Titolo: Paradise
Fandom: Crossover | Wallander - A Perfect Getaway
Personaggi: Magnus Martinsson, Kale
Genere: Introspettivo, Erotico
Rating: Rosso
Avvertimenti: Slash, OneShot, Dub-Con, Dirty Talk, Lemon
Conteggio Parole: 5853 (
FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da
500 Themes Italia con prompt: 63. Pericolo seducente
2. Assurda e sicuramente sono anche OOC ma chi se ne frega ù_ù
3. Ovviamente non betata…
La prima volta che Magnus vide Kale fu la mattina successiva al suo arrivo a Kauai, mentre cercava di rilassarsi sulla spiaggia dopo l'ennesima notte insonne.
Era stato lo psicologo del commissariato di Ystad a consigliargli una vacanza lontano dallo stress - utile a fargli dimenticare gli incubi che ormai gli rendevano impossibile lavorare. Perché anche se Magnus aveva lavorato per anni nella polizia, non aveva mai sparato ad un uomo.
Non aveva mai ucciso qualcuno, ed il solo rievocare ciò che aveva fatto per salvare il Commissario Wallander e sua figlia, riusciva a provocargli nuovi conati di vomito - anche se da una parte era felice di aver salvato il collega e Linda.
Si era quindi ritrovato su un aereo, diretto verso un vero e proprio paradiso terrestre. Una settimana di vacanza all’insegna della natura, del sole e delle spiagge: lontano dalla tensione e dai ricordi del commissariato.
Non era stato tanto felice all’idea di mollare Ystad ed il commissariato - amava il suo lavoro e non gli era mai piaciuto fuggire -, ma le Hawaii, e l'isola di Kauai nella quale alloggiava, iniziarono sin da subito a fargli dimenticare il “Caso Ake” e il rumore del proiettile che uccideva quell’uomo... perché in fin dei conti aveva trovato altro a cui pensare.
Per quanto quel luogo fosse paradisiaco, i suoi pensieri si erano ben presto catalizzati su Kale, un turista come lui, che si era impadronito delle sue attenzioni con una facilità quasi disarmante.
La notte prima del loro incontro, Magnus non aveva quasi dormito - il fuso orario e gli incubi erano state le principali cause della sua insonnia -, e l’idea di passare la mattina ad ascoltare il rilassante rumore delle onde lo aveva rasserenato non poco.
Era stato proprio in quel momento che il suo sguardo era stato attratto dal giovane che usciva dall’acqua ad una decina di metri da lui.
Aveva dell’assurdo ma… quella scena gli ricordò tanto una delle classiche parti dei film di James Bond, nelle quali l’agente segreto inglese incontrava la ‘Bond Girl’ e la pellicola iniziava ad andare al rallentatore per permettere allo spettatore di godersi quel momento.
E a Magnus parve per davvero di vedere tutto più lento, come se il tempo volesse permettergli di assaporare al meglio ogni movimento del giovane. Aveva un corpo perfetto - abbronzato e muscoloso -, percorso dalle mille goccioline d'acqua che brillavano alla luce del sole, mentre sul petto spiccava un tatuaggio che non riusciva a leggere da quella distanza.
Era assolutamente perfetto, ciò che però gli strappò un gemito - ed un'inaspettata erezione - fu il notare come il costume da bagno dell’altro fosse scivolato verso il basso per il peso dell'acqua, mostrando i fianchi forti e la curva creata dalle ossa del bacino...
Il suo sguardo si fissò per qualche istante sui bermuda del giovane, sulle gambe muscolose e sull'idea di come sarebbe stato senza il costume.
Magnus non poté non sentirsi imbarazzato ed agitato dinnanzi a quei pensieri, e si costrinse a puntare gli occhi da qualche altra parte, tentando al tempo stesso di calmare il suo corpo.
Si ritrovò anche cercare stupidamente le telecamere di chissà quale film - anche se sapeva benissimo che ‘l’effetto rallentatore’ se lo era sognato.
Attorno a sé la vita dell'isola proseguiva normalmente - c’erano solo degli altri turisti che prendevano il sole ed altri che organizzavano delle escursioni in quel paradiso terrestre - e niente era fuori posto: solo lui iniziava a sentire una vaga sensazione di disagio.
Prese un bel respiro e puntò gli occhi verso la chiara sabbia. Fine e dorata, perfetta e poco interessante - utile per calmare il suo corpo -, ritrovandosi poi impreparato all’improvvisa visita del giovane.
Kale, infatti, si era reso conto del suo sguardo, e dopo aver afferrato una bandana rossa dalla sua sacca si era diretto verso il detective - che sembrava aver trovato piacevolmente poco eccitante la forma dei suoi sandali.
“ Ehi amico.”
La voce del giovane fece sussultare non poco Magnus che, alzando il capo, non poté non deglutire nell’incrociare gli occhi chiari dell’altro.
“ Sì?”
Solo in quel momento riuscì a leggere il tatuaggio - ‘Do Not Revive’ -, e per quanto il petto dell'altro fosse interessante - umido e tonico, colorato di una sensuale tonalità bronzea -, la sua attenzione venne attratta di nuovo dal viso di Kale, permettendogli di riprendere a parlare.
