Uno dei ricordi più belli della mia carriera universitaria è legato all'esame di Topografia di Roma e dell'Italia Antica.
Al termine dell'esame il prof. Sommella mi fece una domanda, che lì per lì associai all'idea della lode, ma che aveva un significato molto più profondo, come capii a mie spese un paio di anni dopo.
La domanda, all'apparenza banale
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Sia un post, sia un racconto, sia una recensione.
Non so, le tue parole riescono a trascinarmi in un mondo che non conosco quasi mai, ma nel quale riesco a trovarmi a mio agio.
C'è qualcosa in cui mi rispecchio, nonostante le innegabili differenze: il desiderio comune di andare a studiare fuori di qui.
E boh, allo stesso tempo fa rabbia il fatto che, in un Paese come il nostro, culla della cultura umanistica per secoli, così pieno di storia e di fascino, gli studi umanistici (che poi i tuoi non credo siano esattamente di questo ramo, ma più o meno ci intendiamo) siano così *bistrattati*
In effetti non so cosa c'entri col tuo discorso, però mi tornano in mente tutti i professori attaccati alle loro cattedre, con le loro idee granitiche per nulla modificabili e che a volte riescono anche a farti detestare quello che fai.
Poi mi sono messa a pensare alle lezioni di geopolitica, quando il prof ci disse che la storia di una città poteva leggersi anche in base ai tipi di architettura che vi si trovano.
Al solito mi sono messa a parlare di cose che non so quanto siano attinenti, perdonami XD
Un bacio :*
PS vorrei trovarlo anche io un prof che alla fine di un esame mi chiede cosa mi è piaciuto di più della sua materia.
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In realtà non pensavo che qualcuno sarebbe arrivato a leggere questo post fino in fondo...
In tutta onestà: fino a qualche anno fa non mi passava neanche per l'anticamera del cervello di trasferirmi all'estero, sarà che la mia uni, tutto sommato, mi ha dato esattamente quello che cercavo, e fino alla tesi di specialistica non ho avuto grossi intoppi, anzi.
Solo che ad un certo punto ho sbattuto il muso contro quell'attaccamento alle proprie vecchie idee (oltre che contro il concetto di baronia accademica in senso stretto) e ho dovuto cambiare prospettiva.
Detto papale papale, Aika: non è che l'estero sia meglio da un punto di vista qualitativo, nel campo dell'archeologia classica (l'archeologia è una disciplina esattamente a metà tra scienze umane e scienze naturali) sono ancora molti, i nomi italiani a contare. Solo che noi tendiamo a considerare le cattedre come ambienti d'elite con una gerarchia di tipo militare e possibilità di dialogo pari allo zero, mentre in Germania, Inghilterra per tacere della Spagna se tu sei uno studente capace puoi dialogare tranquillamente alla pari col tuo prof e non sentirti male all'idea di andare a colloquio per esporre le tue idee.
Il secondo anno di università ho scavato con l'Istituto Germanico, e il prof. Heinselmann mi ha chiesto tranquillamente il mio parere sulla datazione di un frammento di affresco parietale. Con l'università, dopo quattro anni di scavi sul Palatino, un altro po' e ancora dovevo chiedere il permesso per prendere la matita e fare una semplice pianta di strato.
Ma anche al congresso, due anni fa, quelli della British School ci ringraziavano perché decidere di spendere dieci ore al giorno per lavorare gratis all'organizzazione di un evento di portata internazionale non è esattamente una cosa da tutti, i prof. italiani (soprattutto quelli che ci conoscevano bene) ci trattavano come gli ultimi degli zerbini.
Il problema delle facoltà umanistiche sta qui.
(Sulla geopolitica: l'architettura è il primo mezzo di espressione del potere, perfino un politico così legato all'immagine televisiva come Berlusconi non esita a ricorrervi. Tra Villa Certosa e la Domus Aurea, concettualmente parlando, non passa alcuna differenza.)
PS: io ti auguro di trovarlo della stessa levatura intellettuale di Sommella, di cui mi son permessa di fare il nome perché trattasi di esimio membro dell'Accademia dei Lincei :)
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