[Axis Power Hetalia] Piège Aigre-doux (1 di 2)

Aug 02, 2009 22:10



Titolo: Piège Aigre-doux

Titolo del Capitolo: Masquez

Fandom: Axis Power Hetalia

Personaggio/Coppia: Francia, Monaco (Francis Bonnefoy, OC del Principato di Monaco) [Presenti e nominati: Belgio, OC!Olanda, OC!Lussemburgo, Austria, Ungheria, OC!Charlotte Spagna, Sud Italia, Seychelles, Inghilterra e America]

Rating: Rosso

Avvertimenti: Lemon, Yaoi, Oneshot
Parti: 1 di 2

Note: 1. Il personaggio di Monaco appartiene a Persychan che mi ha affidato il compito di scrivere questa lemon XD

2. Anche il personaggio di Charlotte appartiene a Persychan e avrete modo di conoscerla meglio in un’altra oneshot che la padrona ha preparato.

3. Nessun background storico.


{ Piège Aigre-doux ~

- Masquez -

" Come procede la serata, mademoiselle Belgique?"

Si chinò un poco fino a incrociare il viso della donna. Sorrise lieve, piegando gli angoli della fine e delicata bocca all'insù. Lascivo e incantatore, le scostò i boccoli biondi dal collo, lasciando poi che la mano si posasse sulla sua spalla scoperta, incontrandone la liscia pelle e sentendo chiaramente il fremito per il suo tocco.

" C'est bien.", rispose Belgio, ricambiando il sorriso educata. " La festa è incantevole, così come il servizio e l’intrattenimento. Inoltre, la vista è...", volse lo sguardo, sognante, verso l'ampia vetrata della nave, dalla quale era ben visibile Montecarlo.

Montecarlo con le sue attrazioni turistiche, feste notturne e con le sue vie vive e illuminate da mille luci che si specchiavano nell’acqua, dando l’impressione che, al di sotto del pelo del mare, esistesse un’altra città.

Il viso di Monaco rimase imperturbabile e non perse il suo seducente sorriso che, anzi, divenne più affascinante.

“ Da mozzare il fiato.”, completò lui, risollevandosi e sistemandosi, con un gesto secco, l’elegante giacca blu notte.

“ Esattamente.”, assentì la donna, seguendolo con lo sguardo, quasi incantata.

Monaco era bello e sapeva come attrarre su di sé lo sguardo di chiunque senza sforzi apparenti. Aggraziato si muoveva tra i tavoli di quella lussuosa nave-casinò, assicurandosi che tutti gli invitati e il loro seguito avessero tutto quello che desiderassero, rispondeva con decisione a uno dei suoi cellulari muovendo appena gli arti in inconsci gesti per enfatizzare la sua discussione; parlava e sorrideva affabile e con accondiscendenza donava a tutti un pizzico di sé e della sua importante, per quel luogo, presenza.

“ Ora, se volete scusarmi, mi congedo e lascio proseguire a voi e ai vostri fratelli la serata. Vi ringrazio ancora per aver accettato il mio invito.”, inclinò un poco il capo in un’espressione quasi sbarazzina e, prendendo la delicata mano di Belgio, si esibì in un elegante baciamano. “ Au revoir, mademoiselle Belgique.”

“ Merci, Monaco.”, rispose la donna sentendo improvvisamente la gola secca al raffinato gesto del Principato che, sempre con quel suo alone di grazia a circondarlo, si allontanò di qualche passo per soffermarsi da Austria e Ungheria, seduti al tavolo accanto.

Spostamento accompagnato non solo dallo sguardo stupito e adorante di Belgio, non erano tanti gli uomini dotati di tale charme, ma anche da un divertito: “ Ehi sorellina, smettila di mangiartelo con gli occhi. Potrei essere estremamente geloso.”, da parte di Olanda che, ovviamente, non ebbe poi molto da ridere.

Monaco donò ai tre fratelli - Lussemburgo si era limitato a ghignare divertito e basta per non incorrere nelle ire della sorella - solo un’altra breve occhiata. Sapeva quale era il potere del suo sorriso e dei suoi gesti sul gentil sesso e ciò lo compiaceva: era piacevole sapere di avere un simile ascendente anche su donne forti come Belgio. Allargò ancora il suo sorriso e si lanciò, mostrandosi quasi realmente interessato, in una discussione con Roderich riguardante l’accompagnamento musicale di quella serata.

