Victory

Jun 03, 2011 18:35

Titolo: Victory
Fandom: Glee
Personaggi: Noah Puckerman, Artie Abrams
Genere: Introspettivo, Erotico
Rating: Rosso
Avvertimenti: OneShot, Slash, Lemon, What if? (E se…), Future!Fic
Conteggio Parole: 2386 ( fiumidiparole )
Note: 1. Dedicata al mio orsacchiottone<3 perché ama questa coppia e non potevo non scriverci ù_ù quindi... Partie rulez >ç<
2. Parto da un presupposto: RM non ha mai trattato decentemente Artie. Non lo conosco e se quel dannato non si sbriga a dargli una parte penso che non potrò mai dire se è IC o meno è_é al posto di prendere nuovi attori deve impegnarsi su quelli che ha già… bah…
3. Non betata<3



{ Victory ~

Quando avevano preso casa insieme, Noah Puckerman e Artie Abrams, sapevano benissimo che la loro non sarebbe stata una convivenza semplice.
Frequentavano la stessa università ma con facoltà diverse e, ovviamente, andava ricordato che Puck non era lì grazie ai suoi 'ottimi voti scolastici' - inesistenti, Noah non aveva mai preso più della sufficienza -, ma per merito del football.
Quell'università, infatti, poteva vantare una discreta squadra e, anche se non era all'altezza di altre, al ragazzo andava più che bene.
Artie invece, dopo che Brittany era riuscita a parlare con lui ed a esternargli i suoi sentimenti per Santana l'estate scorsa, aveva chiuso con il football e si era messo d'impegno per ottenere una borsa di studio per frequentare la facoltà di informatica - le sue maratone di Halo erano state più che utili.
Inizialmente, l'idea di vivere insieme li aveva esaltati - continuare a stare insieme anche dopo il liceo sembrava una cosa fantastica -, ma dopo il primo mese di convivenza la vita spericolata di Puck - anche se si era ragionevolmente calmato dai tempi del McKinley - contrastava con quella più pacata del ragazzo sulla sedia a rotelle: il trovarsi ragazze sconosciute e semi-nude in giro per l'appartamento, la mattina prima delle lezioni, non era il massimo per uno che desiderava mantenere la sua media d'esami alta.
Ma Artie era semplicemente troppo buono per lamentarsi e, neanche a dirlo, spesso suo atteggiamento 'da santarellino' irritava il compagno.
Per mesi al McKinley aveva tentato di far scattare l'amico e renderlo più ribelle, ma aveva sempre fallito. Ovviamente nel vocabolario di Puck la parola 'sconfitta' non esisteva e aveva continuato a stuzzicarlo anche durante la loro convivenza.
" Dai, solo un goccio!"
" Ho già bevuto, e so quando arrivo al limite!"
Non riusciva davvero a convincerlo a fare niente di avventato e, con il passare del tempo, aveva preso quella come una missione personale - fallire significava non solo ampliare il suo vocabolario ma anche dare un duro colpo al suo orgoglio.
Artie, ovviamente, sopportava le continue proposte folli del compagno e, sorridendo cordiale, le respingeva educato - neanche insistendo Puck riusciva a farlo reagire. Ma tutti avevano degli attimi di debolezza e Noah era il migliore nel coglierli e sfruttarli a suo vantaggio.
Infatti, quando l'amico prese il massimo all'esame di informatica che preparava da un mese, partì subito all'attacco pregandolo affinché gli desse l'autorizzazione di organizzare un party per festeggiare il successo ottenuto. Artie sapeva benissimo che era solo una scusa per fare baldoria ma gliela concesse ugualmente, ignaro che da quel momento per Puck stesse per iniziare l'ultima decisiva missione della sua personale guerra: quella che avrebbe fatto terminare la battaglia contro l'eccessivo buonismo del suo amico.