“Hai qualche problema, riccioli d’oro?”, domandò piegando le labbra in un sorrisetto beffardo.
Era chiaramente divertito dall’aspetto di Magnus - dalla sua carnagione tremendamente chiara e dai capelli che spesso lo facevano apparire infantile -, ma quest'ultimo cercò di ignorare quella piccola postilla.
Infatti il detective scosse il capo, ma fallì nel tentativo di mostrarsi calmo e rilassato - che fine aveva fatto il suo auto-controllo, maturato prima all’accademia poi tutti gli anni passati al commissariato?!
“ Nessun problema.”, soggiunse dopo essersi schiarito la voce, riuscendo fortunatamente a far suonare la sua riposta ferma e decisa, ripetendosi che doveva ignorare il soprannome che l’altro gli aveva dato, perché era lì per una vacanza lontano dai problemi e non voleva crearne di nuovi.
“ Perché detesto quando le persone mi fissano.”, affermò Kale, abbassando pericolosamente la voce.
“ Mi… mi ero solo incantato!”, si difese prontamente Magnus arrossendo. Solo dopo aver pronunciato quelle parole si rese conto di non aver risolto nulla, ma di aver invece peggiorato la situazione.
“ La natura. Il mare, ovviamente.”, si affrettò ad aggiungere, con un leggero gesto delle braccia, come a voler indicare il paradiso attorno a loro.
Era stato beccato in pieno e, per quanto volesse tirarsi fuori da quell’impiccio, sentiva di essersi messo nei casini.
Kale lo fissò senza nascondere un certo divertimento, ed ammonendolo con un beffardo: " Non metterti nei guai, riccioli d'oro.", se ne andò, recuperando la sua sacca ed entrando in quello che si rivelò essere lo stesso hotel di Magnus.
Solo in quel momento il detective riprese a respirare normalmente, ritrovandosi a sperare di non incontrare più quel tipo… cosa che sapeva si sarebbe rivelata difficile visto che alloggiavano nello stesso albergo.
Di fatti dovette attendere solo un giorno per rivederlo al bar dell’albergo.
Non sapeva ancora il nome di Kale, ma sapeva di non doverlo fissare... tuttavia era come se il giovane facesse di tutto per farsi osservare. O almeno Magnus la pensava in quel modo visto che non riusciva a distogliere lo sguardo… anche se a ben pensarci non indossava niente di strano - aveva semplicemente dei jeans al ginocchio ed una camicia a quadri, lasciata aperta come se volesse mostrare al mondo il suo fisico scultoreo.
Deglutì e, voltandosi verso il barista, ordinò un’altra birra, decidendo di fissare con insistenza la lista dei cocktail che offriva il locale. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non guardare l’altro, e gli costava pure ammetterlo: era un’impresa decisamente complicata.
Kale era oggettivamente un bel ragazzo e viste le sue inclinazioni non poteva non osservarlo - osservare non aveva mai fatto male a nessuno, o almeno fino a quel momento.
C’era inoltre da dire che nessuno al commissariato era a conoscenza della sua omosessualità, e si era sempre ben visto dall’ammetterlo ai suoi colleghi - era un tipo riservato. Inoltre, dopo l'ultimo caso, preferiva seriamente tenere nascoste le sue preferenze…
Ad essere sinceri, era stato un colpo per Magnus scoprire che anche Kalle, il suo collega deceduto, aveva le sue stesse inclinazioni sessuali e che soprattutto era innamorato di Kurt. Anche il detective poteva dire di essere stato ‘innamorato’ del Commissario Wallander ma, fortunatamente, la sua era stata una vergognosa cotta passeggera durata giusto i primi temi di collaborazione.
Sapeva di avere un sacco di problemi - e la vacanza in quel maledetto paradiso terrestre serviva proprio ad aiutarlo a stare meglio -, ma come se non ci fosse un limite alla sua sfortuna, a tutte quelle complicazioni si aggiunse anche Kale.
Il giovane, come la prima volta, si avvicinò al detective ed accostò le labbra al suo orecchio, sfiorandolo lentamente.
“ Non riesci proprio a non fissarmi, eh riccioli d’oro?”, soffiò sfiorando la pelle, intrappolando l’altro tra le sue braccia quando Magnus - stupito dalla sua vicinanza e dalle parole che aveva sussurrato all’orecchio - sussultò rischiando di cadere dallo sgabello.
Kale rise davanti alla reazione del detective e si allontanò solo dopo essersi assicurato che Magnus non cadesse, mettendosi poi accanto a lui con un sorrisetto ironico.
“ Io non…”, esordì lo svedese, riuscendo solo dopo qualche istante a recuperare un po' di sicurezza - non era un ragazzino, per diamine!
Gli rivolse quindi un'occhiata quasi gelida, desideroso di recuperare il pieno controllo di sé e di stare il più possibile lontano da quel tipo - quella vacanza serviva a distrarlo, non a renderlo ansioso come in quell'istante, maledizione!
" Evidentemente, anche tu mi stavi fissando se hai questa certezza.", ribatté furbo.
