edkidna, in un reply, mi ha scritto:
Mah. Al di là di quella che hai definito 'pericolosa tendenza sociale' (e della costante richiesta di visibilità), a volte mi capita di notare come sia diffuso non soltanto il bisogno di parlare, ma di essere ascoltati, notati e magari ammirati.
La mia impressione è che spesso questo tipo di egocentrismo sia accompagnato da una solitudine (non tanto 'fisica', quanto derivante dall'incapacità di instaurare un rapporto di condivisione - di affetti, di esperienze - con chi ci sta intorno) e che l'affermazione del sé e l'attirare attenzione ne sia un palliativo.
Ma il mio è un mondo piccolo e non vale come statistica generale.
mcnab75, in un altro reply sul suo journal, ha ribadito:
Se poi proprio vuoi un mio commento (ma ti rammento che sono una persona molto cinica), posso dirti che, secondo me, hanno sbagliato tutte e quattro le parti in causa:
Il Papa (inopportuna la sua presenza)
Gli studenti "ribelli" (incivile il loro comportamento)
Mastella (semplicemente, non dovrebbe fare più politica)
La magistratura (non può agire sempre a orologeria...)
Se ne deduce che TUTTI pensano sempre e comunque al proprio tornaconto, anche quando pensano di parlare in nome e per conto di chissà quale ideale... In realtà nel 99% dei casi si tratta solo di due cose:
- Desiderio di imporre la propria volontà sul prossimo;
- Desiderio di assoluta "visibilità" pubblica.
In conversazione Msn, con due amici, è saltato fuori un discorso molto simile.
Ieri sera ho ripreso in mano "Idee ed opinioni. Come io vedo il mondo" di Albert Einstein, con prefazione di Antonino Zichichi.
C'è una frase, sul finale di quella prefazione, che molto mi ha dato da pensare.
Si parlava di come alcune idee espresse da Einstein nei suoi scritti di carattere non scientifico possono essere considerati i semi che portarono alla firma del così detto "
Manifesto di Erice" e si giungeva alla seguente conclusione:
"Esistono i presupposti per sperare che la nostra Era possa passare alla Storia come quella in cui le utopie di Einstein diventano, grazie a Giovanni Paolo II, a Michail Gorbaciov e alla Grande Comunità Scientifica Internazionale, finalmente uscita dalle torri d'avorio, realtà, come sognava il grande Albert."
La prefazione è datata 1990, e qui mi pare si sia tornati, tutti, indietro di secoli.
Non so, al momento sono molto confusa.
Ho tanto materiale da rileggere e mettere a confronto, ma temo che sia un lavoro lievemente più lungo dello sputare parole in una casella di testo di un blog.
Intanto ringrazio chi ha permesso di sollevare i dubbi, sembrerà strano ma mi ha fatto piacere ricevere anche commenti di critica al post precendente (
taurie_2020).
Ecco, se chi ci circonda si chiude a riccio nel suo mondo, se il lato B dell' "ognuno si prende cura del proprio piccolo orto" è che poi la fattoria va a rotoli, ritengo doveroso provare ad opporsi.
Che poi magari non frega niente a nessuno, però ci si sente meglio con se stessi.