Assecondare gli ospiti, dimostrarsi attratto dalle loro passioni, era uno dei suoi obblighi e, neanche a dirlo: svolgeva il suo lavoro alla perfezione. Sapeva argomentare in ogni tipo di discussione e, grazie alla sua furbizia e alla sua preparazione, era in grado di dissimulare ogni momento di ignoranza. Spesso aiutato anche dall’insistente squillare del suo cellulare che, se spesso suonava nei momenti più inopportuni, quella volta fu in grado di salvarlo, costringendolo ad accomiatarsi dalla coppia.

Parlando in un fitto francese, abbandonò la sala per farsi abbracciare dalla fresca brezza marina del porto di Montecarlo che ospitava la nave. Percorse il ponte senza alcun motivo apparente, gesticolando e lisciandosi indietro i capelli come per accentuare una risposta ben pensata. Gesti e movimenti che il suo interlocutore non poteva vedere ma che, inconsciamente, Monaco compiva e che smise di fare solo a conversazione conclusa.

Un invisibile sospiro abbandonò le sue labbra e, dopo aver ritirato il cellulare, iniziò a tastarsi alla ricerca di un pacchetto di sigarette, trovandolo in una tasca interna della giacca. Ne accese una e, quasi con necessità, fece una prima boccata lasciando poi che un fine filo di fumo abbandonasse le sue labbra.

Solo un attimo prima di rientrare e indossare di nuovo la sua perfetta maschera da gentil’uomo compiaciuto della sua bellezza e ricchezza.

Non chiedeva tanto. Solo una piccola pausa.

Inspirò ancora, sbuffando poi il fumo quando le sue iridi si posarono su Montecarlo e le sue luci. Una vista stupenda, sicuramente romantica che lui stesso, poco prima, aveva definito da mozzare il fiato. E quella non era altro che una delle tante semiverità che costellavano la sua vita.

Montecarlo poteva sembrare bella, viva nelle sue illuminazioni e attrazioni, ma altro non era che una piccola città cresciuta ingenua tra le ovvie menzogne del casinò.

Qual era il bene e qual era il male quando era la bugia a donare la vita?

Monaco, e anche Montecarlo, esistevano ancora solo grazie a quelle falsità che nascevano e crescevano nel loro casinò. Ma mentre il Principato era consapevole di quella situazione e ne soffriva, la città, ingenua, continuava in quella che credeva essere una vita.

Ed era quello a mozzargli il fiato. L’innocenza della sua Montecarlo e di come la sua bugia fosse talmente perfetta da ingannare tutti.

“ Monsieur Monaco.”

Si volse lento, incrociando lo sguardo con quello schermato dalle lenti di occhiali della sua assistente.

“ Oui, Charlotte?”, rispose, allontanando dalle labbra la sigaretta, con un gesto molto lontano dalla sua solita grazia ed osservando come la giovane si sistemava quasi nervosamente l’accattivante abito blu scuro che aveva indossato per quella notte.

Stava bene ed era veramente bella: la leggera stoffa pareva fasciarle il corpo come una seconda pelle e la curata capigliatura che raccoglieva i suoi castani capelli lasciava libere le lisce spalle e il fine collo. L’abito era perfetto ma era chiaro il suo disagio. Charlotte era troppo ingenua e innocente per indossare quel vestito e godere degli effetti che poteva avere sugli altri uomini - Monaco escluso, lui non aveva mai avuto mire sessuali sulla giovane - ma, come la migliore delle assistenti, per non sfigurare in quell’importante serata si era costretta a metterlo.

Una piccola e ingenua maschera tra le tante. Forse la meno pericolosa di tutte, ma pur sempre una maschera, l’unica che però, il Principato, si sentiva in grado di sopportare.

“ Un ospite desidera la vostra compagnia. Ha chiesto espressamente di voi.”, pigolò.

Monaco assentì e, con un’ultima boccata, spense la sigaretta in uno dei posacenere che erano stati istallati anche all’esterno delle sale da gioco, sul ponte della nave. Si tirò indietro i capelli, sistemandosi di nuovo anche giacca e cravatta.

“ Chi è?”, domandò senza vero interesse nella voce.

Nonostante dicesse che tutti gli invitati fossero importanti allo stesso modo, lui non la pensava realmente così. E sicuramente avrebbe avuto un atteggiamento diverso da ospite a ospite, infondo: doveva diventare ciò che gli altri desideravano.

Charlotte esitò per qualche istante guardando il Principato che, puntando serio lo sguardo su di lei si irrigidì, anticipando mentalmente le successive parole della giovane donna: “ Monsieur France.”