" Non ne faccio mistero.", ammise tranquillo Kale facendo un gesto al barista che prese il suo ordine. " In mia difesa posso dire che sai come attirare su di te lo sguardo, riccioli d'oro."
Magnus quasi si strozzò con la sua bevanda, ma tentò ugualmente di bere nel modo più naturale possibile, assimilando ultime affermazioni dell'altro.
Aveva... ammesso candidamente che lo stava fissando e che lui era in grado di attirare lo sguardo degli altri.
Lui?
Se la mattina prima aveva avuto dei dubbi, in quel momento ne aveva la certezza più assoluta: quel tipo era pazzo.
Magnus sapeva di non essere niente di speciale - almeno per gli standard svedesi. Era... pallido e magro, inoltre aveva gli occhi chiari come tutti gli svedesi. Non spiccava di certo tra la folla, se non fosse stato per la sua buffa capigliatura - ovviamente lui non la riteneva buffa, ma era certo che gli altri la vedessero in quel modo.
Nessun uomo a Ystad si era mai interessato a lui, se non quelli che pagava.
Si schiarì nervosamente la voce.
" Gradirei che non mi chiamassi più in quel modo.", dichiarò scegliendo di ignorare le altre affermazioni di Kale per soffermarsi su quella che sembrava essere la meno pericolosa.
" Forse dovresti presentarti.", ghignò il giovane, ricevendo la bibita che aveva chiesto al barista.
" Magnus.", ordinò un'altra birra, cercando nell'alcol la forza di reggere il dibattito verbale con l'altro - non gli era mai capitata una cosa simile, e la sensazione di disagio cresceva senza trovare alcun freno.
" Kale.", rispose l’altro, come se fosse soddisfatto dall'aver ottenuto quell’informazione da parte del detective. " E oltre un nome, hai anche un posto da dove vieni, Magnus?"
Kale parve quasi assaporare il nome dell'altro sulle sue labbra... cosa che fece anche lo stesso Magnus - aveva uno strano accento… strano ma piacevole -, salvo poi cercare di correre ai ripari davanti a quel chiaro corteggiamento - non che fosse fastidioso, lo riteneva semplicemente pericoloso.
" Credo che... tu stia sbagliando persona. Non sono interessato a te.", biascicò, senza però riuscire a mostrare neanche un pizzico di convinzione. Perché nonostante il timore che suscitava in lui il giovane, Magnus non poteva ignorare la bellezza e la sensualità di Kale.
Era pericoloso e quella cosa lo affascinava non poco.
L’altro ovviamente se ne rese conto e, scoppiando a ridere, si avvicinò di nuovo all'orecchio di Magnus, sfiorando i riccioli chiari della nuca del detective con le dita.
" Non sei interessato?", ripeté piano, senza celare una certa malizia. " Eppure vorresti ugualmente essere scopato senza alcun ritegno. Magari anche qui, su questo stesso bancone... lo desideri. Vuoi il mio cazzo dentro di te, e ti eccita il solo pensiero... vero Magnus?"
Il detective non riuscì a trattenere un gemito né a celare il prepotente rossore che andò ad arrossargli il volto.
" N-no..."
L'avrebbe negato fino alla fine, anche se il suo corpo mostrava senza alcun pudore i risultati di quella proposta così oscena.
" Per il momento...", aggiunse Kale, sfiorandogli il collo con le labbra prima di allontanarsi come se non avesse fatto niente. " Lascia che ti offra da bere."
Magnus ci mise qualche istante prima di riprendersi, e per quanto fosse assurdo sentiva il punto dove Kale lo aveva sfiorato bruciare.
" Grazie ma no!", gracchiò alzandosi e lasciando qualche banconota sul bancone senza curarsi del resto.
Desiderava solo andare via, lontano da Kale e dalla sua pericolosa ma sensuale presenza, ma soprattutto lontano da quel sorrisetto beffardo che continuava a rivolgergli.
Si allontanò in gran fretta entrando nel bagno del bar per cercare un po’ di sollievo. Non amava fuggire, ma non gli piaceva neanche trovarsi in situazioni di forte disagio come in quel momento.
Si guardò attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno, posando distrattamente il suo sguardo un poster che ritraeva un bellissimo paesaggio hawaiano ed una scritta ‘Visita il Paradiso’… cosa che gli fece storcere il naso.
“ Altro che paradiso…”, borbottò Magnus nervoso. “ Sono l’unico coglione che riesce a beccare un pazzo maniaco in vacanza…”, ringhiò a mezza voce, andando a lavarsi con decisione il viso e cercando nell'acqua gelida un po' di sollievo.
Inizialmente gli parve quasi di rilassarsi, ma quando sentì la porta del bagno aprirsi il suo corpo si tese.
Non aveva bisogno di voltarsi per vedere chi fosse entrato, infatti senza giri di parole - solo gesti fermi e decisi -, Kale lo afferrò e lo bloccò contro il lavandino.
“ Non è stato molto simpatico da parte tua scappare in quel modo…”, gli fece presente.
Il detective non rispose, tentando invece di ribellarsi e di scappare da quella ferrea presa, ma le labbra dell'altro si posarono con forza sulle sue impedendogli di parlare.