Artie sapeva di aver esagerato, eppure non riusciva a smettere di bere.
Ogni tanto, si diceva come per giustificare quella sua strana inibizione, spettava anche a lui un po' di follia, e visto che per il prossimo mese non avrebbe avuto altri esami, sentiva di poter seguire il consiglio di Puck e lasciarsi andare almeno per quella sera - mica tutti i giorni come faceva l'amico.
Non era semplice ma almeno ci stava provando, e stava bevendo in compagnia di stupende ragazze che, una volta brille, si erano rivelate più interessate a loro stesse - avevano addirittura iniziato a palparsi e toccarsi sul divano - che a lui.
A sua volta però, era troppo ubriaco per rendersene conto o rimanerci male - come era invece accaduto con Brittany - e, anche se fosse, Puck era lì in agguato con nuovi alcolici e cocktail che scacciavano ogni pensiero negativo.
Avevano bevuto insieme e, quasi senza accorgersene, Noah aveva spinto la carrozzella dell'amico fino alla sua camera e l'aveva messo a letto.
Se solo fosse stato meno ubriaco - e meno ossessionato dal far divertire senza più freni Artie - Puck si sarebbe reso conto di quello che stava accadendo ma nel suo corpo, tanto per cambiare, non era il cervello a comandare.
Se solo Noah non avesse fallito per l'ennesima volta nel tentativo di far 'impazzire' l'amico, non si sarebbero mai trovati sul letto di Artie senza alcuna inibizione.
Era solo divertimento, e quando la mano di Puck iniziò a massaggiare l'amico tra le gambe inermi tutto si fece seriamente più divertente.
Noah era un esperto di sesso e anche se non l'aveva mai fatto con un ragazzo - non era mai stata una sua priorità -, sapeva benissimo come funzionavano le cose.
Era esattamente come con le donne, qualche carezza, un paio di preliminari più o meno lunghi - a seconda dell'amante - poi arrivava il divertimento vero e proprio... e, a differenza della donna, in un uomo c'era un solo posto nel quale entrare.
Si dimenticò totalmente della festa ed iniziò a spogliare il compagno - notò subito che aveva delle belle braccia, muscolose ma non eccessive, grazie agli allenamenti specializzati di football del liceo -, baciando ogni centimetro di pelle che veniva scoperta con voracità, cercando a sua volta di mettersi a nudo.
Ghignò nel sentire Artie mugugnare ed eccitarsi sotto le sue attenzioni, ed anche se gli faceva un po' impressione l'averlo sotto di lui immobile a causa del suo handicap, riuscì a trovarlo ugualmente... passabile.
Aveva cambiato taglio di capelli - l'altro 'a scodella' era inguardabile - e il suo viso aveva perso le incerte forme adolescenziali. Inoltre aveva anche sostituito gli occhiali con delle lenti a contatto che esaltavano il naturale colore dei suoi occhi - Noah era un gran osservatore, anche se cercava di tenerlo nascosto.
Se Puck fosse stata una ragazza, l'avrebbe trovato sicuramente più che passabile, ma lui non era una femmina - né tanto meno era un finocchio -, quindi quello era il massimo complimento che poteva rivolgergli.
Una volta nudi, Artie iniziò a carezzare il petto del compagno, giocando con distratto interesse con il piercing al capezzolo dell'altro, accogliendo poi un lungo bacio che gli mozzò il fiato. Segretamente aveva sempre invidiato Puck, certo era uno stupido che viveva con regole tutte sue, ma aveva successo in tutto quello in cui lui falliva. Era un atleta, piaceva alle ragazze ed aveva un corpo fantastico. E anche se non l'avrebbe ammesso apertamente, l'idea che l'altro si fosse interessato a lui - prima al liceo come 'servizio per la comunità' poi il suo volerlo far divertire ad ogni costo - lo faceva sentire importante. Non tanto perché non era più solo 'il ragazzo sulla sedia a rotelle' - infatti quando li sentiva parlare si rivolgevano a lui come 'Artie, l'amico di Noah Puckerman' -, ma perché aveva un amico che si interessava a lui.
Era quello che lo faceva sentire importante.
Troncarono il bacio solo poco dopo per prendere fiato - le loro bocche avevano il medesimo sapore dei cocktail che si erano scolati prima di finire a letto - e Puck riprese a carezzarlo, massaggiandolo tra le gambe alternando movimenti prima delicati poi più rudi e forti, riuscendo a strappare dei gemiti al compagno.
