X Men: mettere le mani avanti, e non come farebbe Magneto

Aug 25, 2012 21:17




Qui, per dire, sta rispendendo dei missili al mittente

Proviamo a scrivere un post leggero.
Quest'estate, che è riuscita nell'incredibile intento di fare ancora più schifo di quella precedente (e già quella precedente aveva infranto svariati record), sono riuscita a vedere pochissimi film, quasi tutti leggeri e senza troppe pretese.
Tra questi X Men: First Class (in italiano "X Men: l'inizio"), che aveva attirato la mia attenzione per via della presenza nel cast di Kevin Bacon, Michael Fassbender e January Jones.
Cercando un po' di info ho anche scoperto che il regista è uno che ha girato tutta roba che mi piace, come il purtroppo sottovalutato Kick Ass, The Pusher e Stardust.
Non proprio capolavori da Palma d'Oro al Festival di Cannes ma comunque film con una certa dose di originalità e personalità.
Non si può dire lo stesso per questo prequel che resta comunque il miglior adattamento che gli uomini X abbiano mai avuto al cinema.
Ma il punto del post non è il film in sé.
Ho provato a parlarne con mio fratello, che è un fan storico e sfegatato degli X Men, tanto che da piccolo mi si lanciava spesso addosso imitando le movenze di Wolverine (condividendone la stazza e, per quanto mi riguarda, pure lo scheletro di adamantio).
Per questo motivo la sottoscritta ha sempre provato una viva, vivissima antipatia per il Ghiottone (per non dire che mi è sempre stato mortalmente sui coglioni) e, di conseguenza, un po' per tutta la produzione Marvel (perché quando mio fratello non rompeva le palle con Wolverine passava a Spiderman).
Mi ha spiegato alcune cose che non avevo capito ma, soprattutto, mi ha raccontato la storia dell'amicizia tra Xavier e Magneto, nata in un ospedale psichiatrico israeliano specializzato nel recupero delle vittime dell'Olocausto.
Una storia infinatamente più bella di quella raccontata nel film, che rende i due personaggi qualcosa di più del semplice capo dei buoni e capo dei cattivi.
Da lì mi sono incuriosita e messa a cercare informazioni, su Erik (Magneto) soprattutto, scoprendo ad esempio che il cognome Lensherr viene assunto in seguito, ed è un cognome sinti.
Magneto è, in sostanza, la quintessenza di tutte le minoranze vittime di ferocia, ebreo internato ad Auschwitz, sinti d'adozione (e per amore), mutante in un mondo che medita lo sterminio dei mutanti.
Mi fa storcere il naso (eufemismo) l'idea che abbiano basato il tutto su una sete di vendetta che non conoscerà mai pace ma mi attrae il suo background, il rapporto privilegiato con l'amico/nemico Xavier (che, ricordiamolo, venne creato avendo come modello di riferimento Martin Luther King, tanto che gli X Men, parlando della loro missione, parlano spesso di "Xavier's Dream", con preciso riferimento al celebre discorso del 1963).
Insomma: mi sono appassionata, ho preso a fantasticarci su e, complice il ricordo di certi post in cui Roh parlava dello spessore di certe fanfiction in inglese mi sono messa a cercare qualcosa relativo a First Class che magari approfondisse la psicologia dei personaggi rendendoli più simili a quelli del fumetto.
Qualcosa, devo dire, ho trovato su EFP, una saga molto bella (nonostante gli errori di battitura) che mi ha tenuta incollata per tre giorni di fila.
E che mi ha fatto venire voglia di provare a misurarmi con questo fandom, che mette sul piatto temi come l'Olocausto, l'integrazione razziale, l'handicap (Xavier, ricordiamolo, ad un certo punto perde l'uso delle gambe, nel film addirittura per colpa proprio di Magneto) ma confinandoli all'interno di un recinto, rendendo impossibile qualsiasi forma di contatto con i ricordi e le debolezze personali, che è poi quello che in questo momento desidero maggiormente.
Mi prendo una pausa da storie originali che non siano roba da mandare a riviste o concorsi, in pratica.
E lo faccio, ironia della sorte, cominciando con una shot che è, in buona sostanza, I Fratelli Karamazov spiegati a un mutante.
Erik che parla di letteratura russa a Charles pensando a quanto il suo idealismo gli ricordi quello di Alesa, e quanto invece lui stesso somigli a Ivan.
La Libertà e l'Amore.
L'orrore rovesciato addosso che non intacca la purezza.
L'empatia.
Non me ne frega niente se potrà sembrare uno spreco, io al momento sto bene così.
Ho bisogno di separare la scrittura dai ricordi, di allontanare i personaggi da me.
Charles e Erik mi saranno di grande aiuto.
E non è detto che non possiate trovare motivi di interesse per leggerne anche voi.

progetto cerebro, una stanza tutta per sé, oscuri inquilini, orrori, happy family, cinema, scrittura

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