La barba di Kale gli diede non poco fastidio ma, come se fosse la cosa più naturale del mondo, Magnus si ritrovò a socchiudere la bocca per rispondere a quell'assalto.
Non voleva farlo, non voleva lasciarsi andare… ma arrivati a quel punto era difficile negarlo: aveva desiderato quel maledetto corpo sin dal loro primo incontro e si stava solo lasciando trasportare.
Si ripeté più volte che il suo era un atteggiamento riprovevole - era un detective! - ma il suo corpo non riusciva a rifiutare quello dell'altro.
Fu infatti Kale a porre fine a quella danza mozzafiato, donandogli un mezzo sorriso soddisfatto - sembrava quasi che... avesse programmato tutto.
" Dicevamo?", domandò divertito.
" Che...”, boccheggiò per qualche istante. “ Che la tua potrebbe passare come molestia sessuale.", gli fece presente Magnus con un filo di voce, e come nel peggiore dei film per adulti, Kale gli infilò una mano tra le gambe con la chiara intenzione di mostrargli che la sua ‘molestia’ era stata gradita.
Ciò che accadde nel quarto d'ora successivo, Magnus lo avrebbe rimosso volentieri... ma sapeva di non esserne in grado.
Perché nonostante la vergogna tutto il suo corpo fremeva per le scariche di piacere causate dalle carezze di Kale, le sue labbra pulsavano quasi dolorosamente per i voraci baci che gli mozzavano il fiato… e la sua erezione - stretta nella grande mano del giovane - iniziò ben presto a diventare così dura da far male.
L'orgasmo lo travolse con un gemito particolarmente alto, che Kale si premurò di ascoltare quasi con necessità, assaporandolo in tutta la sua pienezza.
Kale arrivato a quel punto sapeva di averlo ormai conquistato, e dopo essersi lavato la mano, lo lasciò sfiorandogli un'ultima volta le labbra.
“ Ci si vede, riccioli d’oro.”, lo salutò, certo che l'altro lo avrebbe cercato ancora.
Magnus, rimasto solo, fu in grado solamente di abbassare lo sguardo sui suoi pantaloni sporchi del suo stesso seme, trattenendosi a stento dal colpire lo specchio dinnanzi a sé che mostrava il suo viso arrossato ma oscenamente appagato.
Non poteva negare il piacere appena provato - né la voglia che aveva di seguirlo -, ma sentiva di dover resistere alla necessità di dare ascolto al suo corpo. Anche se desiderava ardentemente fare sesso con Kale, lo avrebbe evitato per puro orgoglio… in fondo, mancavano solo pochi giorni di vacanza e poi tutto sarebbe tornato alla normalità.
Avrebbe nascosto la sua sessualità dietro la sua solita freddezza e si sarebbe sfogato di tanto in tanto in dei locali fuori Ystad... la sua solita, monotona vita lontano da quel paradiso che si stava rivelando più caldo dell’inferno.
Tuttavia il 'tentare' non sempre contemplava una 'riuscita', e la notte prima della sua partenza Magnus si ritrovò ancora con Kale, dapprima sulla spiaggia - dove festeggiavano chissà quale ricorrenza isolana -, poi nella stanza del giovane.
Complice il disagio causato dalla presenza di Kale, Magnus si ritrovò presto semi disteso sul letto dell'altro, troppo ubriaco per capire che stava succedendo, ma abbastanza sobrio da riuscire ad allarmarsi quando il giovane si avvicinò con delle strane pinze, un ago particolarmente grosso e lungo, un accendino e del disinfettante.
" Che... intenzioni hai?", biascicò irrequieto, riuscendo a far sorridere Kale.
" Ti lascio un ricordo, riccioli d'oro. Non puoi andare via da questo paradiso senza un ricordo...", aveva un che di perverso quell'affermazione - accentuata indubbiamente dalla presenza dell'ago che Kale si premurò di sterilizzare proprio davanti a Magnus.
" S-scherzi?"
" Assolutamente no.", rispose con sincerità l'altro scostando la fine camicia del detective che, indebolito dall'alcol, tentò inutilmente di allontanarsi. " Se ti muovi è peggio...", lo avvertì con un ghigno, disinfettando l'ombelico con cura.
" N-non credo che sia una cosa sicura!", esclamò con più decisione Magnus, riuscendo a sollevarsi e a far allontanare un poco Kale che, indispettito dalla sua reazione, lo spinse di nuovo sul materasso interrompendo le sue lamentele con un bacio.
" Prima questo...”, soffiò leccandogli le labbra. “ Poi ti scopo come non ti ha mai scopato nessun altro...", sussurrò facendo scorrere la mano tra le gambe del detective.
“ A-ah…”, un vergognoso gemito lasciò le labbra dello svedese a quella carezza, ritrovandosi al tempo stesso eccitato dalle sole parole dell’altro.
" Lo vuoi vero? Vuoi che ti fotta fino a non farti più parlare, Magnus?", insistette Kale e lo svedese sapeva di non poterlo negare.