Quei versi spingevano Noah ad andare avanti, a stringergli i testicoli e a manipolarli tra le dita, baciandolo ancora e ancora fino a scendere lentamente sul mento in una scia di umida saliva.
Gli leccò la gola, soffermandosi poi sulla clavicola fino a lasciargli un succhiotto. Si prese tutto il tempo che desiderava per quel segno rossastro che gli lasciò in petto, modellandolo fino ad essere certo che non sarebbe sparito tanto facilmente - lasciare succhiotti era un'arte per lui.
Ghignò soddisfatto dalla sua opera e, scendendo più in basso, superò il ventre e i primi peli pubici che celavano la base del membro. Vi soffiò sopra e le mani di Artie andarono a stringersi sulle sue spalle in un gemito.
Sentì le unghie affondare nella pelle e, con un gesto secco, le allontanò per andare a bloccarle sul materasso - ringraziando mentalmente il fatto che il compagno non potesse usare le gambe, altrimenti avrebbe di certo iniziato a scalciare come un invasato. Il sesso orale faceva vergognare chiunque, anche le tante donne che aveva avuto: era una realtà universale. Quando lui scendeva 'al di sotto l'equatore' con la bocca, tutte iniziavano a contorcersi nel tentativo di fuggire. Puck però le fermava sempre e faceva conoscere loro il piacere della sua lingua in certi punti.
Riuscì quindi a lambire il membro di Artie, partendo dalla punta fino ad arrivare ai testicoli. Ripeté più forte quel percorso, sentendo i gemiti e i versi che emetteva l'altro intervallati dal suo nome come per incoraggiarlo.
Decise, ovviamente, di non deluderlo e prendendo in bocca la punta del membro la graffio teneramente con i denti strappando ad Artie un urlo roco, tanto stupito quanto di piacere.
Puck lo sentì irrigidirsi e cercare con le braccia di muoversi verso di lui, ma glielo impedì con fermezza.
" Lascia fare a me!", esclamò, allargandogli le gambe con decisione.
" Stai facendo... tutto tu...", ansimò il l'altro con la sua voce nasale rotta dagli ansiti.
" Vuoi succhiarmi l'uccello, Artie?", domandò malizioso Noah, leccandogli ancora il membro con lentezza, ascoltando il chiaro: " Oh... sì...", emesso dall'amante.
" Non ho capito~", ironizzò ripetendo più volte il gesto di poco prima che, lentamente, stava facendo perdere la testa ad Artie.
Lo senti mormorare ed ansimare parole senza senso, socchiudere le labbra e leccarle quando le sentiva troppo asciutte... Noah adorava osservare i suoi amanti, il contatto visivo per lui era importante: solo quello gli permetteva di vedere se le cose erano al loro posto... e, vista l'espressione del compagno, se la stava cavando alla grande. Gli lasciò le mani, ormai Artie aveva altro a cui pensare che alla vergogna, e gli allargò le gambe - fini ed immobili.
Si chiese se il suo handicap gli facesse sentire più dolore o di meno in quegli atti, ma non gli rivolse la domanda, iniziando invece a prepararlo con attenzione.
Esplorò il suo interno prima con una sola falange poi con due, continuando a succhiare e leccare il membro del compagno fino a sentire le prime gocce di liquido preorgasmico sulla lingua.
Le sparse per tutta la lunghezza, ascoltando i gemiti di Artie e i lievi brividi che lo scuotevano.
Le dita dentro il suo orifizio sembravano fare ad Artie solo un lieve fastidio e quella sensazione spinse Puck a continuare, allargando a forbice le falangi per prepararlo ad accogliere la sua erezione che chiedeva attenzioni.
Si slacciò i pantaloni, sospirando di sollievo nel tirare fuori dai boxer - i suoi preferiti, quelli di Star Wars - il suo membro duro e pulsante. Lo massaggiò un po' facendolo ingrossare sotto le sue dita ed emettendo un mugugno soddisfatto contro l'eccitazione del compagno.
Attirato da un suo verso poi, alzò lo sguardo su di lui, aveva gli occhi socchiusi e le labbra umide. Sembrava ormai aver abbandonato quel suo atteggiamento controllato e buono e, dai gemiti che emetteva, Puck poteva solo sentirsi fiero di quel risultato.
