È come un vizio

Nov 21, 2007 20:29

È il titolo di un frammento su Cola (il tipo dell'icona) ripescato in cartella mentre mi rimettevo al lavoro su "Ho avuto paura".

Per essere esatti, è l'incipit di una ColaxBoni che mi ero ripromessa di scrivere eoni fa, e che si tramuterà in un altro progetto, da terminarsi per Natale come regalo per le amiche yaoi-fan.

Tanto valeva recuperarlo e postarlo qui, non mi sembrava poi così male ad una rilettura veloce.

È come un vizio

“Ma un bravo poliziotto che sa fare il suo mestiere sa che ogni uomo ha un vizio che lo farà cadere”

Francesco De Gregori, “Il Bandito e il Campione”

-Direi che abbiamo finito, Colasanti.-

-Io direi anche no, Commissario.-

Matteo Boni sospirò pesantemente, spingendosi leggermente all’indietro contro lo schienale in pelle della sua poltrona girevole.

-Cosa devo fare con lei?-

-Prestarmi l’accendino? Il mio l’ho perso ieri sera e non ho avuto ancora tempo per ricomprarlo.-

-È vietato fumare negli uffici pubblici, lo sa questo?-

-Ma lei lo fa, l’ho vista giusto ieri.-

Lo sguardo che animava il viso del giovane Soprintendente sarebbe potuto sembrare di sfida, ma Matteo Boni sapeva bene che rimandava soltanto ad un’ottusa cocciutaggine.

I cani

I cani quando vogliono qualcosa non guardano in faccia nessuno e vanno dritti per la loro strada, mossi soltanto dal bisogno e dall’istinto.

Perché mai Angelo Colasanti dovesse agire nella stessa maniera di un animale era una cosa che gli sarebbe sempre rimasta oscura.

Vero è anche che le leggi dell’evoluzione hanno costruito un’impalcatura che si somma a comportamenti ancestrali, ma in questo caso il nocciolo era particolarmente visibile, come neanche in un bambino.

-Tenga, e non si faccia più vedere almeno fino all’ora di pranzo.-

Il Commissario allungò al suo sottoposto un piccolo accendino di plastica viola che teneva nel cassetto della sua scrivania, ulteriore indizio del suo carattere previdente ed accorto.

-Grazie, poi glielo riporto, non si preoccupi.-

-No no, lo tenga pure. È un oggetto di poco conto.-

-Ma così sarei in debito.-

-Esiste anche la gentilezza, glielo hanno insegnato i suoi genitori, Colasanti?-

-Sì, mia madre sì, ma a dirla tutta non è che le abbia mai dato molto retta.-

Sul viso dell’Ispettore si allargò un sorriso impacciato, voleva mantenere la facciata inalterata ma era comunque evidente l’imbarazzo.

-Ha fatto male, se lo lasci dire.-

-Eh, lo so, nessuno è perfetto. Per quanto riguarda il caso la terrò aggiornata. Buongiorno.-

Boni scosse la testa.

Possibile che quel Colasanti dovesse farlo disperare in quella maniera?

Era un bravo poliziotto, su questo non c’era da dubitare, era testardo e, a suo modo, intuitivo, eppure la sua eccentricità, la sua completa mancanza di disciplina erano una vera spina nel fianco.

Matteo Boni non era abituato a tutto questo, il padre magistrato lo aveva cresciuto a pane e senso dello Stato, e lui lo aveva seguito nel cammino difficile della giustizia con entusiasmo e dedizione.

Ci credeva, Matteo Boni, nella possibilità di fare dell’Italia un paese migliore, ci credeva senza retorica e senza vanità.

Aveva visto gli anni di piombo, aveva visto come il credere ciecamente in un’idea potesse azzerare la coscienza fino a rendere dannosi cultura ed intelligenza.

Aveva conosciuto l’ipocrisia della stampa e toccato con mano la latente diffidenza della gente comune nei confronti della Legge, era stato preso a schiaffi dal Sistema subito dopo essere stato lodato e protetto dallo stesso.

Matteo Boni aveva imparato a conoscere le sfaccettature migliori e peggiori della natura umana, le aveva domate, contrastate, a volte persino usate a vantaggio proprio e della stessa persona che si trovava a circuire.

Era un uomo disincantato, eppure a volte sapeva che riporre fiducia nelle persone può portare a dei risultati positivi.

L’Ispettore Colasanti, ad esempio.

Un ragazzo svogliato e superficiale, decisamente non destinato a raggiungere i vertici della Polizia, ma testardo, intuitivo, tutto sommato onesto.

E Matteo Boni sapeva che l’onestà era dieci volte più importante dell’ambizione, per riuscire in quel difficile mestiere.

Ah, domani e venerdì sono a Taranto, se non rispondo sappiate è perché sono fuori.

ho avuto paura, frammenti sparsi

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