Lo voleva davvero, ed iniziava a desiderare di non provare più alcuna vergogna - sicuramente a causa dell'alcol e dell'influenza di quelle maledette isole paradisiache. Sapeva di dover provare imbarazzo per quella situazione, ed anche paura perché in fin dei conti Kale poteva anche essere un pazzo omicida - già si immaginava i titoli dei giornali, ne aveva visti a palate in quegli anni di lavoro al commissariato -, ma ormai aveva superato il cosiddetto punto di non ritorno, ritrovandosi in un limbo fatto di incoerenza.
" Cazzo...", ansimò chiudendo gli occhi, saltando quasi sul materasso quando sentì le strane pinze afferrare la pelle del suo ombelico, tirandola quasi dolorosamente.
" N-no..."
Una parte di lui sapeva di non poterglielo permettere, che era una cosa... pericolosa ed anche poco igienica, ma il suo corpo era più interessato alla mano ancora posata sul suo membro.
" Tranquillo Magnus... non ti ho ancora fatto niente..."
Non avevano niente di rassicurante quelle parole, ed ovviamente il detective non riuscì a non agitarsi.
Tentò di fuggire, ma i suoi muscoli - addormentati dai vari alcolici - e la forza di Kale gli resero impossibile anche solo spostarsi dal letto.
" Non costringermi a legarti, riccioli d'oro.", lo minacciò, allontanando la mano dal esso di Magnus per afferrare l'ago, portandolo poi sulla pelle tesa dell'ombelico.
Un lamentò lasciò subito le labbra di Magnus quando la punta dell’ago lo sfiorò, e stringendo le mani sul lenzuolo tentò ancora di fermarlo dal fargli quel rudimentale piercing. Ma Kale andò avanti, testardo come il detective, fino a completare la sua opera: sostituendo all'ago appena penetrato un piccolo semi-cerchio con delle palline alle estremità.
Non tentò neanche di nascondere un sorriso soddisfatto davanti alle goccioline di sangue e alle espressioni di dolore di Magnus, perché in fondo era quello che voleva.
" P-perché?", esalò il detective, vergognandosi non poco quando sentì le lacrime riempirgli gli occhi - non era un dolore insopportabile, ma era soprattutto fastidioso se collegato al pungente imbarazzo che gli imporporava il viso.
" Dolore e piacere...", rispose placido Kale, piegandosi per leccare via le piccole goccie di sangue e la pelle arrossata del detective.
Magnus si mosse irrequieto davanti a quella carezza stranamente dolce.
La pelle offesa e sensibile gli donò dei brividi, facendogli distrattamente comprendere il perverso gioco di Kale.
" Mi piace vedere come si mischiano dolore e piacere...", continuò il giovane, succhiando ancora la delicata pelle che sapeva di sangue e disinfettante. " Ed ora voglio fotterti fino a farti perdere i sensi..."
Magnus emise un lamento, eccitandosi al tempo stesso per quelle parole.
Aveva sempre avuto una battuta pronta, ed in quel momento desiderava per davvero allontanarlo e puntargli alla testa la sua pistola, con il solo intento di fargli comprendere che aveva a che fare con un fottutissimo detective e non con un ragazzino qualsiasi... ma il suo corpo non collaborava.
Il suo corpo voleva Kale, e lo desiderava come non aveva mai desiderato nessun altro... e Kale lo sapeva: sentiva di averlo in pugno.
Soggiogato dalla lingua che continuava a stuzzicare quel piccolo lembo di pelle sensibile, Magnus quasi non si rese conto dei pantaloni che venivano sapientemente aperti dalle mani di Kale ed abbassati poi con estenuante lentezza insieme ai boxer.
Solo quell'improvvisa libertà, che gli donò un mezzo sospiro di sollievo, riuscì a destarlo ma l'altro era ben deciso a non lasciargli neanche un attimo di tregua.
Iniziò a masturbarlo senza alcun preavviso, facendo inarcare Magnus sul letto e strappandogli subito un alto gemito.
Alternò sin dal principio carezze più decise ad altre più leggere, ascoltando come il corpo del detective riuscisse a dimenticare in fretta il dolore appena provato.
Kale si concesse un sorriso divertito davanti a quelle reazioni, e costringendolo ad allargare le gambe, si insinuò tra di esse intrappolando l'altro sotto di sé. Bloccò un lamento imbarazzato con un bacio, continuando a muovere la mano sul sesso sempre più duro di Magnus.
Era quello che lo aveva attratto dello svedese. Aveva un aspetto curioso e debole, ma i suoi occhi ardevano testardi ed intelligenti.
Aveva visto in lui una preda, e anche se non era solito scoparsi il primo che passava - gli piaceva di gran lunga il corteggiamento, fatto a mondo suo ovviamente: come quella volta al bar -, con Magnus aveva fatto un'eccezione.
Gli piaceva non solo fisicamente - era così diverso dalle persone che era solito frequentare -, e quel piercing era solo il suo marchio… un ricordo che sarebbe rimasto sicuramente indelebile della mente del detective.
" Vuoi che ti scopi subito, riccioli d'oro?", domandò leccandogli il mento. " O preferisci sentire le mie dita dentro di te?", aggiunse afferrando il labbro inferiore con i denti.
Magnus sospirò, sentendosi quasi incapace di rispondere. Il suo corpo era come drogato dal dolore e dal piacere, incantato dal forte e selvaggio profumo di Kale... sapeva solo di desiderarlo: non gli importava come.