Contrasse inconsciamente la mascella. Sapeva che Francia si trovava su quella nave, aveva invitato tutti senza fare esclusioni, e sapeva anche che non sarebbe mai riuscito a sfuggirli a lungo in quella serata. Aveva sperato di ritardare il loro incontro il più possibile soffermandosi con il resto degli invitati ma il suo piano pareva non aver funzionato.

Sospirò e, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi - che Charlotte sapeva essere falsi -, si rivolse alla sua assistente: “ Conducimi da lui.”

“ È sicuro, monsieur Monaco?”, chiese preoccupata.

Conosceva il giovane uomo fin troppo bene e sapeva come quella situazione fosse difficoltosa e non sapeva quanto i suoi sorrisi e le sue affascinanti maniere potessero aiutarlo con Francis Bonnefoy.

“ Certainement.”, annuì il Principato affiancandola per poterle ritirare i capelli castani, sfuggiti allo chignon, dietro un orecchio. “ È il mio compito.”

Compito che voleva e non voleva svolgere.

Quindi, con la schiena eretta e il passo sicuro, si fece condurre da Francia. Convincendosi che l'avrebbe incontrato, gli avrebbe rivolto le solite domande di rito e se ne sarebbe andato. Niente di più, niente di meno. Doveva trattarlo come avrebbe trattato, ad esempio, Spagna - che incrociò quasi per caso mentre rientrava, sembrava anche preoccupato: forse aveva fatto arrabbiare Romano e questo si era allontanato.

In ogni caso non gli interessava granché dato che aveva ben altre cose alle quali pensare. Cose che sembravano anche semplici da dire e che, forse, lo erano anche visto che aveva compiuto quei gesti da quando era iniziata la serata, ma non si sarebbe mai stancato di ripetere che Francis non era come tutti gli altri invitati.

Non solo non lo era ai suoi occhi - fratello e tutore, la persona che aveva e che continuava ad amare incondizionatamente, nonostante tutto - ma anche nei suoi atteggiamenti riusciva a risultare diverso per tutti. Era speciale.

Rientrato in sala, attraversò i tavoli con i suoi occupanti con Charlotte, la quale si congedò - con non poca preoccupazione nelle parole di commiato - quando gli occhi del Principato individuarono l'ospite che aveva richiesto la sua presenza.

Francia era come Monaco se lo ricordava dal loro ultimo incontro, non era cambiato: lunghi capelli biondi, che sembravano ed erano morbidi al tatto e profumati all'olfatto - rose, stupende rose in fiore -, occhi profondi color del mare e il solito sorriso, attraente e furbo, tra le labbra curate e dannatamente invitanti. Vestito in modo quasi contrastante al suo: allo scuro degli abiti di Monaco si contrapponeva il celeste pallido, quasi bianco, dell'altro. Buffo, sicuramente non voluto ma estremamente buffo.

Nonostante ciò, il Principato, non avrebbe sorriso per quella strana coincidenza, non era il tempo e, in realtà, era da un'intera vita che non sorrideva veramente ma erano solo dettagli che voleva ignorare.

Si avvicinò con eleganza e si trattenne dal rabbrividire quando lo sguardo del francese si posò su di lui - non era il momento né il luogo.

" Bonsoir. Mi scuso per avervi fatto attendere così a lungo.", disse serio per poi posare gli occhi sull'accompagnatrice di Francia, Seychelles che, sinceramente parlando, neanche aveva notato. Non che la giovane donna fosse insignificante, anzi non avrebbe esitato a corteggiarla in un'altra situazione, ma era la sola compagnia di Francis a eclissarla agli occhi del Principato.

Le donò però un ovvio sorriso sensuale e, delicatamente, le prese la mano per esibirsi in un raffinato baciamano.

" Incantevole come sempre, Mademoiselle.", mormorò, sfiorando, ad ogni parola, la dolce pelle vellutata con le labbra, non riuscendo però a bearsi appieno del brivido che riuscì a causarle.

Decisamente: in un’altra situazione sarebbe anche riuscito a portarsela a letto con qualche sorriso e qualche carezza ma non quella volta. Sapeva di non esserne in grado: non davanti a Francia almeno.

“ Grazie, Monaco.”, sorrise Seychelles nascondendo poi, imbarazzata, la mano tra le pieghe del abito rosa chiaro che indossava.

" La serata procede bene o desiderate qualcosa in particolare?", domandò, sforzandosi di continuare a guardare la donna.

" Parfait.", concesse Francis prendendo la parola con voce divertita. " E la compagnia, come puoi ben vedere, è ottima.", ridacchiò, carezzando il capo all'isola africana che arrossì deliziosamente al complimento, sbuffando poi con una risatina.

