che le orecchie.

Bello, bello, bello, già deciso di non perdermi anche gli altri tre concerti... sempre ammesso che miglorino l'organizzazione!

Infatti, quello che non capisco, è stata l'assurda presenza di un gruppo di bimbominkie vestite da pseudo-gitane con tanto di fiore tra i capelli assoldate al solo scopo di ballare.

E no, non parlo di coreografie studiate, parlo di quel tipico cazzeggio improvvisato e immondo da villaggio vacanze di quarta categoria.

Ricapitoliamo: si organizza un bel festival, innovativo e molto, molto adatto alla stagione.

Si celebra l'anima gitana d'Europa in una città spesso balzata agli onori delle cronache per il suo razzismo.

Si celebra il centenario della nascita di Django Reinhardt, uno dei grandissimi della musica.

Si chiamano gruppi cazzuti, gente che ha la musica nelle dita e che ha saputo scaldare il pubblico al punto da farsi richiamare per un piccolo fuori programma e voi che fate?

Ci mettete le veline de no'antri a fare lo stacchetto, sia mai che il dovere di animare il pubblico ce l'abbia chi è sul palco.

Tristezza, infinita tristezza.

Però il concerto è stato bello bello bello in modo assurdo e giovedì ci torno.

Anche perché, dicono, pare che prima ci sarà la presentazione di una delle immonde porcate di quel tizio di nome Roberto Giacobbo.

Non scenderà vivo dal palco, parola d'onore.

Anzi, fatemi andare che qui c'è da organizzare il fronte di liberazione.

Vive la Résistance!

mostre ed eventi, gipsy jazz fest

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