Dalle sue labbra sfuggì un lamento infastidito, ed allargando ulteriormente le gambe andò ad allacciarle ai fianchi dell'altro per attirarlo più vicino a sé.
" Qualunque cosa tu faccia…”, sapeva che si sarebbe pentito… ma non poteva farne a meno. “ … vedi di darti una fottuta mossa!", ringhiò sulle labbra di Kale che, piacevolmente stupito da quella reazione, decise di assecondarlo… a modo suo ovviamente.
Un gatto anche se intrappolato era in grado di graffiare, constatò divertito, ma era pur sempre rinchiuso, e senza smettere di sorridere lo afferrò per i fianchi.
Lo attirò a sé, distendendosi sul suo corpo e portando una mano tra le natiche del detective, stuzzicandolo con la punta delle dita.
Magnus si tese a quel contatto, e stringendo le mani sui capelli di Kale attese la prossima mossa.
A parole erano tutti bravi, ma in quella situazione sarebbero servite a ben poco.
" Vorrei farti sanguinare...", sussurrò il giovane, carezzando l'orifizio con finta delicatezza, facendogli sentire le dita dolorosamente ruvide. " Ti fotterò lentamente, prima con le dita senza uno sputo di saliva... e quando inizierai a pregarmi ti farò voltare e di scoperò con la faccia contro le lenzuola...",
Il detective gemette, sia per le parole del giovane che per le dita che iniziarono sin da subito a farsi strada in lui.
Il suo corpo si tese all'istante, rifiutando le falangi che continuarono il loro cammino tra i muscoli tirati - alternando dei movimenti circolari a degli affondi lenti e decisi.
Magnus strinse i denti e, soffocando un lamento, andò ad afferrare con forza le lenzuola senza neanche riuscire a pensare di rilassarsi. Il suo corpo aveva reagito di conseguenza a quel trattamento rude, senza che potesse agire diversamente. E anche se una parte del detective desiderava dettare le regole di quel 'rapporto' - come aveva sempre fatto con gli altri suoi amanti -, il resto di sé gli impediva di ribellarsi.
Era stato conquistato dai modi di Kale e dalle sue parole maledettamente erotiche, poteva benissimo detestare il potere che il giovane stava esercitando sul suo corpo - ed anche sulla sua persona - non poteva non sentirsi tremendamente attratto da tutto quello.
" Rilassati, riccioli d'oro...", ghignò Kale, continuando a spingere l'indice dentro il corpo di Magnus. " Anche perché… non ti ho ancora fatto niente...", aggiunse leccando il collo dell’altro ed ascoltando con non poco divertimento il lamento che proruppe dalla gola.
Stringendo la mano libera sul fianco, mosse di nuovo la falange con più forza, costringendo l'orifizio del detective ad allargarsi contro la sua volontà per accogliere un secondo dito.
Magnus si inarcò a quel tocco non riuscendo a soffocare un gemito di dolore. Cercò inutilmente di fuggire dalle attenzioni dell’altro, ma venne subito bloccato dal muscoloso corpo di Kale.
“ Buono…”, lo riprese il giovane, succhiando la pelle tesa della gola fino a lasciare un segno rosso. Ammirò soddisfatto il succhiotto, e soffiando sulla pelle umida si piegò di nuovo sul collo dello svedese.
“ Non vorrai mica affrettare i tempi?”, mormorò con malizia, mordicchiandolo ancora. “ Non ti facevo così… voglioso…”, lo schernì allargando le dita.
“ N-non è voglia, m-maledetto!”, esclamò Magnus roco, artigliando le spalle dell’altro - non sapeva sé per tenerlo vicino a sé o per allontanarlo. “ F-fa male!”, ringhiò, stringendo con forza gli occhi e stupendosi per essere riuscito a parlare - ed anche per il tono che aveva assunto la sua voce.
“ Stai tirando di nuovo fuori le unghie?”, ridacchiò Kale, succhiando l’orecchio del suo amante e portando lentamente l’altra mano sul membro ancora dolorosamente eretto di Magnus. “ Il tuo corpo non mente…”, gli fece presente, carezzandolo piano.
Il detective riuscì a soffocare un gemito stupito davanti a quell’inaspettata ed imbarazzante carezza, ma quando Kale iniziò a cercare il ritmo giusto per masturbarlo e prepararlo - muovendo la mano sul suo sesso e cercando la prostata con le dita - non riuscì più a trattenersi.
Ancora una volta si ripeteva il perverso gioco del giovane, e mischiando piacere e dolore, Magnus temette di impazzire mentre si contorceva sulle lenzuola ormai sfatte.
Gli sfuggì un imprecazione tra i gemiti, e lasciando che il suo corpo iniziasse ad assecondare quello di Kale tentò di rilassarsi - conscio che il 'peggio' sarebbe arrivato al termine del lavoro delle dita.
Trattenendo il fiato, ascoltò le falangi muoversi fuori e dentro il suo orifizio, accompagnate puntualmente dalla mano che sfregava la pelle tesa del suo membro, donando dei sempre più frequenti gemiti che si intensificarono quando Kale trovò la prostata.