“ Sei sempre il solito, frère.”

" Sono felice che tutto sia di tuo gradimento.", convenne Monaco con un cenno del capo. Doveva continuare a mostrarsi serio e composto, come se il francese non fosse seriamente importante ma un qualcosa dentro di lui gli diceva che tutto sarebbe andato a rotoli a partire dal sorriso quasi paterno che Francia gli rivolse subito dopo.

" Hai veramente dato il meglio di te per organizzare quest'inaugurazione. Sono realmente orgoglioso di te."

" Ne sono onorato.", rispose educato, contraendo impercettibilmente la mascella. Non mentiva, era veramente felice di ricevere dei complimenti sul suo lavoro da Francis ma... non era quello che desiderava. Voleva ben altro dall’uomo che l’aveva cresciuto ed educato, un qualcosa che non avrebbe mai avuto anche a causa del suo orgoglio.

“ Se desiderate qualcosa non esitate a chiamarmi.”, continuò imponendosi ancora una volta il tono neutro che utilizzava con tutti gli altri ospiti.

“ In realtà...”, Francia si carezzò il mento ispido con lentezza. “ C’è un qualcosa che desidero.”

“ Proverò a esaudire questo tuo volere se è in mio potere.”

“ Mi è stato detto che sei molto bravo a carte.”, sorrise con complicità. “ Mi sarebbe veramente piaciuto sfidarti, mon rossignol. È possibile, vero?”

Monaco tacque per qualche istante - complice il nomignolo con il francese era solito chiamarlo.

Come doveva rispondere?

Se accettava si sarebbe trovato sicuramente solo con Francis e, ancor più sicuramente, sarebbe stata una preda facile. Mentre se rifiutava si sarebbe dimostrato maleducato con un ospite visto che quella era una nave-casinò nella quale era ovvio giocare.

Socchiuse le labbra senza avere ancora una risposta - forse poteva usare la scusa della presenza di Seychelles per declinare ma quanto poteva reggere? - poi, una suoneria fin troppo familiare lo distolse dai suoi pensieri. Se un tempo aveva odiato il suo cellulare che squillava un minuto sì e l’altro pure, in quel momento sentiva di amarlo come quando l’aveva aiutato con Austria.

“ Vogliate scusarmi.”, prese il telefonino e veloce si allontanò, cercando al tempo stesso di non tradire con quella sua fretta la tensione e la voglia di fuggire, ed una volta sul ponte rispose all’insistente squillare.

“ Allô? Oui... uh! Parfait! Il sera demain tout prêt, monsieur. Bonne nuit.”, chiuse la conversazione, durata veramente poco per i suoi canoni, e ripose il cellulare in tasca.

Era tutto finito?

Aveva incontrato Francis e la sua compagna e, di conseguenza, poteva occuparsi degli altri invitati senza dover tornare da loro.

Sospirò sollevato e, sentendosi quasi più leggero, fece per fare dietrofront salvo poi bloccarsi poco prima di scontrarsi con Francia che, a quanto pareva, l’aveva seguito.

“ Francis!”, quell’esclamazione gli uscì involontaria, stupito e impreparato a quel improvviso incontro ma, come il migliore degli attori - come la maschera che era -, si riprese subito.

“ Non volevo farti spaventare, Monaco.”, allungò una mano come per carezzarlo, certo che sfiorandolo avrebbe sentito il cuoricino del Principato battere all’impazzata.

“ Non mi sono spaventato.”, tagliò corto questo, prendendo una sigaretta e allontanandosi dalla carezza che l’uomo voleva donargli.

“ Mi pareva il contrario.”, ridacchiò il francese, ritirando la mano con non poca delusione. “ Allora, la facciamo questa sfida?”

Il Principato inspirò e lasciò libero il fumo socchiudendo le labbra.

“ Temo non sarebbe educato nei confronti della tua compagna, frère.”

Doveva funzionare. Era l’unica scusa che aveva.

“ Ho lasciato Seychelles in compagnia di Angleterre e Amérique. Quindi nessun problema, poi... saremo solo noi due.”

Altra boccata, più lunga e pensierosa, accompagnata da un invisibile brivido alle ultime quattro parole dell’altro. Francia lo stava mettendo con le spalle al muro. La riposta poteva essere solo una e Monaco, come la più facile delle prede, era ancora una volta caduto nella trappola di Francis Bonnefoy.

“ D’accord.”, rispose.

!original character, !fanfiction

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