Habemus Papam

Mar 13, 2013 19:41

Mentirei a me stessa se dicessi che di questa storia della rinuncia di Ratzinger e del conclave non me n'è fregato niente.
Sono di Roma, sono cioè una di quelle persone che può vantarsi di dire di aver perso il conto del numero di volte che ha messo piede a San Pietro.
La storia della Chiesa in questa città si è fatta pietra e sangue, seguirne le vicende è seguirne un po' l'evoluzione.
Non è qualcosa che ha a che fare con la spiritualità, è la fascinazione per il Potere e i suoi rituali.
Mi affascinano i riti del Conclave così come mi affascinano i meccanismi della politica.
Pensare alla Sistina in questi giorni è un po' come ricordare la prima volta nell'aula di Montecitorio o nella sala del Quirinale dove giurano i Governi.
È lasciarsi fluire dentro una strana energia, un calore denso che fa sentire vivi.
Una sensazione unica.
Qualunque sia il nome, qualunque siano le battute che faremo io e i miei (qui funziona così, al papa si prendono le misure da subito, Belli insegna) sotto sotto l'emozione di stare assistendo a un momento, a prescindere, storico c'è.
E l'invidia per chi è lì di persona, pioggia o non pioggia, freddo o non freddo, un pochino morde.

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Aggiornamento: America del Sud squadra rivelazione del torneo (cit.)

(scusate, mi è venuta spontanea.)

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