Spinse i polpastrelli contro quel punto più volte, fino a sentire i muscoli di Magnus rilassarsi e accogliere con necessità la sua presenza.
Solo in quel momento fermò le sue attenzioni - ascoltando con non poco piacere il gemito frustrato del detective - e, baciando con impeto il suo amante, lo costrinse a voltarsi.
Magnus si rese conto del movimento solo quando sentì il cuscino contro la sua guancia ed entrambe le mani di Kale sulle sue natiche.
Chiuse con forza gli occhi, sentendosi avvampare, e strinse ancora tra le mani le lenzuola. Riuscì per puro orgoglio - quel poco che gli era rimasto - ad impedirsi di chiamare Kale come per spingerlo ad andare avanti, conscio che lo avrebbe fatto da lì a poco.
Di fatti, sentì presto la punta calda e dura del sesso del giovane contro il suo orifizio e afferrando con i denti il cuscino sperò che fosse veloce: non avrebbe sopportato l'agonia di una penetrazione lenta - quello faceva di lui un pervertito come Kale?
" Non trattenerti...", soffiò l'altro, spingendo oltre l'anello muscolare il suo membro.
" Nh..."
" Ti fotterò a tal punto che potrò fotterti anche con la lingua...", aggiunse sul collo del detective, accompagnando quelle parole lambendogli lentamente l'orecchio.
Magnus, si lasciò sfuggire un gemito quasi senza senso, imbarazzato ed eccitato a morte da quella perversa previsione.
" Ti pulirò piano, leccandoti dentro fino a quando non sarai di nuovo eccitato...", gli spiegò, riportando la mano sul sesso di Magnus. " Poi ti lascerò... e ti guarderò mentre ti tocchi..."
" N-no..."
" No?"
Il detective ansimò.
" S-sei uno... stronzo..."
La presa della mano del giovane si strinse sul membro di Magnus a quelle parole.
" Stronzo?", ripeté Kale divertito. " Lo sarei se ti lasciassi ora... ma non lo farò, riccioli d'oro... perché desidero troppo scoparti..."
A quelle parole seguì una spinta che fece penetrare più a fondo l'erezione del giovane.
" A-ah..."
" Non puoi negarlo... ti piace essere fottuto in questo modo...", si mosse ancora e ancora, ascoltando i versi senza senso di Magnus che si fecero più alti e carichi di piacere ad ogni spinta.
Presto Kale riuscì ad affondare del tutto nell'orifizio dell'altro e, masturbandolo con crescente velocità, tentò di portare Magnus all'orgasmo.
Ubriaco, non solo dalle numerose bibite alcoliche che aveva tracannato per tutta la serata, il detective sentì di aver ormai perso definitivamente la testa, al punto di non ricordarsi più il motivo di quella 'paradisiaca' vacanza.
Al dolore si sostituì ancora una volta il piacere e lasciando un umido alone di saliva sul cuscino non cercò più di trattenersi.
" K-kahh...", un gemito gli squarciò ancora il petto, costringendolo ad inarcarsi e a spingersi contro il corpo dell'altro. " Kale..."
Ripeté il nome dell'amante come una cantilena, fino a quando non venne nella mano del giovane con un grido.
Kale mosse ancora il palmo sull'erezione del detective, sentendo il corpo fremere e contrarsi a quelle carezze, e approfittando di quello smarrimento, aumentò ancora il ritmo delle sue spinte.
I suoi rochi gemiti raggiunsero le orecchie di Magnus che, esausto, poté solo mugugnare quando l'orgasmo di Kale si riversò in lui.
Il solo sentire il seme caldo dell'altro dentro di sé riportò il detective alla realtà.
Aveva fatto sesso con un perfetto sconosciuto e senza protezioni...
Si chiese se fosse o meno impazzito, ma si rese presto conto che non gli importava granché.
Il suo corpo si sentiva pienamente appagato nonostante tutto e voleva pensare solo a quello. Comprese fin da subito però che non sarebbe riuscito a godersi appieno quella fase di totale benessere, infatti Kale iniziò a carezzargli lentamente le natiche.
“ Penso… di averti fatto una promessa…”, sussurrò malizioso.
Magnus avvampò e scosse prontamente il capo, cercando senza successo di allontanarsi - era ancora troppo provato dall’orgasmo e non era per niente certo di reggere un altro trattamento del giovane.
“ N-no!”
Kale, sordo al suo rifiuto, gli allargò leggermente le natiche costringendolo ad alzare il bacino.
“ Sono un uomo di parola.”, ridacchiò l’altro, stuzzicando con il pollice l’orifizio sporco ed arrossato dello svedese.
“ A-ah…”, cercò di nascondere il viso tra le lenzuola, pregando che tutto finisse presto.
“ Sei… oscenamente largo, Magnus…”, sussurrò Kale e prima che il detective potesse lamentarsi o insultarlo, spinse la lingua a lambire la pelle ruvida dell’altro, che si contorse imbarazzato.
“ C-cristo…”, ansimò rosso in volto, gemendo senza più controllo quando l’umida lingua del giovane iniziò a penetrare nel suo corpo.