" Non so se ti farà male o meno.", lo avvertì allontanando le dita.
" Non lo so neanch'io...", mormorò Artie, prendendo un bel respiro. Fino a quel momento aveva sentito solo un lieve fastidio quando le falangi si erano impossessate del suo orifizio ma il sesso di Noah era indubbiamente più grande... ma infondo le sue gambe non ne avrebbero risentito.
Se solo avesse avuto meno alcol in corpo, Artie si sarebbe addirittura vergognato di quella situazione ma anche dei suoi pensieri. Ma era ubriaco per ragionare su quanto stava accadendo e, non meno importante, Puck stava decisamente tenendo alta la sua reputazione di 'Dio del Sesso'... e se in passato aveva pensato fosse esagerata, in quell'istante era pronto a rimangiarsi tutto perché Noah era eccitante ed esperto, ed anche se non erano gay - né avevano simili tendenze - tutto quello era troppo piacevole per essere considerato sbagliato.
" Entro e controllo.", ghignò Puck, baciandogli una spalla e strusciando il suo membro contro quello umido di Artie, facendo emettere ad entrambi un gemito.
Prese il compagno per i fianchi, sollevandolo leggermente in modo da poterlo penetrare con più facilità. Si spinse contro le natiche, cercando con la punta del suo sesso l'orifizio di Artie, trovandolo iniziò a forzare quel caldo anello di muscoli ancora vergine fino a superarlo.
Avvertì solo un lieve lamento da parte del compagno e quello lo incoraggio a dare un'unica decisa spinta. Entrò in Artie completamente emettendo un gemito roco - era ardente e soffocante, per qualche verso simile ad una donna - in contrasto con quello di dolore dell'altro.
" Male?", ansimò Noah trattenendosi, ma Artie scosse il capo.
Era un dolore sopportabile non lancinante e, per un istante, gli era parso addirittura di sentire un po' di piacere quando Puck aveva colpito quella che era la prostata.
" Muoviti...", sussurrò lasciandosi poi sfuggire un sospiro - non si era neanche reso conto di aver trattenuto il respiro.
Noah lo accontentò subito e inizio a muoversi sin da subito, allontanando il membro per poi farlo affondare ancora con forza e decisione cercando ad ogni spinta di colpire la prostata.
Ben presto quel rapporto divenne piacevole per entrambi e, tra lo sfregare dei muscoli attorno al sesso di Puck - che andava sempre a cozzare contro quel punto così sensibile dentro Artie - e la masturbazione che l'ebreo riservava all'amico, l'orgasmo giunse presto.
Il primo fu Artie, che si riversò sui loro ventri in un alto gemito, poi dopo altre forti spinte lo raggiunse anche Noah.
Crollarono vicini, senza fiato ma soddisfatti... in quel momento il martellante rumore della musica della festa che avevano totalmente dimenticato parve farsi strada nella loro testa intontita dalla stanchezza e dall'alcol.
" Falla smettere...", biascicò Artie, iniziando a sentire lentamente tutta la parte superiore del suo corpo umida e sudata - infondo era quello il sesso.
" Mmm... dopo...", si lamentò Puck alzandosi per chiudere a chiave la porta - grattandosi poi il sedere in un gesto poco elegante. Tornò subito a letto - la porta chiusa attutiva un po' il rumore - e ghignando sorrise al compagno.
Aveva un po' lo sguardo confuso dall'alcol ma sembrava abbastanza cosciente - un po' come Artie.
" Direi di riposarci e poi di fare un bis.", propose leccandosi le labbra per poi andare con il volto sul ventre sporco di seme del compagno.
Artie mugugnò sentendo un brivido riversarsi sul suo membro, aveva chiaramente bisogno di una pausa ma poteva pur sempre rispondere. " Puoi dirlo forte, amico...", ribatté affermativamente, lasciando che Puck riprendesse con i preliminari che servivano a far riprendere ad entrambi fiato.
Sarebbe stata una lunga, lunghissima notte e, sicuramente, quella era la miglior vittoria ottenuta da Noah Puckerman contro il suo coinquilino... una vittoria senza dubbio tanto piacevole quanto indimenticabile.

character: artie abrams, character: noah 'puck' puckerman, type: oneshot, !fanfiction, pairing: partie, rating: rosso, fandom: glee

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