Contrasse inconsciamente i muscoli - nessuno gli aveva mai fatto una cosa simile, ne lui si era mai spinto a tanto - ma ogni lenta carezza della lingua di Kale lo faceva rilassare ed eccitare al tempo stesso.
Gemette ancora, tenendo la bocca spalancata per cercare di respirare.
“ A-ahh… t-ti prego…”, non sapeva neanche per cosa lo stesse pregando, se per continuare o per smetterla.
“ Cosa?”, domandò Kale con tono divertito.
Magnus non riuscì a rispondere, ansimando e sbavando come un cane - cosa della quale si sarebbe sicuramente vergognato il giorno dopo.
“ Dimmi cosa desideri… vuoi ancora la mia lingua?”, chiese ancora il giovane.
“ I-io… c-cazzo…”, si morse le labbra. “ S-sì…”
C’erano varie cose delle quali si sarebbe poi pentito l’indomani, e quella sarebbe sicuramente diventata una delle tante.
“ Agli ordini…”, ridacchiò Kale, spingendo di nuovo la lingua dentro l’orifizio di Magnus per accontentarlo, ascoltandone i gemiti ancora intrisi di imbarazzo.
Continuò a penetrarlo lentamente, tenendo ben larghe le natiche ed assaporando senza alcuna vergogna il suo stesso seme.
“ Ora… toccati…”, mormorò dopo qualche istante il giovane.
“ C-cosa…? N-no…”, lo svedese scosse il capo, sfregando la guancia nell’umido alone di saliva che si era creato nelle lenzuola.
“ Toccati o ti lascio così… insoddisfatto…”, la voce di Kale si fece dura e Magnus tremò visibilmente.
Non aveva idea se sarebbe uscito vivo o meno da quella nottata… ma mentre si ritrovava ad ubbidire all’ordine di Kale - andando a portare la mano tra le sue gambe per iniziare a masturbarsi -, Magnus decise che ci avrebbe pensato in seguito.
Le sue ultime forze le voleva utilizzare per raggiungere di nuovo l’orgasmo e non per pensare.
Al suo rientro al commissariato di Ystad, Magnus poté finalmente dire di essere a casa.
Malgrado tutto, la ‘vacanza’ era davvero servita a non fargli più pensare al “Caso Ake”, e solo in quel momento sentiva di aver davvero avvertito la mancanza della frenesia di quel luogo - dal profumo del caffè annacquato di Lisa nel cucinino del commissariato al fitto via vai di persone all’ingresso.
Gli sembrava di aver passato più di una settimana lontano da Ystad, e dopo quello che era successo non poteva non essere felice di essere lì.
“ Magnus, ben tornato!”, la dolce voce di Anne-Britt lo accolse accompagnata da un forte ed amichevole abbraccio. “ Ci sei mancato!”, sorrise la collega dandosi poi un contegno - era sempre stata una donna controllata e riservata, ma dopo aver visto lo stato d’animo del detective prima della vacanza, non poteva fare a meno di sentirsi sollevata nel rivederlo così in forma.
“ Immagino. Quali altri coglioni avete mandato a frugare nella spazzatura?”, ribatté Magnus, riuscendo con quella battuta a strappare un mezzo sorriso anche a Kurt che si era avvicinato insieme a Lisa per dargli il benvenuto.
“ Non dire così…”, rispose Anne-Britt, invitandolo con un gesto a sedersi per fare colazione con loro. “ Ma dimmi, come è andata alle Hawaii? Sono un paradiso come dicono?”
Il sorriso di Magnus a quella domanda si spense gradualmente.
“ P-paradiso?”, ripeté come se fosse confuso.
Poteva davvero definirsi ‘paradiso’ quello che gli era successo con Kale?
Era… era stata una cosa tremendamente imbarazzante ed anche dolorosa ma… ma anche indubbiamente piacevole.
Si toccò distrattamente il ventre, sentendo la sagoma del piercing ben nascosto sotto la sua camicia - non aveva avuto il coraggio di toglierlo, e l’idea di provare a farlo gli faceva tornare in mente Kale… non che fosse effettivamente riuscito a dimenticarlo, tutt’altro.
“ Va tutto bene?”, domandò Lisa apprensiva non appena lo vide in difficoltà - essendo a capo del commissariato di Ystad era lei a dover dare il permesso a Magnus di riprendere il servizio.
Il giovane però si riscosse nel sentire la voce della donna.
“ Oh sì. Sì. Tutto bene.”, rispose subito, cercando di mostrarsi sicuro di sé - ciò che era successo in quelle isole, doveva restare in quelle isole. “ Parlavamo delle Hawaii, giusto?”
Ann-Britt assentì, osservandolo però preoccupata come la collega più anziana.
“ Devo dire… che è stata una vacanza intensa.”, raccontò brevemente il detective. “ Tanto sole. Belle spiagge. Persone… calorose. Sono un vero paradiso.”, concluse sfiorando ancora il piercing.
Poteva lamentarsi quanto voleva, ma alla fine avrebbe conservato un ‘piacevole’ ricordo di quel pazzo maniaco che gli aveva lasciato quel ricordino, ed in fin dei conti la sua non era del tutto una bugia.